La politica uccide la rivoluzione

Brulotti

La politica uccide la rivoluzione

Volin

Nell’aprile 1917 mi incontrai con Trotsky a New York, in una tipografia che lavorava soprattutto per i diversi giornali russi di sinistra. Allora egli era a capo di un quotidiano marxista di sinistra: Novy Mir. Quanto a me, la Federazione delle Unioni operaie russe mi affidò la redazione degli ultimi numeri, prima della partenza per la Russia, del suo settimanale: Golos Truda, di tendenza anarco-sindacalista.
Passavo alla tipografia una notte alla settimana, la vigilia dell’uscita del giornale. Fu così che incontrai Trotsky la prima notte del mio servizio. Naturalmente parlammo della Rivoluzione. Tutti e due ci apprestavamo a lasciare presto l’America per recarci «laggiù».
Una volta dissi a Trotsky:
«Tutto considerato, sono assolutamente sicuro che voi, i marxisti di sinistra, finirete per impadronirvi del potere in Russia...

Notte della terra

Miraggi

Notte della terra

Roger Bernard

Roger Bernard (1921-1944) impara il mestiere nella tipografia del padre, ma la poesia lo travolge fin dalla prima gioventù. Trascorre l'adolescenza chino sui libri, a perfezionarsi, a scoprire i segreti dell'alchimia del verbo. I Chantiers de Jeunesse – organizzazione paramilitare che doveva sostituire il servizio militare, all'epoca abolito – lo annoiano, per cui al suo ritorno cercherà la rude compagnia di chi lotta contro l'invasore croceuncinato. Si unisce alla Resistenza, assieme alla sua compagna incinta, nella valle di Calavon, e qui fa la conoscenza del capitano Alexandre, il poeta René Char. È a lui che, fra un sabotaggio ed un altro, leggerà le sue poesie. Il 22 giugno 1944 Roger Bernard cade nelle mani dei nazisti. Farà appena in tempo ad inghiottire il messaggio che sta portando, prima di venir fucilato in mezzo alla strada dopo aver rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda. Straziato e sconvolto, René Char lo ricorderà più volte nei suoi Fogli d'Ipnos.

La distruzione randagia

Brulotti

La distruzione randagia

Canenero

Perché dal Potere del dialogo (con cui si pensa di risolvere tutto) e dal dialogo del Potere (che invita tutti ad una ragionevole contrattazione) si passi ad un sentimento di radicale inimicizia verso l'esistente, di distruzione di ogni struttura che aliena, sfrutta, programma e irreggimenta la vita degli individui. Il nero del cane (questo animale cui generalmente si associa l'idea di sottomissione, di servile mansuetudine) è proprio la volontà di uscire dal gregge della servitù volontaria e di aprirsi alla gioia della ribellione. Non il nero in cui tutte le vacche sono uguali (sia pure nel loro essere contro o fuori), bensì quello in cui scompare il confine tra la demolizione e la creazione, tra la difesa oltranzistica di se stessi e la costruzione di rapporti di reciprocità con gli altri.

Come singoli, sempre, anche laddove l'irrinunciabile desiderio dell'altro ci porta a scegliere la strada dell'unione.

Quelques réflexions sur la révolution ukrainienne

Ostrogoto [fr]

Quelques réflexions sur la révolution ukrainienne

un anarchiste de Kiev

Voici une lettre d’un ami anarchiste (il se trouve à Kiev). C’est supposé être une réponse à l’article que Crimethinc a publié en mars à propos de la révolution ukrainienne et à tous ceux qui proclament avidement que la révolution ukrainienne n’est qu’une affaire d’extrême droite. [Note de 325.nostate.net]

On voit plus clair dans le noir

Ostrogoto [fr]

On voit plus clair dans le noir

Fermer les centrales nucléaires, délester le capitalisme et l’Etat

Deux choses importantes

Deux choses auront au moins été tirées au clair par l’acte de sabotage d’une turbine électrique à la centrale nucléaire de Doel en août 2014. Deux choses importantes, et qu’on n’a pourtant lu nulle part.

Sulla rivoluzione ucraina

Fuoriporta

Alcune riflessioni sulla rivoluzione ucraina

un anarchico di Kiev

Presentiamo qui una lettera scritta da un anarchico, che si trova a Kiev, in risposta ad un articolo pubblicato lo scorso marzo dal gruppo statunitense Crimethinc a proposito della rivoluzione ucraina e in risposta a chi proclama che la rivoluzione ucraina riguardi solo l’estrema destra. Questa lettera è apparsa in inglese su 325.nostate.net, venendo poi tradotta e pubblicata in francese sul secondo numero di Avalanche.

 

Compagni! Vi scrivo dall’Ucraina. Ho partecipato molto alle sommosse di Maidan e alle varie iniziative anarchiche durante quel periodo. Vorrei fare diverse osservazioni che considero importanti per una migliore comprensione degli avvenimenti. In generale sono d’accordo con la vostra tesi, ma voglio sottolineare alcuni dettagli che mostrano come la situazione sia meno nera.

Contro il feticismo delle masse

Contropelo

Contro il feticismo delle masse

Dwight Macdonald

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Al «feticismo della merce» di Marx vorrei contrapporre il nuovo moderno feticismo — quello delle masse. Più si ragiona in modo progressista, più si assume che la prova della bontà di un programma politico sia in funzione del seguito popolare che ottiene. Io oso, almeno per l'epoca presente, affermare il contrario: che, come in arte e in letteratura, la comunicabilità su vasta scala è inversamente proporzionale alla bontà di un approccio politico. Non è una cosa positiva: come nell'arte, è un fattore deformante e storpiante. Non che sia una legge eterna: in passato le idee di una sottile maggioranza, ridotta qualche volta quasi al limite di un singolo individuo, sono riuscite lentamente a conquistare sempre maggiore consenso tra i concittadini; e speriamo che lo stesso accada anche alle nostre idee. Ma tale mi sembra la nostra situazione oggi, che ci piaccia o no. Tentando di diffondere le idee politiche su scala di massa oggi si finisce per corromperle o per spogliarle di tutta la loro forza emotiva e di tutto il loro significato intellettuale. Gli stessi mezzi con cui si deve comunicare a un vasto pubblico — la radio, la stampa popolare, i film — sono infetti; il linguaggio della comunicazione di massa è infetto.

2014-18...

Brulotti

2014-18: il passato e il futuro contro il presente

Un secolo. Considerato a una certa distanza sembra microscopico, appena un sospiro da un punto di vista storico. Ma è anche il momento cardine fra nonni e bisnonni, fra volti noti e foto ingiallite, fra tratti vicini e storie lontane. 1914-1918. Si avvicinano molte commemorazioni, magari alla presenza di signori signore alti dignitari. Si tengono discorsi che pretendono che «noi» abbiamo imparato dalla storia, che «noi» siamo ora sulla buona strada. Una nota effimera qui (i miglioramenti sono sempre possibili), una confortante pacca sulla schiena là, e come apoteosi quell'inevitabile «Mai più guerra». Una barzelletta che non va fuori moda; le persone di potere che si ergono da pacifisti. Anche le esequie di Mandela hanno costituito una di quelle opere teatrali i cui attori sono conosciuti. Quelli che rivendicano il monopolio della violenza, comandano e armano eserciti e milizie (o polizie se preferite), stringono alleanze per conquistare e occupare territori (war on terror o missioni di pace, nella neolingua), timbrano le autorizzazioni di esportazione di materiale bellico con destinatari spesso ambigui ma dagli obiettivi sempre chiari; dall'oppressione allo sterminio.

Liberare il tempo

Brulotti

Liberare il tempo

Annie Le Brun

«Il dovere dell'occhio destro è di immergersi nel telescopio mentre l'occhio sinistro interroga il microscopio». Come non essere colpiti dalla precisione di questa frase scritta dalla giovanissima Leonora Carrington nello straordinario racconto narrante il suo internamento fra il 1940 e il 1941 in un ospedale psichiatrico spagnolo, dopo che l'arresto del suo amante Max Ernst da parte della gendarmeria francese l'aveva gettata in un caos interiore che lei non era più in grado di distinguere da quello del mondo in guerra?

Viva la Comune!

Brecce

Viva la Comune!

Luigi Galleani

È il grido che lungo l’erta aspra ed impervia della libertà riecheggia nelle più fosche giornate della storia; ed è ad ogni ritorno il grido della fierezza e della rivincita, il grido della vita e della speranza.
La Comune! L’onnipotenza romana non la soggioga: la Repubblica può accordarle privilegi e franchigie, non imporle il suo diritto e le sue leggi; l’Impero in quel focolare ardente d’indipendenza e d’energie saluta la parte più sana e più rigogliosa della sua immane e vacillante compagine, le è largo di rinnovate guarentigie.
La Comune è nell’evo medio l’unico presidio della civile libertà.
Viva la Comune! è nel quindicesimo secolo il grido che saluta sul fosco tramonto del feudalesimo l’avvento della Rinascenza e del Libero Esame.
Viva la Comune! è ancora il grido che sulle rovine della Bastiglia fumanti annunzia al mondo l’occaso del diritto divino, l’ultimo fato delle monarchie nobiliari, la proclamazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, i parentali del popolo e della libertà.

Carboneria

Brulotti

Carboneria El Buen Trato

Montevideo, capitale dell’Uruguay, anno 1930; l’Atene del Plata come venne rinominata con una certa superbia. Una città in piena espansione economica e demografica che contava 450.000 abitanti, 7 grandi teatri, 80 sale cinematografiche e 55 quotidiani.
Proprio in quest’anno l’Uruguay è anche il paese scelto per celebrare il primo campionato mondiale di calcio; la nazione è in fibrillazione, i grandi investitori anche; le grandi opere si susseguono una dopo l’altra: stadi, grattacieli, hotel...
Allo stesso tempo però, l’Uruguay è anche un paese con una legislazione tollerante con gli immigrati e saranno infatti migliaia gli europei che confluiranno in questi territori a partire dai primi anni del XX secolo. Molti sono i perseguitati politici fuggiti dai paesi d’origine. Migliaia sono anche gli italiani che emigrano e si stabiliscono a Montevideo.

Sciacalli e pecore

Intempestivi

Sciacalli e pecore

Non esistono catastrofi naturali. Lo abbiamo già detto e non siamo di certo soli a farlo. Ormai si tratta di una convinzione diffusa persino fra gli esperti, geologi più o meno noti. La pioggia che cade più del solito, così come la terra che trema più del previsto, non sono eventi eccezionali ma fatti naturali accaduti innumerevoli volte nel corso della storia. È solo quando provocano vittime che questi fatti attirano l'attenzione pubblica, diventando temibili calamità.

Ma tutti questi morti, da chi sono provocati? Dalla furia della Natura o dal comportamento dell'Uomo? Se i palazzi non venissero costruiti con materiali scadenti, se gli argini dei fiumi non fossero stati cementati, se i segnali premonitori non venissero sottovalutati o ignorati... quanti morti in meno si conterebbero?
L'attuale emergenza a Genova ne è l'ennesima riprova.

Lettera agli studenti in collera

Papiri

Lettera agli studenti in collera

 

alcuni amici di Huguet 
 
Le tigri della rabbia sono più sagge dei cavalli dell'istruzione 
William Blake 
 
Cari studenti, 
un nuovo anno scolastico si apre davanti a voi, e con esso una nuova stagione di reclusione per le vostre giovani esistenze. Con la benedizione delle autorità che quotidianamente opprimono i vostri desideri (famiglia, insegnanti, società), verrete costretti a passare varie ore giornaliere entro le quattro mura di una “fabbrica” di disciplina e cieca obbedienza.  
Vivendo nell'illusione che la scuola possa essere l'anticamera  del vostro futuro benessere (da “costruire”, vi dicono,  nel mondo del lavoro o nella carriera universitaria), essa non è altro che il luogo in cui ci si abitua alla noia e alla ripetitività dei gesti. L'unico futuro che vi si prospetta davanti, sarà quello in cui ad entrare in scena sarà solo una vita di alienazione e morte lenta. Lo Stato, che attraverso l'obbligo scolastico pretende di assoggettare le vostre coscienze, contribuisce ad educarvi secondo l'etica di questo mondo ormai marcio, decadente ed in putrefazione. Nessun miglioramento o riforma può essere apportato ad un'istituzione che, al pari delle altre, è per sua natura votata a fare di voi dei sudditi proni e obbedienti. Da queste infami mura non uscirete che rassegnati o ribelli. Spetta solo a voi decidere se accontentarvi di continuare a sopravvivere azzuffandovi per i miseri avanzi che vi concedono o svegliarvi da questo torpore. Non c'è cattedra e registro che non possano bruciare ed edificio che non possa crollare sotto i colpi della rabbia che esonda dai suoi argini. 
Le ragioni per farla finita con tutto l'esistente, di cui la scuola non è che una delle molteplici facce, è in ogni aspetto della vita quotidiana. Le rituali tristi mobilitazioni autunnali non fanno altro che incanalare entro binari prestabiliti il desiderio di rivalsa di tutti coloro che non si accontentano di raschiare il fondo della ciotola dei potenti. Andiamo dunque, individualmente o in gruppo, a demolire questo misero presente! 
Contro chi, vestendo gli abiti della protesta, getta acqua su ogni focolaio di rivolta. 
Contro l'istituzione scolastica ed ogni l'autorità! 
Per la rivolta, per la libertà! 
 
 
[volantino distribuito a Padova il 10/10/14]

Quale Capitale? Quale cultura?

Brulotti

Quale Capitale? Quale cultura?

Va in onda oggi un grande show, quello di Lecce che si candida a Capitale della cultura europea per il 2019. Si cerca di coinvolgere tutti i cittadini al rush finale verso la vittoria e si invita tutti a scendere in strada e partecipare alle iniziative culturali e sociali che si terranno, per mostrare ai commissari europei della giuria che dovrà decidere, un senso di comunità e cultura partecipata. Lo show però ha l’aria di essere un grande REALITY SHOW con tutto quello che di negativo si può associare a questa espressione. Non è per disfattismo che parliamo così ma perché “Lecce Capitale della cultura 2019” ci sembra tanto una farsa.

Si vede più chiaramente al buio

Brulotti

Si vede più chiaramente al buio

Chiudere le centrali nucleari
staccare la spina al capitalismo e allo Stato
 

Almeno due cose si possono dedurre dall'atto di sabotaggio di una turbina elettrica nella centrale nucleare di Doel [Belgio] nell'agosto 2014. Due cose importanti, che tuttavia non abbiamo letto da nessuna parte.
Primo. Anche se il nucleare genera una contaminazione duratura e difficilmente risolvibile, è comunque possibile fermare la produzione energetica di queste centrali di morte. La lotta contro il nucleare non significa solo che quest'ultimo è all'origine di catastrofi e di radiazioni permanenti, dell'avvelenamento per lungo tempo dell'ambiente, ma anche che la stessa esistenza del nucleare ipoteca ogni prospettiva di libertà e di auto-organizzazione, perché il suo mantenimento e la sua gestione implicano necessariamente una struttura autoritaria e verticista, una struttura militarizzata.
Secondo. Che il sistema economico e statale vigente è del tutto dipendente dal flusso continuo di elettricità, pena la paralisi. Fabbriche, commissariati, ministeri, trasporti, amministrazioni: tutte le strutture fondamentali dell'oppressione statale e dello sfruttamento capitalista hanno in comune la loro dipendenza dall'energia. E quando le cose sono ferme, qualcos'altro può finalmente cominciare a muoversi.

Negación

Brulotti

Negación

Riportiamo di seguito, a mo' di presentazione, uno stralcio dell'editoriale del terzo numero della rivista anarchica messicana Negación.

 

L’espressione «ai ferri corti con...» si usa per indicare un punto di non ritorno, di rottura imminente e violenta con qualcosa o qualcuno. Con Ferri corti ci si riferisce alle armi bianche, siano esse le daghe o i pugnali che segnano l’ultima tappa del tipico duello dei secoli passati. Il combattimento armi in pugno si svolgeva in un corpo a corpo, faccia a faccia. Per rompere con questa realtà, in un duello mortale con l’esistente, i suoi difensori e i suoi falsi critici. Ai ferri corti con la vita.
In seguito alla pubblicazione di diversi scritti sul web riguardanti l’attuale dibattito quasi abortito – come specifica bene uno di questi testi – a proposito dell’anonimato, le rivendicazioni, le sigle e l’attacco, scritti che non sono stati tradotti o diffusi largamente, abbiamo preso l’iniziativa di tradurne alcuni.