Brulotti

Semplici galleggianti carichi di materiale esplosivo lanciati alla deriva nel tentativo di incendiare le navi nemiche, in senso figurato i brulotti sono piccole idee suscettibili di provocare danni nei luoghi comuni che rendono triste ed opaca la nostra esistenza. Ogni pretesto è buono per simili tentativi: la riflessione su un fatto del giorno, l'intervento in una lotta, l'annuncio di una iniziativa, la riproposizione di testi dimenticati...

Fate il vostro gioco!

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Fate il vostro gioco!

 
Fate il vostro gioco: 3, 5 o 10 metri? E se siete radicali: 50, 100, 150 metri? Il governo francese si appresta ad inserire una di queste cifre nella legge. Esse indicano la distanza da rispettare tra le abitazioni e i campi durante lo spargimento e l’irrorazione di pesticidi. La presidentessa del sindacato agricolo FNSEA, Christiane Lambert, si è affrettata a intervenire nel «dibattito pubblico» in cui alcune voci si erano levate per parlare invece della cifra maggiore di 150 metri. «La smettano di delirare!» Ha sbraitato davanti ai giornalisti, perché questo ridurrebbe la superficie agricola francese del 15%. Piuttosto che farsi coinvolgere in questo dibattito assurdo e francamente vergognoso, vediamo più da vicino cosa sono i pesticidi e cosa rappresentano nel mondo odierno.
Un pesticida è una sostanza utilizzata per combattere organismi considerati nocivi, direbbe l'enciclopedia. Tranne che la lingua può rapidamente giocare dei brutti scherzi. Perché in quasi tutte le forme di agricoltura, le piante devono essere protette da altri organismi. Esistono già piante che hanno proprietà «pesticide», se lo si vuole, che proteggono i campi e le colture dalle devastazioni di parassiti, insetti e malattie. 

In punta di piedi, l'orrore

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In punta di piedi, l'orrore

Primo Levi
 
Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare. Mi spiego: «comprendere» un proponimento o un comportamento umano significa (anche etimologicamente) contenerlo, contenerne l'autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui. Ora, nessun uomo normale potrà mai identificarsi con Hitler, Himmler, Goebbels, Eichmann e infiniti altri. Questo ci sgomenta, ed insieme ci porta sollievo: perché forse è desiderabile che le loro parole (ed anche, purtroppo, le loro opere) non ci riescano più comprensibili. Sono parole ed opere non umane, anzi, contro-umane, senza precedenti storici, a stento paragonabili alle vicende più crudeli della lotta biologica per l'esistenza. A questa lotta può essere ricondotta la guerra: ma Auschwitz non ha nulla a che vedere con la guerra, non ne è un episodio, non ne è una forma estrema.

Tristi miserie

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Tristi miserie

Solitamente su questo sito non pubblichiamo comunicati, i quali hanno già parecchie altre vie di diffusione. Facciamo in questo caso una eccezione. Poiché è su questo sito che è apparsa una lettera di chi, detenuto nel carcere da Zurigo dall’inizio di quest’anno, si rivolgeva ai «cari compagni, cari amici»; poiché è su questo sito che è apparso un suo contributo ad un dibattito su «cosa vogliono gli anarchici»; poiché è su questo sito che è apparsa la versione italiana di un manifesto internazionale di solidarietà nei suoi confronti – oggi che costui ha cambiato radicalmente interlocutori ci sembra doveroso quanto necessario rendere pubblica qui in Italia la notizia che non vi è più alcun compagno incarcerato a Zurigo con l’accusa di sabotaggio. Va da sé che sia la sua lettera dal carcere, sia il suo contributo, sia il manifesto solidale, sono stati tolti dalle pagine di Finimondo.

Il rumore delle chiavi e del metallo

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Il rumore delle chiavi e del metallo

 

Il tintinnio delle chiavi, il suono dei cardini di metallo che sbattono gli uni contro gli altri, il rumore delle serrature e delle porte che scattano ci accompagnano dal primo momento del risveglio alle 6,45 fino a notte fonda, quando i secondini fanno il loro giro nel cortile illuminato come uno stadio. Quel rumore è così onnipresente che si ha presto l'impressione di un sottofondo industriale continuo e ripetitivo, il cui volume viene a volte abbassato, a volte aumentato. Qui, quando i detenuti lavorano, a un certo punto viene data loro «persino» la chiave della cella. Un capolavoro di cinismo sulla scacchiera della pacificazione. Come tante altre trovate nel circuito chiuso della carota e del bastone, funziona purtroppo molto bene. Comincia con le piccole cose. Ad esempio, quando la cella non viene più chiamata cella ma «spazio di detenzione» o, come in alcuni moduli da riempire, «luogo di lavoro». Una logica che qui viene attuata in modo conseguente.


Faccia a faccia col nemico

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Faccia a faccia col nemico

Severino Di Giovanni e gli anarchici intransigenti negli anni 1920-1930 in America del Sud
«Ho molto amore per la nostra causa e sono capace di tutto per favorirla», scriveva Severino Di Giovanni in una lettera a un compagno qualche mese prima d’essere fucilato. Il suo amore per l'ideale anarchico non era platonico: erano le sue ardenti palpitazioni a spingerlo ad elevarsi sul culmine ribelle del pensiero e dell'azione. L'anarchismo non è solo azione, come non è unicamente pensiero: unisce i due aspetti in un grande abbraccio appassionato. In buona compagnia, Severino è andato fino in fondo al suo amore. Alcuni dei suoi compagni sono morti sotto i proiettili degli sbirri, altri hanno trascorso molti anni dietro le sbarre; alcuni sono partiti in esilio per sfuggire alla repressione, altri hanno potuto continuare ad aprirsi sul posto, nei meandri della guerra sociale, il proprio percorso di combattenti per l'ideale.

Se il loro campo d'azione principale era l'Argentina e il lato uruguaiano del Río de la Plata, gli anarchici che si ritrovarono là negli anni 1920-1930 provenivano da tutto il mondo.

«I diritti della civiltà»

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«I diritti della civiltà»

Errico Malatesta
 
Lasciamo stare il «diritto», che in teoria è l'espressione di ciò che ciascuno considera utile e buono e quindi varia secondo i vari interessi ed i vari sentimenti, ed in pratica è la consacrazione dei privilegi conquistati dai trionfatori del momento.

Parliamo piuttosto dell'interesse umano, visto che tutti, almeno a parole, dicono di volere il maggior bene possibile di tutti gli esseri umani, il raggiungimento del tipo più elevato di uomo che sia possibile.

È certamente nell'interesse di tutti che tutta la terra sia utilizzata il meglio che si può, e che tutti siano istruiti, e che la civiltà, la vera civiltà, sparga dovunque i suoi frutti benefici.

Ed è un fatto che vi sono differenze enormi di sviluppo e di civiltà fra i diversi popoli e fra i diversi gruppi ed individui dello stesso popolo.


Né Dittatura né Democrazia

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Né Dittatura né Democrazia

Carlo Frigerio
 
La manifestazione di solidarietà internazionale, che doveva aver luogo il 21 luglio per opporsi alla continuazione dell'intervento degli alleati in Russia ed Ungheria, essendo stata sabotata per delle considerazioni opportunistiche dai rappresentanti ufficiali delle organizzazioni francesi ed inglesi, noi abbiamo assistito ad un primo e significativo risultato di questa capitolazione: la caduta del regime sovietista in Ungheria.
Questa prima vittoria ottenuta, i governi alleati, l'Inghilterra specialmente, non han cessato di dare il loro appoggio effettivo alla guerra contro i comunisti russi, e presto noi avremo lo spettacolo della caduta del governo di Lenin.
L'ottimismo sarebbe qui inutile. Ed è meglio abituarsi già fin d'ora all'idea di una eventualità che solo un miracolo potrebbe allontanare, e domandarci sin d'ora quali sono gli insegnamenti che l'esperimento della «dittatura del proletariato» ha potuto suggerirci.

Contributo barbaro

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Contributo barbaro

Se proviamo a leggere la realtà che ci circonda ci accorgiamo che stiamo assistendo allo sviluppo di profonde trasformazioni dal punto di vista della gestione del potere politico ed economico. Tali cambiamenti si riflettono anche a livello sociale. È necessario confrontarsi con le trasformazioni in atto e tenerne conto in quelle che sono le nostre analisi e prospettive di attacco.
Il capitale non è in crisi, ma più "semplicemente" le scelte finanziarie degli Stati hanno creato delle difficoltà nella tradizionale gestione del mercato e hanno prodotto, in generale, un peggioramento delle condizioni di vita dei consumatori-cittadini. Le contraddizioni che il capitale ha sviluppato hanno contribuito a determinare in alcune zone delle occasioni di scontro, più o meno cruente e di lunga durata, fra i guardiani del potere e le sue strutture e quelle sacche di popolazione stanche di essere escluse dagli agi che il fasullo benessere delle società del consumo promettono.
Di fronte a ciò è naturale chiedersi che fare. Essere «qui ed ora» è infatti alla base del nostro desiderio di rottura violenta con ogni sistema di valori, con il capitale e le sue sfumature.

Garofani rossi

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Garofani rossi

Louise Michel
 
Se andassi al nero cimitero,

Fratello, lancia su tua sorella,

Come un'ultima speranza,

Dei garofani rossi in fiore.



A balzi

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A balzi

Lasciarsi trasportare dalla corrente, senza opporre resistenza. È la via più semplice. Si procede in modo spedito, senza grandi sforzi. Nei tratti più agevoli poi, ci si rilassa quasi. Si risparmiano le forze in vista dei punti più cruciali, quelli in cui è necessaria la massima attenzione per non annegare. Lasciarsi trasportare dalla corrente è fluire col fiume. Come può essere difficile? Per fluire con il fiume non c’è nemmeno bisogno di saper nuotare, basta galleggiare. Se poi si è in preda a qualche urgenza, se si vuole fare in fretta, è semplice: basta liberarsi di un po' di peso. Più si è leggeri, più si fila via. Non serve altro. Sarà la corrente stessa a portare a destinazione, perché il fiume sta già andando verso l’oceano.
Andare contro-corrente, invece, è una perdita di tempo.

Più che le parole

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Più che le parole

Pietro Gori
 
Sono esse, queste ventosità più o meno armoniche della nostra bocca sono — sono esse coteste contorsioni più o meno vuote della nostra penna, le sole, le vere, le prepotenti signore della vita contemporanea. Mai, come oggi, il folle e profondo Amleto avrebbe potuto ripetere la sua melanconica invettiva. La verbosità: ecco la caratteristica della tirannide borghese. Il parlamento, il giornale, sono gli organi nuovissimi del dominio di classe, nel campo politico, intellettuale, ed in quello economico. E la parola imperversa, per impaludarsi in leggi nelle assemblee rappresentative, per irrigidirsi in formule nei convegni autoritari per manipolare troppo spesso la pubblica opinione a fini obliqui nel giornalismo.

Piloti e piloti

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Piloti e piloti

Il suo nome scientifico è Naucrates ductor, ma è comunemente noto come pesce pilota. Diffuso nei mari e negli oceani di tutto il mondo, la sua caratteristica è quella di vivere in simbiosi con le specie più pericolose della fauna marina. Gli esemplari più giovani trovano riparo sotto l'ombrello delle meduse, nutrendosi degli avanzi delle loro prede, mentre quelli adulti spesso seguono gli squali. Non ne hanno timore, sanno che quasi sicuramente non verranno divorati, giacché agli squali offrono un servizio completo di pulizia: ne curano le fauci togliendo i residui di cibo, ne curano la salute eliminandone i parassiti, ne curano persino l'agio nutrendosi dei loro escrementi.
Il nome di questo pesce deriva dalla antica convinzione che esso preceda i suoi accompagnatori, facendo loro da guida. In realtà li segue, sia per cibarsi dei loro rifiuti, sia per risparmiare le forze nuotando sulla loro scia, incontrando così minore resistenza nell'acqua. Per questo motivo viene considerato un pesce opportunista. Il naucrates ductor, riconoscibile per la sua livrea grigio-azzurra segnata da fasce verticali blu scuro, ha abitudini gregarie e non lo si vede mai da solo.

Gaetano Bresci

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Gaetano Bresci

 


Io non so ricordarlo, nell'anniversario del suo eroico atto di giustizia, senza un intimo profondo senso di mortificazione.

Sono così diversi, così lontani da quelli che egli sperava suscitare, i propositi che oggi prevalgono nel campo libertario, ed è così diverso, così lontano dal suo, lo spirito che pervade le stracche falangi sovversive che il levare alto come un presagio la memoria del suo olocausto sul volgo degli gnomi fanfaroni, imbeceriti nell'ozio allo sterile pettegolezzo caino, od incitrulliti nelle aride accademie del sofisma petulante e della casistica poltrona, mi pare un sacrilegio odioso.

Sacrilegio osceno come quello di vedere tra la turba cinica dei bigotti per bene...

Bloccare tutto

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Bloccare tutto

Ad eccezione degli zeloti del progresso — beati e beoti nella loro percezione di un tempo storico che si autoriproduce automaticamente al ritmo di leggi immanenti, quindi imprescindibili, portando l'umanità di trionfo in trionfo — nessuno dorme più tranquillo. Gli stessi apprendisti stregoni che compongono la comunità scientifica sono in subbuglio. C’è chi è preoccupato per il surriscaldamento globale e chi per l’estinzione della flora e della fauna, chi per l’avvelenamento dell’acqua e chi per l’inquinamento dell’aria, chi per la comparsa di nuove malattie resistenti ai farmaci e chi per la sofisticazione degli alimenti, chi per la penuria di petrolio e chi per il cretinismo generato dalle tecnologie digitali… e tutti quanti per l’ingresso nella stanza dei bottoni di cialtroneschi Ubu, intelligenti e sensibili come il cemento.

Da qualsiasi punto la si guardi (politico, economico, sociale, ambientale), la situazione appare fuori controllo. 

Toccata e fuga

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Toccata e fuga

 

La mattina dello scorso 30 maggio le linee ferroviarie dalla compagnia JR Kitakyushu, nel sud del Giappone, sono state paralizzate. Ventisei i treni sospesi, dodicimila le persone costrette per un giorno a rinunciare alla programmata quotidianità. Ma cosa fosse successo, non era dato sapere. Dopo oltre un mese di indagini e accertamenti i tecnici della compagnia hanno infine svelato la causa di quanto accaduto, definendolo «un evento raro». Non si è trattato dell’azione diretta di qualcuno, no. Nessun benintenzionato movimento di massa ha bloccato le linee ferroviarie, ha invaso le stazioni, ha occupato i binari, ha resistito alle cariche della polizia. E nemmeno un qualche singolo malintenzionato ha scavalcato recinzioni, ha evitato la videosorveglianza, ha scardinato porte, ha incendiato strutture. Per un giorno l’Alta Velocità di una vasta regione del Giappone è stata fermata da… da… da…

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