Brulotti

Figuri e figure

 
La sala era gremita della peggior decrepitudine: sindaco in uscita ed aspiranti sindaci in entrata, presidente della provincia, prefetto, rettore, viceministro allo sviluppo economico, assessori, notabili, funzionari di partito, imbrattacarte dell'amministrazione, giornalisti di vario pelo, bipedi incravattati o ingioiellati dell’alta società di Lecce e dintorni…
Erano tutti là, a presenziare ad un evento sulle «dimore storiche» del capoluogo salentino. Ma quanto, quanto, quanto sono belle le case dei ricchi? E quanto meritano di essere conservate ed ammirate? Ansiosi di scoprirlo, siamo andati all’appuntamento.
Varcato l’ingresso nella sala alcuni di noi sono stati subito abbordati ed importunati da chi pretendeva di sapere cosa avessimo dentro le borse, cosa ci fosse scritto nello striscione piegato e portato sotto braccio. Mai rispondere all’indiscrezione degli sconosciuti, si rischia di contrarre brutte malattie e pessime abitudini. Così ci siamo seduti diligentemente ed abbiamo atteso l’inizio dell’evento, sordi alle reiterate domande altrui. Dopo un video di pochi minuti giudicato talmente «emozionante» dall’officiante della serata che a suo dire si sarebbe anche potuto concludere tutto lì (in effetti…), e dopo un salutino del sindaco uscente, la parola è stata data al prefetto. 
Data, sì; presa, no. Perché a quel punto la parola ce la siamo presa noi, ricordando ai presenti le responsabilità della peggior decrepitudine nella costruzione del gasdotto Tap, ennesima abiezione di un mondo già prodigo di guerre, massacri, deportazioni, devastazioni ecologiche e quant’altro. Cuori generosi, abbiamo anche accontentato la curiosità dei questurini dispiegando lo striscione: No Tap né qui né altrove. L’oggetto è stato talmente apprezzato dagli uomini e donne della questura che alcuni di loro si sono subito lanciati alla sua conquista (mentre altri si lanciavano a protezione della signora viceministra allo sviluppo economico). Ne è nato un rumoroso parapiglia, al termine del quale lo striscione è rimasto ai suoi creatori. Rovinata la bella serata mondana, siamo usciti in cerca di aria non senza prima ricordare più volte agli illustri presenti che cosa fossero: ecoterroristi! Nella corte, la stessa organizzatrice dell’evento ci ha suggerito di fare ciò che stavamo già per fare, ovvero appendere lo striscione al cancello d’ingresso («vi do io il permesso ma non urlate, vi prego, ci fate fare brutta figura»), con grande sconcerto dei questurini. Dalle borse sono usciti i volantini che sono stati distribuiti ai passanti. I guastafeste in uniforme hanno iniziato a proliferare pur tenendosi a distanza. Alla fine ce ne siamo andati indisturbati, continuando a volantinare per le vie del centro.
Altre occasioni non mancheranno. La peggior decrepitudine è avvisata. Ogni qualvolta si radunerà pubblicamente per brindare ai propri profitti e ruttare i propri privilegi, dovrà stare attenta alla porta di ingresso. Qualche ospite indesiderato potrebbe in qualsiasi momento far capolino.
 
[22/5/17]