Brulotti

Semplici galleggianti carichi di materiale esplosivo lanciati alla deriva nel tentativo di incendiare le navi nemiche, in senso figurato i brulotti sono piccole idee suscettibili di provocare danni nei luoghi comuni che rendono triste ed opaca la nostra esistenza. Ogni pretesto è buono per simili tentativi: la riflessione su un fatto del giorno, l'intervento in una lotta, l'annuncio di una iniziativa, la riproposizione di testi dimenticati...

A distanza dal mondo

Brulotti

A distanza dal mondo

tusai-chi
 
Le stagioni cambiano 
i giorni sono simili 
vari epiloghi
 
possibili sogni invisibili 
strade inconoscibili
 
notti imprevedibili
 
Se la vita ha un valore quantitativo è ovvio che scienza e tecnica divengano le religioni del dominio. Il mondo si arma, progredendo verso il baratro. Oggi c'è l'ammissione ineluttabile che esso produca cura e controllo totalizzante di una malattia incurabile. Qualcuno si chiede come mai la tecnologia sembra sempre più all'avanguardia e incontestabile ma altrettanto vulnerabile? Qualcosa di invisibile ed impercettibile sta facendo crollare parte del sistema. E dato che questo mondo è basato sulla relazione millenaria fra potere e servitù, noi stiamo cadendo con esso.

Anarchici a Marsiglia alla fine del XIX secolo

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Anarchici a Marsiglia alla fine del XIX secolo

 
Marsiglia la ladra, Marsiglia la violenta.

Marsiglia impregnata dal sudicio delle sue taverne, dagli abiti lerci dei suoi abitanti dannati.

Marsiglia dai vicoli scuri e oscuri, dai bassifondi decadenti e insidiosi.

Marsiglia, l’anarchica.

Questo l’immaginario scomodo della città più mediterranea di Francia, e in special modo del suo centro storico, eredità medievale, costruito sulla calanque Lacydon, sulla sponda settentrionale dell’attuale Vecchio Porto.

Questi bassifondi, ricettacolo di crimine e di costumi amorali, iniziano ad essere stigmatizzati a partire dagli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo e intorno ad essi si forgia un immaginario di decadenza eretto a vergogna nazionale.

La religione del dominio

Brulotti

La religione del dominio

due giorni sullo scientismo e le tecnologie di controllo 

 
31 ottobre – 1 novembre 
Circolo “Amici del Cels” borgata Morlière – Cels, Exilles (TO) 
 
31 ottobre, ore 17 proiezione del documentario 
Fissate le luci, miei cari! di Jordan Brown (2017) 
Viviamo in un mondo di schermi. L’adulto medio trascorre la maggior parte delle sue ore di veglia davanti allo schermo di un dispositivo. Siamo abbacinati, siamo letteralmente dipendenti da Facebook, Google, Instagram, Twitter… 
 
1 novembre, ore 17 presentazione del libro 
Contro lo scientismo di Pierre Thuiller, S-edizioni (2020)
Il nome di Pierre Thuillier, filosofo, epistemologo della scienza, di cui viene qui proposto il saggio breve “Contro lo scientismo” (1980), per la prima volta tradotto in italiano, risulterà sconosciuto ai più, anche a quelle lettrici e a quei lettori familiari con le opere di altri grandi critici della tecnica come Lewis Mumford, Jacques Ellul e Günther Anders...

Riparliamone

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Riparliamone

 
Credevamo che non ne avremmo più sentito parlare. Dopo tutto, a questo servono le consultazioni popolari. O no? Sì, forse ci eravamo illusi che il tempo delle ipotesi sul nucleare fosse definitivamente concluso. Da Cheliabinsk (1957) a Tokaimura (1999), passando per Three Mile Island (1979) e Chernobyl (1986), i fatti avevano parlato. L’industria nucleare è l’esempio più estremo delle disastrose conseguenze provocate dallo sviluppo della scienza, ormai sottoposta esclusivamente agli imperativi della politica e dell’economia, con una totale noncuranza per la vita. Le catastrofi che accompagnano la sua storia ne dimostrano l’assoluta nocività, e smentiscono tutte le assicurazioni fornite sul conto della sua “sicurezza”. Non esiste, non può esistere un nucleare sicuro, pulito, immune da scorie tossiche e da rischi di guasti o di errori. Chi decanta le meraviglie dei reattori di terza o quarta generazione, chi esalta la fusione nucleare perché «più sicura» della fissione, mente sapendo di mentire; sa che le sue parole potranno essere prese per buone solo fino al prossimo incidente. E allora, com’è possibile che qui in Italia si torni a progettare l'utilizzo dell’energia dell’atomo? 

Evviva l'etnologia!

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Evviva l'etnologia!

Jean Monod
 
La «scomparsa» degli Indiani ed il relativo sviluppo dell'antropologia sono i due aspetti indissolubilmente legati dello stesso dramma. Certo non si può negare le diverse attitudini del Conquistador, del missionario e del falso scienziato rispettivamente. Il primo si impadronisce di territori e sottomette le popolazioni con la forza delle armi, il secondo si preoccupa di convertire le anime, il terzo cerca di ritrovare altrove la sua ragione. Ma ciò che è fondamentale non sono queste differenze; ma bensì che questi tre diversi tipi di uomo si sono trovati concordi, al momento della Conquista e durante il Rinascimento, nello spingere l'Occidente, al momento della sua espansione, a portare fino in fondo l'esperienza della sua contraddizione fondamentale di cui ciascuno di essi era il portavoce.
Tutti fecero dono del loro oggetto al soggetto che essi veneravano sopra ogni altro: il re, Dio o la ragione; ecco in che cosa essi erano fratelli.

La responsabilità del popolo tedesco

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La responsabilità del popolo tedesco

Bernard Charbonneau
 
«Wessen Schuld?».  Su tutti i muri diroccati delle città tedesche, questa domanda accompagna le immagini fotografiche dei campi di sterminio. E i giornalisti alleati la pongono ai tedeschi che incontrano. La risposta è sempre la stessa: «Io non sapevo... credete che quel vecchietto dall'aria timida, o quella casalinga che ritorna dal mercato, siano capaci di simili atrocità?». Il viaggiatore straniero non vede attorno a sé volti di assassini, ma una popolazione di persone laboriose e bonarie. Il Daily Herald ci informa: Le autorità britanniche hanno dovuto rinunciare a proiettare il film sulle atrocità di Belsen nei cinema della zona da loro amministrata; il pubblico rideva come davanti ad un'oltraggiosa propaganda e, agli stranieri esterrefatti, i tedeschi rispondevano scrollando le spalle che il film era stato girato nei campi di concentramento inglesi.
Nella maggior parte dei delitti il criminale può negare, pur sapendo nel suo intimo di essere colpevole. Ma qui la colpa non è più su scala umana e il tedesco, evidentemente, non si sente responsabile. Gli viene chiesto: «Wessen Schuld? – Di chi è la colpa? Di certo non è mia, forse dei capi, o del vicino, io ho combattuto, ho lavorato, ho dovuto lottare per sopravvivere attraverso bombardamenti e battaglie, non ho fatto altro, le mie mani non sono sporche di sangue». Come si fa a far pentire un uomo di un crimine di cui si ritiene innocente?

Guastafeste

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Guastafeste

 

Cosa c’è di più irritante di un compleanno, di un rituale prestabilito che ogni anno ti ricorda che un bel giorno sei nato senza averlo chiesto, rimandandoti a scadenza fissa al tempo che passa fino alla tomba? Per non parlare di quelle cifre tonde che in base all'arbitrarietà del sistema decimale dovrebbero sfociare in una di quelle feste dove l'ipocrisia sociale raggiunge l'acme. Eppure, ciò che vale per l'individuo che può sempre districarsi dalle ricorrenze sparando sull’orologio, assume un’altra dimensione quando il dominio decide di autocelebrarsi. Allora non si tratta più del filo di Crono che si allunga, ma dello spettacolo del padrone che si manifesta per intimare agli schiavi l'enormità della loro servitù. Come un eterno presente il cui solo orizzonte è costituito da catene forgiate col medesimo acciaio: quello dell'autorità.
Le pubbliche commemorazioni di avvenimenti del passato costituiscono un buon esempio del duplice uso degli anniversari da parte dei potenti in carica.

Vita offesa

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Vita offesa

Jean-Michel Palmier

 

Pensato spesso a questa storia che raccontano i bambini in Algeria: quando si traccia un cerchio con la benzina intorno allo scorpione e vi si dà fuoco, l'artropode, sentendosi prigioniero, si punge da se stesso dietro il segmento toracico. Vero o falso che sia, questo racconto mi colpisce per varie ragioni. Ricordi di catture notturne di scorpioni in Africa, il Pandinus imperator, che spesso supera i quindici centimetri -: anche in posizione di svantaggio l'animale non esita ad attaccare. Da quando sono in ospedale ho la sensazione che l'autentica autonomia si realizzi soltanto nella decisione volontaria di interrompere il processo biologico. Perché a questa autonomia – semplice autogestione dell'handicap – non si dovrebbe preferire la morte? Una morte sdrammatizzata che significa soltanto: «Spiacente, ma questo gioco non mi interessa, amo troppo la vita per accontentarmi del suo pallido fantasma». Giocate senza di me.

Quando il sole e il vento...

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Quando il sole e il vento...

«Se vogliamo che tutto rimanga come è,

bisogna che tutto cambi»

Tancredi, Il gattopardo (1958)

 

Come rendere la società industriale eterna? Ecco una domanda che i dirigenti del mondo sono ormai costretti a porsi in maniera diversa. Costretti, nel senso che certi modelli di sfruttamento rischiano di avvitarsi su se stessi qualora le società continuino a seguire lo stesso schema. Ogni estate le foreste vanno in fiamme in proporzioni sempre più apocalittiche, e fino al circolo artico. Le terre si inaridiscono. Le acque del mare salgono. Gli oceani si svuotano di pesci. L'inquinamento uccide irrimediabilmente la fauna e la flora, rendendo l'essere umano ancora più dipendente dall'industria farmaceutica per far fronte a ciò malgrado tutto. Più la devastazione avanza, e più l'artificializzazione del vivente viene accolta come la sola ed unica soluzione.

La guerra costruttrice di città

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La guerra quale costruttrice di città

Lewis Mumford

 

La guerra affrettò tutte queste trasformazioni; fu essa a determinare il ritmo di tutte le altre istituzioni. I nuovi eserciti permanenti, numerosi, potenti, temibili non meno in pace che in guerra, trasformarono la stessa guerra da un'attività spasmodica in una normale. La necessità di più costosi strumenti di guerra mise le città nelle mani di oligarchie usuraie che finanziavano la funesta politica dei governanti, vivevano lussuosamente dei profitti e del saccheggio, e cercavano di rinforzare le loro posizioni spalleggiando il dispotismo che ne derivava. In una crisi economica i fucili della soldatesca mercenaria potevano essere girati contro i miserabili sudditi ai primi segni di ribellione.

Nel Medioevo il soldato era stato costretto a dividere il potere con l'artigiano, il mercante, il prete: ora nel sistema politico degli Stati assoluti ogni legge era in realtà divenuta una legge marziale. Chiunque potesse finanziare l'esercito e l'arsenale era in grado di diventare il padrone della città. Sparare significò l'arte di governo: era una via spiccia per chiudere una discussione imbarazzante. Invece di accettare gli accomodamenti abituali che assicurarono la salutare espressione delle diversità di temperamento, interesse e fede, le classi dirigenti potevano fare a meno di tali metodi di «do ut des»: il loro linguaggio non conosceva il verbo dare che in seconda persona. Il fucile, il cannone, l'esercito permanente contribuirono a formare una razza di governanti che non riconosceva altra legge se non quella della propria volontà e del proprio capriccio, quella bella razza di tiranni talvolta sciocchi, talvolta intelligenti, che sublimarono i sospetti e le delusioni di uno Stato paranoico in un rituale politico.

Morte al Re

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Morte al Re

Luigi Galleani
 
E maledetto il re! dei galantuomini
dei ricchi il re che viscere non ha!
 
È inteso: l'anarchismo è iconoclasta.
Coltivare sulle tombe dei precursori il culto d'una nuova fede, erigere sui patiboli gli altari e i simboli d'una nuova religione, elevare intorno alle urne dei martiri il te-deum della beatificazione, non è nei nostri desideri, nei nostri propositi, nelle nostre aspirazioni.
E se oggi ravviviamo nell'urna sacra dei nostri cuori la fiamma dell'olocausto di Gaetano Bresci, è per rispondere ad un più virile desiderio: quello di fugare dal tumulo del baldo giustiziere la nera coorte dei gufi che vi si raccolgono ad insultare la memoria di lui; quello di rivendicare l'eroico suo atto, che la bieca turba degli sciacalli insozza della sua lurida bava; quello di ricacciare in gola ai rigattieri della antropologia manutengola l'accusa maramalda che chiunque osi levar la mano sulla sacra ed inviolabile persona del re, non può essere che un criminale; quello di sbugiardare i rauchi menestrelli che dalle bigoncio coloniali, cantano le laudi bugiarde ai savoiardi dai rimorsi gialli.

Pensierino

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Pensierino

 

È quello che hanno fatto gli inquirenti che stanno indagando sull'inaspettata fiammata occorsa alla Parsec 3.26 lo scorso 27 aprile, in pieno lockdown, alla periferia di Lecce. E giacché Finimondo ha pubblicato un testo in cui non condannava e non si indignava per quanto avvenuto, anzi tutt'altro, e poiché gli animatori di Finimondo vivono a non troppa distanza dalla sede di quella ditta la cui ragione sociale ed economica è quella di incarnare il Grande Fratello, vuoi vedere che 1+1+…
Così oggi, lunedì 27 luglio, siamo stati tirati giù dal letto di primo mattino. No, non era la sveglia, era la Digos. È venuta ad effettuare una perquisizione e a consegnare ad uno di noi un’Informazione di garanzia. Lo sospettano di essere stato lui a lasciare «una pentola contenente benzina e due bombolette da gas di campeggio» nei pressi della ditta tecno-sbirresca salentina.

La classe politica

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La classe politica

Gaetano Mosca
 
Giurista, politologo, parlamentare nelle file della Destra, Gaetano Mosca (1858-1941) può essere considerato uno di quegli uomini di potere che ha parlato troppo. Principale teorico dell’elitismo assieme a Pareto, la sua analisi della classe politica è stata definita «il maggior contributo italiano alla storia del pensiero politico». Di sicuro, uno dei più schietti. Mosca spiega come ogni sistema di potere, quale che sia l'aspetto formale che assume, sia comunque retto da una oligarchia. In monarchia come in democrazia, è sempre una ristretta minoranza di potenti e di ricchi a decidere, a governare, a difendere i propri privilegi e ad imporre la propria volontà. Tutto il resto sono chiacchiere.

Signori, siete pazzi!

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Signori, siete pazzi!

Lewis Mumford
I pazzi governano i nostri affari nel nome dell'ordine e della sicurezza. I capi-pazzi si fregiano col titolo di generale, ammiraglio, senatore, scienziato, amministratore, segretario di Stato e persino Presidente. E il sintomo fatale della loro follia è questo: hanno realizzato una serie di atti che alla fine condurranno alla distruzione dell’umanità, con la solenne convinzione di essere persone normali, responsabili, che vivono una vita equilibrata e perseguono scopi ragionevoli.

Giorno dopo giorno, senza esitazione, i pazzi continuano a percorrere i moti inesorabili della follia: moti così stereotipati, così banali, da apparire moti normali di uomini normali, e non compulsioni di massa di persone protese verso la morte totale. Senza alcun mandato pubblico, i pazzi si sono incaricati di condurci gradualmente verso quell'atto finale di follia che corromperà il volto della terra e spazzerà via le nazioni degli uomini, mettendo probabilmente fine ad ogni forma di vita sul pianeta.


Per non chiedere

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Per non chiedere

Carlo Michelstaedter
 
Non dare agli uomini appoggio alla loro paura della morte, ma toglier loro questa paura; non dar loro la vita illusoria e i mezzi a che sempre ancora la chiedano, ma dar loro la vita ora, qui, tutta, perché non chiedano: questa è l'attività che toglie la violenza dalle radici.
— «Questo è l'impossibile».
Già: l'impossibile! poiché il possibile è ciò che è dato, il possibile sono i bisogni, le necessità del continuare, quello che è della limitata potenza volta al continuare, quello che è della paura della morte, — quello che è la morte nella vita, la nebbia indifferente delle cose che sono e non sono: il coraggio dell'impossibile è la luce che rompe la nebbia, davanti a cui cadono i terrori della morte e il presente divien vita. Che v'importa di vivere se rinunciate alla vita in ogni presente per la cura del possibile. Se siete nel mondo e non siete nel mondo, — prendete le cose e non le avete, mangiate e non siete affamati, dormite e siete stanchi, amate e vi fate violenza, se siete voi e non siete voi. —

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