Miraggi

Il deserto emozionale che stiamo attraversando gioca brutti scherzi. Provoca miraggi, allucinazioni in cui ciò che è pura immaginazione viene percepita come realtà. Ma questo stato morboso non è, al tempo stesso, una forma esasperata di lucidità? Non è proprio il miraggio a spingerci a resistere, ad andare avanti fino ad uscire dal deserto? La narrativa, la poesia, possono istigare ad avvistamenti di terre rigogliose, altrettanti inviti ad evadere dai campi della sopravvivenza.

Il catechismo

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Il catechismo

René Daumal

Il Signor Curato aveva sempre l'occhio un po' cisposo, al risveglio, ma quella mattina gli era stato particolarmente difficile scollare le palpebre. Le lavò con camomilla e si guardò nello specchio. Finalmente gli occhi erano ben aperti, freschi, gradevoli, ma lo sforzo lasciava insoddisfatto il Signor Curato. Si vedeva gli occhi aperti e però se li sentiva chiusi. Come se avesse avuto dentro il cranio altri due occhi dalle palpebre di piombo serrate su mondi notturni. Scosse la testa per cacciar via queste idee malsane, ma facendolo sentì distintamente due globi che oscillavano all'interno. Una voce gli salì alla memoria...
Si fece il segno della Croce. Questo peggiorò soltanto le cose. Ora percepiva bene delle palpebre e la tensione muscolare che le teneva chiuse. Ora, invece, qualcosa si voleva aprire e occorreva uno sforzo per tener chiusi quegli occhi invisibili. «Ma allora, sto diventando rimbambito? Signore, allontana da me questa tentazione». Ma il Signore non rispose e la cosa si trasformò in un bisogno di starnutire.

Omaggio a Sade

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Omaggio a Sade

Maurice Heine
 
«Prince, ô tres haute marquis de Sade...»
Paul Verlaine
 
Il Sade che ammiriamo,
non è il marchese, ma il cittadino
che nel millesettecentonovantatre
dichiara al Comitato di Sicurezza generale
che il suo bisavolo era un domestico,
rinnegando la propria nobiltà con tanta fierezza.
 
Il Sade che noi ammiriamo,
non è il colonnello di cavalleria,
ma il giusto che annota questo pensiero:
«I ladri uccidendo per rubare fanno
meno male dei generali dell'esercito
che distruggono nazioni solo per orgoglio».

Il Numero 1442

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Il Numero 1442 - Monologo in versi martelliani

Auro d'Arcola

(Giovane vestito da ergastolano, recante in petto sulla blusa il n. 1442)
Cella di segregazione dell'Ergastolo di Santo Stefano

Signori, a voi non vengo nel lugubre vestito
del «condannato in vita per implorar» contrito,
la commiserazione od il patimento
del pubblico.
(amaramente ironico) Non vengo a far del sentimento
su l'anime
pietose del piccioletto mondo
borghese... Io non sono un cane vagabondo
dei
virtuosi salotti... da commuovere i cuori
gentili delle dame... coi torvi miei dolori!

Dente per dente

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Dente per dente

António José Forte

Altri prima di noi hanno tentato lo stesso sforzo: dente per dente; no, mai guardare di sbieco e mantenere la testa scarlatta, vomito in pugno per ogni notte rubata; nemmeno un minuto per la gloria della pelle. Risveglio sfasato: occhio per occhio: tenere a bada la famiglia, la speranza a buona distanza da tutte le bramosie e il corno di ogni giorno nelle viscere. A diciott’anni come a ventotto, la vita messa alla prova dalla rabbia e dall’amore, gli occhi messi alla prova dal disgusto. Entrare al contrario nel festival delle lettere, aprirsi un passaggio a colpi di fegato verso l’uscita dello sputo. Se non abbiamo abbastanza salute, siamo almeno malati esemplari.

La stagione dei flauti

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La stagione dei flauti

Juan Brea / Mary Low
 
Erano considerati i nomadi del surrealismo. Si sono incontrati e innamorati a Parigi, nell'ottobre del 1933. Il poeta e rivoluzionario Juan Brea (1905-1941) vi era appena giunto in esilio, dopo la fine della rivoluzione cubana. Nella natia L'Avana, oltre ad aver fondato la prima organizzazione trotzkista dell'isola, era stato anche il principale animatore della locale avanguardia poetica, il Gruppo-H.
Invece Mary Low (1912-2007) era una giovane poetessa di origini alto borghesi, nata in Inghilterra ma di famiglia australiana. I due entrano a far parte del movimento surrealista, ed iniziano a girare per l'Europa (Bruxelles, Vienna, Belgrado, Bucarest). Nel 1936 si precipitano a combattere nella rivoluzione spagnola, anch'essi tra le file del Poum come l'amico Benjamin Péret. Ricercati dai sicari stalinisti, sono costretti a fuggire nel gennaio dell'anno successivo e pubblicano subito il libro
Red Spanish Notebook, che all'epoca venne salutato da George Orwell e che oggi è considerato quasi un classico. Due anni dopo, nel 1939, le Éditions Surréalistes pubblicano la loro raccolta di poesie La saison des flûtes. Dopo la drammatica morte di Brea avvenuta per tetano, e un tentativo di suicidio, Mary Low continuerà la sua vita fra poesia e rivoluzione. Prende parte alla rivoluzione cubana ed insegna letteratura inglese all'Università de L'Avana. Ma vede presto il regime castrista instaurare gli stessi metodi autoritari che aveva combattuto in Spagna. Il suo nuovo compagno viene arrestato e rilasciato solo su intervento di Che Guevara. Nel maggio 1964 Mary Low abbandona l'isola e da allora si avvicina all'anarchismo, collaborando fino alla fine con gli anarchici cubani in esilio negli Stati Uniti dove anche lei andrà a vivere e poi a morire.

Notte della terra

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Notte della terra

Roger Bernard

Roger Bernard (1921-1944) impara il mestiere nella tipografia del padre, ma la poesia lo travolge fin dalla prima gioventù. Trascorre l'adolescenza chino sui libri, a perfezionarsi, a scoprire i segreti dell'alchimia del verbo. I Chantiers de Jeunesse – organizzazione paramilitare che doveva sostituire il servizio militare, all'epoca abolito – lo annoiano, per cui al suo ritorno cercherà la rude compagnia di chi lotta contro l'invasore croceuncinato. Si unisce alla Resistenza, assieme alla sua compagna incinta, nella valle di Calavon, e qui fa la conoscenza del capitano Alexandre, il poeta René Char. È a lui che, fra un sabotaggio ed un altro, leggerà le sue poesie. Il 22 giugno 1944 Roger Bernard cade nelle mani dei nazisti. Farà appena in tempo ad inghiottire il messaggio che sta portando, prima di venir fucilato in mezzo alla strada dopo aver rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda. Straziato e sconvolto, René Char lo ricorderà più volte nei suoi Fogli d'Ipnos.

La cattiva novella

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La cattiva novella

Carl Einstein

Nel 1921 Carl Einstein riesce a portare il teatro davanti ad un tribunale con la pubblicazione dell'opera Die Schlimme Botschaft (La cattiva novella) — di cui pubblichiamo pochi estratti — dove mette in mostra una acerba critica dei costumi e dell'ipocrisia dell'epoca in chiave antireligiosa. Incriminato per blasfemia, Einstein verrà processato e condannato a pagare una multa di 15.000 marchi in quello che sarà ricordato come l'unico processo per "vilipendio alla religione" nella Repubblica di Weimar. Ma questo è nulla in confronto all'enorme scandalo in tutto il mondo intellettuale ed accademico che Einstein solleverà tre anni dopo, nel rifiutare la prestigiosa cattedra offertagli dal celebre Bauhaus, rimanendo così fedele alle sue parole: «Sempre da rifiutare le obbligazioni di un certo ambito».

Desiderio senza fine

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Il desiderio del desiderio senza fine

Joyce Mansour

Non temo la collera delle stanze segrete
Né la mascella feconda dell'esercito carnivoro
Nessun uomo con me mette il suo piede
Sul pendio carbonizzato dall'odio
L'albero immerso passa al suono della cetra seducente
Mi vendicherò della tua radice con narici purpuree
La Vedova Nera chiuderà le sue labbra di pietra
Sul tuo grande nervosismo
Casto squarcio di sonno
Non riuscirai a sfuggirmi

Sette biglietti antimilitaristi

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Sette biglietti antimilitaristi

Stig Dagerman

Scrittore ed anarchico, Stig Dagerman (1923-1954) era solito commentare i fatti di cronaca, di attualità, con «biglietti quotidiani» che in un certo senso si situano fra letteratura e giornalismo. Si tratta di poesie satiriche, all'epoca pubblicate sul giornale anarchico Arbetaren, che nelle intenzioni di Dagerman volevano costituire un pugno in faccia all'idiozia umana. Qui presentiamo alcuni dei suoi «Dagsedlar», una manciata di biglietti contro la guerra.

Angoscia

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Angoscia

Stanislas Rodanski

Stanislas Rodanski (1927-1981), ha attraversato il surrealismo in silenzio, affascinato da un modo di vivere più che da una pratica artistica o militante. Più volte arrestato per i suoi eccessi, sarà rinchiuso per un paio d'anni in un manicomio criminale. I suoi testi, impenetrabili ed abbandonati al caso, sono il frutto di una esperienza rigorosa, testimonianza unica di una coscienza sopravissuta alla perdita del proprio orizzonte. La notte di capodanno del 1953, quando l'allegria è un obbligo civile, Rodanski bussa alle porte dell'ospedale di Lione. Non ne uscirà mai più, trascorrendo il resto dei suoi giorni in una quasi totale solitudine. «Al ricordo degli avvenimenti della mia vita, provo la sensazione che si tratti di una finzione in cui mi è impossibile distinguere la chimera dalla verità».

Un addio portoghese

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Un addio portoghese

Alexandre O'Neill

Alexandre O'Neill (1924-1986) appartiene a quella generazione di portoghesi che in tutta la loro vita hanno conosciuto solo le dubbie gioie del regime fascista salazarista. Non sopporta di vivere in questo «regno», in questo «tempo sporco» dove la paura è «ordinaria», e dove gli uomini vengono trasformati in «ratti». Avendo rinunciato ai suoi studi alla Scuola Navale per dedicarsi alla letteratura, decide di esprimere la sua rivolta non attraverso l'estetica neo-realista, ma lanciandosi nelle braccia della più sfrenata immaginazione. È uno dei fondatori in Portogallo del movimento surrealista, di cui introduce i valori più sovversivi all'interno di quella asfissiante società. Autore di una poesia al tempo stesso lucida e allucinata, il linguaggio di O'Neill si contraddistingue per il suo sarcasmo, l'irriverenza e l'humour nero.

Il cervello del gendarme

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Il cervello del gendarme

Alfred Jarry

Non si è dimenticato questo recente e increscioso caso: all’autopsia, venne trovata la scatola cranica di un gendarme vuota di tutto il cervello, ma ripiena di vecchi giornali. L’opinione pubblica si commosse e si stupì per quella che ritenne una macabra giustificazione. Anche noi siamo dolorosamente commossi, ma nient’affatto stupiti.
Non vediamo perché ci si dovesse aspettare di scoprire nel cranio del gendarme qualcosa di diverso da quel che in effetti vi si è trovato. Una delle glorie di questo secolo di progresso è la grande diffusione del foglio stampato; e in ogni caso non vi è dubbio che questo prodotto si attesti meno raro della sostanza cerebrale. A chi di noi non è capitato di tener fra le mani infinitamente più spesso un giornale, vecchio o del giorno, che una sola particella di cervello di gendarme?

Maledizione

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Maledizione

Wystan Hugh Auden

 

Oscuro ed impenetrabile, Wystan Hugh Auden (1907-1973) fu negli anni 30 il maggior esponente della poesia d'avanguardia inglese.
Lasciando pure perdere il suo impegno politico nelle file dello stalinismo (che lo portò per sette settimane in Spagna all'inizio del 1937, come autista di ambulanze), è meglio ricordare la sua poesia in cui cercava di sondare l'alienazione umana nell'epoca delle metropoli moderne e della decomposizione delle strutture sociali.
Come diceva lo stesso Auden, «se si può attribuire alla poesia o ad altra forma d'arte un qualche scopo, essa ha quello di disincantare e disintossicare...».

Dell’irrealismo

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Dell’irrealismo

Georges Henein

una constatazione estremamente elementare s’impone
niente è inutile quanto il reale
una seconda constatazione
reale è solo ciò che ammettiamo tale
una terza constatazione
il reale è alla portata di tutti
il suo valore deve essere diviso per il numero di individui

I manichini

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I manichini di cera

Jules Supervielle

Forse il modo migliore per presentare Jules Supervielle (1884-1960), autore singolare quanto sconosciuto, lontano dalle mode letterarie del suo tempo, talmente curioso dei misteri dell'universo da prestare attenzione agli esseri del mondo esteriore quanto ai fantasmi di quello interiore, è ricordare le parole che gli dedicò un poeta suo contemporaneo: «Supervielle è il ricercatore e il cantore dei veri avvenimenti; egli ci invita a non dimenticare noi stessi vicino a noi, a scoprire il nostro destino altrove che nei lutti, nelle gioie o nei drammi. Ci ferma su alcuni attimi della nostra vita, apparentemente inconsistenti: sono gli unici che abbiano determinato non la nostra felicità o disgrazia, ma ciò che solo conta, l'atteggiamento che assumiamo di fronte alla felicità o alla disgrazia. L’esperienza che possiede ciascuno di noi, anche il più dotato, è infinitesimale. Supervielle ci riduce alla levità per essere davvero noi stessi, dotati dei nostri istanti d’essere, muniti della nostra infanzia permanente davanti a tutti i falsi avvenimenti della vita».

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