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Cadute (formalmente) le frontiere ed unificato l'intero pianeta sotto il tallone di un unico modo di vivere, ha ancora senso parlare di un qua vicino e di un lontano? Le distanze si sono accorciate a tal punto che nemmeno un continente riesce più a separare ciò che ormai è irrimediabilmente legato, sia in termini di combutta di interessi sia in termini di cospirazione di desideri. Ecco perché gli avvenimenti più distanti ci toccano come se si svolgessero appena fuori dall'uscio di casa.

All'imbocco del fiume

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All'imbocco del fiume

A proposito della lotta contro il Google-Campus a Berlino

 
Alla fine del 2016, nel corso di una conferenza stampa, è stato presentato il progetto di Google di aprire un campus a Berlino. Un Google-Campus come già ne esistono a Londra, Varsavia, San Paolo, Seul, Madrid e Tel Aviv. Il Campus di Berlino dovrebbe (ovviamente nell'interesse di Google, ma non solo) mettere a disposizione dello spazio per le start-up, proporre workshop per esperti e dilettanti, ed ospitare un "Google-Café". Come luogo per tutto ciò è stata scelta una centrale elettrica dismessa nel quartiere di Kreuzberg. Google ha richiesto un permesso di costruzione per iniziare i lavori nell’edificio della vecchia centrale e poter aprire il campus alla fine del 2017.

All'infinito

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All'infinito

Contro lo Stato, contro le Zone Alternative Destituenti

 
«Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato»
Benito Mussolini, 28 ottobre 1925
 
Per capire fino a che punto questa logica totalitaria non sia peculiarità del solo fascismo, ma di qualsiasi forma di potere politico — incluso quello democratico, incluso quello aspirante rivoluzionario — non c’è niente di meglio che volgere lo sguardo a quanto sta accadendo in Francia a pochi chilometri da Nantes, in quella Notre-Dame-des-Landes dove si trova(va?) la ZAD: 1.600 ettari di territorio rurale fuori dal controllo dello Stato, ospitante quasi un centinaio di costruzioni illegali dai nomi fantasiosi come la loro architettura, nate con le motivazioni più diverse dalla pluridecennale lotta contro una delle tante grandi opere inutili e nocive. È qui che, nello spazio di pochi mesi, forme di vita e di rivolta al di fuori dell’orbita istituzionale sono state prese di mira non solo dalle granate e dalle ruspe di chi ha il compito di difendere il vecchio potere, ma anche dagli accordi e dai negoziati di chi aspira ad un nuovo potere. Questo laboratorio tuttora attivo di repressione e di recupero fornisce un notevole esempio pratico di come la politica non possa che contaminare e soffocare ogni anelito di libertà. Abbiamo così cercato di esaminare quanto avvenuto alla ZAD negli ultimi mesi seguendo non solo le mosse del nemico dichiarato (lo Stato), ma anche di quello non dichiarato, del falso amico (il cittadinismo) e del falso compagno (l’insurrezionalismo filo-istituzionale). 

Rubicone

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Rubicone

Un altro Rubicone è stato attraversato. Ciò che malauguratamente era prevedibile non ha tardato a realizzarsi, favorito da un disgustoso giochino diplomatico avviato dagli Stati Uniti. In seguito al loro annuncio di voler costituire un esercito regolare di stanza lungo il confine turco-siriano – arruolando una parte significativa di combattenti curdi dell'YPG nel nord della Siria –, il regime di Ankara ha lanciato il 19 gennaio una offensiva militare contro l'enclave di Afrin tenuta da questi ultimi.

Ovviamente, questa offensiva era stata preparata da tempo, come dimostra ad esempio l'integrazione di molti gruppi armati islamisti a fianco dei soldati turchi (membri della NATO), un'integrazione che non avviene in pochi giorni. È difficile credere che le diverse potenze presenti
nel conflitto siriano, specialmente la Russia che controlla i cieli, non ne fossero al corrente. Ad ogni modo, sono stati esplicitamente fatti taciti accordi, l'aviazione turca ha bombardato a proprio piacimento le posizioni dell'YPG ed i villaggi attorno ad Afrin, così come la città stessa. Ancora una volta nella storia, la popolazione curda – e non solo – fa le spese di un terribile gioco internazionale.

Il fatto che noi non abbiamo aderito agli elogi della «rivoluzione in Rojava», intessuti da quasi tutta la sinistra e da una parte considerevole di anarchici, deriva da molte ragioni.

Perquisizioni al Fermento

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Perquisizioni alla biblioteca anarchica Fermento

 

Giovedì 30 Novembre, attorno alle 16, una dozzina di agenti della polizia cantonale, in borghese e in uniforme, armati di un mandato di perquisizione, si sono introdotti nei locali della biblioteca anarchica Fermento, nella Josefstrasse 102 a Zurigo. Il presunto reato: "Pubblica istigazione a commettere crimini e atti di violenza".
Come abbiamo appena appreso, già dieci giorni prima 3 agenti del Dipartimento di investigazione criminale della polizia cantonale si erano introdotti nella biblioteca. Anche allora utilizzando la stessa dichiarazione: la vetrina della biblioteca sarebbe un'istigazione a commettere crimini e violenze contro imprese e privati, cosa che è da inquadrare nel contesto dei recenti attacchi incendiari contro la costruzione del PJZ [nuovo palazzo di giustizia] e della prigione “Bässlergut” a Basilea.

Sul G20 ad Amburgo e sulla rivolta

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Sul G20 ad Amburgo e sulla rivolta

 

I testi che seguono costituiscono una piccola panoramica delle discussioni che alcuni anarchici hanno avuto ad Amburgo nel corso delle ultime settimane e degli ultimi mesi. 
Il primo testo tenta di collocare la realizzazione dei vertici dell'OCSE e del G20 nel contesto di Amburgo e di descrivere ciò che hanno deciso di fare alcune individualità antiautoritarie. È stato scritto prima del vertice del G20.
Il secondo testo è stato fatto la settimana successiva al vertice e costituisce un bilancio intermedio, un concentrato di discussioni in corso tra compagni in seguito agli sconcertanti avvenimenti delle giornate attorno al 7 luglio.

Lontano dagli occhi...

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Lontano dagli occhi, lontano dal cuore?

Calais, un territorio dove l’infamia viene messa a nudo.
Calais, dove l’arbitrio del potere sulla vita di tutti, e più violentemente su quella degli indesiderabili, non può essere negato.
Calais, dove si staglia alla luce del giorno la priorità data ai trasporti di merci e alla circolazione dei treni piuttosto che all’esistenza di esseri di carne e di sangue.
Calais, dove industria, affari e repressione banchettano al matrimonio dell’orrore e dell’indifferenza.
Calais, dove si cristallizza ciò che spadroneggia ovunque altrove.

A Marsiglia nella prigione di Baumettes

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A Marsiglia un grande cantiere è in corso nella prigione di Baumettes

 
Il pretesto ostentato dallo Stato è di porre fine alla vetustà di questa vecchia galera, e di creare «condizioni di reclusione più degne» per i detenuti. Dietro il linguaggio umanitario, il vero obiettivo di questa ristrutturazione è chiaramente poter rinchiudere più persone, e in modo più sicuro (rafforzare l’isolamento di detenuti e detenute, limitare i contatti tra di loro, impedire la solidarietà, gli ammutinamenti e le evasioni).
Parallelamente al cantiere di Baumettes, altre due prigioni stanno per sorgere nella regione, quella di Aix (Luynes 2) e quella di Draguignan. Le stesse si inscrivono in un più vasto piano di costruzione e di rinnovamento che mira ad accrescere ancor più la capacità di reclusione, mentre le pene si allungano inesorabilmente. Senza contare le misure e i dispositivi che si moltiplicano e si aggiungono alla incarcerazione in quanto tale: controlli giudiziari, sorveglianza, braccialetti elettronici, arresti domiciliari…

Disarticolare il mondo dell'autorità

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Disarticolare il mondo dell'autorità / Paralizzare tutto

È passato un mese dall'attacco incendiario dell'antenna di Zurigo-Waidberg, un mese di silenzio sospetto da parte di media ed autorità. Solo la scorsa settimana sono cominciati ad emergere i primi dettagli, e dai media apprendiamo che l'antenna in questione era nientemeno che il sistema radio di emergenza della polizia di Zurigo, che dovrebbe entrare in funzione nel caso in cui il normale sistema radio non funzionasse. I cavi alla base di quell'antenna sono stati dati alle fiamme causando danni per centinaia di migliaia di franchi e mettendola fuori uso per «diversi giorni», e un mandato d'arresto internazionale è stato emesso contro il compagno ricercato.
Alla luce di questi nuovi fatti, il silenzio che è seguito a questo sabotaggio non ci sorprende. Con questo attacco è stato toccato un nervo scoperto che ha messo in imbarazzo l'intera forza di polizia della città di Zurigo, evidenziandone la vulnerabilità.

Il 9 giugno a Santiago del Cile...

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Il 9 giugno a Santiago del Cile...

Giovedì 9 giugno 2016 a Santiago si è svolta una manifestazione di 150.000 studenti e liceali, preparata da settimane e organizzata dalla Confederazione degli Studenti del Cile (Confech) per rivendicare miglioramenti al sistema educativo. Quella che doveva essere solo l’ennesima protesta riformista è stata però segnata da un evento imprevisto, il gioioso contributo di alcuni incontrollabili che hanno colto l'occasione per dare il loro piccolo tocco qualitativo. Negozi saccheggiati lungo tutto il percorso? No, non si è trattato di questo, nonostante un tentativo contro una farmacia. Devastazioni incendiarie degli autobus di Transantiago, come accade quando degli arrabbiati si invitano al ballo? No, nemmeno. Allora forse qualche barricata in fiamme a protezione di manifestanti incappucciati armati di fionde e molotov, come accade regolarmente? No, magari un'altra volta. Nonostante tutto, non si è trattato solo di una grande manifestazione con la sua piccola parte di sommossa che si è messa con gioia a lanciare pietre contro i carabinieri. Qualcosa di un po' diverso è successo quel giorno, una figura mitica e simbolica è stata distrutta pubblicamente, grazie ad un semplice passo di lato improvvisato.

Senza legge né lavoro

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Francia: senza legge né lavoro

 

L'occasione non fa solo l'uomo ladro, lo fa anche rivoltoso. Date all'essere umano una possibilità di uscire dalla quotidiana normalità fatta di sveglie mattutine, attese in fila, compiti da svolgere, chiacchiere da ufficio o da bar, schermi dove sfinire gli occhi, poltrone in cui accasciarsi la sera... dategli un'occasione per trasgredire, per farla finita con una vita insulsa trascinata nell'obbedienza in attesa della pensione e della morte, e siate pur certi che la coglierà. Basta per l'appunto che se ne presenti l'occasione, ovvero il momento propizio, il caso che consenta o favorisca l'accadimento. E l'occasione è fugace, spesso si verifica in modo del tutto banale, in sé può anche essere sciocca, non ha nulla a che vedere con una ponderata ragionevolezza.
Che sia questo il motivo per cui i mass-media in Italia non hanno detto praticamente nulla di quanto da mesi sta accadendo oltralpe?

Attacchiamo su tutti i fronti

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Attacchiamo su tutti i fronti

Belgio: prigioni in rivolta, quartieri sotto tensione, sfruttati in collera…

 
«Si viene rinchiusi come topi. L’igiene è vergognosa e le celle fanno schifo». È dall’inizio dello sciopero dei secondini, che dura da 13 giorni, che i detenuti non escono dalle loro celle. Niente docce, niente aria, niente visite, nessuna attività, a volte neanche cibo o medicine. Molti cadono malati, preda di infezioni e di raptus. Sepolti vivi, 24 ore su 24, vengono lasciati marcire.
«Si è a un passo dalla rivolta». Dappertutto, in ogni galera, è lo stesso rintocco. I detenuti si apprestano a passare alla miglior cosa che possono fare ormai: spaccare le celle e distruggere le galere. Nelle carceri di Tournai, Arlon, Huy, Lantin, Andenne… sono già scoppiati incidenti: incendi di celle, allagamenti di sezioni, saccheggi.
«Non era mai successo». Sabato 7 maggio, una rivolta devastatrice ha scosso la prigione di Merksplas (Anvers). Intere ali sono state demolite e incendiate dai detenuti insorti. Alcuni muri sono stati rasi al suolo, le inferriate abbattute, le sezioni saccheggiate.
È questo il momento di agire. Le carceri stanno per esplodere, i quartieri sono infestati dai militari e gli sbirri strepitano, la collera degli sfruttati minaccia di lanciare un nuovo assalto contro il governo.
È questo il momento di agire. Esprimete la vostra solidarietà coi detenuti in rivolta. Date corpo ed anima alla vostra esasperazione. Sconvolgete il quotidiano fatto di rassegnazione. Lanciate una sfida sublime al potere: la sfida della libertà e della solidarietà.

Ancora uno sforzo

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Ancora uno sforzo

«La gioia del risultato è già nella gioia dello sforzo [...]
La costanza del coraggio non sta nel fatto di arrivare, ma nella certezza di aver ragione»
Albert Libertad, 1908
 
Arretrare per meglio avanzare in seguito... È la strategia che il potere sembra applicare per il momento: stabilendo una pausa nella sua corsa verso la costruzione della maxi-prigione. In attesa di tempi più rassegnati per imporre la più grande prigione della storia belga. Uno dopo l'altro, i politici responsabili del progetto hanno iniziato a prendere le distanze dal loro stesso progetto, uno attraverso dichiarazioni alla stampa, l'altro non concedendo qualche permesso. Ora vengono formulati persino dei dubbi sulla legalità dell'accordo fra lo Stato e le imprese incaricate di costruire la maxi-prigione. Ma in un simile periodo di repressione contro tutto ciò che mette in discussione l'ordine, la costruzione della maxi-prigione non tarderà a tornare alla ribalta.

Ad ogni omicidio della polizia

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Una sommossa ad ogni omicidio della polizia

 
La notte di lunedì 11 aprile una manifestazione, tenutasi a Montreal in risposta al secondo omicidio da parte della polizia nel giro di due settimane, ha attaccato il SPVM [Servizio di Polizia della Città di Montreal]. Sandy Tarzan Michel, un anishinaabe, è stato ucciso dalla polizia nella riserva Anishaabeg di Lac Simon, Quebec, lo scorso mercoledì 6 aprile. La polizia gli ha sparato più volte dopo averlo investito con una sua volante. Anche il fratello diciannovenne di Sandy era stato ucciso dalla polizia a Lac Simon, nel 2009.
Dopo l'omicidio di Sandy, alcune persone che vivono nella riserva si sono scontrate con la polizia locale e hanno tentato di bloccare l'ingresso della polizia provinciale chiamata ad assistere le forze locali, che ha effettuato tre arresti. Quando in Quebec la polizia uccide qualcuno, ad «investigare» viene chiamata un'altra forza di polizia, cosicché il SPVM è stato assegnato a Lac Simon.

Di fronte ai loro massacri

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Di fronte ai loro massacri

... vorrebbero per di più che restassimo confinati in casa, ad aspettare. Ma aspettare cosa, esattamente?
Che piazzino militari e sbirri ad ogni angolo di strada, a sorvegliare persino il nostro minimo atto e gesto?
Che in alto riformulino le loro leggi e i loro regolamenti per non avere più alcun limite nel controllo delle nostre vite?

 

Sbirri, militari, politici, non sono la soluzione, bensì il problema.

 

I massacri commessi nel nome di Allah sono intollerabili, come 
lo sono quelli commessi nel nome di tutte le religioni, proprio di tutte, si chiamino Denaro ed Economia, Nazione e Stato, Scienza e Progresso. Tutto ciò che possono offrirci sono insulse esistenze di sottomissione.

È più che mai tempo di riprendere gusto alla vita.
È più che mai tempo di attaccare tutto ciò che l'autorità vuole imporre agli individui, prima di farsi rinchiudere del tutto.

È più che mai tempo di dissodare un sentiero che non possano recuperare, senza capi né politicanti, dove ciascuno avanzi tramite l'autorganizzazione e l'azione diretta, verso l'ignoto di una vita che valga la pena di essere vissuta.

 

In nome della sola cosa che potremmo davvero perdere per sempre, la libertà!

Sull’imminente processo in Belgio

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Sull’imminente processo antiterrorista contro alcuni anarchici e antiautoritari in Belgio

 

Alla fine del 2008, in pieno periodo di ostilità diffuse scatenate dalla rivolta in Grecia in seguito all’assassinio di Alexis da parte della polizia, la Procura federale belga avvia un’inchiesta contro alcuni anarchici ed antiautoritari. Nel 2010, sulla base di un elenco di azioni che la polizia attribuisce all’«area anarchica» e mentre si sta sviluppando la lotta contro la costruzione di un nuovo centro di detenzione per clandestini a Steenokkerzeel, il giudice istruttore Isabelle Panou viene destinato all’inchiesta che rientra ormai nell’ambito dell’antiterrorismo. In maggio, e poi nel settembre 2013, nel quadro di tale inchiesta hanno luogo una decina di perquisizioni in differenti abitazioni e nella biblioteca anarchica Acrata situata a Bruxelles. È la prima volta che si palesa un’inchiesta antiterrorista.

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