Il disprezzo

Brulotti

Il disprezzo

Anne Archet

Il mondo che ci viene imposto, quello che ci brucia la carne e ci spezza le ossa, non merita le nostre lacrime. Sarebbe fargli troppo onore; tutto ciò che merita è il nostro disprezzo. Meglio: il nostro sdegno, la variante altera ed orgogliosa del disprezzo, quella improntata ad un giusto sentimento di superiorità.
Il disprezzo è eredità storica dell'aristocrazia. Per questa ragione fa orrore a coloro che li hanno depennati dal potere: gli utilitaristi borghesi, i democratici, i filantropi, i creatori di ricchezza, i benefattori dell'umanità – i nostri Padroni. Se ci affamano, se ci istupidiscono, se ci rubano i giorni e le notti, se ci sorvegliano, se ci rinchiudono, se ci torturano, è sempre in nome dell'interesse superiore dell'umanità, della nazione, del progresso, della ragione, della libertà, della civiltà, della prosperità. In breve: in nome di una causa superiore e trascendente.

I progetti dello Stato non sono invulnerabili

Fuoriporta

I progetti dello Stato non sono invulnerabili

Lo Stato belga vuole costruire una maxi-prigione ad Haren, a nord di Bruxelles. Questo immenso campo di reclusione ospiterà 1200 celle, con sezioni per uomini, minori e donne con bambini. Si tratta della più grande prigione mai costruita sul territorio belga, un progetto che riempie le tasche di parecchie imprese.
La costruzione di questa atrocità, e di altre nove carceri nel paese, è emblematica della società che ci viene imposta. Dobbiamo essere più che mai consapevoli che il valore della nostra vita è un valore economico. Si aspettano da noi che alimentiamo anima e corpo la crescita economica; che sgobbiamo per arricchire i ricchi accontentandoci di una mera «sopravvivenza». Lo Stato, che vuole mantenere e rafforzare il tran-tran quotidiano, si dota di un ampio ventaglio di mezzi per ottenere ciò: la costruzione di nuovi centri commerciali, la ristrutturazione urbana, l’allestimento di loft nei quartieri più poveri, la creazione di vie pedonali per attirare i turisti e altri consumatori, la costruzione di enormi parcheggi,… non sono che una parte. Ma anche le misure di austerità, l’intensificazione della caccia ai disoccupati, l’estensione di ogni genere di sanzioni e multe, la costruzione di nuovi commissariati di polizia, l’aumento del numero di telecamere di sorveglianza e… la costruzione di nuove galere come quella prevista ad Haren. In un momento in cui le contraddizioni dell’ordine attuale si fanno sentire sempre più brutalmente, lo Stato intende isolare e spezzare coloro che non possono o non vogliono coscientemente rientrare nei ranghi. Sa bene che da ciò dipende l’esistenza del suo potere e non risparmierà né soldi né sforzi per fortificarsi.

Brecce

Brulotti

Brecce

Telecamere ovunque, controllo diffuso, mercificazione dei luoghi e delle persone, nocività a non finire, repressione, la stessa galera: sono alcune delle tematiche che vogliamo trattare con questi fogli appesi alle mura della città per esprimere ciò che pensiamo dopo esserci guardati attorno. Per agire dopo avere provato a riflettere. Mettere in discussione, scardinare, divellere, aprire brecce. Nelle nostre teste e nei nostri cuori prima di tutto e nel luogo che abitiamo in seconda battuta. Un progetto ambizioso, un mezzo molto semplice. E nell’usarli ci rivolgiamo a quanti possono comprendere la rabbia che ci portiamo dentro e il sogno costante nei nostri pensieri.
Evadere da un carcere non è cosa facile. Le mura che si hanno intorno sono alte e consolidate. Ma chiunque provi a riprendersi la libertà fa la cosa più ragionevole che si possa fare, che riesca o no nel suo intento. Allo stesso modo, quale altra scelta si pone in questa realtà sociale?

Discorso sul colonialismo

Contropelo

Discorso sul colonialismo

Aimé Césaire

E così, un bel giorno, la borghesia viene svegliata da un formidabile contraccolpo: le gestapo si danno da fare, le prigioni si riempiono, i torturatori inventano, rifiniscono, discutono intorno ai cavalletti.
Ci si stupisce, ci si indigna. Si dice: «Come è curioso! Mah! È il nazismo, passerà!». E si aspetta, si spera; si nasconde a se stessi la verità che è una barbarie, la barbarie suprema, quella che corona, quella che riassume la quotidianità delle barbarle; che è il nazismo, si capisce, ma che prima di esserne stato vittima se ne è stato complice. Che lo si è sopportato — quel nazismo — prima di subirlo, lo si è assolto, lo si è svisto e legittimato perché finora era stato applicato ai soli popoli non europei; che quel nazismo lo si è coltivato, e se ne è responsabili, e che esso assorda, perfora, pervade goccia a goccia, prima di inglobare nelle sue acque rosse di tutti i crimini della civiltà occidentale e cristiana
Sì, vale la pena di studiare, clinicamente, nei dettagli, le tattiche di Hitler e dell'hitlerismo e di svelare al molto distinto, al molto umanista, cristiano borghese del XX secolo, che custodisce in sé un Hitler nascosto, che Hitler abita in lui ed è il suo demone, che se lo rifiuta, è per mancanza di logica e che in fondo, ciò che non perdona ad Hitler, non è il crimine come tale, il crimine contro l'uomo; non è l'umiliazione dell'uomo in sé, ma il crimine contro l'uomo bianco, il fatto di aver applicato all'Europa metodi coloniali finora riservati agli arabi di Algeria, ai coolies dell'India e ai negri d'Africa.

Riformisti o insurrezionisti?

Brulotti

Riformisti o insurrezionisti?

Errico Malatesta

Noi non mettiamo in dubbio la buona fede di nessuno; ma ci pare una singolare aberrazione, una incomprensione incredibile della psicologia degli individui e delle masse il pensare che si possa nello stesso tempo credere e sperare nei mezzi legali, e nello tesso tempo tenersi disposto a ricorrere ai mezzi illegali; passionarsi per le elezioni e prepararsi all'insurrezione. [...]
V'immaginate voi uno che aspetta la rivoluzione da un momento all'altro e si affatica per trovarsi pronto, e nello stesso tempo lavora per le elezioni municipali che debbono aver luogo sei mesi dopo? O viceversa, uno che spera di poter senza rischio e poca fatica concorrere efficacemente alla trasformazione sociale con un semplice voto, e voglia poi rischiare il pane, la libertà, la vita in una azione insurrezionale?
Bisogna scegliere; e naturalmente la maggioranza sceglie la via che sembra più facile e che in tutti i casi non presenta pericoli; ma poi si trova che ha fabbricato sulla rena e quando viene la reazione non ha capacità morale e materiale per resistere... e si lascia bastonare ed affamare.

Il Numero 1442

Miraggi

Il Numero 1442 - Monologo in versi martelliani

Auro d'Arcola

(Giovane vestito da ergastolano, recante in petto sulla blusa il n. 1442)
Cella di segregazione dell'Ergastolo di Santo Stefano

Signori, a voi non vengo nel lugubre vestito
del «condannato in vita per implorar» contrito,
la commiserazione od il patimento
del pubblico.
(amaramente ironico) Non vengo a far del sentimento
su l'anime
pietose del piccioletto mondo
borghese... Io non sono un cane vagabondo
dei
virtuosi salotti... da commuovere i cuori
gentili delle dame... coi torvi miei dolori!

E io cosa faccio?

Brulotti

E io cosa faccio?

È passato un quarto di secolo da quando un compagno fu arrestato per una rapina. In seguito a quell’arresto un altro compagno gli scrisse, per fargli sapere che dopo l’«incidente» occorsogli, lo vedeva sotto una luce diversa, lo considerava «un uomo che merita rispetto», mentre prima lo aveva solo ritenuto «uno di quegli intellettuali, un po’ supponenti e pieni di sé». Non conosco ovviamente i motivi per cui il secondo compagno si era fatto questa idea del primo, ma non è da escludere che fosse anche influenzato dalle voci di corridoio del movimento anarchico. Che gran colpo di fortuna che la rapina sia andata male, almeno così in molti hanno avuto la prova che non era solo un parolaio – come alcuni affermavano –, uno esclusivamente seduto dietro una macchina da scrivere a criticare tutto e tutti e ad esporre teorie, ma uno che quelle stesse teorie le riversava anche nella pratica. Un anarchico, insomma.

Premessa naturale

Brulotti

Premessa naturale

Nella testa delle persone l'energia è ciò che consente di riscaldare la casa, far funzionare il frigorifero o accendere la televisione. Un problema pratico, semplice ed immediato.
In questo buon senso grossolano l'energia sta alla base di ogni benessere, e l'assenza di energia non può che far ricadere la civiltà nella barbarie.
Ma dovrebbe essere abbastanza ovvio che non si costruiscono centrali atomiche per permettere alla gente di leggere saggi di filosofia dopo il calar delle tenebre. La questione energetica è anzitutto una questione industriale, oltre che militare. La sua ricaduta “civile” e “domestica” è un fatto del tutto secondario e meno rilevante.
L'accumulazione di fonti energetiche corrisponde quindi solo all'accumulazione di capitale. Non è l'antico focolare a dover essere riscaldato, bensì la più recente fornace, che oggi può assumere la forma terrificante della fusione atomica. Accumulare potenza al fine di convertirla in lavoro.

Les gentils de Noël

Brulotti

Les gentils de Noël

In mezzo al silenzio davanti ad una pubblica delazione, ad un certo punto si è levata una voce attonita. E non dall'Italia, bensì dalla Francia dove a quanto pare esistono anarchici che per ammazzare la noia del dolce far niente si connettono in rete e leggono quanto avviene altrove, fuori da ogni parrocchia. E si pongono perfino delle domande. Chiedono subito lumi, aspettano e poi reagiscono. Il 4 gennaio, ancor prima di qualsiasi altra imbarazzata voce nostrana, sul sito francese NonFides è stato pubblicato un nostro articolo, «I buoni di Natale» (Les gentils de Noël) preceduto dal testo introduttivo che qui riproduciamo. Non volendo farla apparire una sollecitazione fatta per interposta persona, abbiamo deciso di non diffonderlo subito in italiano. Ma ogni promessa è debito.

Tu cosa fai?

Brulotti

Tu cosa fai?

Discutere, ma stiamo scherzando? No, no, si discute solo fra di noi, fra chi è già d'accordo, in modo da non avere guastatori fra i piedi (contro cui bastano e avanzano i pettegolezzi di corridoio). Ecco perché uno liquida le critiche come prescrizioni mediche formulate da sputasentenze, l'altro come dogmi eretti da pontefici e diffusi dai loro servitori. Almeno in un aspetto, quello che li fa letteralmente imbestialire, entrambi sono in perfetta sintonia: il nemico interno è la critica, e va messa a tacere.
Se questo atteggiamento fosse solo miserevole, non varrebbe la pena spenderci del tempo. Basterebbe domandarsi quanta onniscienza occorra per sapere ciò che fanno o non fanno gli altri. E quanta presunzione occorra per stabilire che la propria azione è misura di ogni azione, fuori della quale non c'è che impotenza. E quanta idiozia occorra per credere che ciò che viene fatto è ciò che viene strombazzato sui siti o sui blog, o ciò che viene rivendicato in tribunale (repressione, tu sii benedetta, altrimenti come farebbero certuni a vantarsi di esistere?).

Io no, non sono Charlie

Intempestivi

Io no, non sono Charlie

Claude Guillon / Alcuni anarchici

Dopo il massacro avvenuto nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, in tutta la Francia si è scatenata la caccia all'arabo e al musulmano, nonché quell'isteria securitaria che sta riempiendo le strade di Parigi di uomini in uniforme che setacciano la città armati fino ai denti. Peggio ancora, l'enorme emozione collettiva sollevata da quelle morti è stata il pretesto per invocare una sempre più ipocrita unità nazionale. In occasione della grande manifestazione che si terrà oggi a Parigi, patrocinata dallo stesso governo francese, pubblichiamo qui due testi che sono circolati oltralpe in questi ultimi giorni e che sfidano la pretesa istituzionale di mettere ordine nelle strade attraverso l'imposizione di un lutto condiviso.

Mai discutere con i politici

Brulotti

Mai discutere con i politici

Secondo una antica massima, la cui origine alcuni fanno risalire a Confucio, non bisogna «mai discutere con gli stolti, chi ascolta potrebbe non accorgersi della differenza».
In effetti si tratta di un ottimo consiglio da seguire quando ci si imbatte in chi parla solo perché ha una lingua, scrive solo perché ha una mano, legge solo perché ha gli occhi e ascolta solo perché ha orecchie – ma senza conoscere il significato delle parole, né delle proprie né di quelle altrui. Incontri che diventano purtroppo sempre più frequenti in quest'epoca in cui ogni pensiero viene sollecitato a rimpicciolirsi fino ad adeguarsi alle striminzite dimensioni di un cinguettio, moderna minima.
Ma a rifletterci sopra, dietro questa millenaria saggezza non si nasconde solo una precauzione di igiene mentale. Perché il ragionamento sottostante si potrebbe tranquillamente applicare in altri contesti, con altri esempi, senza perdere in sensatezza.

Ci vuole rispetto

Brulotti

Ci vuole rispetto

È una fortuna vivere nel terzo millennio. Io, sono sincero, mi ci trovo benissimo. Questo mondo è sempre soffocato da forze oppressive e tiranniche, purtroppo. Va trasformato radicalmente, certo. Ma il movimento sovversivo ha fatto passi da gigante. Al suo interno c'è rispetto, c'è tolleranza, ognuno può dire e fare quello che vuole. Non c'è quel settarismo che infestava i rapporti fra i compagni nel passato.
L'era delle ideologie – cupi, tristi, ammuffite – è finita per sempre. Meno male. Non ci sono più anarchici e comunisti e socialisti e chissà cos'altro, tutte queste sciocche etichette, queste identità buone solo per metterci gli uni contro gli altri. Che orrore, no, ci sono solo buoni amici che fanno politica assieme. Meglio, molto meglio. Basta con i pregiudizi.
Quando mi capita di leggere i libri – ogni tanto ci vuole un po' di superficialità, uno svago dagli impegni seri quotidiani – rimango inorridito dal venire a sapere com'era infestato da dibattiti e polemiche il movimento nel passato. Ma ve lo immaginate?

Glosse sul Re di Prussia

Brulotti

Glosse sul Re di Prussia

Karl Marx

Ma tutte le rivolte, senza eccezione, non scoppiano forse nell'«isolamento funesto che separa l'uomo dalla comunità»? […] Tuttavia, la comunità da cui è isolato il lavoratore è una comunità di ben altra ampiezza che la comunità politica. La comunità da cui lo separa il suo proprio lavoro è la vita stessa, la vita fisica e intellettuale, le costumanze umane, l'attività umana, il godimento umano, l'essere umano. L'essere umano è la vera comunità dell'uomo. Come il funesto isolamento da questo essere è infinitamente più universale, più insopportabile, più terribile, più pieno di contraddizioni che il fatto di essere isolato dalla comunità politica; così, la soppressione di questo isolamento – e anche una reazione parziale in questo senso, una sollevazione contro questo isolamento – ha un'ampiezza infinita, come l'uomo stesso è infinitamente di più del cittadino dello Stato e la vita umana infinitamente di più della vita politica.

La soluzione finale al problema etico

Contropelo

La soluzione finale al problema etico

Ora, il resettaggio del passato, la cancellazione della memoria, non è operazione facile in ambito sovversivo. La falsa coscienza necessaria all'azione politica si scontra infatti con il problema etico, ad esempio con l'idea secondo cui non si può sovvertire e servire allo stesso tempo; o anche con la diffusa convinzione che la memoria sia rivoluzionaria. Come fare a liquidare definitivamente questo problema? Le smentite non bastano, i sofismi nemmeno, e ad arrampicarsi sugli specchi tutti i giorni ci si stanca. Non si può andare avanti così, a chiamare errore episodico il metodo continuato, a fingere stupore e indignazione davanti all'evidenza più palese, ad evitare ogni critica pubblica e circostanziata sommergendola con pettegolezzi privati e «richieste di fiducia». Le situazioni incalzano, esigono una flessibilità (altro che conflittualità!) permanente, per cui bisogna farla finita una volta per tutte: niente intransigenze sconvenienti. Occorre decidersi a prendere di petto la questione, risolvendola alla radice.
La maniera c'è ed è davvero definitiva. La memoria non va più cancellata o «rivista e corretta» nei punti più imbarazzanti, secondo la bisogna. Ne va decretata la nocività in sé, la sua pesante costrizione. Basta con la tirannia dei ricordi, largo alla libertà dell'oblio. Non sono gli smemorati interessati a dover stare sulla difensiva, giustificandosi. Sono loro i rivoluzionari pronti a salire su qualsiasi barricata e su qualsiasi carro, mentre chi possiede ancora un briciolo di memoria è da considerare un reazionario.

Les gentils de Noël

Ostrogoto [fr]

Les gentils de Noël

Cependant, cette fois-ci un pas a été franchi. Dans un article publié sur le site notav.info pour critiquer les thèses du site finimondo.org, le(s) auteurs(s) (qui se présentent comme la rédaction) en arrivent à la délation. Ils écrivent que, par le passé, les compagnons auraient envoyé des colis piégés et que ce serait eux les auteurs des sabotages de décembre dernier.
Ça veut dire quoi ça ? Que si on ne se dissocie pas immédiatement de toute attaque, comme on le fait régulièrement chez notav.info, on pourra un jour être accusés d’en être les auteurs ? Que si on donne de la visibilité à des attaques, au contraire de ceux qui les amoindrissent, les cachent ou les ignorent, on est en train d’en faire la revendication ? Que si on porte un discours cohérent de subversion de l’existant par tous les moyens nécessaires, on sera condamnés comme terroristes ?

L'illusione legalitaria

Brulotti

L'illusione legalitaria

All'inizio di ottobre, un primo verdetto c'è stato. Alcuni cittadini avevano presentato una domanda di classificazione del terreno ad Haren su cui contano di costruire la maxi-prigione, credendo in tal modo di impedire, o comunque ritardare, il più grande progetto carcerario della storia belga. La risposta delle autorità competenti è stata laconica: «Ma andiamo, siamo noi che vogliamo costruire questo nuovo carcere!». La domanda è stata quindi rigettata, proprio come gli altri ricorsi giudiziari presentati prima.
«È ingiusto!» diranno probabilmente coloro che difendono la via legale per opporsi alla costruzione della maxi-prigione. «La domanda non è stata attentamente valutata. I nostri eletti non hanno sostenuto le nostre pratiche. Sono possibili altri ricorsi!». Forti di questa illusione, intendono riprovarci e ricominciano a sfogliare gli articoli di legge. E così, tentano nuovamente di convincere le altre persone che si oppongono alla maxi-prigione che la via da seguire, o comunque una delle vie da seguire, è la via legalitaria. Petizioni rivolte alle autorità. Interpellanze degli eletti. Interventi presso i media. Ricorsi giudiziari.

Dente per dente

Miraggi

Dente per dente

António José Forte

Altri prima di noi hanno tentato lo stesso sforzo: dente per dente; no, mai guardare di sbieco e mantenere la testa scarlatta, vomito in pugno per ogni notte rubata; nemmeno un minuto per la gloria della pelle. Risveglio sfasato: occhio per occhio: tenere a bada la famiglia, la speranza a buona distanza da tutte le bramosie e il corno di ogni giorno nelle viscere. A diciott’anni come a ventotto, la vita messa alla prova dalla rabbia e dall’amore, gli occhi messi alla prova dal disgusto. Entrare al contrario nel festival delle lettere, aprirsi un passaggio a colpi di fegato verso l’uscita dello sputo. Se non abbiamo abbastanza salute, siamo almeno malati esemplari.