Intempestivi

Finzioni

 

La decomposizione avanza, l'apparenza incalza. I risultati delle elezioni europee ne sono un folgorante esempio. Il partito che finge d'essere di sinistra esulta fingendo di aver raccolto il consenso della stragrande maggioranza degli italiani. Il partito che finge d'essere all'opposizione si dispera fingendo di aver creduto davvero di poter toccare le stelle rotolandosi nelle stalle. Il partito che finge d'essere liberale medita fingendo di cercare una nuova classe dirigente. Il partito che finge d'essere radicale festeggia fingendo che quello 0,3 % in più che gli ha permesso di sedere sugli scranni di Bruxelles sia una investitura popolare.
Anche se è evidente a tutti che un astensionismo inarrestabile rende risibile ogni pretesa di rappresentanza. Anche se è palese che il disprezzo e l'indifferenza per i giochi di palazzo si sta rivelando irrecuperabile. Irrecuperabile, nonostante l'affannosa ricerca da parte dei maggiori partiti di candidati giovani e presentabili. Irrecuperabile, nonostante gli onorevoli imprecatori contro il privilegio. Irrecuperabile, nonostante la discesa in campo elettorale di noti protagonisti di movimento (che giurano di stare bene in basso ma che, cuori nobili, sono pronti al sacrificio di stare in alto).
Nel mare in tempesta della disperazione sociale e della miseria affettiva, i salvagenti della politica si stanno sgonfiando uno dopo l'altro. Nemmeno la servitù volontaria di milioni di esseri umani belanti più diritti e più democrazia riuscirà a salvare questo mondo, la cui agonia sta già assumendo tratti terribili.
Ecco perché non c'è gioia nel constatare la rinnovata disfatta del sistema parlamentare, la matematica superiorità della cosiddetta antipolitica che, per altro, in questi tempi di austerità, non corre il rischio di decrescere. Un sorriso è forse comprensibile, ma nulla più. Altrimenti si scadrebbe nell'ennesima apparenza di chi si batte i pugni sul petto di fronte al nulla. Perché non ha senso nasconderci che il disprezzo e l'indifferenza nei confronti della politica sono seducenti solo se riescono a tramutarsi in ostilità. Perché il conflitto che può appassionarci è quello che non mostra disponibilità a tramutarsi in contrattazione. Altrimenti, si rimane nel dato statistico condito da una qualche retorica. 
Continuare a galleggiare con l'acqua putrida che ingorga la gola, invocando pietà o anche solo sollievo? Annegare sotto le ondate sollevate da qualche rovescio politico o economico? Lasciarsi andare ai vortici della guerra civile? Sono queste le tristi alternative sotto ai nostri occhi. Da scegliere, ci viene intimato, se non si vuole venire scelti. Certo, certo.
O da rifiutare?
 
[27/5/14]