Intempestivi

Noi preferire voi incazzati

In questi giorni il signor Movimento No Tav è sull'orlo di  una crisi di nervi. Non stiamo parlando naturalmente di tutti coloro che in Val Susa si battono contro l'Alta Velocità, ma di quei pochi, pochissimi fra loro che pretendono di decretare la linea di condotta di questa lotta. Il signor Movimento No Tav si è stizzito per le critiche che gli sono state fatte a proposito del suo recente reclutamento di un neuroparlamentare distintosi all'epoca della morte di Baleno e Sole nel gettare fango sui compagni. Per mettere “i puntini sulle i” ha diffuso i ragionamenti che gli salivano in mente mentre stava camminando trascinandosi. Innanzitutto che la sua lotta No Tav va difesa, non criticata. Non esiste la perfezione, può essere bella o brutta e va amata comunque perché così è la vita e poi, diciamolo, tutto il resto è noia. Suvvia compagni, se il signor Movimento No Tav accoglie delatori, amatelo e difendetelo. Se invita magistrati, amatelo e difendetelo. Se rincorre politici, amatelo e difendetelo. Non esiste la perfezione, c'è il bello e c'è il brutto, così è la vita, basta solo che non ci sia la noia della critica e dell'azione autonoma.

L'argomentazione delle riflessioni estive del signor Movimento No Tav si concentra in seguito su una frase che attribuisce al mitico Giacu, l'abitante dei boschi valsusini: noi contenti quando voi arrabbiati. Purtroppo la nostra memoria, a differenza di quella di molti altri, non si dilegua pur di instaurare e consolidare proficui rapporti. Così come ricorda delatori, magistrati e politici, ricorda anche che «noi contenti quando voi arrabbiati» è la rimasticatura di una frase tratta da una folgorante rivendicazione del gruppo francese Os Cangaceiros che fra il 1989 e il 1990 attaccò alcune ditte coinvolte nella costruzione di nuove carceri:
«Voi bella centrale di betonaggio – Voi contenti.
Voi costruire prigione Laon – Noi incazzati.
Noi distruggere quadro di comando computerizzato – Voi incazzati.
Noi preferire voi incazzati – Noi contenti».
Giacu è un personaggio molto popolare in Val Susa, gli Os Cangaceiros decisamente no. Loro erano un gruppo clandestino che non aspettava di udire alle spalle il passo di marcia delle masse per entrare in azione. Il signor Movimento No Tav ha la trista mania di trasformare espressioni criminali in slogan politici, di ridurre in acqua santa lo zolfo rimasto nel sacchetto dei ricordi a qualche suo prodigo compagno di merende anarchico. Già si è adoperato con si parte insieme e si torna insieme, che da fiero patto di sangue fra rapinatori è diventato opprimente obbligo collettivista, ed ora ci riprova con le parole rimaneggiate dei vecchi sabotatori francesi, improbabili precursori del cittadinismo valsusino. A suo avviso, noi contenti quando voi arrabbiati significa (sic!) che la lotta No Tav deve coinvolgere parlamentari ed eleggere amministratori locali simpatizzanti. Come a dire che per far arrabbiare il potere bisogna, se non prenderlo, almeno influenzarlo attraverso la dialettica fra conflitto e consenso. Eh, il desiderio padre del pensiero...
Il signor Movimento No Tav aveva appena finito di chiarire questa sua arguta strategia che la magistratura brutta e cattiva al servizio di uno Stato brutto e cattivo si è ancora una volta imbufalita. Prima ha ordinato alcune perquisizioni, in valle e in Liguria. Poi se l'è presa pure con Vattimix — confidenzialmente Gianni per i suoi nuovi compagni di lotta —, convocato in procura assieme ai due attivisti che lo hanno accompagnato nella sua visita al carcere di Torino. Per il neuroparlamentare si ipotizza il reato di falso ideologico (per i due attivisti, quello di circonvenzione di incapace?). Passano solo poche ore da che il signor Movimento No Tav aveva ripreso le sue buone abitudini — diffondere foto di compagni, sbandierare prove di innocenza (passando sopra il cadavere di chi non vuole o non può fare altrettanto), e via intristendo — ed ecco che la polizia ferma una macchina con a bordo due attivisti: dal baule saltano fuori petardi, cesoie, chiodi, maschere antigas. Nulla di strano, ma tanto basta per scatenare la canea mediatica che inizia a parlare di un arsenale diretto ad un gruppo di fuoco, di decine di attivisti incappucciati rimasti a secco di mezzi... Il signor Movimento No Tav spiega, precisa, giustifica, difende ma poi, diomio!, il patatrac. Qualcuno fa quello che facevano gli Os Cangaceiros, ovvero attacca una delle ditte che lavorano nei cantieri. Nella notte fra venerdì e sabato alcuni macchinari della Geomont di Bussoleno sono stati dati alle fiamme.
E qui il signor Movimento No Tav vacilla, barcolla e per non cadere si aggrappa con tutte le sue forze ad una delle più ripugnanti accuse che si possano lanciare. Attribuisce — per indiretto sospetto, ricevuto e pubblicato —  il magnifico incendio della Geomont al racket legato alle assicurazioni (i servizi segreti lasciamoli per la prossima volta, meglio non abusarne troppo). Povero signore, in che condizioni ormai è ridotto. Urla, strepita, pesta i piedi. Dovrebbe calmarsi, in fondo sa bene che in una lotta c'è il bello e c'è il brutto, la perfezione non esiste, tutto va amato e difeso, così è la vita, altrimenti si finisce nella noia della politica...
Che il signor Movimento No Tav la smetta una volta per tutte di calunniare l'azione diretta, in valle come altrove. Anche perché, in valle come altrove, persino i bambini sanno chi è stato realmente a dare fuoco alla Geomont.
 
Voi bella ditta fondazioni speciali – Voi contenti.
Voi costruire TAV – Noi incazzati.
Giacu incendiare vostri macchinari – Voi incazzati.
Noi preferire voi incazzati – Noi contenti.
 
 
[2/9/2013]