Brulotti

L'Idea e la Forza

Ernest Coeurderoy
 
Per un incredibile abuso delle parole, siamo arrivati ad un deplorevole malinteso delle cose.

Quando parliamo oggi di Forza, in politica, noi attacchiamo a questa espressione il pensiero di controrivoluzione. E quando parliamo d'Idea, noi prendiamo questa parola nel significato esclusivamente rivoluzionario.
 Perché ciò? È forse perché l'idea concepisce le rivoluzioni e s'inoltra, per prima, sulla loro strada? È forse perché la Forza s'oppone alla realizzazione delle idee nuove per quanto è in suo potere di farlo, e non la subisce che col tempo?

Ma se l'Idea rimanesse sempre in avanti, isolata dalla Forza, essa non prenderebbe corpo e resterebbe sterile. Lo stesso, la Forza sarebbe condannata all'inazione se il Pensiero non le preparasse nuovi soggetti di lavoro.

L'idea non è sempre impiegata al servizio della Rivoluzione diretta. De Maistre, Machiavelli, Romieu ce ne danno la prova. La forza neppure viene sempre in aiuto alla Reazione diretta, come è dimostrato dalle rivoluzioni svizzera, germanica, inglese, francese e americana, da tutte le più grandi rivoluzioni dell'universo.

Ammiro infatti i borghesi progressisti del mio tempo (1854), che vogliono operare la rivoluzione mercé delle riforme insensibili e la soluzione lenta del pensiero, senza commozioni e senza disordini; li ammiro come Brunswick e gli emigrati che credevano, nel 93, di paralizzare la Rivoluzione con la Forza! A ogni opera umana deve concorrere l'azione del braccio e l'azione del cervello, l'importante è di non esigere dal braccio il lavoro della testa e di sapere impiegare a tempo l'una e l'altro.

Non essendo l'essere umano completo senza queste due potenze, la rivoluzione nella quale non intervenissero entrambe non sarebbe durevole.