Miraggi

I Sicari di Mida

Jack London
 
Scritto nel 1900, il racconto breve I sicari di Mida apparve l'anno successivo sull'edizione americana della rivista inglese Pearson's dopo essere stato rifiutato da due note riviste letterarie. Un rifiuto causato solo dal fatto che all'epoca Jack London non era ancora il celebre autore di Il richiamo della foresta? O sarà stata la trama stessa ad aver spaventato gli editori statunitensi, poco propensi a raccontare le gesta di un gruppo di misteriosi proletari i quali, stanchi di continuare ad essere degli «schiavi salariati», commettono una serie di omicidi gratuiti al fine di estorcere venti milioni di dollari al magnate delle ferrovie? Nonostante l'ironia di London abbia attribuito ai poveri una notevole dose di spietatezza e cinismo, resta impossibile chiudere gli occhi davanti all'idea attorno a cui ruota questo racconto: farla finita con l'ordine mercantile ricorrendo anche all'omicidio e al terrore per strappare le ricchezze della borghesia.
 
***
 
Wade Atsheler è morto — morto di sua mano.
Dire che il fatto fosse del tutto inatteso nella combriccola dei suoi amici, sarebbe falso; eppure mai una volta noi intimi prendemmo in considerazione l’idea, se non in modo incomprensibile ed inconscio. Sebbene tale possibilità fosse sempre stata lontana dai nostri pensieri, una volta appresa la disgrazia ci parve d’averla già prevista, di aspettarla da tempo. A posteriori, i nostri inavvertiti presentimenti trovarono facilmente un’origine del suo straordinario stato di afflizione. Parlo deliberatamente di straordinario stato di afflizione: giovane, bello e con una posizione assicurata quale braccio destro di Eben Hale — il grande magnate delle ferrovie — non avrebbe dovuto aver motivi per lagnarsi dei favori della •sorte. Eppure abbiamo visto la sua fronte armoniosa solcarsi e corrugarsi come gravata da preoccupazioni e divoranti dolori. Abbiamo visto i suoi folti, neri capelli farsi radi e argentei come grano verde divorato dalla siccità sotto cieli d'ottone. Chi può dimenticare quando, nei momenti più allegri, egli traeva con sempre crescente avidità un ultimo profondo sospiro — chi può dimenticare, dico, la cupa estraneità e l'umor nero in cui cadeva così spesso?
Certe volte, quando il riso gorgogliava e si librava nell'aria sempre più in alto, d'improvviso, senza ragione, i suoi occhi roteavano privi di luce, le sopracciglia si aggrottavano come se, con le mani serrate ed il volto contratto per gli spasimi del dolore mentale, lottasse sull'orlo di un abisso contro qualche pericolo ignoto.
Non ci parlò mai dei suoi problemi, e noi non fummo abbastanza indiscreti da far domande. Ma anche questo fu giusto, dopo tutto: infatti se pure noi ci fossimo decisi a chiedere e lui a parlare, il nostro aiuto e il nostro sostegno morale non sarebbero serviti a nulla.
Da quando morì Eben Hale, di cui era segretario particolare — e inoltre quasi figlio adottivo e socio in affari — egli smise di frequentarci. Non perché — come ora so — la nostra compagnia gli riuscisse spiacevole, ma perché la sua pena era così aumentata che non poteva corrispondere alla nostra allegria, né trovare sollievo insieme a noi.
A quel tempo non potevamo proprio capire il suo stato, giacché quando il testamento di Eben Hale fu omologato, tutti seppero che Wade era l'unico erede dei molti milioni del suo padrone, il quale inoltre aveva espressamente stipulato che la favolosa eredità venisse consegnata al suo protetto, senza alcuna condizione o limitazione nell'uso.
Né un titolo né un dollaro fu legato per testamento ai parenti del morto. Per quanto riguarda i familiari diretti, una sbalorditiva clausola specificava che Wade Atsheler avrebbe dovuto dispensare alla moglie, ai figli e alle figlie di Eben Hale, la quantità di denaro che avesse ritenuto necessaria e per il tempo che gli fosse sembrato opportuno.
Si fosse verificato qualche scandalo nella famiglia del morto, o i figli si fossero dimostrati violenti o ingrati, avrebbe potuto esserci qualche barlume di giustificazione per un comportamento così inusitato; ma la felicità domestica di Eben Hale era stata proverbiale nella comunità, e pur viaggiando fino in capo ai mondo, non si sarebbe scovata una progenie più innocente, equilibrata e sana. Mentre la moglie... — basta — dirò solo che chi la conosceva meglio la chiamava «La madre dei Gracchi».
Inutile dire che l'inspiegabile testamento scatenò un putiferio; chi si aspettava qualcosa rimase deluso; ma nessuna contestazione venne mai avanzata.
Solo l'altro giorno Eben Hale è stato deposto nel suo imponente mausoleo marmoreo; ed ora Wade Atshe|er è morto. La notizia è sui giornali del mattino.
Ho appena ricevuto per posta una sua lettera, inviata, evidentemente, solo poche ore prima che si precipitasse nell'eternità. Questo plico, che ho qui davanti a me, contiene uno scritto di suo pugno, insieme a numerosi ritagli di giornali e a copie di altre lettere. Gli originali, a quanto mi dice, si trovano nelle mani della polizia. Mi prega anche di rendere pubblica la terribile serie di tragedie in cui è stato innocentemente coinvolto: come avvertimento alla società contro il terribile e diabolico pericolo che ne minaccia l'esistenza.
Accludo qui di seguito il testo completo:
«Il caso ci capitò nell'agosto 1899 subito dopo il mio ritorno dalle vacanze estive. Allora non fummo in grado di valutarlo: non avevamo ancora imparato ad addestrare le nostre menti a possibilità così terribili!
Mr. Hale aprì la lettera e dopo averla letta la gettò sulla mia scrivania con una risata. Quando a mia volta la esaminai, anch'io scoppiai a ridere dicendo: — Uno scherzo spaventoso, mister Hale, e di ben misero gusto.
Troverai qui, mio caro John, l'esatta copia della lettera in questione».
Ufficio dei Sicari di Mida, 17 Agosto 1899.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio signore,
La preghiamo di realizzare la parte del Suo patrimonio necessaria a procurare venti milioni di dollari in contanti; pagherà poi tale somma a noi direttamente o ai nostri agenti.
Come vede non specifichiamo alcuna scadenza; infatti non abbiamo intenzione di pressarla nell'esecuzione dell'affare. Potrà anche pagarci in dieci, quindici o venti rate, se questo può agevolarla, ma non accetteremo singoli versamenti inferiori al milione.
Creda, caro signor Hale, che abbiamo intrapreso questa serie di atti senza alcuna animosità. Noi siamo membri di quel proletariato intellettuale la cui continua espansione ha caratterizzato l’ultimo scorcio del diciannovesimo secolo. Da un profondo studio dell'economia abbiamo tratto la decisione di metterci in questo genere di affari; esso presenta molti vantaggi e soprattutto quello di permetterci di effettuare vaste e lucrose operazioni senza capitale. Finora abbiamo avuto un discreto successo e ci auguriamo che i nostri rapporti possano essere altrettanto soddisfacenti. Ci segua con attenzione, per favore, finché non avremo spiegato in modo più completo il nostro punto di vista. Dobbiamo riconoscere che alla base dell'attuale sistema sociale c'è il diritto di proprietà. E come dimostrano le più recenti analisi, questo diritto individuale al possesso poggia esclusivamente sulla forza. I gentiluomini inviati da Guglielmo il Conquistatore divisero l’Inghilterra e se la spartirono tra loro con la spada sguainata. E questo è vero, come anche Lei vorrà certamente convenire, per tutti i possedimenti feudali.
Con l'invenzione del vapore e la rivoluzione industriale nacque la classe capitalista, nel senso moderno della parola, che soppiantò rapidamente l'antica nobiltà. I capitani d'industria hanno effettivamente spossessato i capitani militari. La forza dell’intelligenza e non quella dei muscoli vince oggi la lotta per I’esistenza. Ma il nuovo stato di cose non è per questo meno basato sulla violenza. Il cambiamento è stato qualitativo. Le antiche baronie feudali saccheggiavano il mondo col ferro e col fuoco; le moderne baronie finanziarie lo sfruttano servendosi della loro profonda conoscenza delle forze economiche mondiali. La mente ha la meglio sul braccio, e i più adatti a sopravvivere sono i più dotati di intelligenza commerciale e di capitali.
Noi, i Sicari di Mida, non ci accontentiamo di diventare schiavi salariati. I grandi trust e le società commerciali, (grazie alle quali Lei occupa la Sua posizione sociale) ci impediscono di raggiungere la posizione che i nostri intelletti ci qualificherebbero ad occupare: perché? Perché siamo senza capitali. Siamo anche noi plebaglia, ma con una differenza: che abbiamo cervelli dei migliori e siamo privi di stupide morali e di scrupoli sociali. Come schiavi salariati, faticando dalla mattina alla sera e vivendo sobriamente, non potremmo risparmiare in sessanta anni — e neppure in venti volte sessanta anni — una somma di denaro sufficiente a competere con successo con le grandi aggregazioni di capitali che già esistono. Cionondimeno siamo scesi in lizza. Noi ora sfidiamo il capitale mondiale; e che gli piaccia o no, dovrà accettare la sfida.
Signor Hale, i nostri interessi ci impongono di esigere da Lei venti milioni di dollari. Pur essendo noi abbastanza comprensivi da concederLe un tempo ragionevole per effettuare le transazioni necessarie, La preghiamo tuttavia di non indugiare troppo. Quando avrà accettato le nostre condizioni pubblichi un opportuno avviso sul “Morning Blazer", nella rubrica delle persone scomparse. Le comunicheremo allora le istruzioni per il trasferimento della somma. Sarà meglio che Lei provveda qualche tempo prima del primo ottobre. Altrimenti, per dimostrarLe che non stiamo scherzando, quel giorno uccideremo un uomo nella trentanovesima strada est. Sarà un lavoratore. Quest'uomo Lei non lo conosce, e nemmeno noi. Lei rappresenta una forza nella società moderna; anche noi rappresentiamo una forza — una forza nuova. Ci siamo apprestati alla battaglia senza collera né livore. Come Lei prontamente riconoscerà, noi non siamo altro che un affare commerciale. Lei è l'incudine, noi siamo il martello: quella vita umana potrebbe rimanervi frantumata in mezzo. Lei può salvarla se accetta le nostre condizioni e agisce in tempo.
C'era una volta un re la cui maledizione consisteva nel trasformare in oro tutto ciò che toccava.
Abbiamo scelto il suo nome come marchio ufficiale, e un giorno per difenderci dalla concorrenza lo registreremo.
Ci pregiamo di essere i Suoi devotissimi
Sicari di Mida.
Dimmi tu, caro John, perché non avremmo dovuto ridere di una comunicazione così assurda.
L'idea, bisogna ammetterlo, era ben congegnata, ma troppo grottesca per essere presa seriamente.
Il signor Hale disse che voleva conservare la lettera come curiosità letteraria e la ripose in una casella. Ne dimenticammo subito l'esistenza. E con la stessa prontezza ci tornò in mente il primo di ottobre, quando, esaminando la corrispondenza del mattino, leggemmo quanto segue: 
Ufficio dei Sicari di Mida, 1 Ottobre 1899.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio signore,
La Sua vittima ha incontrato il suo destino. Un’ora fa, nella trentanovesima strada est, un operaio ha avuto il cuore trapassato da una coltellata. Prima che lei abbia letto queste righe il suo corpo giacerà all'obitorio. Vada a vedere quel che ha fatto con le sue mani.
Il quattordici di ottobre, come prova della nostra serietà in questa faccenda, e nel caso che Lei non si sia intenerito, uccideremo un poliziotto all’angolo tra Polk Street e Clermont Avenue, o poco lontano.
Molto €cordialmente,
I Sicari di Mida.
Il signor Hale ci fece su un'altra risata. Era tutto preso da un probabile accordo col sindacato di Chicago per la vendita delle sue ferrovie in quella città, e perciò andò avanti a dettare allo stenografo senza pensarci più. Ma in qualche modo, non so come, un'angoscia profonda si abbatté su di me. E se non fosse uno scherzo? — dissi a me stesso — e sfogliai involontariamente il giornale del mattino. C’era — come capita di solito per la gente sconosciuta delle classi inferiori — una misera mezza dozzina di righe, gettate là in un cantuccio dopo l'inserzione di una specialità farmaceutica.
Questa mattina poco dopo le cinque, nella trentanovesima strada, un manovale di nome Pete Lascalle, mentre si recava al lavoro, è stato accoltellato al cuore da uno sconosciuto assalitore che è fuggito di corsa. La polizia non è stata in grado di scoprire alcun movente del delitto.
— Impossibile — fu la replica del signor Hale quando lessi l'articolo ad alta voce; ma l’incidente a quanto pare lo preoccupò, perché più tardi nel pomeriggio, maledicendo in tutti i modi la propria stupidità, mi pregò di informare la polizia della faccenda. Nell'ufficio privato dell'ispettore ebbi il piacere di essere deriso, tuttavia me ne andai con l'assicurazione che si sarebbe indagato e che i dintorni di Polk e Clermont sarebbero stati doppiamente sorvegliati nella notte in questione. L'argomento non venne più sollevato fino a quando, volate via le due settimane, non ci arrivò per posta il messaggio successivo.
Ufficio dei Sicari di Mida, 15 Ottobre 1899.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio Signore,
la Sua seconda vittima è caduta in orario. Noi non abbiamo fretta, ma per essere più convincenti d'ora innanzi uccideremo settimanalmente. Per evitare interferenze della polizia la informeremo degli eventi solo durante l'esecuzione o poco prima. Confidando che questa lettera La trovi in buona salute,
Noi siamo
I Sicari di Mida.
Questa volta fu ii signor Hale a prendere il giornale e dopo una rapida scorsa, mi lesse questo articolo:
Un ignobile crimine 
Joseph Donahue, assegnato solo l'altra notte ad uno speciale servizio di vigilanza nell'undicesimo distretto, è stato raggiunto a mezzanotte da un proiettile al capo che lo ha istantaneamente ucciso. La tragedia è avvenuta in un punto molto illuminato, all'incrocio fra Polk Street e Clermont Avenue. La nostra società è davvero instabile se i tutori dell'ordine vengono fatti fuori in modo così barbaro e sfacciato. La polizia non è stata in grado finora di reperire il minimo indizio.
Aveva appena finito che arrivò la polizia — l’ispettore in persona e due dei suoi più acuti investigatori. L'agitazione traspariva dai loro volti ed era chiaro che erano seriamente preoccupati.
Sebbene i fatti fossero così scarni e semplici, ne discutemmo a lungo, riprendendo infinite volte l'argomento. Quando l'ispettore se ne andò, ci assicurò confidenzialmente che ogni cosa si sarebbe presto aggiustata e gli assassini scovati. Nel frattempo egli pensò bene di assegnare alcuni agenti alla protezione del signor Hale, e mia, oltre a quelli incaricati di vigilare costantemente sulla casa e sulla tenuta. A distanza di una settimana, all'una del pomeriggio, ricevemmo questo telegramma:
Ufficio dei Sicari di Mida, 21 Ottobre 1899.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio Signore,
siamo spiacenti di constatare come Lei ci abbia completamente frainteso. Ha ritenuto opportuno circondare se stesso e Ia casa di guardie armate, come se davvero noi fossimo criminali comuni, propensi ad agire direttamente contro di Lei per strapparLe con la forza i Suoi venti milioni. Ci creda, nulla è più lontano dalle nostre intenzioni. Lei dovrebbe facilmente capire, dopo una breve, calma riflessione, che Ia sua vita ci è molto cara. Non abbia paura! Per nulla al mondo Le faremmo del male. È nostro interesse prenderci ogni cura di Lei e difenderLa €da qualunque danno. La Sua morte non ci interessa per niente; se così non fosse, stia pur certo che non avremmo esitato un momento a distruggerla. Ci pensi sopra, Signor Hale. Quando ci avrà pagato il nostro prezzo, Le converrà fare un po’ di economia: congedi dunque le guardie e cominci subito a risparmiare.
Entro dieci minuti da che avrà ricevuto questo messaggio, una bambinaia sarà strangolata a morte nel parco di Brentwood. Il corpo si dovrebbe trovare nella macchia, lungo il sentiero che dal palco dell'orchestra va verso sinistra.
Cordialmente Suoi,
I Sicari di Mida.
Un attimo dopo il signor Hale era al telefono per informare l'ispettore dell'omicidio incombente. L'ispettore riattaccò immediatamente per avvertire la sottostazione di polizia F e inviare gli uomini sul posto. Un quarto d’ora richiamò per dirci che il corpo era stato trovato, ancora caldo, nel luogo indicato. Quella sera i giornali si profusero nell’esecrazione di Jack lo Strangolatore, denunciando la brutalità del delitto e lamentando l’inefficienza della polizia. Avemmo anche un colloquio privato con l’ispettore che ci invitò a mantenere ad ogni costo il segreto su tutta la faccenda. Egli disse che il successo dipendeva dal nostro silenzio.
Come tu sai, il signor Hale era un uomo tutto d’un pezzo e rifiutò di arrendersi. Ma, caro John, fu terribile, anzi orribile — questo qualcosa di spaventoso, questa forza cieca nel buio. Non potevamo combattere né concepire piani, non potevamo far nulla salvo torcerci le mani ed aspettare. E una settimana dopo l’altra, immancabilmente come il sorgere del sole, giungeva l’annuncio e la morte di qualcuno, uomo o donna, innocente o malvagio, comunque vittima nostra come se l’avessimo ammazzato con le nostre mani. Una parola del signor Hale e la strage sarebbe cessata.
Ma egli inaridì il suo cuore e attese, col volto scavato, le labbra amare e lo sguardo sempre più fisso e cupo, invecchiando di ora in ora. È inutile che ti parli di quel che ho sofferto in quel periodo spaventoso. Troverai qui le lettere e i telegrammi dei Sicari di Mida, con le cronache dei delitti e tutto il resto.
Troverai addirittura alcune lettere che avvertivano il signor Hale di certi intrighi di suoi concorrenti e di segrete manovre di borsa. I Sicari di Mida mostravano di avere accesso all'intimo pulsare degli affari, e del mondo finanziario. Si appropriavano e ci trasmettevano informazioni che neppure i nostri agenti riuscivano ad ottenere. Una loro tempestiva comunicazione, in un momento critico di una certa contrattazione, fece risparmiare al signor Hale non meno di cinque milioni. Un'altra volta inviarono un telegramma che probabilmente fu il mezzo per evitare che uno squilibrato anarchico attentasse alla vita del mio padrone. Catturammo l'uomo al suo arrivo e lo consegnammo alla polizia, che gli trovò addosso un nuovo e potente esplosivo, quanto bastava per affondare una nave da guerra.
Eppure perseverammo. Il signor Hale fu assolutamente irremovibile fino alla fine. Sborsava centomila dollari la settimana per indagini segrete.
Chiamammo in aiuto Pinkerton e innumerevoli agenzie investigative private, oltre ad aver sguinzagliato migliaia di nostri dipendenti. Gli agenti brulicavano dappertutto con ogni travestimento, introducendosi in tutte le classi sociali. Si vagliarono miriadi di indizi, centinaia di sospetti furono imprigionati, e a diverse riprese migliaia di persone furono poste sotto sorveglianza, ma non venne alla luce nulla di concreto. I Sicari di Mida cambiavano continuamente il loro modo di trasmettere i messaggi. Ogni messaggero che ci mandavano, veniva subito arrestato, ma immancabilmente poteva provare la sua innocenza; mentre le descrizioni che essi fornivano delle persone che li avevano impiegati, non combaciavano mai. Uno degli ultimi giorni di dicembre ricevemmo questa notifica:
Ufficio dei Sicari di Mida, 31 Dicembre 1899.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio Signore, conformemente alla nostra linea di condotta, della quale ci illudiamo che Lei si sia ormai ben impratichito, ci pregiamo comunicarvi che rilasceremo un passaporto da questa valle di lacrime all'ispettore Bying, di cui, a causa delle nostre attenzioni, Lei ha fatto una così profonda conoscenza. Egli ha l'abitudine di trattenersi a quest'ora nel suo ufficio privato.
Mentre Lei legge queste righe, l'ispettore sta esalando i suoi ultimi respiri.
Cordialmente Suoi,
I Sicari di Mida.
Lasciai cadere la lettera e mi precipitai al telefono. Grande fu il mio sollievo quando udii la viva voce dell'ispettore. Ma proprio mentre parlava, la sua voce si spense nel ricevitore in un gorgogliante singhiozzo e potei udire distintamente il tonfo di un corpo che cade. Poi una strana voce mi salutò, mi presentò gli omaggi dei Sicari di Mida ed interruppe la comunicazione. Come un lampo chiamai l’Ufficio Pubblico della Polizia centrale, dicendo loro di correre immediatamente in aiuto dell'ispettore. Restai in linea e pochi minuti dopo mi informarono che egli era stato trovato riverso nel proprio sangue mentre esalava gli ultimi respiri. Non c'erano testimoni oculari, né alcuna traccia evidente dell’assassino.
In seguito a questo fatto, il signor Hale potenziò i servizi segreti fino a far uscire settimanalmente dalle sue casse un quarto di milione. Era deciso a vincere! Le varie taglie ammontavano a dieci milioni. Tu hai una giusta idea delle sue risorse e come vedi vi attinse a piene mani. Egli diceva di lottare per il principio, non per il denaro, e bisogna ammettere che il suo comportamento provò la nobiltà dei suoi intenti. I dipartimenti di polizia di tutte le grandi città cooperavano; intervenne persino il governo degli Stati Uniti e l’affare diventò uno dei più grossi problemi di Stato. Certi fondi straordinari del paese furono devoluti allo smascheramento dei Sicari di Mida, ogni agente del governo stava all'erta, ma tutto fu vano. I Sicari di Mida proseguirono indisturbati nel loro dannato lavoro. Avevano un piano e colpivano infallibilmente.
Anche se lottò fino alla fine, il signor Hale non poté lavarsi le mani del sangue di cui essi si erano macchiati. Pur non essendo tecnicamente un assassino, anche se nessun tribunale di suoi pari l'avrebbe mai condannato, la morte di ogni vittima era imputabile a lui. Come ho già detto, una sua parola sarebbe bastata a far cessare la strage.
Ma egli rifiutò di dire quella parola. Insisteva che l'integrità della società era minacciata; che non era abbastanza vile da abbandonare il suo posto e che era palesemente giusto che pochi fossero sacrificati per il benessere finale dei molti. Ciò nonostante questo sangue pesava su di lui, ed egli sprofondò in una depressione sempre più grave.
Io fui sopraffatto allo stesso modo dalla colpa della complicità. Neonati, bambini, vecchi furono spietatamente uccisi; i delitti non avvenivano solo dalle nostre parti, ma erano distribuiti in tutto ii paese. A metà febbraio, una sera, mentre sedevamo in libreria, ci fu un colpo secco alla porta.
Andando a vedere trovai sul tappeto del corridoio questa lettera:
Ufficio dei Sicari di Mida, 15 Febbraio 1900.
Sig. Eben Hale. Re del Denaro.
Egregio Signore,
non protesta la Sua anima per questa messe di sangue che si va mietendo? Forse siamo stati troppo astratti nel condurre i nostri affari. Vediamo un po' di essere concreti. La signorina Adelaide Laidlaw è una giovane donna piena di talento, e a quel che si dice, tanto buona quanto bella. È la figlia del Suo vecchio amico giudice Laidlaw, e sappiamo che Lei la teneva in braccio quando era bambina. E l'amica più intima di Sua figlia ed in questo momento le sta facendo visita; come avrà letto questa lettera la visita sarà terminata.
Molto cordialmente,
I Sicari di Mida.
Dio mio! Non fummo neppure in grado di comprendere immediatamente la terribile portata dell'annuncio. Ci precipitammo nella stanza di soggiorno, — ma lei non c'era — quindi nel suo appartamento. La porta era chiusa a chiave, ma la abbattemmo a spallate. Giaceva là, soffocata coi cuscini del sofà, proprio mentre stava finendo di vestirsi per l’opera; il rigoglio della vita persisteva sulla sua carne, il corpo era ancora flessuoso e caldo. Permettimi, John, di tralasciare il resto di quest’orrore; ricorderai sicuramente i resoconti dei giornali. Più tardi, quella notte il signor Hale mi mandò a chiamare, e davanti a Dio mi impegnò solennemente a sostenerlo senza interferire e a non accettare compromessi anche se tutti i suoi amici e parenti fossero stati eliminati.
Il giorno dopo fui sorpreso del suo buon umore.
Pensai che fosse rimasto profondamente sconvolto dopo quest'ultima tragedia --- quanto profondamente dovevo capirlo ben presto. Era sempre allegro e vivace come se finalmente avesse trovato un modo per superare questa terribile difficoltà. La mattina dopo lo trovammo morto nel suo letto con un quieto sorriso disegnato sul volto pieno di affanni. Con la connivenza della polizia e delle autorità la morte fu ufficialmente imputata a una malattia di cuore. Ritenemmo opportuno nascondere la verità, ma a ben poco valse questo espediente.
Avevo appena abbandonato quella camera fatale, quando giunse — ma troppo tardi — la seguente straordinaria lettera:
Ufficio dei Sicari di Mida, 17 Febbraio 1900.
Sig. Eben Hale, Re del Denaro.
Egregio Signore,
speriamo perdonerà la nostra intrusione così a ridosso della disgrazia dell’altro ieri; ma ciò che abbiamo da dire può essere della massima importanza per Lei. Ci siamo fatti l'idea che Lei stia tentando di sfuggirci. Apparentemente c’è un modo, come Lei ha già senza dubbio scoperto. Ma vogliamo informarLa che anche questa via è sbarrata. Lei può morire, ma muore fallendo e riconoscendo il Suo scacco. Tenga presente questo: Noi siamo parte integrante delle Sue ricchezze. Insieme ai Suoi milioni noi passeremo ai Suoi eredi, e così per sempre.
Noi siamo l’inevitabile. Il culmine dell’ingiustizia sociale e degli errori dell’industria. Noi ci rivoltiamo contro la società che ci ha creato. Siamo il risultato dei fallimenti di quest’epoca, le scorie di questa civiltà degenerata.
Noi siamo il prodotto di una selezione sociale perversa. Opponiamo la violenza alla violenza.
Solo il forte resisterà. Noi crediamo nella sopravvivenza dei più forti. Lei è sopravvissuto cacciando nell'immondizia i Suoi schiavi salariati. I poliziotti ai suoi ordini hanno ammazzato i lavoratori in una serie di scioperi sanguinosi. Questi sono i sistemi con cui avete tirato avanti. Noi non ci lamentiamo dei risultati perché abbiamo riconosciuta e fatta nostra la stessa legge naturale.
Ed ora finalmente si è posta la questione: nelle presenti condizioni sociali chi di noi sopravviverà? Noi pensiamo di essere i più idonei, e voi altrettanto. Lasciamo la risposta al tempo e alla legge.
Cordialmente, i Suoi
Sicari di Mida.
John, ti meravigli adesso che io sfuggissi i divertimenti ed evitassi gli amici? Ma perché spiegare?
Sicuramente questo resoconto metterà tutto in chiaro. Tre settimane fa, Adelaide Laidlaw morì. Da allora ho atteso nella speranza e nel terrore. Ieri il testamento è stato omologato e reso pubblico. Oggi ho ricevuto l’avviso che una donna della classe media sarebbe stata uccisa nel parco Golden Gate, nella lontana San Francisco. I dispacci sui giornali della sera forniscono i dettagli del brutale episodio; essi corrispondono a quelli forniti in precedenza. È inutile. Io non posso lottare contro l'inevitabile. Sono stato fedele al signor Hale e ho lavorato duramente. Non riesco a capire perché la mia fedeltà sia stata ricompensata in questo modo. Malgrado tutto non posso tradire i miei principi né spezzare il mio mondo col compromesso. Tuttavia ho deciso che nessun'altra morte penderà sulla mia testa. Ho lasciato i molti milioni appena ricevuti ai legittimi eredi. Che i coraggiosi figli di Eben Hale trovino la via della loro salvezza! Prima che tu abbia finito di leggere, io me ne sarò andato. I Sicari di Mida sono onnipotenti. La polizia è impotente. Ho saputo da loro che altri milionari sono stati allo stesso modo ricattati e perseguitati — quanti non si sa, perché quando ci si arrende ai Sicari di Mida, si devono anche sigillare le proprie labbra. Coloro che non hanno ceduto continuano a raccogliere le loro messi scarlatte. Questo gioco feroce sta per giungere al suo epilogo. Il governo federale non può far nulla. Mi dicono che analoghe organizzazioni hanno fatto la loro comparsa in Europa. La società è scossa dalle fondamenta. Sovranità e poteri, come tizzoni, sono sul punto d’essere inceneriti. Non sono le masse contro le classi, ma una classe contro le classi. Noi, i tutori del progresso umano, stiamo per essere isolati e abbattuti. La legge e l’ordine hanno fallito. 
Le autorità mi avevano pregato di mantenere il segreto; l’ho fatto finora, ma non posso più continuare. È diventata una questione che riguarda tutti, colma delle più spaventose conseguenze, e io devo fare il mio dovere prima di andarmene da questo mondo, informandolo del pericolo che lo minaccia. Tu, John, come mia ultima volontà, renderai di dominio pubblico tutta questa faccenda. Non aver timore: hai tra le mani il destino dell'umanità. Che i giornali stampino milioni di copie, che queste rivelazioni corrano sui fili per tutto il mondo; ovunque gli uomini si incontrino a parlare, che parlino di ciò terrorizzati e frementi.
E infine, quando sarà completamente ridestata, che la società sorga in tutto il suo potere e scacci questa infamia.
Addio per sempre, il tuo
Wade Atsheler».