Brulotti

Dal sottosuolo sociale

Wanderer
 
La voce della canaglia
 
Avete detto che nella grande ora mi avreste chiamato, ed io risposi sempre che non sarei mancato al vostro appello. Ora non l'avete ancora fatto, ma siccome io sento che la storia è giunta ormai alla sua svolta, io non posso, non voglio più a lungo attendere, e vengo, vengo ad instaurare la Giustizia.
 
Non vi son che io che può farlo. Non vi son che io che vi può liberare. Io sono l'alito di tutte le libertà! Ovunque io passo schianto, spezzo le catene, io, l'animatore dei forti e dei deboli, degli audaci e dei vili!
 
Con me non vi son più viltà. Ogni cuor di coniglio diventa cuor di leone. Calpesto ogni debolezza, disprezzo ogni esitazione e sono l'antagonismo di ogni adagio. Io voglio e voglio subito. La mia sete è come quella del viaggiatore nel deserto.
L'attesa è la mia morte!
 
Mi hanno tolto il bavaglio dalla bocca, ma voi non mi avete ancora slegate le mani. Non attendete più a lungo, voi tutti che avete tanto sofferto – o l'oblio corroderà le mie carni ove sono impresse tutte le sofferenze degli iloti.
 
Perché non mi lasciate che urlare? Che il dolore non sappia che piangere? Che la giustizia non sappia che gridare la sua impotenza? Che gli schiavi non sappiano baciare che le loro catene? Che l'Umanità non sappia che morire; soffrire e morire?
 
Io urlerò, urlerò, urlerò, urlerò in ogni petto, perché non mi si dimentichi, ed il mio singhiozzo sarà così straziante e formidabile che mi si dovrà ben udire.
Ogni arrendevolezza e perdono è ora viltà e tradimento!
 
Io ho pazientato fin troppo.
Sono da secoli che covo la mia vendetta in silenzio! Sono da secoli che sto preparando la mia mina! Nella mia caverna sono venuti tutti a trovarmi. Le donne ed i bimbi affamati; gli uomini torturati e trucidati, gli affamati di ogni giustizia!
E ho raccolto ogni loro sofferenza nel mio grembo e con esse ho preparato la mina.
A tutti ho promesso giustizia, e giustizia sarà!
Io non tradisco!
 
Parlo per tutti i traditi. Reclamo giustizia per chi mai ne ebbe. Grido: Vendetta!... per tutti i crocefissi.
 
Anch'io fui tradito, crocefisso e trascinato nel fango.
Anch'io fui chiamato a combattere per una causa che non era la verità; mi fecero lottare per il male contro il bene, e la menzogna fu la mia compagna e ancella.
Ma il tradimento non mi ha soppresso dov'io dovevo esistere: esso ha accresciuto la mia sete e la mia potenza, e: Guai  a voi che mi avete ingannato!
 
Udite! Il perdono vi tradisce, la pietà vi tradisce anch'essa! Tutti vi tradiscono!
Non vi son che io che vi porto la giustizia, perché io trascino con me la vendetta!
Veniamo a vendicarvi dai secoli di schiavitù, d'ingiustizia, di sofferenze.
Io spezzerò le catene, schiuderò le tombe e porterò ai morti la vita.
Io sono la Giustizia, perché porto la morte agli apostoli della morte.
Scioglietemi i lacci!
 
Titolo d'onore
 
Il cannone continuava il suo ululato spaventevole e nefando, straziandomi le orecchie, torturandomi i nervi, soffocandomi il cuore. La mitraglia mi dilaniava le carni.
Io non vedevo che rosso!
Rosso il cielo di fuoco, rossa la terra di sangue.
Sangue! Sangue!
Sangue e morte; sangue e cataste di cadaveri spezzettati; sangue e rantoli, sangue ed apparenze di vivi.
Io mi accovacciai in una buca, chiudendo gli occhi per non vedere più, col viso nel fango, ma sentivo che quei monti di distrutti mi guardavano fissi e vedevo dei ghigni orrendi su quei volti lividi e divorati.
E più cercavo di non vedere e più sentivo.
Ciò che non penetrava per gli occhi penetrava pel cervello.
E la tortura cresceva, e i monti di cadaveri anche, e come la marea sulla riva, s'avvicinavano a me per seppellirmi.
Seppellirmi? Me, seppellire col vostro tanfo? A vent'anni?
No, perdio! Non mi avrete! Né Caino, né Abele!
 
Ho disertato. Da tutte le fogne del sudiciume aristocratico è uscito un sol grido: traditore! Mi hanno coperto di tutto il loro fango. Mi hanno additato a tutti gli odi ed a tutte le vendette. Hanno richiamato sul mio capo tutte le maledizioni.
«Traditore!»
Sì!...
Ho tradito la causa del delitto ed è il mio più grande titolo d'onore.
 
Mi hanno inseguito come s'insegue una bestia feroce, perché mi volevano agguantare; mi volevano affondare gli artigli nelle carni e ricaricarmi la pesante croce sulle spalle, quella croce che ho respinto con sdegno come un vano sacrificio.
Non mi hanno ancora riconosciuto il diritto di sottrarmi alla morte, che non è la mia morte.
 
Ora mi sono ritirato feroce nelle foreste delle alte montagne ove solo m'è permesso di vivere.
Nessuno è con me. Solo mi porto al fianco la mia accetta, compagna indivisibile ed implacabile che mi accompagna ovunque e colla quale acquisterò quel diritto alla vita che mi vien negato o morrò.
Non mi resta che essa, poiché m'hanno tolto tutto, ma tutto essa mi renderà. Io la venero più d'un amante.
A notte alta urlo il mio odio e la mia prossima vendetta, per tenere lontano gli sciacalli che m'hanno giurato la morte.
Essi non mi hanno perdonato, ma neppur io ho perdonato a loro.
Io attendo impaziente che voi della valle mi chiamiate, ed io verrò cantando, colla mia compagna fiammeggiante nel pugno.
Perché io, il disertore, non diserterò la nostra battaglia.
 
 
[L'Avvenire anarchico, n. 27, 18 luglio 1919]