Intempestivi

Il giusto riconoscimento

 

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Alla fine, è accaduto. Non era immaginabile che l'onore dello Stato potesse tracollare senza che nessuno dei suoi servitori alzasse la voce. Già il caso dei due marò rispediti in India è stata una vera ferita per l'orgoglio italiota. Due militari italiani, incaricati di proteggere le navi italiane, che finiscono in carcere in Asia per aver fatto il loro dovere. Cose da pazzi! E lo Stato, dov'è lo Stato?

Ecco, sarà stato questo l'urlo di indignazione che ha portato in piazza a Ferrara alcuni poliziotti legati al Coisp, il Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia. Hanno fatto un presidio di protesta, ovviamente autorizzato. 

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Non riescono ad accettare l'idea che quattro loro colleghi operativi in quella città siano stati sottoposti a misure disciplinari per aver causato la morte di Federico Aldrovandi, il 25 settembre 2005. Perché venir processati e condannati, seppur a una pena simbolica, per aver fatto quello che ogni poliziotto degno di questo nome è tenuto a fare? Si sono imbattuti in un giovinastro e gli hanno dato una lezione. Cosa dovevano fare, accompagnarlo a casa e rimboccargli le coperte? Sono poliziotti, mica balie!

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Come può lo Stato, quello stesso Stato che li ha assunti e addestrati all'uso della violenza, voltar loro le spalle? Prima li eccita, promette loro ogni impunità, e poi storce il naso di fronte ad un loro scatenamento, uno dei tanti? Non è giusto! Che ipocrisia! È perciò perfettamente logico che i poliziotti del Coisp siano scesi in piazza. Ed è logico pure che siano andati sotto le finestre dell'ufficio comunale in cui lavora la mamma di Federico. 

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Non hanno nulla di cui vergognarsi, loro. Servono lo Stato. Piuttosto, quella madre che non ha saputo insegnare il rispetto per l'autorità al figliolo... Lo avesse fatto, non si sarebbe arrivati a tanto. I due manganelli non si sarebbero spezzati a furia di usarli, ecco, mettiamola così. 

Quindi, noi siamo d'accordo. In effetti, quei poliziotti si sono proprio comportati da poliziotti. E nemmeno noi gradiamo molto tutto questo falso sentimentalismo sparso dai vari politici su un ragazzo che è stato morto. E – nemici di ogni galera – siamo contrari a tenere in carcere o ai domiciliari quei quattro agenti, anche solo per un breve periodo.

No, noi pensiamo che Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto debbano poter circolare liberamente. Che debbano poter stare in mezzo a tutti. Che debbano poter essere incontrati da tutti. E soprattutto che debbano poter essere riconosciuti da tutti.

 
[28/3/13]