Papiri

Credere, obbedire, lavorare

Bisogna credere alle parole della propaganda, ai giornali e alle televisioni che riportano i proclami del ministro, il comunicato dell'amministratore delegato, le dichiarazioni del funzionario. 

 
Bisogna obbedire agli ordini delle autorità, che siano ringhiati dal governo come dall'imprenditore, dal vescovo come dal questore. 
 
Bisogna (cercare di) lavorare, ovvero consumare i propri giorni nella fatica di trovare denaro per tirare avanti. Senza perdere tempo con pensieri singolari, con libertà prese senza chiedere permesso, con feste ormai fuori moda. 
 
Non c'è null'altro che si possa e si debba fare al di fuori del «credere obbedire e lavorare»; il resto è proibito dalla legge. Quella stessa legge che pretende di stabilire quanto bere, dove mangiare, cosa dire, chi amare, come morire ma — soprattutto — come dobbiamo vivere. Chi non si rassegna ad un'esistenza di genuflessioni non può che essere considerato "socialmente pericoloso", qualcuno da perseguire e reprimere, al di là del suo agire. Ormai bastano le intenzioni. Avere idee proprie, osare esprimerle e cercare di metterle in pratica, è più che sufficiente per finire nel mirino di chi concepisce e gradisce solo gli applausi e gli scodinzolamenti.
Per questi ed altri motivi si stanno moltiplicando in Italia le inchieste per "associazione a delinquere", con o senza "finalità eversive", volte a dare una lezione preventiva a tutti coloro che non ne vogliono sapere di mettere la testa a partito (democratico o checchessia). 
 
Ieri (all'inizio di aprile) era toccato ad alcuni anarchici di Bologna finire in galera, accusati di protestare troppo vivacemente contro il militarismo che disciplina e bombarda o il razzismo che costruisce campi di concentramento. Oggi (in prossimità della Festa della Polizia, annuale occasione di retate con cui drappeggiarsi) è la volta di decine di studenti universitari di Firenze — troppo irrispettosi nei confronti delle riforme scolastiche volute dal governo o più in generale delle sue politiche — di subire le attenzioni della magistratura. Alcuni di loro sono finiti agli arresti domiciliari, altri hanno l'obbligo di firma. In totale ci sono un'ottantina di indagati dalla Procura di Firenze, perché colpevoli di rifiutare di restare proni davanti all'autorità. 
Domani a chi toccherà?
Potrebbe toccare anche a qualcuno di voi. A qualcuno non più ottenebrato da campionati di calcio e reality show, ossessionato da ruoli sociali su cui arrampicarsi e tradizioni familiari da rispettare, assuefatto a ripugnanti politici di governo e patetici politici d'opposizione. A chi non intenderà più trascorrere l'esistenza respirando aria inquinata, mangiando cibo sofisticato, consumando rapporti artificiali, trepidando per i conti da pagare. A chi non sopporterà più l'indifferenza di fronte a guerre e centrali nucleari, a lager e sfruttamento, ad inceneritori e cantieri dell'alta velocità. E che per tutto questo — per assaporare infine una vita degna d'essere vissuta —  inizierà a urlare a squarciagola, a bloccare strade, a sporcare muri, a sabotare gli strumenti con cui il potere ci costringe tutti a credere, obbedire e lavorare.