Brulotti

Vecchi e nuovi padroni

Jan Waclav Makhaïski
 
Da giovane studente nazionalista, il polacco Jan Waclav Makhaïski (1866-1926) è stato prima socialista, poi marxista, infine anarchico. Se lo zarismo punì il suo amore per la libertà con undici anni di galera, la storiografia militante punì la sua critica al «socialismo degli intellettuali» con l’oblio. Makhaïski è stato uno spietato nemico dell’intellighenzia e tutta la sua opera mirava a dimostrare come lo scopo dei partiti rivoluzionari, di qualsiasi colore fosse la loro bandiera, era servire da trampolino da lancio per intellettuali assetati di potere. 
Qui presentiamo uno stralcio da una sua opera apparsa nel 1905, anno della prima rivoluzione russa, in cui Makhaïski ribadisce la propria diffidenza nei confronti di teorie che considerano la rivoluzione non come un obiettivo immediato, ma come il risultato lontano dell’azione degli intellettuali. A finire nel suo mirino è la «scienza socialista», tanto inaccessibile agli sfruttati quanto utile al predominio dei suoi dotti servitori.
 
 
Qualsiasi libro, opuscolo, programma o giornale si consulti, sia esso socialdemocratico o anarchico, vecchio o recente, dovunque i socialisti si sforzano di suggerire ai lavoratori che i loro soli sfruttatori, i loro soli oppressori sono i detentori del capitale, i proprietari dei mezzi di produzione. Eppure, in tutti i paesi e in ogni Stato, esiste una immensa classe di persone che non possiedono né capitale mercantile né capitale industriale, eppure vivono da autentici padroni. Questa è la classe delle persone colte, la classe dell’intellighenzia.
Non possiedono terra né fabbriche, tuttavia beneficiano di redditi paragonabili a quelli dei capitalisti, medi o grandi. Non possiedono nulla, ma proprio come i capitalisti grandi e medi sono delle «mani bianche», esentati pure loro per tutta la vita dal lavoro manuale; e se partecipano alla produzione, è solo in qualità di ingegneri, direttori, amministratori. Essi risultano quindi nei confronti dei lavoratori, schiavi del lavoro manuale, come padroni e dirigenti identici in tutto e per tutto ai capitalisti-imprenditori.
I socialisti di tutte le epoche hanno diffuso tra gli operai un’enorme menzogna: solo i capitalisti vivrebbero di sfruttamento e saccheggio. Perché questa menzogna? Cosa apporta ai socialisti? Essa preserva tutta la società colta del mondo dagli attacchi degli schiavi insorti, poiché gli operai socialisti che ne sono vittime se la prenderebbero solo con la vecchia classe dei saccheggiatori. Così questa menzogna garantisce la sopravvivenza parassitaria della società dominante, prendendo di mira solo l’antico modo di rapina.
Si vede bene in che modo i socialisti aspirino alla soppressione dell'oppressione secolare dei lavoratori. Non fanno che promettere l'emancipazione agli operai, pregare per il suo avvento, proprio come i cristiani promettono, credono e sognano il paradiso. Cosa che non impedisce loro affatto, nella vita reale, di sviluppare e consolidare il saccheggio permanente. [...]
Gli eruditi socialisti amano spiegare in modo particolareggiato che i capitalisti non sempre sono stati dei buoni a nulla come oggi. Al contrario, quando la borghesia non aveva ancora rovesciato il dominio degli aristocratici, l'intera industria doveva il proprio successo solo alla febbrile attività dei capitalisti, solo alla loro incessante lotta contro il vecchio ordine, lotta che ha portato alla libertà. Inoltre, i dotti socialisti spiegano che nella storia le cose sono avvenute nella stessa maniera con tutte le classi privilegiate. Proprio come i capitalisti, i nobili e anche gli schiavisti dell'antichità diventarono superflui, inutili alla società, solo alla fine del loro dominio, quando degenerarono; vennero allora sostituiti da nuovi padroni. All'inizio del loro ingresso nella storia, tutte queste classi dominanti fecero avanzare l'umanità su nuove vie e la società non poté fare a meno di loro. Le rivoluzioni, dicono ancora i socialisti, scoppiano soltanto nelle epoche di degenerazione del modo di produzione capitalista.
Non è evidente che i socialisti insorgano solo contro le forme arcaiche di dominio, e non contro il saccheggio secolare? Non fanno che attendere il rinnovamento di queste forme superate. Non si sollevano contro i padroni in generale, ma solo contro quelli che sono degenerati, che non sono più capaci di dirigere e portano l'economia alla rovina con la loro incuria, la loro inattività e la loro ignoranza. I socialisti non vedono nemmeno l'opportunità di lottare contro il sistema di saccheggio, nel caso in cui questo si sviluppi e progredisca, e ritengono che non sia possibile provocare una rivoluzione finché il capitalismo è, come dicono loro, «in grado di svilupparsi».
Quelli che, come i socialisti, si ribellano solo perché il secolare regime di saccheggio s’è aggravato, quelli non fanno che pretendere il suo rinnovamento, il suo sviluppo, e non fanno nulla di decisivo per la sua soppressione. È per questo che i socialisti, che avevano promesso per tutto il XIX secolo la caduta del regime borghese, in realtà hanno solo accelerato la sua evoluzione, spingendolo a progredire e a rinnovarsi. Mentre alla vigilia preconizzavano una morte immediata del capitalismo, furono costretti a spiegare che questa forma arcaica di produzione si era rivelata, contrariamente alle loro aspettative, assai capace di sopravvivere e di durare e che, nonostante tutto, nei paesi occidentali questo regime offriva una libertà crescente.
Quindi coloro che si ribellano soltanto contro padroni degenerati e inattivi, non più in grado di dirigere, non fanno che esigerne di nuovi più capaci, non fanno che facilitare il loro avvento e, di conseguenza, non indeboliscono ma rafforzano il dominio secolare dell'uomo sull'uomo. [...]
Nel suo insegnamento la scienza socialista si è adoperata a ben dissimulare il futuro padrone di cui prepara la liberazione ed il dominio totale. Gli eruditi socialisti hanno agito, in questo caso, come i politici e gli apostoli della borghesia del tempo della sua lotta contro i nobili. All'epoca della rivoluzione francese del 1789, la scienza spiegava che gli unici saccheggiatori della società erano rappresentati da un piccolo numero di aristocratici debosciati e degenerati. Tutto il resto della popolazione apparentemente costituiva solo un popolo omogeneo, solidale e laborioso, al quale in fin dei conti sarebbe bastato rovesciare il pugno di parassiti per ottenere «libertà, uguaglianza e fratellanza» per tutti.
Tuttavia, in mezzo a quel «popolo» laborioso e solidale si trovava la classe già abbastanza numerosa di borghesi, capitalisti e industriali che si erano moltiplicati e sviluppati nel corso dei secoli. Questa classe costringeva le masse operaie a combattere gli aristocratici per farle ottenere diritti uguali a quelli dei vecchi privilegiati, così come il diritto di disporre senza limiti delle ricchezze del paese.
È per questo motivo che, alla fine della lotta, gli operai compresero di essere caduti in una servitù ancora maggiore di quella sotto i nobili.
In modo del tutto identico, i socialisti contemporanei assicurano alle masse operaie di essere sfruttate solo da «un piccolo pugno di magnati del capitale» e da «grandi proprietari terrieri» che si impadroniscono dei frutti del loro lavoro. Questo presunto pugno di saccheggiatori sfrutterebbe «tutta la società», tutte «le masse lavoratrici», tutto il resto della popolazione che verrebbe privata ogni giorno di più dei suoi beni, venendo in questo modo assimilata al proletariato sfruttato. I socialisti compiono qui, con la loro definizione di «proletariato», lo stesso gioco di prestigio dei democratici borghesi con il loro popolo.
I profeti del capitalismo equiparavano i milionari all'«intero popolo lavoratore»; i socialisti fanno lo stesso mescolando spudoratamente ai ranghi del «proletariato operaio e sfruttato» un'intera classe di autentici «padroni con le mani bianche», che vive la vita agiata dei padroni recitando il ruolo onorevole e dominatore di comandante di schiavi, di lavoratori manuali. Questo esercito di colletti bianchi si serve delle rivolte operaie per contrattare con i padroni i propri redditi sempre più cospicui; e in caso di sgombero della classe capitalista – quello di cui sognano i socialisti – questo esercito di colletti bianchi non tarderebbe ad occupare i posti degli imprenditori privati, a comandare direttamente e per conto proprio i lavoratori, e ad appropriarsi senza condividerle di tutte le ricchezze del mondo. Proprio come i capitalisti si sono riconciliati con gli aristocratici, l'intellighenzia, tutto il mondo colto, si riconcilierebbe rapidamente con i vecchi padroni, per un ordine socialista, e la servitù dei lavoratori non farebbe che rafforzarsi.
 
[La révolution bourgeoise et la cause ouvrière, 1905]