Brecce

L’olocausto di Bruno Filippi

 

«L’attentato dell’anarchico è disinteressato; gli scopi sono nobili.

L’anarchico muore come un martire...»

Gustave Kahn

 

Il giovinetto anarchico Bruno Filippi, nato il 30 maggio 1900, ardito della Rivoluzione Sociale per l’Anarchia, ha trovato volontariamente una fine eroica e gloriosa agli estremi avamposti, di là dalla Barricata... la sera del 7 settembre verso le 21.

Bruno Filippi — «un giovinetto dalla statura normale, capelli folti e nerissimi, occhi brillanti, viso completamente glabro» fu dilacerato o carbonizzato da una bomba che egli certamente voleva collocare o alla Sede del New Club o al Caffé Biffi, quartieri generali di tutta l’alta delinquenza dell’industria, del commercio, della finanza, del militarismo, del giornalismo e del lupanare dell’interventismo milanesi.

Indubbiamente la bomba gli scoppiò tra le mani prima del tempo e del nostro giovanissimo e pieno di vita Bruno Filippi «dagli occhi brillanti, ecc.» non rimasero che «un piede e la scatola cranica, frammisti a pezzi di abiti, ma il tutto frantumato».

Il nostro Bruno Filippi per agitare sempre più alto lo stendardo della rivolta contro lo Stato e il Padronato si è incendiato la sua grande anima di anarchico nel fuoco della sua immortale Idea che prese forma e corpo momentaneamente, nella bomba per lanciare la Protesta Umana incontenibile contro il mondo degli sfruttatori, dei profittatori, degli affamatori cinici, esosi, criminali del New Club e del Caffé Biffi responsabili di tanta rovina.

L’ardito della Rivoluzione per l’Anarchia Bruno Filippi amò gli umili, i sofferenti, la libertà, i fiori, il sole, l’Idealità e odiò i potenti, gli sfruttatori, gli oppressori, la schiavitù, lo Stato e i suoi puntelli sino a dissolversi in molecole, in atomi, a sfarsi sotto la pressione violenta dell’orchestrazione sonora, possente della prodigiosa sinfonia anarchica della dinamite che terrorizzò gli «eroi» del Caffè Biffi...

E aveva solo 19 primavere! — Una rosa che si sfoglia sul seno d’una donna avvinta dall’amante! ...

E a traverso quante lotte e quali aspre persecuzioni Lui era già passato!

Questo immenso giovinetto non ha vissuto che di sofferenza e d’amore per gli altri.

Mentre scriviamo, l’anima nostra, commossa, dell’olocausto generoso all’Idea, si fissa, rapita, su due “episodi” spiccatissimi della vita agitatissima, se pur giovanissima, del nostro Bruno Filippi.

Nello scontro tra le bande pretoriane e prezzolate del Caffé Biffi e i sovversivi, nel maggio radioso del 1915, in cui rimase ucciso dalla violenza legale e patentata certo Adriano Gabba, Lui venne arrestato.

Trascinato alle Assise di Milano — Bruno Filippi aveva allora 15 anni — si comportò dirittamente, proclamò altamente, con giovanile e simpatica audacia le sue idee anarchiche, talmente che tutti rimasero sorpresi e stupiti dalla chiarezza delle idee che quell’adolescente dal cervello precoce esprimeva in Corte d’Assise

— Mi congratulo con voi che leggete Spencer! gli disse il presidente.

— Non con me, signor presidente, ma con la Natura dovete congratularvi! rispose quel grande giovinetto di appena 15 anni.

Noi rimanemmo pensosi, ma vedemmo subito in lui il predestinato all’azione, al fatto anarchico, come suol dirsi.

Il secondo episodio è di poche ore avanti l’olocausto supremo di Lui. Esso è d’una bellezza e grandezza umana veramente ineffabili. Occorre aver l’anima anarchica per sentirne tutta la portentosa e immortale potenza dell’immortale «amore collettivo» della Specie, in cui Bruno si è combustionato.

Eccola:

«La sera dell’attentato, finché fu in casa, il Filippi si dimostrò di umore allegro. Poi salutò tutti, baciò la madre e la sorellina minore e fu visto scendere rapidamente le scale...».

Andava a morire! Quanta serenità, quale consapevolezza dell’alta missione affidatagli dalla Specie per combattere la morte, morendo, per il trionfo della Vita.

Bruno ha vissuto e si è combustionato per amore nei raggi infuocati dell’Ideale, così come la libellula, dalle ali seriche, che vive d’amore e muore in un raggio di sole, dissolvendosi per la sua prole....

I due fenomeni, nel rapporti della causalità, sono identici nel mondo biologico, che per noi è anche rivoluzionariamente sociologico.

Noi siamo deterministi, e un profondo istinto ci avverte interiormente che tutti i nostri atti son sempre di reazione violenta, correttiva, alla violenza mortale dei Poteri costituiti, alla degenerazione e alla morte della Specie. — Noi siamo gli strumenti d’una provvida legge ascensionale di Natura...

Dunque, egregissimi dell’Avanti! — che benché vi professiate deterministi, ma il cui commento idiota e nefando (o neutrale?) ci prova che ad onta di tutto siete sempre quelli del 31 luglio 1900 — né Bruno Filippi né noi siamo degli illusi per «individuare le responsabilità delle lotte economiche»; neanche crediamo, né alcuno dei nostri grandi regicidi comunque vendicatori ha mai creduto, che l’«abbattimento d’un uomo significhi la distruzione dei sistema». No, no, mai!

Il «gesto» di Bruno — «bello» direbbe il poeta Tailhade — col sacrifizio supremo di se stesso, vuol soltanto indicare alle masse, ingannate, logorate, sciupate da voi, e tradite dai confederalisti, le grandi e sole vie maestre della emancipazione e gli unici mezzi spicci e risolutivi da adottare. Niente altro.

Guardate. Mentre la vita si fa sempre più aspra, misera, tribolata; mentre Nitti prepara l’affamamento di tutte le stentate plebi d’Italia aumentando il pane e tutti i generi di prima necessità, mentre per tutte le città d’Italia si fa scempio della vita umana e Nitti fa l’elogio del carabiniere, e li aumenta, e crea la Guardia Reale per strappare il pane di bocca agli affamati onde dare il 5 e mezzo alla borghesia che provocò la nostra rovina; e il Corriere della Sera fa l’apologia dell’assassinio, mentre voi avete spezzato i moti rivoluzionari del 5-10 luglio per preparare, d’accordo coi gialli di Francia, d’Inghilterra e d’Italia, il gran festival, il fallimento del 20-21 e creare l’atmosfera agli esperimenti della Confederazione e alle insurrezioni... elettorali; mentre logorate 300.000 operai, e opponete le zuppe e le processioni calme, educate, ben ordinate; la Rivoluzione ha espresso dal suo turgido seno uno dei suoi numerosi e meravigliosi figli, i quali a prezzo della loro vita, colla voce possente della dinamite vi richiamano alla dura realtà, rimette sulla via maestra il movimento liberatore smarritosi nei tortuosi vicoli della viltà e nei meandri del suicidio volontario.

La nostra «follia sterile e vana» non ha altro significato e finalità.

Noi siamo le predestinate, e tormentate e determinate cellule uscite dalla Specie por combattere, con mezzi adeguati, tutte le deviazioni e degenerazioni, e aprirle sulle aspre e insanguinate vie dell’evoluzione organica o della Rivoluzione sociale, il cammino ascensionale verso l’Unità Umana, verso l’armonia delle cellule nella Specie; verso l’Anarchia.

E ogni volta o che le forze del male aumentano, minacciando di morte la Specie, o che le forze del bene operino passivamente, esce dal seno di essa la cellula determinata che, coll’atto energico, adeguato, colla violenza insomma, indica agli uomini di volontà la sola via maestra della salute.

Unicamente questa missione biologica e rivoluzionaria ha adempiuto il giovanetto Bruno Filippi dissoltosi in un raggio infocato d’amore....

Egli è vissuto e morto per la Rivoluzione, per l’Anarchia e per la Specie.

Salutiamola, o compagni, questa grande e amorosa anima.

 

[L’Avvenire Anarchico, n. 35, 12 settembre 1919]