Intempestivi

La guerra dei trent'anni

 

Trent'anni. Sono passati trent'anni esatti da quella calda estate del 1983, quando il progetto di costruire una base militare in Sicilia attirò sull'isola molti uomini e donne decisi ad opporsi. Oggi la storia pare ripetersi. All'epoca il paese che doveva ospitare i missili Cruise era Comiso, oggi invece a dover ospitare i radar dell'esercito statunitense è Niscemi.
Ma gli anni non sono trascorsi invano, la lezione del passato è servita. Il 9 agosto 2013 i manifestanti che si riconoscono nei Comitati No Muos sono riusciti ad entrare nell'area proibita, superando il cordone delle forze dell'ordine e tagliando le reti di recinzione. Allora, il tentativo di bloccare i lavori fallì, scatenando violente cariche della polizia. Fu così che terminò l'8 agosto 1983 il corteo dell'IMAC, campeggio a cui presero parte pacifisti ed attivisti del frastagliato arcipelago della sinistra.
A Niscemi, i manifestanti hanno marciato accanto ai loro rappresentanti presso le istituzioni (consiglieri comunali, sindaci, parlamentari). Uniti nella opposizione al Muos dalla convinzione che un altro Stato è possibile. Anche a Comiso accadde lo stesso, ma l'esito come si è visto fu ben diverso; allora i parlamentari di DP o del PdUP vennero presi a manganellate ed i colpi non risparmiarono nemmeno i preti.
Ma il tempo è galantuomo. A trent'anni di distanza, il trionfo di Niscemi vendica la batosta di Comiso. Pur con ritardo, è ora sotto gli occhi di tutti che i movimenti di lotta devono saper giocare di sponda con le istituzioni se vogliono vincere. Trovare degli interlocutori in parti dello Stato, saper mescolare argutamente conflitto e consenso. La Val Susa lo ha insegnato, Niscemi lo ha confermato.
Già, la lezione del passato è decisamente servita. In quell'estate del 1983 anche gli anarchici cercarono di occupare la base di Comiso. Era da un paio di anni che battevano tutto il territorio, nazionale e locale (e perfino internazionale), diffondendo le loro ragioni e aizzando la popolazione alla rivolta. Ma rimasero sempre alla larga dai partiti, persuasi che l'occupazione andasse tentata a partire dal basso dell'inferno, non programmata con qualche santo in paradiso. Il 27 luglio 1983 altre violente cariche della polizia fermarono questi loro sogni che nemmeno le pallottole mafiose erano riusciti a scalfire.
Di quel tentativo autonomo — il solo che potesse chiamarsi così, perché verificatosi nei fatti e non nelle etichette ideologiche — rimane traccia solo su qualche libro e in poche memorie. Per il resto, è stato cancellato, sommerso dalla ragione di Stato e del contro-Stato. In questi ultimi anni anche molti, moltissimi anarchici hanno imparato come va il mondo. Ovvero che la conflittualità è più proficuo esprimerla in maniera alternata, non permanente. Meglio accodarsi ad una sinistra vincente, con la buona intenzione di farle le scarpe all'ultimo minuto, che ritrovarsi soli contro tutti, e quindi perdenti.
Trent'anni dopo, non ci sono più dubbi. Se la lotta non paga, offre il cittadinismo.
 
[13/8/13]