Brulotti

Libertà è partecipazione?

 
«Quando tutti saranno sbirri, la società sarà perfetta...»
Maurice Blanchard
 
Lo chiamano, usando un'orrenda locuzione, controllo di vicinato. Trascurati da forze dell’ordine carenti in mezzi e personale, abitanti di uno stesso quartiere, di uno stesso paese, di una stessa zona, si organizzano da sé per garantire il proprio giusto riposo dopo una giornata di fatica, per proteggere i propri sudati risparmi dopo una vita di lavoro. Attraverso le meraviglie della informatica, controllano le case gli uni degli altri, tendono l'orecchio per udire rumori sospetti, aguzzano la vista per notare movimenti sospetti. E se c'è qualche brutto ceffo – o anche solo qualche sconosciuto – nei paraggi, chiamano chi di dovere.
Tale pratica, che si sta diffondendo qui e là alimentata dal panico per l'invasione di barbari immigrati, ha appena ricevuto nella civile Toscana l'avvallo istituzionale che merita. A Massa saranno le stesse forze dell'ordine ad addestrare i baldi cittadini, che si potranno costituire in «Gruppi di controllo di vicinato». Come suona bene questo termine rispetto a «ronda», nevvero? E poi, questi cittadini mica se ne vanno in giro a caccia di ladruncoli da linciare! No, loro osservano, ascoltano e riferiscono. Talora interpretano guidati dal sospetto… Con civiltà rinascimentale (sebbene iper-tecnologica), mica con rozzezza padana.
Ancora una volta, per noi non è facile capire se sia più disprezzabile il becerume reazionario o l'ipocrisia progressista, se siano più odiose le legnate inferte sul posto dalle ronde o le delazioni effettuate a distanza dai gruppi di controllo di vicinato. Già ci è impossibile dimenticare che il furto è l'ovvia conseguenza della proprietà privata, ma le guerre fra poveri, che schifo! In alto si arricchiscono organizzando massacri e speculando su vivi e morti, mentre in basso ci si scanna per una briciola in più o in meno. Oh, lo sappiamo bene che nessuno ama avere intrusi in casa che allungano le mani sui propri beni. Ma questa foga nel prendersela con quelli senza divisa (ladri e rapinatori) per venire in aiuto a quelli in uniforme (poliziotti e carabinieri), la troviamo stomachevole. È come l'indifferenza o il sostegno a chi fa la guerra che si trasforma in indignazione davanti a chi scappa dalla guerra (ridateci i «nostri» marò e riprendetevi i «vostri» profughi). Ma tutti questi disperati, prima di venire, non potevano chiedere permesso? Ma tutti questi disperati, anziché minacciare i nostri rutti serali, non potevano crepare a casa propria? Non potevano farsi bombardare dai missili che noi costruiamo, sganciati dagli aerei che noi produciamo, guidati da piloti che noi addestriamo? Infine, stranieri o connazionali che siano questi irruenti bisognosi, anziché impugnare il piede di porco del ladro non potevano impugnare la ciotola di merda del mendicante?
Lasciamo poi perdere coloro che vedranno nel «controllo di vicinato» una forma di autogestione al servizio della comunità. E non li lasciamo perdere perché hanno torto, al contrario, ma perché hanno ragione! È anche così che «la gente» condivide i propri problemi, si organizza per risolverli, difende il territorio...
Espressione perfetta della natura sbirresca di ogni invito, per quanto alternativo, a partecipare a questo mondo.
 
[27/6/16]