Brulotti

A caccia di stelle

 

Sono passati diversi anni da quando andavano a caccia di rivoluzionari nelle metropoli del paese, insieme. Uno scorrazzava a Torino, l'altro a Roma. Servitori dello Stato, portavano al loro padrone le teste mozzate di chi osava attaccarlo e morderlo. Era il loro lavoro e il loro dovere, ma un po' anche la loro passione: inseguire le tracce, braccare, stanare, impallinare. Quanti trionfi nello sterminare quel branco di lupi feroci che avevano la pretesa di vivere nella libertà della foresta anziché nello zoo della città!
Poi, estinta o quasi quella fauna così pericolosa, le loro strade si sono divise. Hanno continuato a frequentarsi, naturalmente, ad addestrare assieme altri cacciatori, più giovani ed inesperti, ma insomma... sapete com'è, gli anni passano per tutti.
Uno di loro, quello di Torino, è rimasto tutta la vita al servizio dello Stato per proteggerne il regno. Ma la sua fine carriera è risultata assai ingloriosa. La sua ultima preda non era un sopravvissuto branco di temibili lupi, trattandosi questa volta di animali ben più docili, anch'essi usi a muoversi in massa. Irritati per il progetto statale di devastare quel po' di verde che circonda la loro cuccia, abbaiano e ringhiano di continuo ma non sono di certo intenzionati a sbranare padroni e loro guardia-caccia. Nella loro veemente insistenza di legittime rivendicazioni, questi animali potranno infliggere qualche ferita ma, insomma, che sarà mai? Però nella sua ultima battuta contro di loro prima della pensione, il cacciatore di Torino si è fatto prendere un po' la mano, ci ha messo tutta la foga della sua gioventù. Ma ha un tantino esagerato, infatti il suo stesso padrone Stato ha da poco sconfessato il suo operato. Non scodinzolare non va bene e saltare addosso è reato, va da sé. Ma non confondiamo unghie che graffiano con zanne che squartano. Per far rientrare le prime basta uno schiaffone, per tranciare le seconde ci vuole la mannaia. Giudizio questo poco apprezzato, non solo dal cacciatore, ma anche da tutti quei servitori secondo cui una piccola disobbedienza è pur sempre premessa di una grande rivolta.
L'altro, quello di Roma, ha da tempo lasciato il servizio operativo sul campo per darsi a gioie ben più frivole, fra cui quelle televisive. E a lui, l'ultima preda del collega piemontese non è affatto antipatica, anzi, tutt'altro! Gli è così simpatica da prenderne pubblicamente le difese, da andarla a trovare, da rassicurarla. Bravi animali da branco, così si fa, mostrate un po' di dignità, che tanto lo so che in fondo siete buoni e non vi ribellereste mai per davvero al nostro comune padrone, lo Stato. Quel padrone che, lo confesso, si circonda talvolta di servitori inetti, stupidi e cattivi. Colpa loro se le cose vanno male, se la catena è stretta, la ciotola è vuota e l'aiuola attorno alla vostra cuccia è in pericolo. Abbaiate e ringhiate, bravi, così ne attirate l'attenzione e lui porrà rimedio. L'animale in questione, che non è scemo, sa bene che le carezze di Imposimatix da Roma sono un ottimo rimedio contro le sberle di Casellik da Torino. Per cui davanti a questo celebre amico cacciatore, assassino in passato di parecchi altri animali, scodinzola felice.
Qualche giorno fa alcuni sabotaggi avvenuti nel regno dello Stato hanno fatto saltare i nervi un po' a tutti. «Al lupo, al lupo!» si sono messi a strillare i servitori più beceri. Casellik, intervistato, non ha potuto fare a meno di esprimere tutta la sua preoccupazione: «Si possono, si devono discutere i diversi aspetti del cantiere No Tav, dai costi fino alla opportunità e all'impatto ambientale sul territorio. Ma un'altra cosa sono le azioni illegali o violente rispetto a un'opera che è stata regolarmente decisa e deliberata in ogni possibile sede competente italiana e europea. Un conto è discutere, fare dibattiti e convegni, manifestare in strada, un altro è assaltare con la forza un cantiere da tutti autorizzato dove si trovano onesti operai impegnati a guadagnarsi la pagnotta e forze dell'ordine asserragliate a difenderli. Tutto questo è estraneo alla democrazia». Perché in democrazia si è liberi di dire perché si è solo liberi di obbedire. Se lo Stato umilia, bastona e sfrutta, siamo liberi di esprimere il nostro disaccordo solo a patto di obbedire comunque, ovvero di lasciarci umiliare, bastonare e sfruttare. La libertà inizia e finisce nelle chiacchiere, dopo di che spuntano i fucili dei cacciatori. Ma quanto è bella la democrazia...
Casellik ce l'ha a morte col vecchio collega Imposimatix, pur scegliendo di non nominarlo. Non si capacita come un grande cacciatore, uno che si eccitava al solo odore del sangue, uno con cui ha condiviso innumerevoli abbattimenti, possa prendere le difese di una preda: «Ci saranno sicuramente molte cose che vanno male in Italia, ma non per questo si devono sottovalutare l'illegalità e la violenza come arma di lotta politica che si colloca fuori da qualsiasi forma di democrazia. Non capisco chi non lo capisce, preferendo un atteggiamento gravemente superficiale».
Da parte sua, Imposimatix è corso per l'ennesima vola in soccorso del suo animale di compagnia preferito, il quale ha subito ripreso e diffuso la sua autorevole difesa: «Cari amici, da ex magistrato che si è occupato di terrorismo di ogni genere, voglio informare gli italiani che gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna, sono atti gravi ma non sono opera dei No Tav, ma atti della stretegia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav e reagire alle inchieste della magistratura di Firenze e di Torino che sta indagando su gravi delitti attribuiti nelle ordinanze di custodia cautelare a funzionari ministeriali, funzionari delle stazioni appaltanti, esponenti del crimine organizzato e appaltatori».
Per Casellik e tutti i servitori dello Stato assetati di sangue selvaggio, dietro i sabotaggi ci stanno dei lupi cattivi. Non ci sono dubbi, perché l'alternativa è secca: illegalità o legalità. Questi lupi saranno pochi ma sono pericolosi, quanto meno in potenza, bisogna scovarli ed abbatterli. 
Per Imposimatix e tutti gli sguatteri di Movimento affamati di legittimità civica, dietro i sabotaggi ci stanno dei cacciatori cattivi. Non ci sono dubbi, perché l'alternativa è secca: condivisione o Stato. Questi cacciatori saranno pochi ma sono pericolosi, bisogna denunciarli e allontanarli.
Per noi la sola certezza è che odiamo qualsiasi cacciatore e disprezziamo qualsiasi servitore o sguattero. Chi sia stato a compiere quei sabotaggi non ci interessa minimamente, non dovendo fare quadrare alcun bilancio politico. Sappiamo solo che la loro realizzazione è alla portata di chiunque voglia fare una passeggiata sotto le stelle. Che sia un esempio intenzionale o un boomerang involontario, non è questo il punto.
Il punto è che si sa bene dove possono andare ad ululare i lupacchiotti, solitari o meno che siano, nelle notti di luna piena. Lungo binari incustoditi si potrà unire l'utile al dilettevole.
 
[28/12/14]