Brulotti

I vandali

 
Quando, nel corso di agitazioni operaie e di scioperi per aumenti di salari, diminuzioni d'orario, miglioramento di condizioni ecc., i lavoratori, per vincere le resistenze tenaci dei padroni, ricorrono ad atti di sabotaggio, deteriorazioni di materie prime, rotture di macchine, avarie di prodotti, la maledizione scende unanime dal coro indignato della gente per bene: Vandali!
Quando, nel corso di agitazioni politiche, i cittadini indignati contro i soprusi delle autorità assaltano a sassate gli uffici pubblici che ne sono il rifugio, disselciano strade, abbattono fanali, deturpano monumenti simboleggianti l'orgoglio e la tradizione del potere inviso, il coro indignato della gente per bene impreca allo scandalo e grida: Vandali!
Quando nello svolgersi tumultuoso dell'insurrezione, il popolo acceso d'ora iconoclasta travolge con impeto i segni e i sostegni della tirannia e dello sfruttamento, e abbatte prigioni e caserme e chiese, e devasta strade ferrate, e infrange apparecchi telegrafici e telefonici, e vuota magazzini, e mette a soqquadro la vita esteriore del regime che sobilla i suoi odii santi e le sue vendette giustiziere, allora gli sparuti numi dell'ordine travolto urlano pei tetti e pei quadrivii del mondo inorridito, invocandone la maledizione dal cielo, ancora e sempre contro i Vandali!
I vandali, per la gente timorata di dio e della forca, devota alla patria e al dividendo, sono i diseredati che chiedono il riconoscimento del loro diritto al pane ed alla vita, gli schiavi ribelli che muovono alla conquista del benessere e della libertà. E vandali sono non per quello che fanno, ma per quel che agognano; non per quel che distruggono, frazione infinitesimale delle immense ricchezze che hanno prodotto, ma per quel che nella fraterna solidarietà dei loro intenti si propongono di creare.
Che se il vandalismo degli individui, dei gruppi, delle classi, dovesse commisurarsi all'entità delle cose distrutte o devastate od occultate, allora la macchina spaccata dallo scioperante, il vetro infranto dal dimostrante, le bastiglie livellate dall'insurrezione diventano cose trascurabili nel confronto delle colossali devastazioni che ogni giorno ogni ora si compiono sotto gli auspicii della legge, dalle autorità costituite, dai gruppi privilegiati, dalla classe dominante. [...]
Vandali? Non bestemmiate, per carità! Sono i numi di Wall Street, i prodigi delle camere di Commercio, i profeti della Casa Bianca e del campidoglio, i ministri di dio, gli amministratori della legge, i salvatori della patria. Son le colonne della società, cotesti distruttori spietati, i custodi del progresso, i padroni del paese. Vandali sono i monelli della strada che rubano un ponto nell'orto o un grappolo nella vigna; gli affamati che rovesciano i tavoli della filantropia pelosa delle dame borghesi; gli eretici che bestemmiano iddio, i parricidi che maledicono la legge che li affama e gli aguzzini che l'amministrano.
[...]
Altro che vandali!
Sono i massacratori e gli affamatori del genere umano, i saccheggiatori delle sue ricchezze passate e future, i devastatori furiosi del patrimonio sociale accumulato e potenziale.
Sono la rovina dell'umanità e del progresso civile, e se non saranno spazzati via in tempo, senza esitazione e senza misericordia, ci ricondurranno alla barbarie.
Non per nulla il fascismo è il loro ideale!
 
[L'Adunata dei Refrattari, n. 46 del 24 novembre 1934]