A cosa serve l'Energia?

Intempestivi

A cosa serve l'Energia?

«Protestano contro l’energia che passa sotto casa loro, però dentro casa la vogliono!», strepita in questi giorni il filisteo nazional-popolare davanti a quanto sta scuotendo un piccolo paese in Puglia, amplificandosi nel resto del paese. Scontri fra forze dell’ordine e oppositori davanti al sito che ospiterà un cantiere del Tap (Trans-Adriatic Pipeline), il gasdotto lungo circa 3000 chilometri che partirà dall’Azerbaijan fino alla Turchia (Tanap: Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline), per passare da Grecia e Albania, attraversare il mare Adriatico e giungere sul litorale leccese. In questa lotta dove non è sempre facile capire dove finisce la ragione e dove comincia il pretesto, il Salento non è solo.

Le «Alleanze» nella Rivoluzione

Brulotti

Le «Alleanze» nella Rivoluzione

Hugo Treni [Ugo Fedeli]

Perché, se è necessario in dati momenti unirsi agli altri, questo non può costituire però una regola permanente del nostro movimento. Non possiamo essere per tutte le alleanze, né essere sempre degli alleati, perché dobbiamo saperci creare e soprattutto mantenerci una fisionomia nostra tutta particolare e ben accentuata, fuori di ogni falsa posizione od atteggiamento, se si vuole che la nostra azione non sia più tardi sminuita, pregiudicata o compromessa dalla attitudine assunta in precedenza. Noi dobbiamo, secondo le evenienze, l’importanza degli avvenimenti e la gravità del momento, regolarci al lume delle nostre idee e precisare in base a queste la nostra situazione e la nostra azione. Non è sempre e solo gettandosi a capofitto in tutti i movimenti di rivolta organizzati dai vari partiti di «opposizione» che si favorisce l'avanzare della vera rivoluzione, quella cioè che deve veramente liberarci liberando tutti, senza portare al potere una nuova casta, un'altra setta o partito, il cui scopo non si ridurrà che a mantenersi al potere, una volta conquistatolo, con tutti i mezzi.

Il disertore

Brulotti

Il disertore

Maurienne
Figlio di un ufficiale riservista dell’esercito francese, Jean-Louis Hurst (1935-2014) lasciò da bambino un'Algeria in cui aveva trascorso alcuni mesi della sua infanzia. Ma l’Algeria non lo lasciò mai, entrandogli nel cuore e segnando tutta la sua vita.
Dopo un viaggio in Medio Oriente che gli fa scoprire la causa palestinese e gli orrori del colonialismo, a venti anni Hurst viene chiamato sotto le armi. Egli obbedisce, anche per seguire la linea del partito comunista di cui è militante, secondo le cui indicazioni bisogna infiltrarsi nell'esercito per svolgervi un lavoro politico dall'interno. Ma lo scoppio della guerra d'Algeria lo travolge: da un lato l'amore per la sua terra d'elezione, dall'altra gli ordini dello Stato e del Comitato Centrale, concordi nel ritenere la strategia superiore ad ogni scrupolo di coscienza. Hurst sceglie, fugge all'estero e nel 1960 pubblica sotto lo pseudonimo di Maurienne il romanzo Il Disertore, autentico manifesto contro il colonialismo. È uno scandalo, il libro sarà proibito e sequestrato dalle autorità francesi che condanneranno autore ed editore per «incitamento alla disobbedienza militare».

Il medico e il denaro

Brulotti

Il medico e il denaro

Jean Reverzy
 
La visita, dialogo del malato e del dottore, assomiglia a una tragedia in quattro atti. Atto primo: due esseri sono uno di fronte all'altro e cercano di riconoscersi. Atto secondo: il malato si sveste, esibisce il corpo nudo a una persona che conosce da dieci minuti e che lo tasta e lo ausculta. Atto terzo: il malato si riveste. Dalle due parti la simpatia e la fiducia sono evidenti o sottintese. Il dottore spiega, consiglia, placa le paure; ma il dramma non è finito: sta per cominciare il quarto e ultimo atto, brevissimo; bisogna pagare la visita. Momento temibile. Ed ecco che il dialogo si turba; il paziente, per quanta fretta abbia di versare il suo obolo, tarda a tendere i biglietti o lo fa con troppa sollecitudine. E il medico, più ancora di lui, è imbarazzato: il tono si abbassa o si alza, le parole vengono male.

Il transumanesimo come regressione

Contropelo

Il transumanesimo come regressione

O. R.
All'inizio del XVII secolo Cervantes, nel primo romanzo moderno Don Chisciotte, ha dato forma a un personaggio talmente imbevuto di storie cavalleresche da apprendere la realtà attraverso esse, il che gli procurò non poche delusioni. Nel XIX secolo, Flaubert ha raccontato una storia analoga: al posto di Don Chisciotte che percorreva la Spagna, Madame Bovary nella campagna normanna; al posto delle storie di cavalleria che hanno fuorviato la mente di Don Chisciotte, i romanzi d'amore stile trovatore che hanno fatto smarrire Emma. Anche qui il confronto con la realtà è doloroso. Può darsi che nel ventunesimo secolo occorra scrivere la storia di un essere infarcito di propaganda transumanista, e sconfortato per non trovare negli impianti, nelle protesi, nelle aggiunte e in altre interfacce corpo-macchina la realizzazione e l'incanto che gli erano stati preconizzati e che si era ripromesso di ottenere.

Adesso tocca a noi

Brulotti

Adesso tocca a noi

 
Il tempo della mediazione è finito. L'avvio dei lavori di Tap, con l'espianto dei primi quattro alberi dall'area di cantiere dove dovrà essere realizzato il pozzo di spinta, ha strappato il velo – nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno – alle ultime illusioni di chi credeva che la via burocratica, istituzionale e giudiziaria, potessero realmente bloccare i lavori. Che questo genere di opposizione non potesse fermare un'opera gigantesca, che coinvolge più Stati e potentati economici fortissimi, era chiaro fin dall'inizio, così come era chiaro che qualche amministrazione comunale e qualche ricorso in tribunale non potessero bloccare un'opera considerata «di interesse strategico nazionale».

La Comune ungherese

Brecce

La Comune ungherese

(marzo 1919 - marzo 1937)

Aldo Aguzzi
 
Circa i fatti svolti nell’Ungheria nel 1918-19 v’è sempre stata una strana indifferenza. Essi non impressero nella memoria del proletariato tracce molto profonde. A causa, forse, d’una quasi assoluta mancanza di documentazione non si è valutata la rivoluzione ungherese in tutta la sua eccezionale grandiosità. Il suo vero carattere, e le cause reali tanto deI suo avverarsi quanto della sua catastrofe furono sempre misconosciute, oppure ignorate. Si suppone generalmente ch’essa costituì una audace e sfortunata gesta del «bolscevismo», ed il più diffuso giudizio critico applicato alla sua tragica scomparsa si circoscrive, per gli uni, alla supposta inettitudine del popolo magiaro, e per gli altri alla scarsa energia con la quale i principi del «marxismo-leninismo» ed i metodi coercitivi della «dittatura del proletariato» sarebbero stati adottati ed applicati da Béla Kun e dai suoi luogotenenti.

Memorie di un comunardo

Brecce

Memorie di un comunardo

Gustave Lefrançais
 
19 marzo 1871
Il sole s'è fatto comunardo.
Il tempo è splendido. Una brezza primaverile agita la bandiera rossa che sventola sull'Hôtel-de-Ville circondato da cannoni dall'aspetto, dopo tutto, abbastanza bonario.
Questi cannoni sono sorvegliati soltanto da poche sentinelle che vietano di avvicinarsi alle numerose persone che si soffermano sulla piazza.
I volti sono curiosi ma senza ansietà.
Ci si chiede che cosa succederà. Poiché, sebbene il governo di Thiers abbia lasciato Parigi nella notte, si suppone che non tutto sia finito.

Legittima difesa

Intempestivi

Legittima difesa

Si sono introdotti in locali altrui, forzando la serratura, al fine di mettere le mani su una proprietà privata che non apparteneva loro. Ma chi ha dedicato la propria vita a quella proprietà, costruendola giorno dopo giorno, se n'è accorto. Furibondo, ha afferrato un fucile e li ha colti sul fatto. Cosa sia successo dopo è fin troppo chiaro, una fucilata ha abbattuto uno degli intrusi. Mentre i burocrati della giustizia passano il comportamento del derubato al vaglio dei loro tristi commi, chi sente scorrere il sangue nelle vene non ha dubbi: si è trattato di difesa, di legittima difesa. Un padano fa bene a fare fuoco su un rumeno, se questi gli entra in casa senza essere invitato e con le peggiori intenzioni! Il fatto sta accendendo gli animi e facendo discutere.

Affinità e solidarietà

Brulotti

Affinità e solidarietà contro il vittimismo e l’autorità

Una lettera di Mónica Caballero e Francisco Solar

 
Nella lotta contro l'ordine costituito, cerchiamo e creiamo nuove forme di relazioni in opposizione con l'imposizione e l'autorità. Forme che ci facciano sentire a nostro agio per realizzarci in modo autonomo, proponendo e portando avanti iniziative di scontro quotidiano. In tal senso, comprendiamo l'affinità come il modo più appropriato di rapportarci tra anarchici. Non come il frutto di vuoti slogan ripetuti fino alla nausea, ma come il risultato di pratiche e visioni condivise che aiutino a creare legami duraturi di fratellanza fra compagni, che vadano al di là di meri legami di amicizia.

Fino all'ultimo respiro

Brulotti

Fino all'ultimo respiro

Nell’agosto 1930, l’anarchico Paolo Schicchi (a sessantacinque anni, trascorsi fra furibonde battaglie, peregrinazioni, condanne e torture) parte su una barca da Tunisi e sbarca a Palermo con l’intenzione di sollevare la Sicilia contro il fascismo. Ad attendere lui e i suoi due compagni, la polizia fascista già messa all’erta da una soffiata. Subito arrestato, nell’aprile del 1931 Schicchi viene processato da un Tribunale Speciale e condannato a dieci anni di reclusione e a tre di vigilanza speciale. La notizia arriva all’altra parte dell’Italia, dove si trova un settantenne Luigi Galleani — animatore di Cronaca Sovversiva, già espulso dagli USA nel 1919 perché considerato la mente dietro molti attentati anarchici contro obiettivi istituzionali nella patria dello Zio Sam, più volte incarcerato in Italia ed appena uscito dall’ennesimo confino. Galleani, ammalato da tempo, invia a Schicchi una raccomandata. È la sua ultima lettera all’amico e compagno di una vita (Galleani infatti morirà nel novembre di quell’anno), una lettera che non arriverà mai al destinatario perché sequestrata dalle autorità. Conservata all’Archivio di Stato di Roma, la pubblichiamo qui oggi come piccolo omaggio a questi due Cavalieri di un’Idea ormai in via di estinzione.

La verità...

Brulotti

La verità come scorta della menzogna

Günther Anders

«A cosa valgono i tuoi discorsi dissacranti e le tue argomentazioni di fronte agli idoli?» chiese una sera Seng, fra gli amici di Mee il più acuto e pericoloso, scrollando le spalle. «La tua verità non ha colori accattivanti. Non è affascinante. Forse a volte può entusiasmare, se la dirigi contro la menzogna. Altrimenti risulta piatta e noiosa. Non è neanche concepibile il fatto che tu un giorno possa vincere e ritrovarti senza un nemico da combattere. Diventerebbe tutto spaventosamente arido». Bevve un bicchiere di Yeera in un sol fiato. «E allora diventereste sentimentali! Al cospetto di qualsiasi idolo, anche il più infimo, che vi ricordi il passato». La risposta a Seng meritava una riflessione. «Chi ti dice che un giorno avremo vinto definitivamente?». «Pensavo che tu lo sperassi». «Certo» proseguì Mee con cautela. «Ma sono autorizzato a sperarlo?».

La rivolta di Kronstadt

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La rivolta di Kronstadt

Alexander Berkman

Era l’inizio del 1921. Lunghi anni di guerra, di rivoluzione e di lotte intestine avevano dissanguato la Russia e portato il suo popolo sull'orlo della disperazione. Ma infine la guerra civile ebbe termine: i numerosi fronti furono liquidati e Wrangel, ultima speranza d'intervento dell'Intesa e della controrivoluzione russa, venne sconfitto e fu posto termine alla sua azione militare in Russia. La gente ora attendeva fiduciosa un addolcimento del duro regime bolscevico. Sperava che con la fine della guerra civile i comunisti avrebbero alleviato gli oneri, abolito le restrizioni del tempo di guerra, introdotto alcune libertà fondamentali e proceduto ad organizzare una vita più normale. Benché lungi dall'essere popolare, il governo bolscevico riscuoteva la fiducia dei lavoratori per il suo piano più volte ribadito, di voler dare inizio alla ricostruzione economica del paese non appena le operazioni militari fossero cessate. La gente non desiderava altro che cooperare, porre la propria iniziativa ed i propri sforzi creativi al servizio della ricostruzione del paese in rovina. Sfortunatamente tali aspettative dovevano andare deluse. Lo Stato comunista dimostrò di non avere nessuna intenzione di togliere il giogo.

Laddove mi corrispondo...

Miraggi

Laddove mi corrispondo sempre meno

Jean Malaquais

Non si vedeva il fondo della vasta sala: delle panche di legno senza spalliera, lunghissime e molto numerose, l'attraversavano nel senso della larghezza. Piuttosto alte da terra dalla parte da cui si montava, (anzi bisognava prender lo slancio per issarcisi) andavano abbassandosi da destra verso sinistra, in direzione di una serie di porte laterali che davano accesso agli uffici. Dopo aver riempito i questionari d'uso, lasciate le impronte digitali su un'apposita scheda, e ricevuto un numero d'ordine, si era ammessi nella sala e ci si accomodava in cima alle panche, quelli giovani e svelti con un salto, quelli vecchi e obesi coll’assistenza dei loro concittadini. Quel dispositivo, di un'ingegnosa semplicità, regolava mirabilmente la circolazione: così stradata, la clientela s'incamminava verso la sua destinazione, come portata da un tappeto scorrevole.

Capire la dialettica marxista

Brulotti

Capire (finalmente) la dialettica marxista

 

È la storia di un giovane ragazzo, operaio, che aderisce al Partito Comunista. Nella sezione in cui milita alcuni compagni più esperti, vedendo che non è molto portato per la teoria, gli dicono che all'interno del Partito c’è una scuola di formazione. Il ragazzo è un po' riluttante, è un tipo manuale, non ha fatto molti studi, ed ha paura di non essere all'altezza. I suoi compagni insistono, gli dicono che non ha nulla da temere, che lo manderanno da un vecchio comunista tutt’altro che ermetico, che non sarà un corso magistrale, che tutto andrà bene.
Il ragazzo finisce per accettare e gli viene presentato il suo «maestro». Tuttavia egli tiene a ribadire di non possedere molta preparazione, di non essere un intellettuale.