Brulotti

Il primo incontro circostanziato con il male

Robert Musil
 
Dobbiamo ora far seguire due parole a proposito di un sorriso, e cioè un sorriso fornito per giunta d’un paio di baffi, fatti apposta per la prerogativa maschile di sorridere sotto i medesimi; si tratta del sorriso degli scienziati che erano accorsi all’invito di Diotima e che avevano sentito parlare i famosi letterati e artisti. Benché sorridessero, non bisogna credere, Dio guardi, che sorridessero ironicamente. Al contrario, era la loro espressione di rispetto e d’incompetenza, di cui s’è già accennato. Ma neppure questo deve trarre in inganno. Nella loro coscienza era così, ma nel subcosciente, per adoperare questa parola d’uso corrente, o per dir meglio nel loro stato d’animo collettivo, erano uomini nei quali la tendenza al male rumoreggiava come il fuoco sotto una caldaia.
Questo naturalmente sembra un paradosso e se lo si volesse esporre davanti a un professore d’Università, quegli ribatterebbe probabilmente che lui è al servizio della verità e del progresso e d’altro non si cura; perché quella è la sua ideologia professionale. Ma tutte le ideologie professionali sono nobilissime, e i cacciatori, ad esempio, non si sognano certo di definirsi «macellai del bosco», bensì si proclamano «amici degli animali e della natura esperti nell’arte venatoria», così come i commercianti professano il principio dell’utile onesto e i ladri hanno lo stesso dio dei commercianti, l’elegante e internazionale Mercurio, congiungitore di popoli. Al quadro di un’attività nella coscienza di coloro che la esercitano non bisogna dunque prestar troppa fede.
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Se d’altra parte guardiamo quali siano le qualità che conducono a invenzioni e scoperte, troviamo: libertà da scrupoli e riguardi tradizionali, spirito d’iniziativa e di distruzione in uguale quantità, esclusioni di considerazioni morali, paziente mercanteggiamento del minimo vantaggio, tenace attesa sulla via del successo, se è necessario, e un rispetto per il numero e per la misura che è l’espressione più acuta della diffidenza di fronte a ogni cosa incerta; in altre parole, non troviamo nient’altro che gli antichi vizi dei cacciatori, dei soldati e dei mercanti, trasportati qui sul piano intellettuale e nuovamente interpretati come virtù. Ed è vero che così restano al di sopra della corsa al vile vantaggio personale; ma l’elemento del male originale, come si potrebbe chiamarlo, non scompare nemmeno mediante questa trasformazione, perché a quanto pare è indistruttibile ed eterno, almeno eterno quanto tutte le grandezze umane, perché è precisamente ed esclusivamente il piacere di dar lo sgambetto a quelle grandezze e di vederle battere il naso per terra. Chi non ha provato almeno una volta, contemplando un bel vaso di vetro iridescente, la seduzione del pensiero che con una bastonata lo si potrebbe mandare in mille pezzi? Elevato all’eroismo dell’amara persuasione che in questo mondo non ci si può fidare di nulla che non sia ben fermo al chiodo, quest’è un sentimento fondamentale incluso nella positività della scienza, e se per rispetto non lo si vuol chiamare diavolo, bisogna almeno dire che puzza lievemente di zolfo.
Possiamo incominciar subito dalla bizzarra predilezione del pensiero scientifico per le definizioni meccaniche, statistiche, materiali alle quali è stato come cavato il cuore. Considerare la bontà soltanto come una forma particolare di egoismo; attribuire i moti dell’animo alle secrezioni interne; stabilire che l’uomo è fatto per otto o nove decimi di acqua; dichiarare che la famosa libertà morale del carattere è un automatico fenomeno accessorio del libero scambio; far dipendere la bellezza dalla buona digestione e da un ben distribuito pannicolo adiposo; ricavare i dati statistici delle nascite e dei suicidi, dimostrando come ciò che appare liberissima decisione sia invece inesorabilmente imposto; rilevare l’affinità fra l’ebbrezza e l’alienazione mentale; equiparare l’ano e la bocca, come le estremità rettale e orale della stessa cosa: tutti questi concetti che, in un certo senso, svelano il trucco nel gioco delle illusioni umane, trovano sempre una specie di preconcetto favorevole per acquistare una specie di validità scientifica.
Certo, si ama e si ricerca la verità; ma intorno a quel lucido amore c’è tutta una preferenza per la delusione, per la coercizione, l’inesorabilità, la fredda minaccia o l’asciutta censura, una preferenza diabolica, o almeno un’involontaria irradiazione di sentimenti del genere. In altre parole, la voce della verità si accompagna a un rumore accessorio sospetto, ma gli interessati non voglion sentirlo.
 
[L'uomo senza qualità, 1928]