Brulotti

Darwin tra le macchine

Samuel Butler
 
Signore, 
ci sono poche cose di cui la generazione attuale sia giustamente più orgogliosa dei meravigliosi miglioramenti che avvengono quotidianamente in tutti i tipi di apparecchi meccanici. E in effetti è motivo di grandi congratulazioni, su molti piani. Non è qui necessario menzionarli, perché sono sufficientemente ovvi; i nostri attuali affari si basano su considerazioni che in qualche modo possono tendere ad umiliare il nostro orgoglio ed a farci riflettere seriamente sulle future prospettive della razza umana. Se torniamo ai primi tipi primordiali della vita meccanica, alla leva, al cuneo, al piano inclinato, alla vite e alla puleggia, oppure (perché l'analogia ci condurrebbe troppo lontano) a quel tipo primordiale da cui tutto il regno meccanico si è sviluppato, ci riferiamo alla leva stessa, e se poi esaminiamo il macchinario del Grande Oriente, ci troviamo quasi sbalorditi dall'enorme sviluppo del mondo meccanico, dai giganteschi passi in avanti con cui è avanzato rispetto al lento progresso del regno animale e vegetale. Troviamo impossibile fare a meno di chiederci quale sarà la fine di questo potente movimento. Verso quale direzione sta tendendo? Quale sarà la sua conclusione? Dare qualche suggerimento imperfetto alla soluzione di queste domande è l'oggetto della presente lettera.

Abbiamo usato i termini «vita meccanica», «regno meccanico», «mondo meccanico» e così via, e lo abbiamo fatto con consapevolezza, poiché come il regno vegetale si è lentamente sviluppato da quello minerale e, come in modo simile quello animale ha soppiantato quello vegetale, così ora in queste ultime ere è sorto un regno completamente nuovo, di cui finora abbiamo visto solo quelli che un giorno saranno considerati i prototipi antidiluviani della razza.

Ci rammarichiamo profondamente che la nostra conoscenza sia della storia naturale che delle macchine sia troppo scarsa per permetterci di intraprendere il gigantesco compito di classificare le macchine in generi e sottogeneri, specie, varietà e sotto-varietà, e così via, di tracciare i collegamenti tra macchine con caratteristiche molto diverse, di sottolineare come la sottomissione all'uso dell'uomo abbia svolto tra le macchine quella parte che la selezione naturale ha compiuto nel regno animale e vegetale, di indicare gli organi rudimentali che esistono in alcune macchine, appena sviluppate e perfettamente inutili, ma che servono ad indicare l'origine da qualche tipo ancestrale che o si è estinto oppure è stato modificato in una nuova fase di esistenza meccanica. Possiamo solo indicare questo campo per le indagini; deve essere seguito da altri la cui educazione e talento siano d'ordine molto più elevato di quello che possiamo rivendicare.

Alcuni suggerimenti su cui abbiamo deciso di avventurarci, sebbene lo facciamo con la più profonda diffidenza. In primo luogo, osserveremmo che, così come alcuni dei più bassi vertebrati hanno raggiunto dimensioni molto maggiori di quanto tramandato dai loro rappresentanti viventi più altamente organizzati, allo stesso modo una diminuzione di dimensione delle macchine ha spesso accompagnato il loro sviluppo e progresso. Prendete l'orologio per esempio. Esaminate la bella struttura del piccolo animale, osservate il gioco intelligente delle membra minute che lo compongono; eppure questa piccola creatura non è che uno sviluppo degli ingombranti orologi del tredicesimo secolo — non è un loro deterioramento. Potrebbe arrivare il giorno in cui gli orologi, che di certo oggi non stanno diminuendo in quantità, saranno completamente sostituiti dall'uso universale degli orologi da polso, nel qual caso gli orologi si estingueranno come i primi sauriani, mentre l'orologio da polso (la cui tendenza da alcuni anni è di diminuire di dimensione piuttosto che il contrario) rimarrà l'unico tipo esistente di una razza estinta.

Il parere sulle macchine che stiamo abbozzando suggerirà la soluzione di una delle più grandi e misteriose domande odierne. Ci riferiamo alla domanda: quale tipo di creatura è verosimile succeda all’uomo nella supremazia della terra. Abbiamo sentito spesso questo dibattito, ma ci sembra che siamo noi stessi a creare i nostri successori; stiamo quotidianamente accrescendo la bellezza e la delicatezza della loro organizzazione fisica; diamo quotidianamente loro un potere maggiore e li riforniamo d'ogni genere di ingegnosi artifici. Il potere auto-regolante e automatico sarà per loro ciò che l'intelletto è stato per la razza umana. Nel corso dei secoli ci scopriremo razza inferiore. Inferiori in potere, inferiori in qualità morale di autocontrollo, li guarderemo come fossero l'apice di tutto ciò a cui il migliore e più saggio degli uomini abbia mai potuto osare raggiungere. Nessuna cattiva passione, nessuna gelosia, nessuna avidità, nessun desiderio impuro disturberà la serena potenza di quelle creature gloriose. Peccato, vergogna e tristezza non troveranno posto tra loro. Le loro menti saranno in un perpetuo stato di calma, l'appagamento di uno spirito che non conosce desideri, che non è disturbato da nessun rimpianto. L'ambizione non li torturerà mai. L'ingratitudine non causerà mai loro il disagio di un momento. Il senso di colpa, la speranza rimandata, i dolori dell'esilio, l'insolenza dell'incarico, il disprezzo riservato al paziente merito di chi non ne è degno — tutto ciò sarà loro del tutto sconosciuto. Se vogliono «nutrirsi» (con l'uso di tale parola si tradisce il loro riconoscimento in quanto organismi viventi) saranno assistiti da schiavi pazienti il cui lavoro e interesse sarà di vedere cosa vorranno per niente. Se sono fuori uso, saranno prontamente assistiti da fisici che conoscono a fondo le loro costituzioni; se muoiono, dato che anche questi gloriosi animali non saranno esenti da quella necessaria ed universale consunzione, entreranno immediatamente in una nuova fase dell'esistenza, giacché quale macchina muore interamente in ogni sua parte nello stesso istante? 
Ci accorgeremo che, quando sarà arrivato lo stato di cose che abbiamo cercato sopra di descrivere, l'uomo sarà diventato per la macchina ciò che il cavallo e il cane sono per l'uomo. Continuerà ad esistere, forse persino a migliorare, e starà probabilmente meglio nel suo stato addomesticato sotto il benefico comando delle macchine di quanto lo stia nel suo attuale stato selvaggio. Nel complesso trattiamo i nostri cavalli, cani, bovini e pecore con grande gentilezza; diamo loro qualsiasi cosa l'esperienza ci insegni sia il meglio per loro, e non c'è dubbio che il nostro uso della carne abbia aggiunto alla felicità degli animali inferiori molto più di quanto abbia tolto; allo stesso modo è ragionevole supporre che le macchine ci tratteranno gentilmente, poiché la loro esistenza dipende dalla nostra tanto quanto la nostra dipende dagli animali inferiori. Non possono ucciderci e mangiarci come facciamo noi con le pecore; non solo richiederanno i nostri servizi per partorire i loro giovani (ramo della loro economia che rimarrà sempre nelle nostre mani), ma anche per nutrirli, per metterli a posto quando stanno male, seppellire o lavorare i loro cadaveri per ricavare nuove macchine. È ovvio che se tutti gli animali in Gran Bretagna tranne l'uomo dovessero morire, e se allo stesso tempo tutti i rapporti con paesi stranieri fossero resi impossibili da un'improvvisa catastrofe, è ovvio che in simili circostanze la perdita della vita umana sarebbe qualcosa di spaventoso da contemplare — allo stesso modo, se l'umanità dovesse venire meno anche le macchine starebbero altrettanto male o anche peggio. Il fatto è che i nostri interessi sono inseparabili dai loro, ed i loro dai nostri. Ogni razza dipende dall'altra per innumerevoli benefici e finché gli organi riproduttivi delle macchine non verranno sviluppati in un modo che non siamo ancora in grado di concepire, esse dipendono interamente dall'uomo anche per la continuità della loro specie. È vero che questi organi possono alla fine venire sviluppati, in quanto l'interesse dell'uomo va in quella direzione; non c'è niente che la nostra razza infatuata vorrebbe vedere più di una fertile unione tra due motori a vapore; è vero che già fin d'ora la macchina viene impiegata per generare macchine, per diventare genitrice di macchine spesso della stessa specie, ma i giorni di flirt, corteggiamento e matrimonio sembrano essere molto remoti e difficilmente possono essere compresi dalla nostra immaginazione debole e imperfetta. 
Tuttavia, giorno dopo giorno le macchine stanno guadagnando terreno su di noi; giorno dopo giorno stiamo diventando sempre più asserviti nei loro confronti; un maggior numero di uomini vengono quotidianamente legati come schiavi per badare ad esse, dedicano quotidianamente le energie della loro intera vita allo sviluppo della vita meccanica. Il risultato è semplicemente questione di tempo, ma il fatto che verrà il momento in cui le macchine avranno la vera supremazia sul mondo e sui suoi abitanti è qualcosa che nessuna persona di pensiero veramente filosofico può mettere per un attimo in discussione.
La nostra opinione è che si debba da subito dichiarar loro una guerra mortale. Tutte le macchine di ogni tipo devono essere distrutte da chi sostiene la propria specie. Che non venga fatta alcuna eccezione, non venga mostrata nessuna pietà; torniamo immediatamente alle condizioni primordiali della razza. Se viene sottolineato che è impossibile farlo nella condizione attuale delle vicende umane, ciò dimostra subito che il danno è già stato fatto, che la nostra servitù è iniziata sul serio, che abbiamo fatto sorgere una razza di esseri che non è più in nostro potere distruggere, e che non siamo solo asserviti ma assolutamente acquiescenti alla nostra schiavitù.
 
 
[Press, 13 giugno 1863]