Intempestivi

Cervi volanti

«Non aver paura delle difficoltà che incontri; ricorda che l'aquilone 
si alza sempre con il vento contrario, mai con quello a favore»
 
C'è una guerra in corso a 2.250 chilometri da qui. Una guerra combattuta ad armi impari. Da un lato, uno degli eserciti più temibili del mondo, in possesso delle armi da guerra più moderne e sofisticate; dall'altro, i sopravvissuti di una popolazione stremata da una lunga occupazione. Da un lato, uno Stato ricco, potente, con una industria florida. Dall'altro, un magma di organizzazioni, bande, gruppi. Professionisti militari da una parte, straccioni guerriglieri dall'altra. I primi massacrano, i secondi resistono. 
Lo scorso 14 maggio le rivendicazioni di questi straccioni sono state soffocate nel sangue. Alla vigilia del settantesimo anniversario della Nakba — la «catastrofe» del loro allontanamento dalle proprie terre — migliaia di uomini e donne, giovani, vecchi e bambini, stavano marciando in segno di protesta verso il confine della striscia di Gaza. I cecchini dell'esercito israeliano li stavano aspettando. Appena i manifestanti si sono avvicinati troppo al filo spinato, hanno aperto il fuoco: sessanta morti, duemila feriti. Tutti palestinesi. Fra i soldati israeliani, ovviamente, nemmeno un ferito. Sapete i mass-media di mezzo mondo come hanno chiamato questo tiro al bersaglio? «Scontri». Come se quel giorno non fosse avvenuta una carneficina a senso unico, ma una specie di duello.
Davide è cresciuto, ora è lui Golia. È il più forte, sa di esserlo, non esita a dimostrarlo. Agli straccioni cosa resta da fare, se non morire? E infatti muoiono, tutti i giorni. Ma non senza resistere. Anche se molti di loro sono nati e cresciuti in quella enorme prigione a cielo aperto che è Gaza, anche se molti di loro sanno che non avranno mai gioie, che non vedranno mai la serenità, che tutto ciò che proveranno in vita loro è la disperazione, non per questo si rassegnano. Non hanno armi? Non hanno soldi? Non hanno mezzi? Non importa, hanno intelligenza e fantasia.
Nei giorni scorsi dalla Striscia di Gaza si sono alzati in volo centinaia di aquiloni. Attaccato al filo avevano un piccolo congegno incendiario. Il vento loro avverso ha soffiato verso i territori israeliani. È lì che sono caduti, quegli aquiloni, è lì che sono divampate le fiamme. Oltre mille ettari di coltivazioni sono andati in fumo. Milioni di danni.
Ecco cosa hanno fatto questi straccioni, i quali sanno di avere una vita breve, ma combattono; sanno che piangeranno, ma combattono; sanno che soffriranno, ma combattono; sanno di essere isolati, ma combattono; sanno che moriranno, ma combattono. Non pensano mai a quanti motivi hanno per non reagire, pensano sempre a come reagire.
E noi? Non abbiamo aquiloni da far volare, noi?
 
[29/6/18]