Lutti r-r-r-rivoluzionari

Brulotti

Lutti r-r-r-rivoluzionari

 

Sono tutti in lutto, da giorni. Sapevano che prima o poi sarebbe successo, non si scampa alla morte, ma è duro sopportare tutto quel dolore. Fidel è morto. Morto, capite? E loro adesso sono soli, disperatamente soli. Orfani di un padre spirituale, privi di punti di riferimento, senza fulgidi esempi da seguire. Non stiamo parlando dei cubani, divisi fra chi piange e chi ride alla notizia della dipartita dell'uomo che li ha governati per oltre mezzo secolo, ma di loro. Loro, sì, i r-r-r-rivoluzionari occidentali, quelli che vanno talmente pazzi per le dittature esotiche da fare a gara con i cosiddetti turisti sessuali su chi va di più all'estero a fare ciò che non farebbe mai a casa propria.

Usi a reprimer terrorizzando

Intempestivi

Usi a reprimer terrorizzando

Fedeli nei secoli, si fanno un vanto di essere usi ad obbedir tacendo. Il padrone che servono in modo incondizionato è lo Stato ed il loro lavoro consiste nel fare la guerra a chi turba l’ordine nelle strade e la pace nei mercati, il potere dei governanti e il profitto dei banchieri. Se il loro padrone ordina di bastonare, loro bastonano. Se ordina di torturare, loro torturano. Se ordina di ammazzare, loro ammazzano. Non importa chi (manifestanti o scalmanati), non importa dove (a Genova o a Kabul). Loro non si pongono domande e non sanno cosa siano gli scrupoli di coscienza. Non sono nemmeno poliziotti, sono soldati dell’esercito! E come ama ripetere ogni buon militare con l’intelligenza di un militare: gli ordini si eseguono, non si discutono. Se poi capita che qualcuno di loro si lascia prendere la mano nella foga del momento, nessun problema. Il loro padrone li capisce, li sostiene, li protegge.

#IodicoEsticazzi?!

Intempestivi

#IodicoEsticazzi?!

 

Allora, vi siete decisi? Vi siete chiariti le idee? Dopo aver seguito per bene tutte le discussioni e le diatribe, dopo aver ascoltato il vostro leader(ino) preferito — quello che parla bene, quello che sa cosa dire, quello che è proprio una brava persona — avete fatto la vostra scelta in vista del prossimo referendum? Avete infine stabilito a chi andrà il vostro voto, se preferite crepare di peste reazionaria o di colera progressista?

Alcune buone ragioni per fare la guerra

Brulotti

Alcune buone ragioni per fare la guerra

Georges Henein
 

Quaranta guerre in venti anni rappresentano un bilancio del tutto onorevole. Altre epoche hanno forse conosciuto di meglio, benché non avessero né l’ONU, né i caschi blu, né la colomba di Picasso, né le poesie di Neruda. Avendo tutti questi ingredienti di pace reso solo un modesto servizio, c’è da domandarsi se non esista una vocazione guerriera profondamente radicata (e spesso camuffata) nel profondo dell’essere umano. Davvero abbiamo sotto pelle dei galloni interni che aspettano soltanto l’occasione per emergere alla luce del sole delle battaglie? Questa ipotesi è verificabile solo a metà. Di fatto, la guerra non deve giustificarsi; giustifica troppe persone e troppe attività per avere essa stessa bisogno di un alibi.

Noi stiamo zitti...

Brulotti

Noi stiamo zitti...

 
Alcuni giorni fa il tribunale di Genova ha condannato a 14 mesi un anarchico di quella città reo di aver diffuso attraverso internet un testo critico nei confronti di chi, all'indomani della rivendicazione da parte della Federazione Anarchica Informale della gambizzazione di un tecnocrate, aveva messo i puntini sulle i delle parole idiozia, codardia, politica e dissociazione. Quattordici mesi di carcere per aver espresso un'idea. Decisamente nessuno potrà più vantarsi di vivere in un paese dove chiunque è libero di esprimere il proprio pensiero, quale esso sia, basta non passare ai fatti. No, certe idee sono pericolose perché incitano di per sé all'azione.

Bring zombies home!

Brulotti

Bring zombies home!

 
Talvolta mi domando se ostinarsi a disseppellire dotte riflessioni per dare un senso a quanto accade sotto i propri occhi non sia una perdita di tempo, facilmente evitabile ricorrendo a reazioni istintive più immediate. Prendete ad esempio l’eccitata esaltazione di un glorioso passato — di cui si è in piena consapevolezza non solo rimosso gli aspetti peggiori, ma anche tradito e rinnegato quelli migliori — pur di fare affari con questo miserabile presente. Ecco, davanti a simili patetici espedienti vale davvero la pena di scomodare le riflessioni di Nietzsche sulla cattiva coscienza? Non basterebbe sputare di passaggio sul paraculismo bottegaio? L'ennesima occasione per pormi questo interrogativo me l'ha fornita l'arrivo qui in Italia di Bill Ayers e della sua consorte Bernardine Dohrn.

L’atto più autoritario

Brulotti

L’atto più autoritario

Apio Ludd

Non molto tempo fa una persona mia amica ha definito l’omicidio «l’atto più autoritario». Certo, se uccidi qualcuno che non ha chiesto il tuo aiuto per porre fine alla sua vita, stai usando la forza contro quella persona per imporle la tua volontà… E se definisci l’autorità come l’uso della forza per imporre una volontà su altri, uccidere qualcuno contro la sua volontà può essere di fatto un atto autoritario. Ma «l’atto più autoritario»? Non penso.

Prima di proseguire, voglio chiarire che io non definisco l’autorità come l’uso della forza per imporre la propria volontà su un altro. L’autorità, per come l’intendo io, richiede un passo ulteriore.

A viver come bruti

Brulotti

A viver come bruti

 
A furia di trattare gli esseri umani da coglioni, finiscono col diventarlo. A forza di coltivare l’abbrutimento, non si ottengono che bruti. E tutti gli apprendisti stregoni della democrazia, narrata in salsa riformista-rappresentativa o rivoluzionaria-diretta, ne stanno pagando il fio. «È grave», ci sentiamo dire davanti all’infamia del presente. Ma ad essere grave è aver incoraggiato per anni quanto ha permesso tutto ciò. Ad essere grave è aver intonato a pieni polmoni il mantra dell’opportunismo politico per poi stupirsi dei risultati. Ovvero, l’apocalisse etica a cui stiamo assistendo da tempo, sia all'interno dei palazzi in alto che all'aperto delle piazze in basso.

Da un compagno uccel di bosco

Brulotti

Da un compagno uccel di bosco

Cari compagni,
parlerò brevemente della mia situazione personale, per lasciare spazio soprattutto alla questione del ruolo concreto e generale della repressione e del modo in cui intendiamo affrontarla.
A partire dal 10 luglio 2016, essendo ricercato assiduamente dallo Stato, sono costretto ad evitare i luoghi pubblici — compreso l'insieme delle mie relazioni sociali, i miei legami familiari, così come gli spazi di lotta che si organizzano in maniera aperta ed altre iniziative contro il dominio. Tante cose, per non dire tutte, che amo e che mi stanno a cuore. Tuttavia la repressione statale con i suoi mezzi altamente tecnologici ha anch'essa dei limiti: è condannata ad arrestarsi esattamente laddove vorrebbe far centro per eliminare i suoi nemici — ovvero alle idee, idee che per parte mia ho acquisito nel corso degli anni e che sono diventate una parte inseparabile di me.

A propos de la panne d’électricité dans le centre-ville

Ostrogoto [fr]

Zurich : A propos de la panne d’électricité dans le centre-ville

Nous n’avons en fait pas grand-chose à dire sur la panne d’électricité du 4 septembre dernier au soir dans les 1er et 4e arrondissements. Les médias bourgeois en parlent de manière assez détaillée. Un isolateur grillé sur un poteau de la ligne à très haute tension Samstagern-Zurich a provoqué une réaction en chaîne qui a conduit à ce petit black-out. « Des traces d’incendie seraient visibles sur l’isolateur défectueux. Cela indiquerait une saute d’étincelle et une cause extérieure. Il est possible qu’un éclair ait frappé l’isolateur. » C’est possible.

È mancata l’elettricità

Brulotti

È mancata l’elettricità in centro città

 

Ma si può considerare anche un altro aspetto: quando tutte le telecamere di sorveglianza, tutti i sistemi di sicurezza, le luci, le porte automatiche, ecc. non funzionano più, molte altre prospettive si aprono alla tentazione del lettore. Si può certamente cogliere il momento semplicemente per passare una serata piacevole, in una bella atmosfera, cenando a lume di candela. Ma ci si potrebbe anche divertire approfittando della perdita di controllo che la polizia ha normalmente nei confronti dei comportamenti più sovversivi.
«Le persone si sono comportate in maniera impeccabile», ha affermato la polizia municipale nei giorni seguenti. Dunque, le persone del luogo hanno apparentemente faticato ad uscire dai binari dell’abitudine.

Da Kronstadt a Budapest

Brulotti

Da Kronstadt a Budapest

Hans Rudiger

L'Ungheria è totalmente occupata, la rivoluzione popolare è schiacciata. Il governo di Nagy, rappresentativo per tutta la nazione, è agli arresti, la delegazione che negoziava la partenza delle truppe russe è stata da queste imprigionata, la radio di Budapest è distrutta dall'artiglieria russa. Un governo Quisling, sotto il comunista Janos Kadar, è stato nominato. Secondo la versione del Cremlino, le divisioni russe sono intervenute per schiacciare una cospirazione reazionaria che, sotto la direzione di agenti occidentali e di elementi fascisti ungheresi, aveva approfittato del disagio ungherese. In tal senso il nuovo governo ha pubblicato una dichiarazione menzognera e demagogica.
La vera causa dell'intervento dell'imperialismo russo è che tutto il popolo ungherese, direttamente o indirettamente, per la sua partecipazione o il suo sostegno all'insurrezione, si è pronunciato nettamente contro il dominio russo.

Ubu in Washington

Ostrogoto [en]

Ubu in Washington

“But if they have dared so much, you have allowed everything.
The viler the oppressor is, the more disgraceful the slave is.”
Chateaubriand
 

Well, yes, we admit it. The news of Donald Trump’s victory in the race to the White House has provoked in us, who have lived for years at the peak of desperation, an uncontrollable excess of hilarity. The circle is closing.

Ubu a Washington

Intempestivi

Ubu a Washington

«Ma se loro hanno tanto osato, voi avete tutto permesso. 
Più l'oppressore è vile, più lo schiavo è infame»
Chauteaubriand
 
Ebbene sì, lo ammettiamo. La notizia della vittoria di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca ha scatenato in noi, che viviamo da anni al culmine della disperazione, un irrefrenabile eccesso di ilarità. Il cerchio si sta chiudendo. Distrutto il significato, devastata l'immaginazione, cancellata la memoria, calunniata la dignità, snobbata l'intelligenza, derisa la sensibilità, ecco l'idiocrazia trionfare, dilagare ed imperare fra l'attonito sbigottimento delle anime belle democratiche (parlamentari o extra-parlamentari che siano). Ubu — ovvero l'autorità più rozza, falsa, ignorante, pagliaccesca, volgare, piena di iperboliche declamazioni, vogliosa solo di omuncoli felici di ripetere in coro di essere «liberi, liberi, liberi di obbedire» — è oggi ovunque.

Su misura

Brulotti

Su misura

Per farla finita con la misurazione del mondo

 
Nelle foreste di Chernobyl o nelle pianure della regione di Fukushima, non basta stare attenti per percepire il pericolo. Quando cade la pioggia, quando si alza il vento, quando cadiamo a faccia in giù, non è la natura bruta a colpirci, ma è l’effetto di una tecnologia a penetrarci. Non sentiamo più la nostra pelle bruciare o i nostri indumenti bagnarsi, non vediamo in lontananza l’approssimarsi di una nube di polvere, non respiriamo l’odore di un incendio. In territorio contaminato, è l’invisibile a portare il pericolo per chi non ha gli strumenti per leggere i segnali dell’impercettibile. Il nostro relazionarci è snaturato. Mentre il contadino conosce la terra che lavora, sa interpretarne l’acidità e la fertilità, l’ignorante sa solo guardare la terra in modo indistinto. L’amico sa leggere nei tratti dell’altro la sua inquietudine o la sua menzogna. Noi possiamo imparare a leggere le nuvole, a riconoscere quelle che portano la pioggia da quelle che portano il bel tempo. Nulla di tutto questo in territorio contaminato...

«Per un piatto di lenticchie ministeriali...»

Contropelo

«Per un piatto di lenticchie ministeriali...»

Nestor Romero

Nel calendario delle ricorrenze, il 4 novembre non è una data funesta solo perché i massacratori in divisa celebrano qui in Italia i loro eserciti. Se il 4 novembre 1918 entrò in vigore l’armistizio tra un governo italiano alleato della vittoriosa Intesa ed uno sconfitto impero austro-ungarico, il 4 novembre 1936 a Barcellona — in piena rivoluzione spagnola — vide l’ingresso di anarchici nel governo repubblicano. Proprio nel momento in cui gli acerrimi nemici dello Stato erano più vicini alla realizzazione delle loro idee, i più «autorevoli» fra loro le tradivano e le abbandonavano, capitolando davanti alle sempiterne esigenze strategiche del momento. Da allora questa tragedia si è ripetuta innumerevoli volte sotto forma di farsa, come se quella esperienza non avesse lasciato alcun insegnamento. All’esca del pubblico riconoscimento continuano ad abboccare molteplici schiere di sovversivi, oggi ancor più di ieri.

I vandali

Brulotti

I vandali

 

Quando, nel corso di agitazioni operaie e di scioperi per aumenti di salari, diminuzioni d'orario, miglioramento di condizioni ecc., i lavoratori, per vincere le resistenze tenaci dei padroni, ricorrono ad atti di sabotaggio, deteriorazioni di materie prime, rotture di macchine, avarie di prodotti, la maledizione scende unanime dal coro indignato della gente per bene: Vandali!
Quando, nel corso di agitazioni politiche, i cittadini indignati contro i soprusi delle autorità assaltano a sassate gli uffici pubblici che ne sono il rifugio, disselciano strade, abbattono fanali, deturpano monumenti simboleggianti l'orgoglio e la tradizione del potere inviso, il coro indignato della gente per bene impreca allo scandalo e grida: Vandali!

The world in a spit

Ostrogoto [en]

The world in a spit

A few days ago in Italian prisons commenced the collection of samples destined to compose the National Archive for DNA, an institution run under the Minister of Internal Affairs who is busy compiling the genetic profile of all the individuals incarcerated, investigated, arrested or detained, along with the Dna found on crime scenes.

No future

Brulotti

No future

Che lo si dica chiaramente: la paura più grande è quella della povertà!

Non avrebbero altrimenti giustificazione gli episodi avvenuti in Sardegna, in Calabria e in Emilia Romagna, dove parte degli abitanti di alcuni paesi hanno letteralmente eretto barricate per impedire che degli stranieri rifugiati fossero ospitati nei loro paesi. Semplicemente non li volevano per paura , oltreché del diverso, dello specchio e dello spettro che gli si paventava davanti: trovarsi un giorno nelle medesime condizioni, quelle di emigranti, di persone senza casa e senza lavoro e senza neanche un posto dove andare.