Brulotti

Lettera a Van Patten

 

Friedrich Engels
 
In risposta alla vostra del 2 aprile sulla posizione di Karl Marx nei confronti degli anarchici in generale e di Johann Most in particolare, sarò conciso e chiaro.
A partire dal 1845, Marx ed io abbiamo pensato che una delle conseguenze finali della futura rivoluzione proletaria sarà l'estinzione progressiva delle organizzazioni politiche chiamate con il nome di Stato. In ogni epoca lo scopo essenziale di questo organismo è quello di mantenere e garantire, con la violenza armata, l'assoggettamento economico della maggioranza lavoratrice da parte della stretta minoranza fortunata. Con la scomparsa di questa stretta minoranza fortunata scomparirà anche la necessità di un potere armato di oppressione, o Stato. Ma, allo stesso tempo, abbiamo sempre pensato che per giungere a questo e ad altri risultati, molto più importanti ancora della futura rivoluzione sociale, la classe operaia dovrà innanzitutto impadronirsi del potere politico dello Stato al fine di schiacciare grazie ad esso la resistenza della classe capitalista e riorganizzare le strutture sociali. È quel che si può già leggere nel Manifesto comunista del 1847, capitolo II, fine.
Gli anarchici mettono le cose alla rovescia. Dichiarano che la rivoluzione proletaria debba cominciare abolendo l'organizzazione politica dello Stato. Ora, la sola organizzazione di cui il proletariato potrà disporre dopo la sua vittoria è per l'appunto lo Stato. Certo, questo Stato dovrà subire cambiamenti molto considerevoli prima di poter adempiere alle sue nuove funzioni. Ma distruggerlo in questo momento sarebbe distruggere il solo organismo grazie al quale il proletariato vittorioso potrà precisamente far valere il potere appena conquistato, schiacciare i suoi avversari capitalisti e intraprendere la rivoluzione economica della società, in mancanza del quale qualsiasi vittoria finirebbe inevitabilmente con una nuova disfatta e con un massacro generale degli operai, come fu il caso della Comune di Parigi.
Occorre che vi dia espressamente l'assicurazione che Marx si è opposto a questa baggianata anarchica fin dall'istante in cui gli è apparsa sotto la forma che le dà attualmente Bakunin? Tutta la storia interna dell'Associazione internazionale dei lavoratori lo testimonia. Gli anarchici tentano dal 1867 con i procedimenti più infami di impadronirsi della direzione dell'Internazionale, e Marx è stato il principale ostacolo al loro progetto. Il risultato di una battaglia di un lustro è stato, al Congresso di La Haye nel settembre 1872, l'esclusione degli anarchici dall'Internazionale, e l'uomo che si è adoperato di più per ottenere questa esclusione è stato Marx. A questo proposito, il nostro vecchio amico F. A. Sorge di Hoboken, che vi ha assistito in quanto delegato, può fornirvi tutti i dettagli, se lo desiderate...
 
Londra, 18 aprile 1883
 
 
* Philipp Van Patten, allora segretario del Central Labour Union di New York, aveva informato Engels che durante un incontro in onore di Marx, Most e i suoi compagni avevano sostenuto l'esistenza di stretti rapporti con Marx, che grazie a Most il Capitale era diventato popolare in Germania e che la propaganda che egli conduceva era approvata da Marx. Van Patten continuava: «Abbiamo un'altissima opinione delle capacità e delle attività di Karl Marx, ma non possiamo credere che egli simpatizzi per i metodi anarchici e disorganizzativi di Most, e mi piacerebbe sentire la vostra opinione circa l'atteggiamento di Marx nei confronti dell'anarchismo contro la socialdemocrazia».
Philipp Van Patten – borghese statunitense, unitosi al movimento socialista, nel 1876 diventò segretario nazionale dell'USA Workers Party, e nel 1877 del Socialist Workers Party. Nel 1883 abbandonò le sue cariche per diventare funzionario governativo.