Brulotti

GUAI!

Come fu costituita l’Unione Anarchica Italiana (1915-1920)

 

Renato Souvarine 
 
Scoppiata la guerra, varcai il confine d’Italia: era il 1915.
Ricordo che dovunque passavo si celebrava la vittoria degli «organizzatori». Ah, finalmente, la guerra era venuta a comprovare, coi fatti, le loro buone ragioni organizzatorie!...
Insomma, dappertutto si dimostrava, come due e due fan quattro, che la guerra era venuta precisamente perché noi anarchici non eravamo organizzati!
Che se per ventura fossimo stati organizzati, oh, allora era facile cosa impedirla, attraversarla in tutta Europa...
Avevo un bell’obiettare che la guerra era scoppiata perché gli uomini, ancora incoscienti, imbracciarono il fucile e partirono!... Avevo un bel dire che «coscienza» non è organizzazione, l’una essendo un fatto psicologico squisito, l’altra un fatto puramente meccanico di pagar la quota!
Tutto era vano! Mi subissavano! Il cataclisma era avvenuto perché non eravamo organizzati in Partito! Ora, sia per farla finita, sia perché non si ripeta più il tremendo errore, occorreva organizzarci e subito!
Ci si dava un gran da fare per convincere tutti della necessità di formare Comitati, convocare Convegni, cioè costituire le basi del Partito...
Io ebbi la chiara impressione che si voleva in fretta ed in furia creare il fatto compiuto del Partito. Taluni erano come invasati da una febbre da partito. Anche la guerra era in seconda linea. Ora o mai più! dicevano. Si vedeva chiaramente che essi volevano ottenere la rivincita sulle polemiche anteriori.
E si approfittava anche dello stesso cataclisma, e più dello sbandamento e della impotenza dei migliori compagni – o disertori, od in galera, o dispersi – per battere il ferro finché era caldo.
Senonché l’unico giornale, “L’Avvenire Anarchico”, era nelle nostre mani; e ciò rappresentava un ostacolo invincibile, essendo notorie le nostre idee in proposito. C’erano due correnti: l’una che voleva francamente il Partito con tutte le sue conseguenze; l’altra che voleva una specie di «Unione fra tutti gli anarchici». Cioè la cosa senza il nome che spaventava. 
Conoscitori della psicologia degli anarchici italiani, la seconda vedeva chiaro che se si costituiva un «Partito Anarchico» si tiravano su le reti vuote, mentre con il termine equivoco ed ipocrita di Unione, si otteneva il fatto desiderato, cioè la stessa cosa.
Pochi sanno che l’U.A.I. rappresenta così qualche cosa, come quattro o cinque anni di lavoro diplomatico sotterraneo e che essa è una creazione dei dirigenti de l’U.S.I. insieme ai compagni romani. In un primo momento, per esempio, ci fu detto che occorreva creare un Comitato Internazionale per metterci d’accordo coi socialisti «onde organizzare un’agitazione mondiale per stroncare la guerra». Era il tempo in cui fioriva l’idillio con Giacinto Menotti Serrati e con Costantino Lazzari da una parte, e sindacalisti ed anarchici dall’altra.
È bene pure si sappia che il nostro Movimento Anarchico è stato sempre come dominato e perturbato dagl’intrighi dei giochi dei Serrati e dei Lazzari. Tutta la nostra azione, dal 1914 in poi, risente la loro impronta paralizzatrice. C’erano molti amori e molte nostalgie socialiste nel nostro campo! 
A volte, mi chiedevo se anche la nostra propaganda e lo stesso nostro movimento non fossero altro che un succedaneo del Partito Socialista stesso, a tendenza anarcheggiante! So che tutte le volte – dico tutte le volte – che ho avuta qualche polemica un po’ aspra e violenta, tutti mi saltavano addosso, mi davano sulla voce. Io guastavo tutte le loro combinazioni sapienti e tattiche, per cui non solo noi non iniziavamo mai una sola azione di popolo, ma lasciavamo svanire quelle che sorgevano spontanee!!! le volte – una buona spinta a formare il Comitato Internazionale prima, l’Unione Anarchica poi, fu data da Costantino Lazzari. Ogni volta che qualcuno andava da Lazzari o da Serrati, ne usciva tutto mortificato ed avvilito! perché i «cugini» gli assicuravano che era impossibile trattare «da pari a pari» (per pesare sulla bilancia! diceva Borghi) dal momento che non siamo organizzati, né abbiamo un ente morale che ci rappresenti! E Borghi era desolato!
Ed allora il grido: «organizziamoci, o compagni, se vogliamo uscire dall’inferno della guerra!», si faceva più intensamente accorato. È superfluo dire che Serrati e Lazzari, consumati politiconi, menavano il can per l’aia, e facevano le più grandi pressioni sui loro «cugini», perché a loro volta essi le facessero su noi, dato che noi, anche allora, «guastavamo la concordia»,  e mettevamo in pericolo «l’intesa per un’azione contro la guerra», azione che i socialisti – secondo noi – cercavano d’impedire con le loro intese con gli anarchici, cosi come essi hanno continuato a fare anche nel dopo guerra e sempre.
Perché la tattica generale dei socialisti del 1914, è stata quella di fingere delle intese con gli anarchici al solo scopo d’impedire l’azione degli anarchici e del popolo unito a loro. Se io non sono affatto pentito di averli aggrediti e d’avere strappata la loro maschera, nel momento e nei giorni stessi dei loro tradimenti, devo però riconoscere che la politica dei Serrati e dei  Lazzari, nei confronti degli anarchici italiani, dal 1915 in poi, è pienamente riuscita a menarli per il naso.
La politica della «concordia con i partiti affini» fu la politica non solo dell’«inazione»; ma di lasciare che i moti, le sommosse, le insurrezioni svanissero senza aiutare validamente il popolo in alcun suo tentativo di liberazione! Furono un suicidio e una dedizione generali!
Il nostro fu un movimento senza propria fisionomia, senza una chiara volontà di lotta, senza iniziativa rivoluzionaria. Fu piuttosto un satellite del Partito Socialista, di cui subiva tutte le influenze e tutti gli inganni, grazie a Borghi, allora dirigente dell’U.S.I. Il partito socialista, partito politico legalitario e parlamentare, non poteva mai volere l’azione insurrezionale popolare delle masse. E per impedire che gli anarchici agissero nel e col popolo in rivolta, compiendo la loro azione storica di minoranza rivoluzionaria iniziatrice, animatrice, propulsiva, il partito socialista con la... promessa di fare... domani un’azione comune, generale e simultanea, aveva come imprigionata, catturata, la volontà e lo spirito d’iniziativa degli anarchici, i quali, da soli, si erano convinti e si ritenevano da per loro stessi incapaci ed incompetenti, come diceva il diplomatico Borghi.
Come arriva buon ultimo il compagno A.E. nel suo riconoscimento e con la sua deplorazione del «tradimento dei politicanti che hanno tradito, consci di tradire sempre».
Tu pure insorgesti violentemente e mi offendesti pure allora, perché mentre voialtri tutti lavoravate alla «concordia con i partiti affini», per preparare prima e fare poi la rivoluzione, io, con le mie violente, aspre campagne contro i politicanti, «facevo il gioco del nemico»! Insomma, da impenitente guastafeste, impedivo che voi organizzaste la rivoluzione! Mentre, in realtà, i socialisti vi menavano per il naso, tenendovi bene al guinzaglio, captando la vostra volontà di agire ed impedendo, in fatto, che vi confondeste e vi fondeste col popolo insorto per agire insieme ad esso, come imponevano i nostri principi anarchici.
Oggi, appena oggi, vi accorgete di essere stati grossolanamente traditi e raggirati! Essendo un partito politico parlamentare, per qual miracolo questo partito socialista poteva unirsi a voi per un’azione contro natura, contro logica, contro la storia degli Anarchici, un’unione di Anarchici con i Partiti Autoritari?
Mi risponda l’intrigante Armando Borghi!
Il partito socialista ha tradito solo perché gli Anarchici, dopo aver abdicato alla loro funzione e missione specifiche, hanno voluto, cercato, rincorso il tradimento. Obliavano d’essere e d’agire anarchicamente, come movimento o formazione autonoma, per girare invece nell’atmosfera politica del partito socialista; e ciò in gran parte perché esso fu subordinato alle esigenze immediate dell’U.S.I. che aveva ed ha bisogno di un partito anarchico per far leva, sul terreno politico, contro la C.G.d.L. Insomma, gli anarchici in quest’ultimo decennio, furono vittime della politica di rinunzia. Più che rivoluzionari essi furono dei politici. Ed è ridicolo che A.E. s’indigni, a freddo, e chiami le mie constatazioni «bugie», quando tutti possono vedere che gl’iniziatori, promotori, attori ed intriganti dell’U.A.I. sono gli stessi personaggi dell’U.S.I., salvo Monticelli, Fabbri e Malatesta che sono dietro le quinte e tirano i fili delle loro marionette. Ora Borghi avrà il suo Partito Anarchico come la C.G.d.L. ha il suo Partito Socialista, ed egli potrà trattare «da pari a pari» con i suoi...pari! Solo la politica degli intrighi conduce a questi sdoppiamenti di attività sindacalista, riformista ed anarchica integrale. È noto a tutti che i più entusiasti e focosi partigiani dell’U.A.I. sono stati precisamente i sindacalisti con il loro capo A. Borghi, il noto diplomatico consumato, grande esperto in ogni sorta d’intrighi e trucchi politici. Alla vigilia del primo convegno di Ravenna, io scrissi un articolo intitolato: «Centralizzazione ed Anarchia!» dimostrando la loro essenziale antinomia. Allora, col direttissimo, capitò come un bolide, in redazione, il diplomatico A. Borghi, il quale con sacerdote aria di mistero, mi disse che era venuto espressamente da Bologna per… confidarmi che nel Convegno di Ravenna la costituzione dell’U.A.I. non è che polvere negli occhi dei governanti per ingannarli; ma che in realtà, ci si va unicamente per preparare prima e fare poi la… Rivoluzione! La Rivoluzione? Dissi – uhm! O non andate piuttosto per irreggimentare i gregari dell’U.A.I.? A voi, in fregola di tutto organizzare, tutto dirigere, tutto unificare ed uniformare, il vedere i gruppi autonomi agire da per loro, senza prendere od aspettare ordini da chicchessia, vi offende ed è contrario al vostro spirito di dominazione.
«Devi comprendere Renato, che noi non possiamo e non dobbiamo dire pubblicamente che ci riuniamo per preparare la Rivoluzione. Noi siamo costretti di prepararla sotto pretesto legale di costituire l’U.A.I. Stai attento dunque a quello che scrivi, perché tu con i tuoi attacchi potresti indurre i compagni a non venire a Ravenna ed impedire che noi prepariamo la Rivoluzione...Ti dico questo a nome dei promotori, i quali se non riusciamo, tutti ti riterranno responsabile».
Le rivoluzioni, come gli atti individuali, le rivolte, le sommosse, le insurrezioni che le precedono e le precludono nei cervelli e nei fatti, quando esse sono mature, sono fenomeni sociologici naturali ed inevitabili e non si organizzano affatto dagli organizzatori di partiti anarchici o di unioni anarchiche, dove si irreggimenta e si addomestica il gregge dei pastori.
Le unioni anarchiche non fanno che paralizzare ed impedire le rivoluzioni.
Dal 1920 al 1922 abbiamo visto che la sola esistenza dell’U.A.I. ha paralizzato e soffocato i moti spontanei. Quando Viareggio, la Spezia e la Toscana, ecc. insorsero, i compagni delle altre città, province e regioni attendevano gli ordini dell’U.A.I. per associarsi al movimento di rivolta, mentre i dirigenti di questa e dell’U.S.I. correvano da Bologna a Genova da Giulietti, da G. M. Serrati a Milano, da L. D’Aragona a Roma, dal Sindacato dei Ferrovieri, onde fare insieme la... Rivoluzione!!! Quando, alla fine di tanto scorrazzare, tutti questi grandi dirigenti arrivavano a... riunirsi, constatavano che i moti spontanei si erano esauriti e tutti contenti e soddisfatti decretavano che non c’era più nulla da fare! L’U.A.I. e  l’U.S.I. Volevano fare la Rivoluzione d’accordo con i più subdoli nemici della Rivoluzione, i marxisti del partito socialista di G.M. Serrati e la C.G.d.L. di L. D’Aragona!
Invece il compito degli anarchici era precisamente quello d’inserirsi nei moti spontanei ed estenderli con nuovi fatti di regione in regione, sino a far sboccare questi moti spontanei iniziali in Rivoluzione.
E poiché gli anarchici erano stati paralizzati e impediti dalla palla di piombo dell’U.A.I. e della U.S.I., non seppero assolvere il loro ruolo storico rivoluzionario, mentre il Duca d’Aosta, con la sua terza Armata prima e con Mussolini poi, fecero il fascismo.
I “dirigenti” dell’U.A.I.  e quelli dell’U.S.I. sono molto più responsabili del fallimento della Rivoluzione italiana del 1919-1922 che non i dirigenti del Partito Socialista parlamentare e riformista. Tutte due queste organizzazioni sono antirivoluzionarie ed esse, in fondo, hanno agito durante il periodo 1919-1922 coerentemente ai loro principi riformisti e antirivoluzionari. Ed è supremamente ridicolo e idiota accusarle di tradimento. Quelli che hanno tradito i loro principi rivoluzionari di azione diretta sono stati precisamente gli anarchici che pretendevano fare la Rivoluzione sociale con i riformisti e gli antirivoluzionari.
Il compito vero degli anarchici era quello di gettarsi a corpo morto nelle città e nelle regioni insorte per estendere ed allargare la rivolta dando l’esempio agli anarchici delle località vicine e lontane, invitandoli ad insorgere a loro volta e non correre a far anticamera negli uffici del P.S.I. e della C.G.d.L., della Federazione del Mare e del Sindacato dei Ferrovieri, abbandonando i moti spontanei a se stessi in modo che si esaurissero o fossero schiacciati dalle forze armate della monarchia e lasciando i loro gregari immobili ad attendere gli ordini che non venivano mai!!!
Ecco gli effetti nefasti e nocivi dell’organizzazione! 
 

[Pisa, 24/12/1922

su Vita eroica e gloriosa di Paolo Schicchi, 1957]