Miraggi

Una commedia

E. F.

 

«Che cosa stai facendo di bello? Cinema?».
«No, sto scrivendo una commedia».
«Interessante. Ti dispiace accennarmene la trama, il problema, la tesi?».
«Volentieri. Si tratta in breve di questo». (Pausa). «Ecco... tutto fa credere che l'uomo, nel futuro, man mano che le popolazioni aumenteranno, sarà sempre più solo, specie nelle grandi città. Sempre più solo, sempre più frenato dalle inibizioni, dalle leggi, dal controllo reciproco, dalla tirannia delle macchine, dalla necessità del successo, dall'enigma del futuro, dal terrore di una guerra. E poi, un giorno, anche l'arte finirà, come finirà l'amore».
«Molto interessante».
«Ma in una provincia arretrata, in una specie di zona depressa, sono ancora vivi l'uno e l'altra, l'amore e l'arte. La gente se ne vergogna un po', specialmente dell'amore. È così provinciale! “Ma d'altronde” si giustificano “che cosa vuoi fare, qui, in questo paese di quattro gatti?”. Così coltivano l'arte e l'amore. Scrivono brutti libri, fanno quadri, e rincasando a notte alta fischiettano musica elettronica, superatissima, anzi dimenticata nel resto del mondo. E fanno, rassegnati e arretrati, l'amore».
«Sì, è davvero interessante. E poi?».
«Altrove, nelle grandi città, dove poesia pittura e musica sono diventate ormai forme d'arte applicata (l'arte è una cosa che si abita), altri problemi angustiano quelle infelici società: l'impiego del tempo, l'eliminazione delle scorie, l'assicurazione totale, le diete... La produzione oscena (letteratura e spettacolo) conosce tecnicamente un periodo di splendore perché tutti leggono o guardano le cose che non vogliono o che non possono più fare. Il protagonista della mia commedia, che vive in una di queste città, è costretto a recarsi in quel paesino di provincia di cui ti ho parlato. Qui conosce una cuginetta, che gli confessa candidamente di passare il suo tempo dipingendo e facendo l'amore. Il nostro amico ne ha una grande pietà, cerca di curarla. Per fartela breve, finisce che anche lui si mette a dipingere e a far l'amore. Riscopre che la certezza è nell'incertezza, che il riposo è nella lotta, ecc. Lo riscopre attraverso una donna “arretrata” che lo riporta prima all'amore e poi all'arte. Però un giorno pensa: queste due attività finiranno per mettermi totalmente nei guai. Lascia la cuginetta e torna nella sua città, dove, naturalmente, si uccide».
«Molto interessante. E quando finirai questa commedia?».
«Mai».

 

[Marzo 1961]