Brulotti

Abbasso le frontiere!

Adreba Solneman
 

La frontiera è il principio dello Stato, come ogni limite è il principio della cosa che delimita.

Nei tempi chiamati antichi, la frontiera segna il limite nello spazio di quella forma nuova di alienazione che è lo Stato. Essa è la difesa delle leggi scritte dai costumi, la difesa del gregge dal cacciatore predatore, il confine che protegge la storia dalla preistoria, se la storia è storia dell'alienazione.
Nello Stato moderno, che ricopre il pianeta, la frontiera è sempre duplice: è la frontiera di due Stati. Contrariamente ai selvaggi primitivi che ne sono gli antenati, i selvaggi moderni sono i figli dello Stato. Sono nati, cacciano e saccheggiano all'interno della frontiera. E quando attaccano non è per rientrare nello Stato, ma per uscirne. Vietando solo l'ingresso, i Limes e la muraglia cinese non sono che la lontana origine del muro di Berlino, che proibiva l'uscita e il passaggio dai due lati. La frontiera difende sempre il gregge dello Stato dalla soggettività carnivora ma, contrariamente a quando è nata, oggi rappresenta la vecchiaia, la preistoria. Come il filo spinato tra due territori, la frontiera difende ancora la proprietà privata dalla sua turbolenta fondatrice, la merce, che preme ogni giorno di più contro questo busto che, dopo aver protetto la sua crescita per secoli, ora la ostacola. La frontiera difende i legami di sangue e di terra dallo spirito, dal vento della storia che alzandosi si rivolta contro ciò che l'ha propagato.
Ecco l'ordine del passaggio alla frontiera: lo straccione viene perquisito, insultato, arrestato, respinto; la merce (o il turista, fa lo stesso) vi passa di forza, in quantità e da avversaria, senza coscienza ma con conseguenze incalcolabile, a tal punto che per facilitare la circolazione alcuni servitori propongono l'abolizione di qualche dogana (nome della frontiera per le merci). Altri, più vicini alle preoccupazioni poliziesche, arrivano ogni tanto e per un tempo limitato a bloccare in massa la merce ad una frontiera; i servi della merce e dell'ambiente, dirigenti, mercanti, vedette, si giovano dell'imperio della loro padrona e della loro somiglianza e connivenza con i servitori dello Stato per essere trattenuti molto poco alle frontiere; e i servitori dello Stato, per convenzione fra tutti gli Stati, attraversano le frontiere senza controlli. È poco dire che la frontiera moderna è un lungo e doppio sbarramento di polizia. La sua difesa è anche la principale giustificazione dell'esistenza di un esercito. Infatti, quando una insurrezione polverizza la polizia delle città, l'esercito – vasta polizia di riserva, più potente e meno mobile – difende la frontiera dai soli nemici che ha. Perché quando due eserciti si scontrano cercano solo di discuterne il tracciato, di precisare la frontiera. Nessuna insurrezione ha ancora superato alcuna frontiera. Ma superarne una sola significa superarle tutte.
Ecco infine il primo segreto di Stato: la frontiera è il limite dello Stato. Questa banalità significa in verità: senza frontiere niente Stati. Il che rovina singolarmente la credenza assai diffusa di uno Stato mondiale, una sorta di paradiso della felicità pubblica, dove Stato ed eternità stanno fianco a fianco, in un avvenire prossimo certamente, ma che rischia di esserci soltanto per i nostri figli. Testimoni della diffusione di questo miraggio sono i numerosi romanzi di fantascienza che iniziano con questo esito, i quali del resto si affrettano per lo più a far arretrare le frontiere fino alle stelle, facendo combattere la terra contro altri pianeti o galassie, in guisa di piccoli feudi medievali, futurizzando semplicemente panoplia e scenario. Lo Stato è una divisione della società. Ed è una divisione suddivisa. Lo Stato è diversi Stati. La frontiera non è solo la fine dello Stato, è anche il suo inizio. Delimitando il territorio si attua la prima misura di polizia, si fonda lo Stato. Così, a partire dall'inizio del secolo, al contrario di una unificazione degli Stati del mondo, proprio nella vecchia Europa è raddoppiato il numero di Stati. E questo senza parlare delle recenti pretese, da parte di movimenti detti di liberazione interposta, di costituire in Stati indipendenti delle province.
È la guerra. La frontiera è una posizione di trincea nemica che, finché non viene distrutta, fa fuoco contro il corso della storia.
 

 

[Du 9 janvier 1978 au 4 novembre 1979]