Intempestivi

È la crisi...

Luigi Bertoni
 
Ecco le parole che oggi servono a spiegare tutto: disoccupazione, mancanza di abitazioni, espulsioni, caro-vita, ribasso di salari, aumento di imposte, di tasse, diritti di dogana, proibizione d'importazione, ecc. tutto un regime che prima della guerra sarebbe parso insopportabile, e al quale la massa si rassegna molto bene oggi, dopo la vittoria del diritto e della libertà. Perché questa vittoria produce degli effetti che bisogna sempre pagare caramente...
Noi abbiamo bene, a dire il vero, una Società delle Nazioni per garantirci la pace, questo bene supremo, e facilitare i rapporti tra i popoli; ma in realtà, ci sono più guerre dopo la pace di Versailles che prima del 1914, e mai le comunicazioni tra i popoli non sono state più difficili e non hanno incontrato più ostacoli.
È inutile cercare di comprendere o domandare delle spiegazioni. Contentatevi di ripetere con tutti: C'è la crisi! — altrimenti detto: un flagello naturale contro il quale non c'è nulla da fare.
È così che, per imporre ai popoli avviliti, disciplinati e schiacciati i peggiori delitti e il più spaventoso macello, è bastato ripetere nell'agosto 1914: C'è la guerra... E milioni d'uomini partirono, abbandonando l'opera di vita per votarsi all'opera di morte.
È incredibile il grado di fatalismo a cui l'educazione borghese, aiutata dalla falsa scienza marxista, ha condotto le folle! Perché si dice: «C'è la crisi!...» con la stessa rassegnazione che si direbbe «C'è la pioggia» o «C'è la siccità».
La scienza borghese ci ha fatto credere a delle pretese leggi economiche da cui deve derivare il più naturalmente del mondo... la nostra miseria.
La scienza marxista, essa, insegnandoci che «le condizioni materiali all'emancipazione del proletariato, sono generate spontaneamente dallo sviluppo dello sfruttamento capitalistico», ci invitava, insomma, a contare sul risultato di questa spontaneità. Tanto peggio se, invece delle condizioni d'emancipazione furono generate dapprima delle condizioni di guerra, e se questa guerra non è stata di classi, ma di proletariati fra di loro.
Ebbene, no, è l'ora di finirla con tutti i fatalismi.
«C'è la crisi!» voi dite – ma perché e come?
 
[1919]