Frangenti

Brulotti

Frangenti

Le parole e la vita. Il mondo in cui viviamo è come una polveriera: aspetta soltanto di essere messa a fuoco. Una critica radicale che incontra la sovversione, senza accontentarsi né della sublimazione dell’estetismo, né delle doverose prese di posizione, può suggerire la deriva. Per andare dove il piacere è materialmente tangibile, criticando le quotidiane cronache del dopobomba in modo irreversibile ed irrecuperabile: creando lo scarto con gli incubi lugubri dei bisogni donandoci ai sogni dell’azione. Dimenticare la mera sopravvivenza dedicandosi all’ebbrezza della sediziosa tentazione di vivere. Insomma, un giornale caratterizzato dall’esplorazione di zone ignote della sensibilità e del desiderio, perturbazioni dell’ordinato fluire e momenti attraversati anche da forme sovversive e irrazionali. 
Consapevoli che non basta il lamentio di miserabili condizioni che costituiscono parte delle catene più forti mai forgiate dal potere: quelle della partecipazione e della schiavitù volontaria. Contro i corpi mostruosamente atrofizzati e separati, questi frangenti vogliono essere sacrilegio che imbratta fogli di sguardi e di echi non troppo lontani: sognare per agire, agendo così mentre il sogno lo si sta ancora vivendo.

Dans toutes les directions

Ostrogoto [fr]

Dans toutes les directions

A propos de frontières, de forteresses et de liberté
 
Le concept de frontière signifie généralement une séparation géographique délimitant un territoire étatique ou municipal par rapport à un autre. Parfois, ces zones sont délimitées à travers des « obstacles » naturels comme des rivières ou des montagnes, et dans d’autres occasions elles sont tracées à la règle de manière coloniale. Mais dans tous les cas, les frontières déterminent un territoire dominé et administré autoritairement et devant être protégé et défendu contre l’extérieur. Ainsi, la sécurisation des frontières avec des systèmes (murs, grilles, etc.) et du personnel (police, armée, etc.) de protection ne date pas des « derniers » mouvements migratoires déclenchés par la catastrophe planétaire. De la même manière, les guerres menées pour des conflits frontaliers et des visées de pouvoir territoriales font partie des horreurs trop connues de toute domination.

In tutte le direzioni

Brulotti

In tutte le direzioni

A proposito di frontiere, fortezze e libertà
 
In questo mondo marcio fino al midollo, molti si chiedono cosa si possa fare contro le conseguenze disastrose della Fortezza Europa. Da un lato, si può rispondere in maniera ovvia: organizzare il sostegno, fornire cibo, vestiario, alloggio, occupare case insieme, far passare le frontiere, indicare le varie istituzioni, sfruttatori e altri responsabili della miseria che rappresentano gli ingranaggi della macchina che amministra, rinchiude ed espelle e che possono essere disturbati e sabotati in quanto tali. Ma ciò che sottende sempre questo problema è lo sguardo verso l'esterno, lo sguardo lontano dalla propria situazione, dai propri desideri e dalle proprie aspirazioni. Infatti è molto più facile rispondere alla vecchia domanda «che fare?» partendo da questo. La tua vita è limitata da migliaia di leggi, norme e vincoli di ogni genere? Allora spezza questi confini! La fortezza nei confronti dell'esterno funziona proprio perché è accettata e riportata all'interno. Il movimento senza limiti sarà possibile solo quando il potere sugli esseri, sulle loro decisioni e il loro corpo sarà spazzato via.
Rivendicare l'apertura delle frontiere senza negare il Potere in sé, non può che portare ad un vicolo cieco.

Amore e odio

Brulotti

Amore e odio

Luigi Galleani
 
Ammetto che il gendarme, come la prostituta, come il salariato, siano il prodotto del sistema sociale diviso in classi. S'intende: senza lo Stato non vi sarebbero il poliziotto, il giudice ed il boia, se non dominasse la borghesia e vigesse invece un sistema comunista non vi sarebbero né salariati né prostitute; se non vi fosse la Chiesa non vi sarebbero i preti.

Ma se sono i governanti, i giudici, i birri, i carcerieri e i carnefici quelli che nel loro insieme costituiscono il governo; se i borghesi nel loro insieme costituiscono la borghesia; se i preti sono nel loro insieme la Chiesa, allora è logico che lo Stato debba combattersi nei governanti e nei loro mercenari, la Chiesa nel prete, la borghesia nel borghese.

Con quali armi? Qui è il nocciolo della questione, a mio modesto modo di vedere.


Versi straccioni

Miraggi

Versi straccioni

Jean Richepin
 
L'annata è buona, grossi sono i grani. A voi. Tastate questa spiga: piena, dura, e come fiorisce! È la volta degli spigolatori. Ora. È la volta degli spigolatori.
 
O voi! Passando vicino ai covoni, rubate, rubate ai padroni. E ricordate che pane ci vuole a quei che non han burro. È la volta degli spigolatori. Ora. È la volta degli spigolatori.

Fare e disfare...

Contropelo

Fare e disfare, comporre e scomporre

Nando (alla) De Riva 
 
«Il pericolo è nell’istante che precede il salto, sapersi mantenere su questa cresta vertiginosa, 
ecco l’onestà: il resto è sotterfugio» 
Albert Camus 
 
Abbattere ogni chiesa 
 
La libertà non bisogna solo volerla. Saperla affrontare è questione tutt’altro che risolta, anzi questione dove una risoluzione non può esserci.

Oggi possiamo partire e sperimentare la meravigliosa idea di sovvertire l’esistente, per provare ad impattare contro l’assurdo. Ribelli che si dimenano in una zattera senza destino, la cui rotta è aperta a tutte le possibilità. Per andare contro ogni autorità e le sue relazioni obbligate e mercificate. 
Nessuna chiesa potrà suonare le campane della fuoriuscita dal ghetto. Anche le chiese anarchiche. 

Sole nero

Brulotti

Sole nero

«Voglio che le poesie di François Villon, Charles Baudelaire, Edgar Poe e Gérard de Nerval diventino vere, e che la vita esca fuori dai libri, dalle riviste, dai teatri o dalle messe che la trattengono e la crocifiggono...».
(A. Artaud, lettera da Rodez del 6 ottobre 1945)
 
Ci sono individui la cui impossibilità di essere normali, di adeguarsi alle norme sociali che regolano la vita comune, è più forte di ogni dolore, di ogni terrore, di ogni minaccia. In essi il desiderio di arrivare fino in fondo alle proprie possibilità, tensione che comporta il rifiuto di tutto ciò che è già dato giacché tutto si vuole creare da sé, è talmente bruciante da renderli pronti a sfidare la ragionevolezza. Lo spettro della fame, del freddo, della pubblica riprovazione, delle percosse e di qualsiasi altra punizione con cui la società difende la propria immonda rispettabilità, financo la morte, non ha presa su di loro che continuano, testardi, a cercare di possedere se stessi, laddove gli altri si accontentano di avere un buon conto in banca.

Le immagini mutevoli e parassite...

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Le immagini mutevoli e parassite del determinismo

Voltairine De Cleyre
 

L'insegnamento che prevale ai nostri giorni è che le idee non costituiscono che un fenomeno secondario, impotente a determinare gli atti o le relazioni della vita. Si paragonano volentieri all'immagine nello specchio che dicesse al corpo riflesso : «io voglio formarti». In verità, se sappiamo perfettamente che una volta allontanato il corpo dallo specchio nulla resta dell'immagine, non ignoriamo neppure che il corpo reale ha la sua vita da vivere, incurante delle sue rappresentazioni riflesse e passeggere in risposta alle sollecitazioni sempre mutevoli delle cose che gli sono esteriori.
È così che la sedicente Concezione Materialista della Storia, i socialisti moderni ed una maggioranza considerevole di anarchici vorrebbero che noi considerassimo il mondo delle idee — come proiezioni mutevoli, senza consistenza, aventi nulla a che fare con la determinazione della vita individuale, uguali alle immagini formate nello specchio, come altrettante rappresentazioni apparenti, come date relazioni materiali, assolutamente impotenti...

Lucrosum et decorum est pro patria facere?

Brulotti

Lucrosum et decorum est pro patria facere?

 

In Belgio non lo conoscono il latino.
Verso le due del mattino di lunedì 25 settembre gli abitanti di Malines (una cittadina a metà strada fra Bruxelles ed Anversa) sono stati svegliati da una serie di detonazioni. Affacciatisi alla finestra, hanno visto un enorme fuoco divampare negli stabilimenti di una impresa locale. Nonostante l'intervento di molti veicoli dei pompieri, non c'è stato niente da fare. Dei 5.000 metri quadrati dell’azienda, non è rimasto nulla. Tutto distrutto. Un duro colpo per la Varec, ditta che produce cingolati per carri armati e pneumatici per mezzi militari, fornitrice ufficiale delle Forze Armate degli Stati Uniti.

«Non leggere, che ti vengono idee in testa!»

Brulotti

«Non leggere, che ti vengono idee in testa!»

Solidarietà incendiaria
21/09/17
 
Questo giovedì, alle tre del mattino, nel secondo giorno del processo per l’auto bruciata
Siamo penetrati nella caserma della gendarmeria Vigny-Musset. Abbiamo incendiato 6 furgoni d’intervento e due camion della logistica. Il garage e il deposito sono stati devastati per più di 1500 metri quadrati.
Questo atto si inscrive in un’ondata di attacco di solidarietà con le persone che in questi giorni sono sotto processo.
Una forte stretta a Kara e a Krem
Un pensiero per Damien, di recente pestato dagli sbirri
Qualsiasi sia l’esito del processo, continueremo ad attaccare la polizia e la giustizia
La nostra ostilità è un fuoco che si propaga
Alcuni nottambuli

La cucina antropofaga

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La cucina antropofaga

Julio Camba
 
Non esiste cucina più maltrattata della cucina antropofaga. I suoi detrattori si dividono in due grandi categorie, e cioè:
Prima: quella di coloro a cui, obiettivamente, ripugna l'idea di mangiarsi un amico;
Seconda: quella degli altri, ai quali, se questa idea ripugna, è soltanto per l'idea complementare che un amico possa mangiar loro.
Gli uni e gli altri si basano su ragioni morali e politiche; in questo studio, però, l'unica cosa che ci interessa dell'antropofagia è il suo aspetto gastronomico.
«Sono davvero saporite le costolette di missionario?»

Trogloditi !

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Trogloditi !

Ecco quello che siamo. Buoni solo ad abitare le caverne del sogno e della metafisica, indegni di mettere piede nei palazzi della concretezza e della praticità. Trasciniamo la nostra esistenza con un millennio almeno di ritardo. Non sappiamo allinearci al passo coi tempi, non ci sforziamo di entrare in sintonia con il presente, ci ostiniamo a fare cose inopportune e a noi poco convenienti.
Brandiamo scompostamente un machete adatto a recidere legami, invece di maneggiare con perizia un uncinetto destinato a tesserli. Ci esprimiamo con un linguaggio oscuro e balbettante, anziché ricorrere ad una favella suadente e divulgativa. Nella nostra rozzezza, ci occupiamo assai più dei desideri individuali (i nostri, anzitutto) che dei bisogni collettivi (quelli altrui, soprattutto).
Cos’altro possiamo pretendere, se non il sospetto e l’ostilità? Li meritiamo entrambi. E che non ci si faccia l’indulgenza di ritenerci ingenui! Macché, siamo proprio arretrati.

Delle capacità rivoluzionarie

Brulotti

Delle capacità rivoluzionarie

Free-lancer [Luigi Galleani]
 

Una volta, quando un anarchico parlava di sciopero generale, soleva aggiungere anche l'aggettivo rivoluzionario o insurrezionale.

Ora non più.

Ora invece c'è fra gli anarchici chi si sforza a far risaltare che lo sciopero generale per avere un risultato pratico (è la parola preferita) deve essere immune da velleità rivoluzionarie.

Una volta la "barricata" era il simbolo e il segno della lotta anarchica, era il nostro grido di guerra, il nome augurale dei nostri fogli di propaganda e di battaglia, il sogno delle nostre anime rosse.

Ora non più.

Ora c'è fra gli anarchici chi mette in ridicolo la barricata, come una pazzia d'altri tempi; c'è chi nega alla lotta armata aperta piazzaiola, ogni e qualsiasi valore.

Una volta si diceva alle classi dominanti: voi squillerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane. Ai vostri cannoni, noi opporremo la nostra dinamite.

Oggi non più.