Se non del tutto giusto...

Intempestivi

Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato

Ha pensato davvero forte quel quarantanovenne disperato che ieri mattina ha salutato a modo suo la nascita del nuovo governo italiano. Si era mescolato fra i curiosi che stazionavano in piazza Colonna a Roma, davanti a Palazzo Chigi, con l'intento di avvicinare qualche politico. In tasca non aveva né un microfono per fare domande, né una penna per chiedere autografi. Aveva una pistola. Perché l'intenzione dichiarata di questo muratore disoccupato calabrese era semplice e chiara: ammazzare qualche politico e poi togliersi la vita.
Ma, come aveva temuto, non è riuscito a realizzare il suo progetto. Colpa dei soliti guastafeste, i carabinieri. I primi che lo hanno fermato si sono beccati qualche pallottola, gli altri lo hanno bloccato e arrestato. Trascinato dalla generosità, non si è tenuto l'ultimo colpo per sé. Li ha sparati tutti contro i guardiani di questo mondo infame.
Pare che non avesse obiettivi privilegiati. Non voleva colpire Tizio piuttosto che Caio. Per lui, tutti i politici sono uguali, tutti sono meritevoli di sparire dalla faccia della terra.

Dialogo tra la Cometa e la Terra

Miraggi

Dialogo tra la Cometa e la Terra

Carlo Michelstaedter

Terra. Eccola qui ancora, la vagabonda!
Cometa.
Terra: Prudenza perdio! Guarda un po' dove vai!
Cometa. Meglio non guardare dove si va che andare solo fin dove si vede.
Terra. Già, ma intanto... no perdio! fa' attenzione!
Cometa. Meglio non far attenzione che attender sempre ciò che non viene mai.
Terra. Accidenti! Ma proprio addosso a me deve venire! Ora mi spazza! si può dar di peggio?!
Cometa. Sì, i pianeti!
Terra. Ma guarda che lì vai a batter in Marte - questo si chiama esser ben distratti!
Cometa. Meglio distratti, che attratti, e contratti e rattratti...

Lenin visto da...

Brulotti

Lenin visto da...

Nestor Makhno

Dappertutto e particolarmente negli Stati formanti l'Unione delle repubbliche Sovietiche, s'eleva un clamore assordante ed insensato: «Lenin è guida ai lavoratori di tutti i paesi, egli ha edificato per essi una teoria, egli ha mostrato loro il vero cammino della rivoluzione liberatrice».
È inammissibile che il borghese Lenin sia guida al proletariato mondiale. Tale pretesa a noi, contadini rivoluzionari che abbiamo oltrepassate tutte le tappe della rivoluzione russa e fatta l'esperienza del "leninismo", pare ingiustificata e priva di fondamento. Porre Lenin su un piedistallo in tale qualità è una irrisione, la quale prova unicamente la debolezza di spirito di quelli che si sforzano d'attribuire a quest'uomo la direzione del proletariato, mentre, in realtà, egli non trovavasi neppure nel paese durante la grande fase della rivoluzione russa. L'assassinio di questa si deve alla infantile ingenuità del popolo e, più ancora, alle baionette mercenarie, vendutesi, nel loro accecamento, al partito leninista.

Presidente

Miraggi

L'elezzione der Presidente

Trilussa

Un giorno tutti quanti l’animali
sottomessi al lavoro
decisero d’elegge un Presidente
che je guardasse l’interessi loro.

C’era la Società de li Majali,
la Società der Toro,
er Circolo der Basto e de la Soma,
la Lega indipendente
fra li Somari residenti a Roma;

Aux origines du pouvoir

Ostrogoto [fr]

Aux origines du pouvoir

Aviv Etrebilal
 
« Je n’aime pas les peuples, je n’aime que mes amis. »
Hannah Arendt.
 
Un mythe est un récit qui se veut explicatif et surtout fondateur d’une pratique sociale commune. Il peut être porté à l’origine par une tradition orale, qui propose une explication pour certains aspects fondamentaux du monde et de la société qui a forgé ou qui véhicule ces mythes, il peut aussi être fabriqué de toutes pièces par des groupes qui ont la ferme intention de s’en servir à leurs fins. Le mythe est fondateur par définition. Il fonde les religions, les nations, les peuples, les identités. Nous partons ici de l’évidence que le mythe, comme la religion, est un instrument d’oppression et d’auto-oppression, de servitude à de fausses utopies ne servant qu’à des minorités -ou bien des majorités dans le cadre du démocratisme utopique- à asseoir leur domination sur un socle d’adhésion bienvenue.

Alle origini del potere

Contropelo

Alle origini del potere

Aviv Etrebilal

Un mito è un racconto che si ritiene esplicativo e soprattutto fondatore di una pratica sociale comune. Può essere portato originariamente da una tradizione orale, che propone una spiegazione per certi aspetti fondamentali del mondo e della società che ha forgiato o che veicola detti miti, può anche essere costruito di sana pianta da gruppi che hanno la ferma intenzione di servirsene per i propri fini. Il mito è fondatore per definizione. Fonda religioni, nazioni, popoli, identità. Partiamo qui dall’evidenza che il mito, come la religione, è uno strumento d’oppressione e di auto-oppressione, di servitù a false utopie, utile solo a minoranze – o anche a maggioranze nell’ambito di un democraticismo utopico – per consolidare il loro dominio sulla base di un’adesione ben accetta. Il fatto di governare è inseparabile dal mito e dalla creazione di un immaginario, e l’analisi materialista della storia di un Marx per esempio, che nella storia umana vuol vedere solo rapporti economici laddove ci sono sogni, credenze, miti e ideologie, appare superficiale se si considera, più che le quotazioni del grano, la storia delle idee e dei rapporti fra individui e gruppi di individui.

Gendarmes et voleurs

Ostrogoto [fr]

Gendarmes et voleurs

Lors de la manifestation No Tav du 23 mars dernier en Val Susa, certains manifestants sont entrés dans un établissement commercial de Bussoleno, y ont prélevé des marchandises avant de sortir sans passer par la caisse. Ils les ont tout simplement volées. C’est le Mouvement No Tav qui nous le fait savoir dans un communiqué, où il y dénonce l’épisode comme "très grave", en le stigmatisant durement.

Against the Language of Militancy

Ostrogoto [en]

Against the Language of Militancy

Wolfi Landstreicher

Sadly, in recent years, too much of the writing coming out of social conflict is wrought with stiff, wooden language, a tired, dead language that seems to contradict the energy of the rebellions of which they speak. It is the language of militancy, not of freedom, not of individuality creating itself against all odds. Perhaps this is, in part, because many of the present-day conflicts spring from the harshness of the times; they are responses to the hardness of current social, political and economic realities. But how can a response in kind counter these realities? Shouldn't the very method of our response reflect our rejection of these imposed realities?

Contro il linguaggio della militanza

Brulotti

Contro il linguaggio della militanza

Wolfi Landstreicher

Tristemente, negli ultimi anni, fin troppi scritti che provengono dal conflitto sociale sono stati forgiati con un linguaggio rigido, legnoso, un modo di esprimersi stanco, cadaverico, che sembra contraddire l’energia delle rivolte di cui intendono parlare. È il linguaggio della militanza, non della libertà, non dell’individualità che nonostante tutto crea se stessa. Forse questo è dovuto in parte al fatto che molti conflitti odierni sorgono dalla durezza dei tempi; sono la risposta alle attuali realtà sociali, politiche ed economiche. Ma come può una risposta di questo tipo controbattere tali realtà? Il metodo stesso della nostra risposta non dovrebbe riflettere il nostro rifiuto di queste realtà imposte?

Verso la morte

Miraggi

Verso la morte

Giuseppe Ciancabilla

L'immensa, verde pianura di Farsaglia, soleggiata nel meriggio luminoso d'Aprile, brulicava di uomini. Pur non poteva dirsi animata, che tutto all'intorno incombeva il silenzio grave, triste, affannoso della preoccupazione e dell'incertezza, quasi della paura.
Mario De Lilla, che era giunto quella mattina stessa con una banda d'insorti, passava vagando, bevendo l'aria e il sole, attraverso quelle file e quei crocchi di esseri muti. Egli leggeva in ogni sguardo che lo fissava con una stupida curiosità, la stessa tremula indecisione di spirito. Poi, quando lo sguardo di quegli esseri si staccava rapidamente quasi stanco per lo sforzo dalla sua persona, tornava a spaziare laggiù verso l'orizzonte aperto, quasi infinito, appena circoscritto, in un fuggevole contorno bianco-azzurro, dalla catena dell'Olimpo.
Mario si avviò verso la cittadina schiacciata a metà della montagna sotto i ruderi delle antiche fortificazioni romane.

Les néons des villes ne font qu’éclairer notre colère

Ostrogoto [fr]

Les néons des villes ne font qu’éclairer notre colère

Des sauvages

On voudrait nous faire croire que la ville c’est le progrès, mais le progrès ne nous détruit jamais aussi profondément que lorsqu’il construit. Les villes dans lesquelles nous vivons sont à l’image de nos vies civilisées : ennuyeuses, froides et vidées de sens, écrasantes par leur taille, étouffantes par leur manque d’air. Pour combler le vide de nos existences urbanisées, nous avons donné des identités aux villes, comme pour se faire croire qu’elles sont uniques, qu’il peut y avoir une fierté quelconque à en être. Mais quoi qu’il en soit, les villes se ressemblent toutes. Qui peut encore différencier d’une ville à une autre un supermarché, un centre commercial, une gare, un aéroport ou une prison ?

I neon delle città...

Brulotti

I neon delle città illuminano soltanto la nostra collera

Alcuni selvaggi

Vorrebbero farci credere che la città è il progresso, ma il progresso non distrugge mai così profondamente come quando costruisce. Le città in cui viviamo sono l’immagine della nostre vite civilizzate: noiose, fredde, svuotate di senso, talmente grandi da schiacciarci, talmente prive d’aria da soffocarci. Per riempire il vuoto delle nostre esistenze urbanizzate, abbiamo dato un'identità alle città, per convincerci che sono uniche, che possa esserci una qualche fierezza nel viverci. Ma, in ogni caso, le città si assomigliano tutte. Chi può riuscire a distinguere, da una città all’altra, un supermercato, un centro commerciale, una stazione, un aeroporto o una prigione?
Chi può desiderare di riappropriarsi della città, gestirla o perfino autogestirla, piuttosto che distruggerla?

El robo

Ostrogoto [es]

El robo

Rafael Barrett
 
He oído hablar de un robo reciente. 
Sin invitación previa, los ladrones entraron en la casa, abrieron el baúl y se llevaron algunas joyas, dejando intacto un número de papeles manuscritos, notas, borradores de literatura y de matemáticas, el fruto de dos o tres años de vida intelectual.
El hecho en sí no tiene nada de notable, ni sería justo echar en cara a los rateros su poca afición a los desarrollos de la idea pura.
Cada cual en su oficio. 

Il furto

Brulotti

Il furto

Rafael Barrett

Ho sentito parlare di un furto recente.
Senza preavviso, i ladri sono entrati in casa, hanno aperto il baule e hanno arraffato alcuni gioielli, lasciando intatte delle carte manoscritte, appunti, bozze di letteratura e matematica, insomma, il frutto di due o tre anni di vita intellettuale.
Il fatto in sé non avrebbe nulla di particolare né sarebbe giusto rinfacciare ai ladruncoli la loro scarsa propensione allo sviluppo dell’ideale puro.
Ad ognuno il suo ruolo.
Ma è proprio l’aspetto volgare di un fatto che ci deve indurre alla riflessione. Non è il caso, ma è la sistematicità a doverci meravigliare.
Non è miracoloso ciò che accade qualche volta, ma ciò che succede sempre.

Tabula Rasa

Brulotti

Nuovo sito: Tabula Rasa

Tabula Rasa vuol essere un arsenale di testi anti-autoritari e anarchici in cui ciascuno possa trovare riflessioni e idee per affinare il proprio pensiero e approfondire le proprie battaglie. Il nostro auspicio è che questo arsenale contribuisca a scoprire affinità oltre le frontiere, ad aprire esaltanti ignoti nel pensiero e nella pratica – che formano un tutt'uno –, a gettarsi a capofitto nel turbinio della guerra sociale.
Tuttavia questo arsenale non è un supermercato di idee talmente alla moda la cui assenza di coerenza è flagrante. La critica anarchica non è innocente. Se vediamo come anche nel campo anti-autoritario le idee vengano trasformate in ideologie ed i pensieri in politica, come si combinino a più non posso le cose più incompatibili pur di non scontrarsi con l'illusione quantitativa, il nostro desiderio è rimettere in primo piano una critica anarchica intimamente distruttrice. Essa intende distruggere l'autorità, la sua morale e i rapporti sociali che ne derivano, non cerca di gestirli né di trasformarli a poco a poco. Senza esitazioni né timore delle rovine, fare tabula rasa dell'esistente.

Bruxelles : Non à la maxi-prison

Ostrogoto [fr]

Bruxelles : Non à la maxi-prison

Numéro unique contre la construction d’une maxi-prison à Bruxelles

Nous ne voulons pas de maxi-prison à Bruxelles ; nous ne voulons pas de nouvelles prisons ; nous voulons raser au sol tous ces lieux infâmes.
Nous ne voulons pas que Bruxelles devienne davantage une ville-prison, taillée pour satisfaire les riches, les puissants, les eurocrates et les fonctionnaires.

Bruxelles, prigione a cielo aperto...

Fuoriporta

Bruxelles, prigione a cielo aperto... Scateniamoci!

 

Noi non vogliamo maxi-prigioni a Bruxelles; non vogliamo nuove prigioni; vogliamo radere al suolo tutti questi luoghi infami.
Non vogliamo che Bruxelles diventi ancor più una città-prigione, fatta per soddisfare i ricchi, i potenti, gli eurocrati e i funzionari.
Non ne vogliamo sapere di questa gabbia perché non accettiamo il rafforzamento securitario che ne deriverà, l'inasprimento delle condizioni di vita, la miseria crescente, l'aggressione poliziesca, l'abbrutimento dei nostri cuori e delle nostre menti da parte di un mondo che gira esclusivamente attorno al danaro e al potere.
Noi vogliamo la libertà. Insorgiamo per essa, e combattiamo per la libertà di tutte e tutti.

Abbasso gli eserciti!

Brulotti

Abbasso gli eserciti! Abbasso le guerre!

C’è stato un tempo, alla fine dell’Ottocento, in cui urlare “Abbasso l’esercito!” era considerato reato. Si veniva incriminati per “grida sediziose”, si veniva condannati, si finiva in galera. Certo, erano tempi di grossi fermenti sociali, regnava la monarchia a capo di uno Stato liberale impegnato in missioni coloniali dall’altra parte del Mediterraneo. Era uno scenario completamente diverso da quello odierno, in cui tutto è pacificato, in Italia vige la democrazia a capo di uno Stato liberista impegnato in missioni di colonialismo economico in varie parti del mondo, ed in cui si viene incriminati, condannati e si finisce in galera se si afferma un secco “NO!” all’ampliamento e alla costruzione di basi militari.
Insomma, è trascorso un secolo, e le differenze saltano agli occhi… Non si viene più incriminati e condannati per avere urlato “Abbasso l’esercito!”: oggi basta molto meno. È sufficiente esibire, in una pubblica piazza e nel corso di un evento musicale aperto al pubblico, uno striscione su cui sia scritto: «Da Otranto a Vicenza, NO alle basi militari».