Miraggi

Omaggio a Sade

Maurice Heine
 
«Prince, ô tres haute marquis de Sade...»
Paul Verlaine
 
Il Sade che ammiriamo,
non è il marchese, ma il cittadino
che nel millesettecentonovantatre
dichiara al Comitato di Sicurezza generale
che il suo bisavolo era un domestico,
rinnegando la propria nobiltà con tanta fierezza.
 
Il Sade che ammiriamo,
non è il colonnello di cavalleria,
ma il giusto che annota questo pensiero:
«I ladri uccidendo per rubare fanno
meno male dei generali dell'esercito
che distruggono nazioni solo per orgoglio».
 
Il Sade che amiamo,
non è il luogotenente generale
delle province di Bresse e Bugey,
ma il gentile, senza nessuna boria,
che chiama il suo domestico Signor Marchese
e si fa chiamare Il fiore,
mentre gode a peto-in-bocca con le puttane di Marsiglia.
 
Il Sade che amiamo,
non è il privilegiato,
ma il libertino che esclama,
quando il parlamento di Aix lo brucia in effige:
«Dio fottuto!
eccomi dove volevo,
eccomi coperto d'obbrobrio e d'infamia,
lasciatemi, lasciatemi,
bisogna che me ne venga!»
cosa che fece nello stesso istante.
 
Il Sade che amiamo,
non è lo studente dei padri gesuiti,
ma è l'amante di sua cognata,
il seduttore della deliziosa canonichessa
che l'aiuta a far becco Dio con un incesto.
 
Il Sade che esaltiamo,
è il murato di trent'anni,
il prigioniero di Stato, schiavo del dispotismo
sotto tre regimi che gli rubano la libertà.
 
È il rivoluzionario
che per primo grida al popolo di prendere la Bastiglia;
 
è l'ateo
che sfida Robespierre ed il suo Essere supremo
dalla Sezione delle Picche
alla barra della Convenzione;
 
è il vecchio impenitente,
gettato nell'asilo dei pazzi
e la cui fredda ragione sconvolge
ministri e prefetti dell'epilettico Imperatore.
 
Ed è il moribondo, fedele al suo Dialogo
col prete che egli allontana.
 
Ma più che il poeta ed il filosofo,
in lui amiamo ed ammiriamo
il domatore della natura,
l'aggressore degli dèi,
il dispregiatore delle leggi,
il liberatore del sesso,
il ribelle,
Sade.