Fuoriporta

Alcune riflessioni sulla rivoluzione ucraina

un anarchico di Kiev
 
Presentiamo qui una lettera scritta da un anarchico, che si trova a Kiev, in risposta ad un articolo pubblicato lo scorso marzo dal gruppo statunitense Crimethinc a proposito della rivoluzione ucraina e in risposta a chi proclama che la rivoluzione ucraina riguardi solo l’estrema destra. Questa lettera è apparsa in inglese su 325.nostate.net, venendo poi tradotta e pubblicata in francese sul secondo numero di Avalanche.
 
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Compagni! Vi scrivo dall’Ucraina. Ho partecipato molto alle sommosse di Maidan e alle varie iniziative anarchiche durante quel periodo. Vorrei fare diverse osservazioni che considero importanti per una migliore comprensione degli avvenimenti. In generale sono d’accordo con la vostra tesi, ma voglio sottolineare alcuni dettagli che mostrano come la situazione sia meno nera.
Per cominciare, i nazionalisti ed i fascisti hanno capeggiato gli scontri solo nell’immagine mediatica di Maidan. In realtà non hanno il controllo sulle attività dei ribelli, ma sono riusciti a gestire la scena di Maidan e ad attirare l’attenzione dei media. I fascisti del «Settore destro» (Pravyi sektor) e di altre organizzazioni controllano solo i propri membri. Ed è da notare che le loro strutture organizzative non erano particolarmente gerarchizzate: i gruppi erano decentrati. Alcuni membri avevano una conoscenza solo vaga dei valori dell’estrema destra e li sostenevano solo perché erano la forza «più radicale». Dmytro Jarosh, leader del Settore destro, è più una figura mediatica, un portaparola, che non l’odierno führer. Adesso il Settore destro è quasi scomparso dalla scena pubblica. Quando le autorità hanno assassinato Oleksanr Muzychko, un dirigente del Settore destro nella regione ovest dell’Ucraina, e dopo diverse altre provocazioni, si sono disintegrati nel fittizio «mostruoso fascismo» della propaganda russa.
Il vero pericolo per gli anarchici era il gruppo neonazista C14 – giovani militanti del partito Svoboda. I militanti di questo gruppo non esercitavano quasi egemonia politica sugli altri ribelli (avendo perso il partito Svoboda parecchio sostegno per via della sua politica opportunista durante il sollevamento), ma avevano avuto modo di conoscere direttamente gli antifascisti e gli anarchici di Kiev, essendosi scontrati con loro più volte prima di Maidan. Questo gruppo non è molto grande (da 100 a 200 persone), ma è ben organizzato e meglio equipaggiato di noi. Se non abbiamo potuto formare una «centuria» anarchica, è a causa della sua pressione. E durante la difesa dell’occupazione del ministero dell’Educazione, costituiva per noi la principale minaccia.
Ho parlato con decine di altri ribelli e spesso sono molto interessati a discutere di anarchismo. La maggior parte di loro non crede ai partiti politici e si battono, come sono soliti dire, «contro la polizia, contro le autorità e contro la corruzione».
Personalmente considero la magnifica auto-organizzazione e solidarietà fra i ribelli come l’espressione di un «anarchismo popolare» pratico, sebbene mal compreso.
Viste le conseguenze di Maidan e considerando le rivendicazioni dei ribelli, l’impatto politico del sollevamento non è nazionalista, ma liberale. La parte dominante dei ribelli parlava di uno «Stato migliore (Stato sociale) senza burocrazia corrotta, con una polizia che si fa carico della nostra sicurezza e con un esercito che ci protegge dalle invasioni, ecc.». Nel suo ultimo discorso il nuovo presidente dell’Ucraina ha promesso di decentrare tutte le autorità e di concedere più diritti e mezzi alle comunità locali. E temo che questa ingannevole «politica dolce» soffocherà il clima di rivolta per un altro decennio. Al tempo stesso, le élite politiche non sembrano capirlo. Continuano ad essere corrotte e votano riforme neoliberali brutali.
La maggioranza delle persone ha deciso di dare credito alle nuove autorità. Il livello di radicalismo è crollato. Le persone ritengono di poter fare compromessi con loro e ora in genere praticano tattiche di presidi e altre forme legali di protesta. L’efficacia di queste tattiche non è particolare, così spero che questo spingerà le persone a diventare più radicali.
E penso che la retorica nazionalista a proposito di Maidan sia stata artificiosa. La bandiera ucraina e lo slogan «Slava Ukraini» (l’Onore dell’Ucraina) hanno perso in un certo senso il loro simbolismo statale. Durante questo periodo erano simboli di rivolta. Ma bisogna dire che dopo l’inizio della guerra, la società è stata scossa da una forte reazione. Era uno shock, le persone non sapevano cosa fare riguardo l’invasione dell’esercito russo in Crimea così hanno riposto la loro fiducia nell’esercito e nelle nuove autorità (il parlamento è composto soprattutto da partiti di centro-destra e da neoliberali). Oggi il patriottismo ed il nazionalismo correnti si esprimono attraverso la russofobia e in sostegno all’esercito ucraino in guerra, ma non in sostegno alle autorità e ad uno Stato forte. C’è stato un momento prima dell’elezione del nuovo presidente in cui le persone credevano che Poroshenko avrebbe potuto riportare stabilità. È così che la maggioranza di loro giustificava il motivo per cui lo aveva votato. Ma mi sembra che i funzionari perdano credibilità di giorno in giorno.
In secondo luogo, non c’erano di fatto «centurie di lotta con una stretta gerarchia di comando». Le forze di autodifesa consistevano in circa 40 centurie a Maidan. E solo una decina di queste erano nazionaliste o fasciste.
Altre centurie si basavano sull’appartenenza regionale (per esempio, la centuria di Lviv) o comunitaria (la centuria dei veterani dell’Afghanistan). Inoltre non c’erano unicamente centurie «militanti» ad utilizzare l’appellativo di «centuria». C’era per esempio la «Centuria delle Arti», che prendeva le decisioni in base al consenso (era fortemente influenzata dagli anarchici). Considero ancora più importante il fatto che durante gli scontri nelle vie Grushevskogo e Instytutska la vera forza che combatteva contro la polizia risiedesse nelle migliaia di gruppi autonomi. Da 2 a 10 amici abituati a battersi contro la polizia senza nessuna forma di adesione organizzativa. Personalmente, ho partecipato agli scontri proprio con un gruppo di miei amici che non erano anarchici! (In quel momento, non facevo parte di un gruppo d’affinità, e tutti i miei compagni anarchici erano assenti). Inoltre, le centurie non erano costituite da 100 persone. Prima degli scontri in via Instytutska, la maggior parte delle «centurie» erano costituite da 20-40 persone. Le persone lasciavano la loro centuria quando si annoiavano, semplicemente. C’è stato un momento divertente durante l’occupazione del Ministero dell’Educazione (la difesa di questa occupazione era tenuta principalmente da anarchici). Due ragazzi ci hanno raggiunto dicendo: «abbiamo lasciato la nostra centuria, non fanno nulla, e ci sembra che la difesa di questo posto sia più eccitante». La composizione dei ribelli attivi era molto dinamica, e non uniforme o unificata.
Terzo punto, dopo gli scontri della via Instytutska, Maidan si è infine propagata in tutti i quartieri di Kiev, nella maggior parte delle città e pure dei villaggi dell’Ucraina. Le persone si sono auto-organizzate in forze locali di autodifesa per lottare contro la polizia ed i «titushkas» (militanti pro-governativi). Noi (anarchici) abbiamo compreso la necessità di decentrare e diffondere le proteste in tutte le parti della città e del paese, ma a causa della mancanza di esperienza nell’azione diretta non abbiamo potuto dare impulso a questa tattica. Le persone ci sono arrivate per intuito, dopo che il governo aveva bloccato la metropolitana paralizzando il sistema dei trasporti a Kiev. La violenza senza precedenti in via Instytutska è stata tale da incitare i liceali, armati di verghe di legno o di metallo, dei villaggi dell’Ucraina centrale a caricare per fermare gli autobus pieni di titushkas.
Queste forze locali di autodifesa sono attive più o meno ancora oggi. Si battono ad esempio contro i promotori immobiliari. Penso che la tattica di portare la battaglia nei quartieri tranquilli e di bloccare i trasporti e altre infrastrutture delle città potrebbe apportare dei frutti nei prossimi sollevamenti.
Riassumendo, credo che le organizzazioni di estrema destra probabilmente trarranno profitto dalla sommossa che è un terreno fertile per l’anarchismo, ma dovranno evolvere e adattarsi al nuovo scenario. Dovranno fare seri sforzi per continuare a restare presenti. Non possono assorbire del tutto la rivolta che viene dal basso. Quindi penso che la situazione non sia così cattiva per gli anarchici. Incoraggio i gruppi anarchici a prendere parte al cuore dei sollevamenti, non solo proponendo forme più radicali di azione diretta ma soprattutto abbozzando una prospettiva politica veramente radicale. I posti migliori per l’agitazione delle persone sono le barricate. Inoltre dobbiamo provocare un cambiamento politico. Dobbiamo aprire nuovi spazi al di là di ciò che è permesso. Le prime bottiglie molotov nella storia dell’Ucraina indipendente hanno cambiato molte cose. Ad esempio, il fatto che gli sbirri e i politici non siano più invulnerabili. E poi cosa? Dobbiamo rompere il divieto di toccare la proprietà privata. Non dobbiamo aspettare la creazione di un «grande movimento dei lavoratori» come fanno i miei compagni sindacalisti, o cercare l’attenzione dei media o l’approvazione degli amici liberali (come molti di noi hanno fatto), dobbiamo combattere lo Stato e i reazionari adesso.
L’attenzione della società ucraina si concentra ora sulla guerra nell’est. I battaglioni dei volontari sono il fenomeno più notevole. I più conosciuti si chiamano «Donbas». I loro comandanti li definiscono «una rete di patrioti». In diversi video hanno dato prova di una posizione più o meno critica, ma liberale. C’è anche il battaglione «Azov», composto da neonazisti (sebbene i media non abbiano detto nulla riguardo la loro ideologia). Altri battaglioni non hanno alcuna specificità politica.
Non posso raccontarvi molto sullo stato di cose ad est, dato che non ci sono andato. Le mie informazioni provengono dai media aperti ed ufficiali. Se avete domande relative al campo pro-russo nel conflitto, i suoi leader sono di estrema destra, non ci sono dubbi. Spesso la loro retorica è infarcita di imperialismo e di sciovinismo russo, di razzismo, di omofobia e di fondamentalismo religioso. Il loro antifascismo è falso. È semplicemente un prodotto della mitologia sovietica della Seconda Guerra Mondiale. Sì, ci sono certamente persone che credono di battersi per la propria libertà, contro il vero fascismo e non per Putin, ma non sono rappresentate nel discorso politico.
Diversi anarchici hanno raggiunto i battaglioni di volontari. Non credo sia la decisione migliore, ma posso capirli. La mancanza di attività e di prospettive visibili a Kiev, combinata con un sincero desiderio di resistere, li spingono ad andare in guerra. Non penso che diventeranno dei nazionalisti o qualcosa del genere, sono certo che si sforzeranno di continuo per agitare i soldati e spiegare loro cos’è l’anarchismo.
Probabilmente la loro nuova esperienza sarà presto molto utile per i compagni che sono rimasti a casa.
È difficile fare una previsione sulla fine della storia. Ma non c’è motivo per disperare. Le nuove autorità stanno per perdere la loro legittimità. E ci sono anche parecchi disordini nell’esercito. Le pessime condizioni di vita nei campi militari ed una amministrazione stupida che causa morti creano una atmosfera di diserzione al suo interno. Il rincaro dei prezzi, i tagli di spesa e la recessione possono causare una nuova grande crisi in Ucraina. Penso che per gli anarchici la sola prospettiva accettabile sia una seconda ondata rivoluzionaria. Non esiste altra via fuori della rivoluzione in tutta la nostra regione. Gli anarchici ucraini devono ispirare i compagni russi e bielorussi ad insorgere. Solo insieme riusciremo ad abbattere il capitalismo nella nostra regione e nel mondo.
 
[luglio 2014]