A propos du procès contre des anarchistes et anti-autoritaires en Belgique

Ostrogoto [fr]

A propos du procès antiterroriste à venir contre des anarchistes et anti-autoritaires en Belgique

Fin 2008, en pleine période d'hostilités diffuses déclenchées par la révolte en Grèce suite à l'assassinat d'Alexis par la police, le Parquet Fédéral belge lance une enquête visant des anarchistes et des anti-autoritaires. En 2010, sur base d'une liste d'actions que la police attribue à la « mouvance anarchiste » et alors que la lutte contre la construction d'un nouveau centre fermé à Steenokkerzeel se fraye un chemin, la juge d'instruction Isabelle Panou est affectée à l'enquête qui relève désormais de l'antiterrorisme.

Sull’imminente processo in Belgio

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Sull’imminente processo antiterrorista contro alcuni anarchici e antiautoritari in Belgio

 

Alla fine del 2008, in pieno periodo di ostilità diffuse scatenate dalla rivolta in Grecia in seguito all’assassinio di Alexis da parte della polizia, la Procura federale belga avvia un’inchiesta contro alcuni anarchici ed antiautoritari. Nel 2010, sulla base di un elenco di azioni che la polizia attribuisce all’«area anarchica» e mentre si sta sviluppando la lotta contro la costruzione di un nuovo centro di detenzione per clandestini a Steenokkerzeel, il giudice istruttore Isabelle Panou viene destinato all’inchiesta che rientra ormai nell’ambito dell’antiterrorismo. In maggio, e poi nel settembre 2013, nel quadro di tale inchiesta hanno luogo una decina di perquisizioni in differenti abitazioni e nella biblioteca anarchica Acrata situata a Bruxelles. È la prima volta che si palesa un’inchiesta antiterrorista.

La guerra e la filosofia

Brulotti

La guerra e la filosofia

Francesco Saverio Merlino

La filosofia è una gran bella cosa, la scienza delle scienze, la somma dei principii, a cui lo scibile umano nelle varie sue branche mette capo ecc. Ma è pure — o può essere — una forma astrusa che si dà al pensiero e che rende inintelligibili le cose più semplici e più chiare. O può anche servire a travisare la verità e a rivestire di vani splendori gli errori, i vizi e le iniquità, di cui gli uomini si rendono colpevoli verso il loro prossimo e verso sé medesimi.
Così vi è, a quanto pare, una filosofia della guerra, la quale ci apprende che quando una guerra è scoppiata, o sta per scoppiare, è segno che si doveva fare e perciò è santa e necessaria, e il nostro dovere, di noi umili mortall e non guidatori di popoli e reggitori di Stati, è di combattere e tacere; tacere perché non conosciamo i termini precisi dei problemi che la guerra è chiamata a risolvere (i quall spesso, dopo la guerra, rimangono più insoluti che mai); e ubbidire ciecamente, senza mormorare, a chi ha il potere...

Lo sciopero dei gesti inutili

Brulotti

Lo sciopero dei gesti inutili

Albert Libertad

Perché gli uomini (così come tutti gli altri esseri, ovviamente) lavorano? A quale scopo?
La risposta è semplice. Se l'uomo ha strofinato a lungo due pezzi di legno uno contro l'altro, se ha tagliato una selce, se l'ha usata per ore contro la polvere, era per ottenere il fuoco, per ottenere un'arma, o magari uno strumento.
Se ha abbattuto alberi, era per costruirsi una capanna; se ha intrecciato fibre vegetali, era per modellare dei vestiti o delle reti.
Tutti i suoi gesti erano gesti utili.
Quando la semplicità dei suoi gusti, e anche l'orizzonte necessariamente limitato dei suoi desideri, gli ebbero procurato del tempo libero, a seguito della sua destrezza e dei mezzi scoperti da lui e dai suoi simili, ha trovato buona cosa fare dei gesti la cui utilità non era così evidente, ma che gli procuravano una quantità di piaceri che non ritenne trascurabile. Diede alla pietra le forme che gli piacevano; tracciò sul legno le immagini che lo avevano colpito.

Le carnage et son monde

Ostrogoto [fr]

Le carnage et son monde

 
La langue est un révélateur. Il arrive que l’on veuille dissimuler la vérité derrière un flot de paroles. Mais la langue ne ment pas. Il arrive que l’on veuille dire la vérité. Mais la langue est plus vraie que celui qui la parle. Contre la vérité de la langue, il n’y a pas de remède… Les philologues et les poètes reconnaissent la nature de la langue. Mais ils ne peuvent empêcher la langue de dire la vérité.
Victor Klemperer
 
Il a souvent été dit que la première victime des guerres, c’est le sens des mots. Dans un moment de guerre, toute parole devient propagande, derrière tout mot se cache un appel bien précis et un effet recherché, toute réflexion vise à l’élimination du sens critique de l’homme.

La carneficina e il suo mondo

Brulotti

La carneficina e il suo mondo

Si è detto spesso che la prima vittima delle guerre è il significato delle parole. Nel momento della guerra, ogni parola diventa propaganda, dietro ogni parola si nasconde un appello ben preciso e un effetto ricercato, ogni riflessione mira all’eliminazione del senso critico dell’uomo. Tuttavia, come dice il filosofo tedesco che dal 1933 si era dedicato allo studio della neolingua nazista, la lingua non mente mai: essa esprime una verità, ed esprime, in tutta la sua manipolazione, in tutta la sua deformazione, in tutta la sua strumentalità, la reale essenza del dominio. Oggi, due giorni dopo gli attentati jihadisti a Bruxelles, si parla di «carneficina». A giusto titolo, certo, ma la definizione si svuota di senso se un altro massacro non viene chiamato «carneficina». Quando il regime di Assad ha lanciato barili di gas nervino sui sobborghi di Ghouta, non si sono viste le varie fabbriche di opinione impiegare la parola «carneficina» per definire il massacro industriale di quasi duemila persone.

Bring the war home?

Intempestivi

Bring the war home?

 

Negli anni 70 erano i rivoluzionari a voler portare nei quartieri delle città occidentali la realtà della guerra in corso dall'altra parte del pianeta, nel tentativo di «mettere a nudo le contraddizioni dell'imperialismo». Tutto iniziò nell'ottobre del 1969 con le giornate della rabbia organizzate a Chicago dai Weathermen, quando centinaia di manifestanti sfilarono per le strade cittadine attaccando negozi, danneggiando automobili, scontrandosi con le forze dell'ordine. L'idea che stava dietro tale iniziativa era semplice: mentre l'esercito yankee bombardava il Vietnam, abbrustolendo uomini, donne e bambini con il napalm, gli abitanti delle metropoli statunitensi non potevano continuare a vivere nella comodità e nell'indifferenza.

Del resto...

Contropelo

Del resto...

Non sono pochi coloro che nel corso degli anni hanno criticato il carattere totalitario della società moderna e della sua forma politica dominante. Anziché essere l’acerrima nemica dei regimi assolutisti, fondamentale luogo comune della propaganda occidentale, la democrazia ne è la variante edulcorata. A farlo notare non sono stati solo ardenti rivoluzionari, ma anche alcuni pensatori con gli occhi bene aperti. Si tratta di un accostamento intollerabile per ogni fedele adoratore della Costituzione, dello Stato di diritto, e di quanto si presume si metta di traverso alla brutalità della tirannia. Invece, fra chi non si attarda a coltivare sinistre illusioni del genere, questa similitudine viene spesso ritenuta comprensibile e giustificata, per quanto azzardata — perché i campi di sterminio nel cuore dell'Europa non possono essere paragonati a nulla di attuale, pena l'apporto del proprio contributo alla banalizzazione del male.

A quelques mètres près…

Ostrogoto [fr]

A quelques mètres près…

Dans la nuit du 16 mars 2016, une voiture-bélier a défonce les portes d’entrée de l’Institut de Pathologie et de Génétique à Gosselies. Ensuite, les auteur(s) ont bouté le feu au véhicule à l’intérieur de l’atrium, la partie centrale du bâtiment. Le hall semble bien ravagé par le feu et la fumée épaisse s’est répandu à tous les étages du bâtiment.
 

In concorrenza col boia

Brulotti

In concorrenza col boia

L'Eretico (Luigi Galleani)

Se della serena forza delle convinzioni, della sicurezza della coscienza, della saldezza del carattere, così degli individui come delle collettività, devesi giudicare nell'ora tempestosa della prova, quando giudizi, atteggiamenti, resistenze sono cimentate dal ciclone devastatore delle passioni sfrenate — sparuto pegno della sua forza, del suo carattere, ci dà il movimento sovversivo d'Italia nella gamma svariata che va dal riformismo parlamentare ministeriale al socialismo anarchico, contrito tutto quanto dinnanzi alle minacciose coalizioni della gente per bene, frettoloso di rassicurare il re, Giolitti, la stampa dell'ordine che partecipa esso pure dell'orrore onde Antonio D'Alba ha del suo gesto irriverente percosso tutti i santuari della patria; e con tutta l'anima al giubilo dei te deum salutanti la rinnovata devozione del popolo al re ed alla regina scampati per l'amore e per la grazia di dio al sacrilego attentato.

A pochi metri…

Brulotti

A pochi metri…

 

La notte del 16 marzo 2016, un'automobile-ariete ha sfondato le porte d’ingresso dell’Istituto di Patologia e di Genetica a Gosselies, in Belgio. Successivamente, gli autori hanno appiccato il fuoco al veicolo all’interno dell’atrio, nella parte centrale dell’edificio. Il pianterreno appare distrutto e il fumo spesso ha invaso tutti i piani del palazzo.

 

A parte il fatto che si tratta di un importante centro di ricerca sulla genetica in Belgio, dove alcuni ricercatori possono disporre di vari macchinari per analizzare la materia genetica, studiare il DNA, sviluppare tecnologie di microbiologia e di biologia molecolare (settori-chiave nell’avanzata scientifica verso un mondo sempre più sotto controllo), l’Istituto era anche responsabile, da molti anni, dell’analisi criminalistica del DNA. Qualche anno fa l’Istituto ha creato un’altra filiale, proprio accanto al suo edificio di Gosselies — Bio.be — destinato ad occuparsi delle analisi giudiziarie.

In Odium Fidei

Brulotti

In Odium Fidei

Già inquisiti 6 anni fa in Cile nel «caso Bombas» — incarcerati per più di 9 mesi, condannati e infine assolti — Mónica Caballero e Francisco Solar vengono arrestati nuovamente in Spagna nel novembre 2013, insieme ad altre 3 persone subito scarcerate, accusati dell’attentato avvenuto il 2 ottobre precedente contro la basilica del Pilar a Saragozza. L’operazione repressiva, avviata in stretta collaborazione dai due Stati, Spagna e Cile, proseguirà con altre operazioni terroristiche (denominate Pandora e Piñata) contro una quarantina di altri anarchici ed antiautoritari. Dopo oltre due anni di carcere preventivo, il 3 febbraio 2016 viene fissata la data del processo contro Mónica e Francisco, contro cui il pubblico ministero nella sua requisitoria chiederà 44 anni di carcere a testa per «appartenenza a organizzazione criminale di stampo terroristico, stragi, lesioni e cospirazione». Nel corso delle udienze processuali, nei giorni 8, 9 e 10 marzo presso l’Audencia Nacional de San Fernando de Henares, la pubblica accusa mantiene le sue richieste, pur modificando il reato di «strage» in «danneggiamento» con finalità di terrorismo, mentre la parte lesa decide di ritirare le accuse di appartenenza e di cospirazione abbassando la richiesta a 12 anni per ciascuno e al risarcimento di 102 mila euro.
Da annotare che per l’analisi antropometrica l’accusa ha utilizzato le immagini dei due compagni prese da internet; quelle stesse immagini lanciate dai mass-media e poi rilanciate da vari siti e blog di movimento, schedature poliziesche e spettacolari che diventano figurine di un album di famiglia insulso e pericoloso.
La sentenza è prevista tra un mese circa.

Chiudere il Regina Pacis!

Brulotti

Il Regina Pacis deve chiudere!

LOTTA AI CPT NEL SALENTO

Nella realtà dei fatti, occuparsi di lotta ai CPT, alle espulsioni e a tutto ciò che vi ruota attorno, non è una mera questione umanitaria, né una forma di democratico antirazzismo o di terzomondismo che identifica i migranti come nuovo soggetto rivoluzionario, ma significa riconoscersi e solidarizzare con individui che vivono le nostre stesse condizioni di sradicamento e sfruttamento ed iniziare ad attaccare una particolare struttura del potere. Non vi è dubbio infatti che la militarizzazione di interi quartieri, i rastrellamenti, i controlli sempre più serrati e le condizioni di vita e di lavoro sempre più odiose che vengono imposte, coinvolgano allo stesso modo sia gli immigrati – regolari o irregolari cambia poco –, sia gli sfruttati locali.

«Io non voglio andare là. Quel campo è una galera...»

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«Io non voglio andare là. Quel campo è una galera. Un modo sottile di imprigionarci»

 

La giungla non c'è più. Hanno raso al suolo quella umana di Calais, così come stanno abbattendo quella in Amazzonia. I luoghi selvaggi sono un abominio intollerabile per un mondo asettico e sterilizzato dove il solo rischio ammesso è quello di timbrare con qualche minuto di ritardo il cartellino della sopravvivenza quotidiana. Tutto deve stare in ordine, tutto deve essere sotto controllo. Che i dannati della terra si suicidino se vogliono sbarazzarsi della loro disperazione, ma che non vengano ad insozzare il tappeto davanti alla porta o quello davanti allo schermo, che non protestino, che non si ribellino. Così nelle strade rimarranno solo cittadini, più o meno soddisfatti ma pur sempre in fila.
È proprio vero: «Le foreste precedono gli uomini, i deserti li seguono». Quello che pubblichiamo è un articolo apparso in Francia poche settimane prima della devastazione della «giungla» di Calais — che rende chiaro sia cosa c'era in gioco sia come mettere i piedi sul tavolo — e pubblicato sul n. 5 di
Paris sous tension nel gennaio di quest'anno.

Sotto minaccia

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Sotto minaccia

Note su alcune evoluzioni repressive sul terreno della guerra sociale

 
Un anno fa...
 
La direttiva anti-terrorismo emanata dall'Unione Europea per essere accolta nella legislatura dei paesi membri risale già al 2003. È stata prodotta sulla scia delle misure anti-terroristiche e dell'inizio della «war on terror» in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001. All'epoca era stata presentata dai legislatori come una specie di versione light del Patriot Act statunitense. Ma ovviamente non era questo. Nel frattempo, tutti i paesi dell'Unione Europea l'hanno adottata (ad eccezione dei paesi che già disponevano di leggi più dure in materia di terrorismo, come la Spagna). E lo Stato belga figura fra i primi. A mano a mano, nel corso degli anni e dopo diversi tentativi (piuttosto infruttuosi) di utilizzarla soprattutto contro comunisti turchi e comunisti curdi, la legge è stata oggetto di molti adattamenti, col risultato di un progressivo affinamento della definizione di «terrorismo». È inutile dedicare ancora molte parole a tale definizione: potenzialmente può riguardare ogni espressione, ogni atto ed ogni pensiero di critica allo Stato. Semplice. Quindi, questa legge non è certo nuova. Per combattere la sovversione, gli Stati si sono sempre dotati di un ampio armamentario giuridico, a cui in caso di bisogno si aggiungono decreti di eccezione, manovre dei servizi segreti, «guerra sporca» di sterminio.

Ologrammi sull'Arno

Brulotti

Ologrammi sull'Arno

Di recente la scena politica italiana è stata accusata di essere composta da ologrammi, immagini che vengono create in maniera artificiale, proiettate tridimensionalmente e fatte passare per reali, tangibili, materiali. Il riferimento era al Palazzo e ai suoi teatrini, è ovvio, ma ci sembra che la considerazione sia calzante pure per la piazza e la sua militanza. In fondo anche qui, in mezzo a nauseanti cumuli di spazzatura politica, si aggirano parecchi ologrammi di ologrammi. Un notevole esempio lo si può osservare in questi giorni a Firenze, dove si sta avviando a conclusione un processo a carico di un'ottantina di imputati.
Chi è agli ordini del potere ha proiettato l'immagine virtuale di una associazione a delinquere che per fomentare il conflitto sociale avrebbe organizzato buona parte degli episodi «illegali» (diurni o notturni, singolari o collettivi) avvenuti negli ultimi anni nella patria dell'attuale capo del governo. Mescolando in un unico calderone rivendicazioni costituzionali ed utopie sediziose, gli inquirenti sono riusciti a modo loro ad unire tutte le anime del cosiddetto movimento senza preoccuparsi del fatto che gli imputati provengano dai contesti più disparati e talvolta persino contrapposti...

Voglio complici, non comunità

Brulotti

Voglio complici, non comunità

Apio Ludd
«Le comunità... si definiscono meglio in termini di rapporti alimentari
— ci domandiamo chi mangia chi»
Marson Bates
 

Maledizione, quasi dovunque vada sento parlare di comunità. Sembra che sia qualcosa di cui tutti hanno bisogno, qualcosa a cui tutti devono voler dare se stessi. Nelle grandi città è facile ignorare questi appelli ad appartenere, essendo difficile per i disarmati sostenitori di comunità introdursi personalmente nella vita degli altri. Ora vivo in una zona rurale. Ha molti vantaggi, ma la sua popolazione umana comprende troppi liberali, attivisti, benpensanti, in parole povere ficcanaso per cui la comunità è sacra, una divinità impersonale davanti alla quale questi credenti pretendono che tutti si inchinino.

Quattro abbandoni e una abolizione

Brulotti

Quattro abbandoni e una abolizione

Anne Archet
 
1. Devo abbandonare ogni forma di identità
L'identità è esterna all’individuo. È la conseguenza della sua appartenenza imposta a una categoria sociale che gli è pre-esistente. Queste categorie sociali sono arbitrarie — perché essere donna, nera, lesbica o proletaria sono categorie sociali e non il fatto di avere gli occhi verdi, essere ambidestri, albini o intolleranti al lattosio? — e determinano se gli individui che vi sono catalogati siano più o meno oppressi. Identificarsi in una categoria significa fare propria la sua oppressione oppure assumere il suo ruolo di carnefice come costitutivo della propria persona.
 
2. Devo abbandonare ogni presunzione di innocenza
Ogni richiamo all'innocenza non è solo inutile, è pericoloso. Sostenere che una persona meriti libertà, protezione o giustizia perché è innocente — perché si è astenuta da ogni peccato, da ogni crimine e da ogni trasgressione — implica che esistano forme d'oppressione che si meritano e altre che non si meritano...

With regard to nihilism

Ostrogoto [en]

With regard to nihilism

Noël Demeure - Albert Libertad
 
Although more than a century old, this exchange of letters between a reader and the better known editor of the weekly l'anarchie has not lost its significance. Of course, today’s proponents of nihilism aren’t interested in taking back up the old (and furthermore, populist) Russian tradition. And yet it seems to us that there is still a persisting confusion between a negation of the existent as an end in itself, which ends up in a desolate emotional and ideal desert, and a negation of the existent as a prelude to an absolutely other whole to imagine and experiment with. As you will see, Albert Libertad already insisted on the difference between “nothing” and the “creative nothing”.

Contro la loro guerra, contro la loro pace...

Brulotti

Contro la loro guerra, contro la loro pace... per la Rivoluzione sociale

 

La guerra avanza a pieno regime e raduna le truppe. Le carneficine compiute dal regime di Assad, dall’Isis e dai bombardamenti democratici affogano nel sangue ogni possibilità rivoluzionaria in Siria. E dall’Iraq al Mali, dallo Yemen all’Ucraina, il terrore quotidiano devasta irreparabilmente vite e territori per interessi economici e politici, nel nome di una religione, di una etnia, di una nazione.
Con differenti intensità, la sporca guerra dell’oppressione permette ai soldati di scatenarsi contro intere popolazioni, costrette a subire o a seguire l’uno o l’altro campo. In gennaio e nel novembre 2015, i massacri di Parigi ci hanno ricordato che l’orrore della guerra non si limita a campi di battaglia più o meno lontani.
ANCHE QUI i soldati di dio massacrano per imporre il loro ordine, mentre lo Stato francese rafforza ulteriormente il suo proclamando la guerra a tutto spiano. L’esercito viene dispiegato e lo stato d’emergenza si perpetua. Mezzi di sorveglianza e uniformi pompati al massimo, pestaggi e grilletto facile, caccia ai migranti e agli indesiderabili, leggi e misure contro tutto ciò che può assomigliare a un «nemico interno», il messaggio è chiaro: un giro di vite e tutti devono marciare al passo.
Contro una logica di guerra che, sempre per il potere, divora i corpi e le menti, è tempo di rompere le righe e di diffondere la lotta per la libertà.

A proposito di nichilismo

Brulotti

A proposito di nichilismo

Noël Demeure - Albert Libertad

Pur avendo oltre un secolo, questo scambio di corrispondenza fra un lettore e il più noto redattore del settimanale l'anarchie, non ha perso di significato. Certo, agli odierni sostenitori del nichilismo non interesserà riprendere l'antica tradizione (per altro populista) russa. Eppure ci sembra continui a sussistere una certa confusione fra una negazione dell'esistente fine a se stessa, che si conclude in un desolante deserto emozionale ed ideale, ed una negazione dell'esistente come preludio di un assolutamente altro tutto da immaginare e sperimentare. Come si vedrà, già Albert Libertad insisteva sulla differenza fra "nulla" e "nulla creatore".