Fuoriporta

Le capre di Haren

Un irresponsabile
 
Qualche settimana fa, in seguito a diversi attacchi anonimi contro alcuni responsabili del progetto della maxi-prigione che lo Stato belga spera di costruire a Bruxelles, un blog internet di Haren, dove per l’appunto si trova il terreno prescelto, ha denunciato «elementi incontrollabili [che] finiscono col guastare la credibilità» della lotta. Il 3 giugno scorso, facendo avanzare senza esitazione la sua coraggiosa crociata per la pace dei cimiteri, lo stesso blog gestito da un cadavere locale si è affrettato a prendere le distanze dall’azione incontrollata… delle capre del suo villaggio. (*)
Quel giorno, di buon mattino, gli ovini ribelli hanno infatti abbandonato il loro recinto situato nello spazio occupato della futura (oppure no) maxi-prigione, per andare ad esplorare nuove strade, forse in cerca di spazi meno angusti. Cammin facendo, le caprette sono perfino giunte a perturbare per diverse ore il traffico ferroviario della linea Vilvorde-Haren. La storia non dice se l’erba fosse davvero più verde che altrove, ma mostra in ogni caso che solo uscendo dai sentieri battuti possono nascere orizzonti ricchi di promettenti incognite.
Alcuni anni fa, non di rado vedevamo spuntare sui muri di Parigi le parole «Cittadino=Sbirro» scritte a gocciolanti lettere cubitali. Una constatazione che sembra più che mai d’attualità, nella capitale dei Charlie come in quella degli eurocrati. Questa banalità di base, per quanto amara, non è comunque la sola cosa che ci ispira questo altro fatto tragicomico. Al di là degli anatemi o delle risate di circostanza, la passeggiata improvvisata delle capre di Haren non è forse altrettanto rivelatrice di un altro aspetto dell’esistente, un aspetto che ciascuno potrebbe cogliere come un suggerimento pratico?
Per esempio, che le reti e i flussi che riforniscono di merci (e di dati) le città-prigioni si trovano tutti attorno al nostro piccolo recinto quotidiano, dappertutto, proprio sotto i nostri occhi, a due passi da dove il nostro sguardo non ha l’abitudine di posarsi. Per esempio, che sono vulnerabili, alla mercé di qualsiasi capra in fregola che potrebbe inaspettatamente rallentarli, disturbarli o bloccarli. Per esempio, che il sabotaggio della circolazione quotidiana delle arterie e delle vene del dominio non è affare per specialisti… bensì il risultato di un po’ di fantasia e determinazione.
Ma siamo realisti, le capre di Haren non sono che capre, vagabonde in cerca di avventura. 
E non pensiate che un cuore in rivolta, per esempio contro un progetto carcerario del potere, qui come altrove, di buon mattino o a notte fonda, solo o con dei complici, possa trarre qualcosa dal cattivo esempio che delle bestie munite di corna hanno dato a tutti, e malgrado loro stesse! D’altronde, non è certo per questo che alcuni dormienti hanno così prontamente reagito contro quella stramberia. Non è perché il fatto di prendersela con una infrastruttura del capitale e dello Stato quando si intende opporsi alla costruzione della più grande prigione del paese presenta un rischio troppo elevato di contagio, almeno fra i ribelli alla pacificazione sociale. A meno che…
 
[5 giugno 2015]
 
(*)  dal blog di Haren, 3/6/15
 
Caproni emissari 
I treni della linea 26 sono stati ritardati la mattina di mercoledì tra Vilvorde ed Haren. La causa, la presenza di capre in prossimità dei binari.
Se alcuni media hanno parlato di un’azione di protesta contro la megaprigione, in realtà non è così! È il gesto di un incosciente irresponsabile che ha lasciato uscire le caprette dal loro recinto!
Gli ovini si sono ovviamente inerpicati verso la ferrovia e hanno costeggiato i binari, causando il rallentamento dei treni per ragioni di sicurezza.
 
[tr. da brèves]