Brulotti

Briciole di memoria

alcuni nemici di Tap 
 
L’appuntamento era per questa mattina in un cinema di Melendugno, in provincia di Lecce, dove il comitato Notap aveva organizzato una benemerita iniziativa su come conciliare ragione di Stato e conflitto sociale. L’ospite atteso era un vecchio magistrato (un ex cacciatore di teste calde che dopo la pensione era finito per alcuni anni sul libro paga di un miliardario piduista, mafioso e pappone, padrone dell’etere) oggi diventato primacariatide di tutti i movimenti cittadinisti, sia che infestino vallate piemontesi o che inquinino spiagge salentine. Non essendo affetti da amnesia politicamente conveniente, siamo andati a distribuire qualche briciola di memoria all’ingresso del cinema. Fra gli organizzatori c’è chi non l’ha presa bene e si è messo subito a strillare «non leggete! non leggete!» alle persone che stavano confluendo, suscitando per altro il fastidio di molti. Alla fine è arrivato anche Lui, elargendo sorrisi e strette di mano a destra e a manca. Quando davanti alla soglia gli è stato dato il volantino, il sorriso gli si è congelato sulle labbra e la mano tesa gli si è ammosciata.
«Sono io il boia di Stato?» – ha chiesto. «Sì!» – gli è stato risposto senza appello.
Visto l’alto numero di smemorati in circolazione, riproduciamo qui il testo del volantino distribuito:
 
 

Ferdinando Imposimato

Boia di Stato

 
Prima di diventare l'uomo di legge più amato dai cittadinisti italioti — anime belle della democrazia che credono nei politici onesti, nei banchieri generosi, negli industriali disinteressati, nei poliziotti gentili, nei militari non-violenti, negli squali vegani… — Ferdinando Imposimato era famigerato per essere un boia di Stato. Il suo mestiere consisteva nello sterminare i nemici delle istituzioni, fra cui il maggior numero di sovversivi.
Negli anni 70 e 80 è stato lui a far condannare nei tribunali tanti militanti dell'estrema sinistra rivoluzionaria, uomini e donne insorti contro lo Stato nelle file delle organizzazioni combattenti: Mario Moretti, Prospero Gallinari, Anna Laura Braghetti, Bruno Seghetti e molti altri ancora. Tutti seppelliti all'ergastolo da Ferdinando Imposimato.
Noi non abbiamo mai amato lo stalinismo. Lo Stato rosso operaio ci fa orrore quanto quello bianco democristiano, la dittatura del proletariato ci suscita lo stesso disprezzo della dittatura della borghesia, e consideriamo nefasto il partito rivoluzionario armato alla stregua di quello riformista legalitario. Per noi la libertà si può trovare soltanto in orizzonti privi di ogni forma di potere. Ciò detto, un rivoluzionario resta un rivoluzionario. 
E un boia di Stato resta un boia di Stato.
Quarant’anni dopo il 1977, anno dell’ultimo assalto al cielo tentato qui in Italia, si è passati dalla lotta contro «lo Stato borghese e imperialista» alla lotta contro alcuni progetti, alcune opere, alcune leggi volute dallo Stato considerato sì legittimo ma un po' corrotto, necessario ma un po’ sbadato. Nessuno vuole più abbattere le istituzioni, tutti vorrebbero al massimo aggiustarle. Ed ecco un boia di Stato, esperto nel far scattare le manette della repressione, venire invitato come ospite di riguardo dai movimenti di protesta (?!). Dai comitati Notav a quelli Notap, il ceto politico di piazza cerca di ottenere la legittimazione pubblica passando per le forche caudine della cretinizzazione e dell’oblio. 
Ma se è lo Stato a imporre le opere nocive, è contro lo Stato che bisogna battersi per fermarle. I rappresentanti delle istituzioni sono da trattare con ostilità, non certo con ammirazione.
Inoltre, anche solo per una questione di dignità umana, i nemici mortali di ieri non possono diventare gli utili alleati di oggi. Vecchiaia e pensione non annullano le responsabilità.
Ferdinando Imposimato era, è, e resterà sempre un boia di Stato.
 
[26/5/17]