Spie

Brulotti

Spie

«In verità vi dico che le spie crescono sulla terra come le erbe malvagie,
il mondo è invaso dalla Delazione. Tutti i nostri nipoti saranno agenti di polizia...
la polizia scomparirà solo a causa della sua stessa generalizzazione.
Bisogna che copra il mondo di una inondazione di fango.
Se tutti gli uomini si spieranno non ci sarà bisogno di spie.
La polizia, come tutti i monopoli, costituisce una società nella società, una gerarchia nel mondo...
La polizia è la meglio servita delle amministrazioni pubbliche.
La peste è preziosa per i becchini; il vizio per i ruffiani; i partiti per le spie...
Si è seminata miseria, si raccoglie infamia».
Ernest Cœurderoy
 
 
In passato l'orrore per la delazione era talmente radicato e diffuso che persino le madri più pie e bigotte, quelle piene di rancore verso Giuda Iscariota, insegnavano ai loro piccoli che «chi fa la spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù, quando muore va laggiù, va laggiù da quell’ometto che si chiama diavoletto».

Spunti per la lotta No Tap dalla Val Susa

Brulotti

Spunti per la lotta No Tap dalla Val Susa

 

Il sabotaggio, no. Quello non è certo una caratteristica particolare della lotta in Val Susa, è un'arma universale che non ha nessuna terra natale da onorare. Basti pensare che quando è stato praticato in quella valle ha incontrato prima condanne e calunnie, poi dissociazioni e timido silenzio, e sospetti, e diffidenze... È solo dopo che un reduce rivoluzionario unto dal Signore si è preso la licenza poetica di difenderlo davanti ai giornalisti, sollevando così un venticello favorevole, che le banderuole valsusine hanno ardito sventolare apertamente a favore di tale pratica di lotta. Calato il venticello, si è tornati al solito spettacolo politico. Sabotaggio escluso, quali potrebbero essere quindi gli spunti valsusini per la lotta NoTap?

Una sera di novembre non ordinaria

Brulotti

Una sera di novembre non ordinaria

Quando il sole della rivolta squarcia il grigiore della normalità

 
Incontrollabili
 
In tempi normali, la società ci strappa la nostra libertà senza troppe resistenze. Fin dal mattino dobbiamo rientrare nei ranghi: in fila sulla strada, davanti all’entrata della metropolitana, agli sportelli dell’amministrazione… È così che ci vogliono. Ogni giorno attraversiamo gli stessi paesaggi tristemente identici. Questi corridoi e questi quartieri, stracolmi di telecamere, assomigliano sempre più ad una prigione. Dove la minima particella viene attentamente controllata per evitare ogni occasione di disordine. Non vogliono solo incanalare i nostri atti e gesti al servizio dell'ambiente, ma inoltre che la nostra immaginazione sia limitata alla propria cornice. Che i nostri pensieri soffochino nei ruoli esistenti: cittadino, consumatore, impiegato... senza poter più desiderare qualcosa di profondamente altro.

Su Lenin e il leninismo

Brulotti

Su Lenin e il leninismo

Nestor Makhno
 
Ma che ha di comune il bolscevismo leninista con le speranze ardenti dell'umanità? Il bolscevismo che nella pratica si risolve nel diritto della dominazione dell'uomo sull'uomo?
Il borghese Lenin, ed il suo partito, volendo asservire alla loro volontà con la forza la massa dei lavoratori, sono altrettanto lungi dagli scopi elevati d'una vera liberazione che le istituzioni della Chiesa e dello Stato quali le vediamo.
Può sembrare tutto ciò attualmente incomprensibile; ma non si ha che rileggere ad occhi aperti, gli ultimi scritti di Lenin, che, secondo l'opinione stessa dei bolscevichi, formano il suo testamento, per convincersene.

Proposizioni

Intempestivi

Proposizioni

Tautologia — una definizione illusoria che ripropone in termini formalmente diversi quanto dovrebbe essere oggetto di spiegazione. Una imbarazzante banalità che talvolta viene presentata per originale illuminazione. In ambito politico ne cadono puntualmente vittime le anime belle progressiste, quelle che un tempo facevano da base elettorale ai partiti di sinistra ed oggi fanno da manovalanza ai vari movimenti cittadinisti. Come si accorgono che la pioggia è bagnata, lanciano appelli contro i banchieri speculatori. Come capiscono che mettendo la mano sul fuoco ci si brucia, tuonano contro la guerra massacratrice di civili. In quest'ultimo periodo — dalla Catalogna al Salento — traboccano di indignazione. Hanno appena scoperto che lo Stato non è al servizio dei cittadini, che sono i cittadini ad essere al servizio dello Stato!

Chiodi di sabotaggio

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Chiodi di sabotaggio

Georges Schwartz — alias Paul Valet — è un uomo minuto, fragile e riservato. Nasce a Mosca nel 1905, in una famiglia agiata e colta. La madre polacca ed il padre ucraino lo affidano alle cure e agli insegnamenti di una governante tedesca e di un precettore francese; imparerà quattro lingue. 

Allo scoppio della guerra mondiale, viene mobilitato in qualità di medico-luogotenente e inviato al fronte, sul prolungamento della linea Maginot, per curare i feriti dei bombardamenti nazisti. Di origine ebraica, nel 1941 entra a far parte della Resistenza di cui diventa uno dei responsabili nell’Alta Loira. Combatte nell’ombra, assieme alla moglie Hala. 
Riuscirà a fare ritorno a Vitry solo alla fine della guerra, nel 1945, allorché scopre l’esistenza dei campi di sterminio nazisti e apprende che tutti i suoi cari — suo padre, sua madre e sua sorella — sono morti ad Auschwitz.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come «un santo laico, uno di quegli uomini luminosi e modesti, che partono in punta di piedi e scompaiono senza lasciare traccia nella memoria degli uomini». Una memoria infestata purtroppo da coloro la cui luminosità è più che altro un effetto dei neon della vanità. 
È anche per questo, per iniziare a fare a meno di quella luce artificiale, che abbiamo qui raccolto alcune poesie di Paul Valet, tratte dalle sue opere dai titoli spesso significativi (come Punte di fuocoSenza museruolaPoesia mutilata, I pugni sulle iParole d’assaltoTabula rasa).

L’11 novembre 1887

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L’11 novembre 1887

Voltairine de Cleyre

Lasciate che cominci con una confessione. Una confessione di cui mi rammarico e mi vergogno, ma è soltanto di fronte a un grande sacrificio che impariamo l'umiltà, e se i miei compagni sono stati pronti a sacrificare le proprie vite per ciò in cui credevano, allora io sono pronta a sacrificare il mio orgoglio. In realtà non vorrei farlo, poiché credo che le affermazioni personali siano irrilevanti, ma sono convinta che in questo momento possa servire a incoraggiare quei nostri sostenitori scoraggiati dalla recente esplosione di violenza. Inoltre, spero possa indirizzare coloro che la pensano come una volta la pensavo io a fare come io feci in seguito.
Ecco la mia confessione: in un maggio di circa quindici anni fa, quando l'eco della rivolta di Haymarket arrivò fino al piccolo villaggio del Michigan dove vivevo, proprio come il resto degli creduloni e ignoranti lessi in un giornale questo titolo: Gli anarchici lanciano una bomba tra la folla di Haymarket a Chicago. Immediatamente urlai a gran voce: «Impiccateli!».

Non molliamo

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Non molliamo

Pubblicato a Marsiglia dal gennaio al marzo 1927, Non molliamo era un giornaletto gratuito spedito in migliaia di copie in Italia e diffuso clandestinamente a mano. Curato dal “Comitato Anarchico per l’azione antifascista”, sulle sue colonne non si nascondeva certo la tragica situazione in cui versavano i sovversivi in Italia, braccati da una società ormai manifestamente totalitaria. Ma, a dispetto di tutto, si incoraggiava all’azione e si suggerivano alcune possibilità di intervento — le sole rimaste. Quelle che nascono dalla volontà e dalla determinazione dell’individuo, contro ogni rassegnazione popolare e contro ogni subordinazione collettiva. 
Quelli che seguono sono stralci di articoli apparsi sui tre numeri di questa pubblicazione.

Hors Service

Ostrogoto [fr]

Hors Service

Après la fin de l’aventure du journal Hors Service, force est de constater que nous non plus, nous n’avons pas « trouvé » le Toison d’or. On l’a voulue, désirée, rêvée. On a combattu, on s’est obstiné, on a reçu des coups. On s’est mis en péril, on s’est mis à nu en entreprenant ce voyage, on s’est hasardé dans des terres inconnues. Si notre bateau n’est pas arrivé à destination, c’est que la destination doit être le voyage même.
 

Hors Service, ancora

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Hors Service, ancora

È ancora possibile oggi usare la parola per diffondere le idee anarchiche? Ha ancora senso intraprendere avventure quali la pubblicazione di un giornale? È ancora possibile che le nostre parole vengano comprese da altri? Queste domande non dovrebbero ricevere una risposta troppo affrettata e meritano una riflessione più approfondita. Le montagne di menzogne e di manipolazioni accumulate dal potere, il suo programma di annichilimento della vita interiore dell’uomo, della sua sensibilità e della sua immaginazione, della sua capacità di ragionare e di amare potrebbero rendere tali tentativi del tutto obsoleti e disperati. Si sarebbe portati a credere che le sole parole che ancora si possono lanciare in sfida agli schiavi di questo mondo siano la folgore e il fuoco. Per distruggere tutto. Per radere tutto al suolo. A rischio di soccombere noi stessi. Ma la distruzione rischia di rimanere prigioniera di questo mondo qualora non sviluppi nel contempo l’immaginazione, la sensibilità appunto, della libertà. Qualora non riesca a vedere nella fiamma devastatrice anche la gioia della sua libertà all’opera, una promessa prometeica.

La libertà, non le libertà

Brulotti

La libertà, non le libertà

Henrik Ibsen
 
La lotta per la libertà non è altro che l'appropriazione costante e attiva dell'Idea stessa di libertà.
Chi possiede la liberà altrimenti considerata che una aspirazione possiede solo una cosa morta, senza anima. Più si lotta per conquistare la libertà e più essa — tale è una delle sue qualità — si rivela vasta; perciò l'uomo che si trova in mezzo al combattimento e grida: «io la posseggo» dichiara semplicemente di averla perduta.
Ora, questa soddisfazione che si prova nel possesso d'una libertà morta è la caratteristica di ciò che si chiama Stato. E per quanto riguarda la questione della libertà, presumo si tratti di mettersi d’accordo sulle parole. Non accetterò mai di equiparare la libertà alla libertà politica. Ciò che Lei chiama libertà, sono per me le libertà; e ciò che io chiamo la lotta per la libertà altro non è se non la viva e costante dedizione all’idea di libertà.