Brulotti

Dieci dita di degrado

William Morris
 
L'arte è l'espressione della gioia dell'uomo al lavoro.
Se queste parole non sono di John Ruskin ne riassumono, almeno, la sua idea maestra. E non c'è, per me, nessuna idea più importante.
Se la gioia del lavoro è possibile individualmente, quale follia è per un uomo accettare di lavorare senza gioia!
Se la gioia del lavoro è generalmente possibile, quale delitto commette la società condannando la maggior parte degli uomini a lavori disgustanti!
Dato che, oggi, tutta la gente onesta lavora, ciò significa che siamo costretti all'infelicità, mentre sarebbe sufficiente permetterci la felicità.
La soddisfazione intima che può nascere da qualunque opera manuale ha per fondamento l'ardente interesse di un uomo sano per una vita sana. Vi vedo quattro elementi di piacere: la varietà, la speranza di creare, la dignità dell'opera utile; infine la ricompensa misteriosa che accompagna ogni esercizio intenso delle nostre facoltà fisiche.
Queste condizioni, realmente e pienamente realizzate, rendono il lavoro attraente, e ciò si può dimostrare in poche parole.
Prendiamo la varietà. Chiunque si sia servito delle sue dieci dita, conosce molto bene il piacere che gli procura la conclusione di un primo compito e può immaginare anche il disgusto che avrebbe se dovesse ricominciarlo per tutta la vita.
Prendiamo la speranza di creare. È l'attesa di produrre una cosa bella o eccellente; di compiere, come uomo di mestiere, quello che non si potrebbe certo fare altrimenti: d'assumersi un'opera che aveva bisogno di voi e di nessun altro. C'è qualcuno che non può comprendere questo piacere?
Non è meno facile vedere come il rispetto di sé nato dall'utilità cosciente sappia addolcire lo sforzo del lavoratore. Sentire che voi dovete fare il vostro compito non per soddisfare la stupidità di un pazzo o di una banda di pazzi, ma perchè esso ne vale veramente la pena, ecco quello che aiuta ad arrivare alla fine di una giornata di lavoro.
Quanto al piacere sensuale non ragionato del lavoro fisico, credo che sia capace di trarre dagli uomini, anche nello stato presente, ancor più lavori rudi e solidi di quanto la maggior parte della gente non immagini.
In ogni caso è ciò che è alla base della produzione in tutte le arti le quali non sono concepibili senza l'esistenza di questo piacere, almeno in una forma debole e rudimentale.
Per la Rivoluzione emancipatrice è il piacere integrale, la gioia completa nel lavoro che io rivendico come un diritto di nascita di tutti i lavoratori! Se manca loro una qualche parte di questa gioia, eccoli altrettanto degradati. E se manca loro tutto nello stesso tempo, essi ricadono, per ciò che concerne il loro lavoro, non dirò al livello dello schiavo perché la parola non sarebbe abbastanza forte, ma al livello di una macchina più o meno cosciente della propria miseria.