Anch'io sono nichilista

Brulotti

Anch'io sono nichilista

Renzo Novatore

Novant'anni fa, il 29 novembre 1922, in un conflitto a fuoco con i Regi Carabinieri veniva ucciso a Teglia (Ge) l'anarchico individualista Abele Ricieri Ferrari, più noto come Renzo Novatore. Giovane iconoclasta al tempo delle proteste contro la persecuzione di Francisco Ferrer, antimilitarista condannato a morte per diserzione durante la prima guerra mondiale, ladro e rapinatore, assalitore di polveriere durante il «biennio rosso», attentatore di fascisti e dinamitardo delle loro sedi, Novatore non si rassegnò mai ad «un mondo in cui l'azione non è sorella del sogno». Autore di moltissimi testi, la sua opera ha sempre fatto storcere il naso sia ai militanti della prassi politica che ai cultori del cicisbeo letterario. Gli uni, inorriditi di fronte a chi non credeva nella suprema elevazione delle folle e perciò negava la realizzazione dell'anarchia intesa come forma sociale di umana convivenza; gli altri, indignati per le ridondanti incursioni in ambito poetico e filosofico da parte di un semplice autodidatta figlio di contadini.
In occasione dell'anniversario della sua morte, rendiamo omaggio a questo poeta della canaglia che si batté fino alla fine a favore di un'anarchia che fosse nettare per l'individuo, non droga per la collettività. Perché, che senso ha conquistare il pane, se non possiamo inebriarci con le rose?

La repressione e il suo piccolo mondo

Contropelo

La repressione e il suo piccolo mondo

Oggigiorno, la constatazione che viviamo sotto il regno della separazione è piuttosto condivisa e non ha nulla di molto originale. Non mancano le analisi che affrontano questo meccanismo, anche se i partigiani dell’economicismo tendono ancora a ridurlo alla sua espressione più semplice.

 

Eppure, non tutto è così semplice e non è raro che lotte che si pretendono radicali riproducano abbastanza rapidamente alcune forme di frammentazione. È quanto avviene, ad esempio, quando categorie inerenti il sistema che auspichiamo di veder scomparire vengono riprese tali e quali, specialmente come punto di partenza di un possibile denominatore comune. Come se fare dei lavoratori, precari, prigionieri, senza-documenti o altri «senza» degli ipotetici soggetti di lotta o di trasformazione sociale non corrispondesse esattamente a ciò che si vuole che siamo: una giustapposizione di identità parcellizzate rinchiuse in differenti scomparti, per quanto assorbenti e permeabili. Anche se queste definizioni sono legate a situazioni sociali ben reali, esse nondimeno riducono gli individui alle sole posizioni loro assegnate dalla società e in ogni caso non dicono nulla di ciò che sono, fanno, vogliono o non vogliono.

Le Contr’Un

Ostrogoto [fr]

Le Contr’Un

Considérations sur les assemblées

« D’avoir plusieurs seigneurs aucun bien je n’y voi : 
Qu’un, sans plus, soit le maître et qu’un seul soit le roi. »

C’est avec ces vers d’Homère que commence l’un des classiques les plus connus de la pensée antiautoritaire, le Discours de la servitude volontaire, de La Boétie, une étude pionnière sur les raisons qui amènent l’être humain à la renonciation à sa propre liberté pour se soumettre à des décisions prises par autrui. Le titre original de l’œuvre est moins connu : le Contr’Un. Le fait d’avoir été écrit vers la moitié du XVIe siècle a permis à de nombreux interprètes de limiter la portée historique de cette analyse et de sa signification, tout en en désamorçant sa charge explosive.

Arcipelago

Contropelo

Arcipelago

Affinità, organizzazione informale e progetti insurrezionali

Perché tornare sulle questioni dell’affinità e dell’organizzazione informale? Di certo non perché manchino i tentativi di esplorare e approfondire questi aspetti dell’anarchismo, perché le discussioni di ieri come di oggi non ne siano in parte ispirate, o non esistano testi che abbordano tali questioni magari in maniera più dinamica. Ma certi concetti esigono senza dubbio uno sforzo analitico e critico permanente, se non vogliono perdere il loro significato a furia di essere frequentemente usati e ripetuti. Altrimenti le nostre idee rischiano di diventare dei luoghi comuni, delle «evidenze», terreno fertile per il gioco idiota della competizione di identità dove la riflessione critica diventa impossibile. Capita che la scelta dell’affine venga liquidata frettolosamente da alcuni come se si trattasse di un rapporto arroccato sulle proprie idee, un rapporto che non permetterebbe un contatto con la realtà e nemmeno con i compagni. Mentre altri agitano l’affinità come uno stendardo, una sorta di parola d’ordine — e come con tutte le parole d’ordine, spesso è il vero significato, profondo e propulsivo, ad esserne la prima vittima.

Parole di un ribelle

Brulotti

Parole di un ribelle

Un libro di lotta, tagliente come una lama, non un testo scientifico, come ci si aspetterebbe da Kropotkin. Qui c’è il combattente non il geografo e lo scienziato sociale. C’è l’uomo che ha alle spalle una lunga attività clandestina, un’evasione dalla prigione – fra le peggiori – zarista, e che sta accingendosi ad assaggiare quelle della democratica Francia. Insomma un uomo d’azione. Pur non essendo una lettura direttamente attualizzabile, mutate le condizioni storiche che oggi ci circondano da ogni parte, asfissiandoci e non alimentando le speranze di cui invece questo libro è intessuto, rimane lettura fraternamente fruibile.

Soluzione non matematica

Brulotti

Una soluzione non matematica

Fuori dalla politica, è inutile fare una genealogia del conflitto infinito, di questa guerra deflagrata ancor prima che i nostri genitori nascessero, della ostilità assoluta che ha per capitale Gerusalemme. Chi si addentrasse in quegli eventi, ne uscirebbe ricoperto di sangue. Si tratta di un ginepraio talmente inestricabile che solo mani guantate di ferrea ideologia, mani da sicario, possono afferrare in tutta tranquillità.
Da circa un secolo, in quelle terre si massacrano reciprocamente. Alla lunga, in questa spirale di violenza e dolore, le “ragioni” e i “torti” di ciascuno si sono annullati, cancellati e sepolti dai lutti e dalle rovine che non hanno risparmiato nessuno.
Fuori dalla politica, non c’è nemmeno bisogno di fare una descrizione del carnaio appena avvenuto a Gaza di cui siamo stati testimoni (benché tramite Al-Jazeera). In fondo lo sappiamo che ogni guerra assomiglia alle altre, un feroce miscuglio di terrore e morte.
Quando il sangue scorre, si fa più impellente il bisogno di «prendere posizione»: siamo o non siamo in guerra?
Fuori dalla politica, decidere da che parte stare diventa una scelta etica che va da sé: dalla parte dei più deboli. Qui tutto diventa chiaro. L’orribile groviglio di odio e rancore intessuto nel tempo si dipana in un lampo.

La linea gialla

Macchianera

La linea gialla

Carnefici e spettatori. La nostra indifferenza verso la crudeltà
Alessandro Dal Lago
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012

 

Non oltrepassare la linea gialla.
È un po’ questa la sensazione che si ricava alla fine della lettura del libro, sensazione peraltro già avvertita con altri lavori dello stesso Dal Lago o altri studiosi di scienze sociali.
Si tratta di uno studio che, partendo dal recente conflitto libico, si propone di mostrare come, nel corso dei secoli, la crudeltà (della guerra, della tortura, della segregazione, ecc.) sia stata lentamente, ma inesorabilmente, messa a margine; dapprima esibita, si è deciso poi di nasconderla. Ciò non significa che la crudeltà, e tutto ciò che contribuisce a generarla, sia scomparsa dall’orizzonte sociale, ma più semplicemente che, allo stato della odierna organizzazione sociale e dei “valori” di cui si fa portatrice, è più conveniente occultarla, per non suscitare reazioni e sdegno nella cosiddetta opinione pubblica, e per consentire ad essa una capacità auto-assolutoria che, diversamente, sarebbe difficile ottenere.

Algo que falta

Ostrogoto [es]

Algo que falta

Hace algunos años, con motivo de los disturbios que explotaron en Brixton, a algunos compañeros les pareció encontrarse en medio de una tempestad. Los enfrentamientos se estaban produciendo exactamente enfrente de su casa. ¿Qué otra cosa podían hacer sino salir a la calle y unirse a los revoltosos? Es lo que intentaron hacer, sin conseguirlo. Es más, los revoltosos les alejaron con malos modos. ¿Anarquistas? ¿Y esos quiénes son? ¿Qué quieren? No son de los nuestros, no hablan nuestra lengua, no tienen nuestro color de piel, no visten como nosotros, no comparten nuestros códigos de comportamiento. Ante la explosión de revueltas ciegas y guiadas por impulsos, no basta con ser anarquista para estar primera fila.

Er ontbreekt iets

Ostrogoto [nl]

Er ontbreekt iets

Enkele decennia geleden, ter gelegenheid van de rellen die in het Engelse Brixton uitbraken, waren enkele kameraden per toeval in het midden van de storm beland. De rellen vonden voor hun deur plaats. Wat konden ze anders doen dan op straat te komen om de revolterenden te vervoegen? Ze probeerden het, maar slaagden er niet in. De revolterenden joegen hen op eerder gemene wijze weg. Anarchisten? En wie mogen dat dan wel zijn? Wat willen ze? Ze behoren niet tot de onzen, ze spreken onze taal niet, ze hebben niet dezelfde huidskleur, ze gaan niet gekleed zoals ons, ze hebben niet dezelfde gedragscodes als ons. Tegenover het losbarsten van blinde en ongeleide rellen volstaat het niet om anarchisten te zijn om in de voorste linies te kunnen vechten.

Etwas, das Fehlt

Ostrogoto [de]

Etwas, das Fehlt

Vor einigen Jahrzehnten, anlässlich der Unruhen, die in Brixton in England ausbrachen, fanden sich einige Kameraden inmitten des Sturmes wieder. Die Konfrontationen fanden genau vor ihrem Haus statt. Was hätten sie anderes tun können, als auf die Strasse zu gehen, um sich mit den Revoltierenden zu vereinen? Dies ist auch, was sie zu tun versuchten, aber ohne Erfolg. Denn die Revoltierenden wiesen sie unhöflich ab. Anarchisten? Und wer sind die? Was wollen die? Die sind nicht von uns, die sprechen nicht dieselbe Sprache wie wir, die haben nicht dieselbe Hautfarbe wie wir, die tragen nicht dieselben Kleider wie wir, die haben nicht dieselben Verhaltenscodes wie wir. Vor dem Ausbrechen blinder und heftiger Unruhen genügt es nicht, Anarchisten zu sein, um in der ersten Reihe zu stehen.

Something's missing

Ostrogoto [en]

Something's missing

Some decades ago, during the riots erupted in Brixton, England, some comrades found themselves in the eye of the storm. The riots were happening right outside of their house. What else could they have done but to go onto the streets and join the revolts? It is what they in fact tried to do, without succeeding. The rioters, in fact, kicked them out.

Anarchists? Who are they? What do they want? They are not one of us, they don't speak our language, they don't have the same colour skin, they don't have our same clothes, they don't have our same codes of behaviour. In front of the exploding of wild and reckless riots, it is not enough to be an anarchist to be in the first row.

Quelque chose qui manque

Ostrogoto [fr]

Quelque chose qui manque

Il y a quelques décennies, lors des désordres qui ont éclaté à Brixton en Angleterre, il est arrivé à certains compagnons de se retrouver au milieu de la tempête. Les affrontements étaient en train de se dérouler juste devant chez eux. Que pouvaient-ils faire d'autre, sinon descendre dans la rue pour se joindre aux révoltés ? C'est ce qu'ils ont essayé de faire, sans y parvenir. De fait, les révoltés les ont repoussés plutôt brutalement. Des anarchistes ? Et c'est qui, ça ? Qu'est-ce qu'ils veulent ? Ils ne sont pas des nôtres, ils ne parlent pas la même langue que nous, ils n'ont pas notre couleur de peau, ils n'ont pas des vêtements comme les nôtres, ils n'ont pas les mêmes codes de comportement que nous. Face à l'explosion d'émeutes aveugles et inconsidérées, il ne suffit pas d'être anarchistes pour rester en première ligne.
Il y a quelques semaines, lors d'une protestation d'ouvriers devant le Parlement dans une ville européenne, il est venu à l'esprit de certains compagnons de se rendre sur place. La protestation était précisément en train de se dérouler dans leur ville. Que pouvaient-ils faire d'autre, sinon descendre dans la rue pour se joindre aux manifestants ?

Qualcosa che manca

Brulotti

Qualcosa che manca

«... rischiamo di giungere al peggio attraverso percorsi non chiari,
ma poiché per il momento tutte le strade ci sono precluse,
dipende da noi trovare una via d'uscita proprio a partire da qui,
rifiutando in ogni occasione e su tutti i piani di cedere»
 

 

Creare disordine. Allargare il disordine. Far durare il disordine. Questi sono i nostri obiettivi immediati. Il ritornello di tutti gli organizzatori di masse è che un disordine prolungato è ciò che prepara e giustifica il ritorno del potere. A loro dire il disordine deve durare il meno possibile ed è necessario mettere subito in atto misure in grado di soddisfare i bisogni di tutti, altrimenti è inevitabile che si ritorni al passato. Non siamo d'accordo. Noi invece pensiamo che un disordine momentaneo sia tollerabile, talvolta persino auspicabile, da parte del potere. Perchè concede uno sfogo in grado di allentare la pressione. L'abitudine millenaria ad inginocchiarsi non si perde in pochi giorni o settimane. E diffidiamo di chi intende organizzare non solo se stesso, ma anche gli altri. Solo un disordine prolungato può estirpare dagli individui l'abitudine all'autorità. Inoltre, chi lo dice che prima o poi l'ordine diventi necessario o auspicabile? Se il colore della libertà è il nero, allora il suo luogo può verosimilmente assomigliare più ad una giungla che ad una piazza o ad un laboratorio. E nonostante la piazza ed il laboratorio siano luoghi più comuni e più sicuri, bisogna decidersi a penetrare in quella giungla.

Il mite migrante

Brulotti

Il mite migrante

F. T.

Si fa un gran parlare, in questi ultimi tempi, di extracomunitari, di manifestazioni razziste per la loro espulsione, di ronde padane per il controllo del territorio e così via.
Vuole sapere che ne penso? Beh, io sono felice che siano arrivati tutti questi magrebini, albanesi, senegalesi e polacchi. Felicissimo. Perché adesso sono loro ad aver occupato l’ultimo gradino in fondo alla scala sociale, mentre noi emigrati meridionali siamo stati promossi al penultimo. È una vera pacchia! Ora sono i marocchini a vendere la droga, e non più i calabresi. Sono gli algerini a taccheggiare sugli autobus, invece dei pugliesi. E i mafiosi? Macché siciliani, ora sono tutti kosovari. E anche le puttane sui viali, mi creda, sono tutte albanesi e nigeriane, e non c’è più una napoletana manco a pagarla.
Ora sono loro a buttare le cartacce per terra, seguiti dagli sguardi di disprezzo di noi emigrati di lungo corso, che per queste cazzate siamo diventati più intolleranti dei padani. L’Italia unita l’avranno fatta pure i carbonari e i garibaldini, ma a unire davvero gli italiani del Nord e del Sud è stato, finalmente, solo il razzismo verso gli immigrati.

Le Personalità

Brulotti

Le Personalità

Paolo Schicchi

Tutte le volte che si veggono toccati certi idoli e certi compari in camarilla e compromesse le proprie maschere ed i propri interessi; allorché insomma scende la sferza su qualche farabutto, o babbeo, o vigliacco, e si sentono delle verità che non piacciono, si piagnucola: «Non facciamo personalità».
Ma, di grazia, che cosa intendete per personalità?
Io, per conto mio, intendo questo: Ogni attacco che mira a semplici ire ed interessi di persone, senza relazione alcuna colle idee.
Tutto ciò però che riguarda più o meno davvicino la lotta che si combatte, ogni rapporto dell'individuo coi principi che professa, esce dal campo delle personalità ed entra in quello delle idee.
Dite, moralisti a dieci centesimi la dozzina, attaccando questo o quel monarchico, il tale e tale altro sindaco, o ministro, o deputato, o funzionario, o borghese qualsiasi, non fate delle personalità?

L'eco del corpo

Miraggi

L'eco del corpo

Ghérasim Luca

Ghérasim Luca (1913-1994), poeta apolide, nato in Romania,
perseguitato dal regime fascista come da quello stalinista, sarà
costretto ad emigrare in Francia all'inizio degli anni 50.
Legato al surrealismo, per Luca «le parole sono soltanto il supporto
materiale di una ricerca che ha come fine la trasmutazione del reale».
Con le sue vertiginose mutazioni sonore egli fa scontrare frastuono e silenzio,
provocando una vibrazione che ha lo scopo di far «affiorare segreti che giacevano
addormentati» nell'individuo, portandolo così ed eccedere ogni senso comune.

Specchio

Brulotti

Specchio

Qualche anno fa un giovane compagno appena uscito dal carcere ci raccontò una conversazione che aveva avuto all'interno di quelle mura.
Dopo aver constatato al suo arrivo che l'incompatibilità tra detenuti e secondini si era di molto attenuata, ed esserne rimasto turbato e meravigliato, aveva chiesto lumi ad un vecchio galeotto.
Ma cos'era successo?
Come è stato possibile?
Non si può dire che la risposta che gli diede il vecchio galeotto mancasse di chiarezza:
«Una volta in sezione eravamo quasi tutti rapinatori e ladri. Gente perbene, con una propria etica...

Per farla finita col popolo

Brulotti

Per farla finita col concetto di popolo

Paul Braun

La settimana scorsa, durante una manifestazione ad Havre contro lo svolgimento del vertice del G8, si sono potuti vedere no-global brandire lo slogan «i popoli, non la finanza». È davvero triste vedere persone che si iscrivono in un'idea di emancipazione proclamare motti così insulsi. Per loro, si tratta di fare riferimento in maniera positiva all'idea di popolo, e di opporgli il male che sarebbe la finanza, il buon popolo contro i cattivi banchieri — due non-sensi in una sola frase.
Anzitutto, il buon popolo: nella sua origine latina, il concetto di popolo indica l'insieme di cittadini di una città, ovvero coloro che possiedono diritti. Nella storia moderna, il termine popolo è inseparabile da quello di nazione o di territorio. Per questo motivo di solito viene seguito da un aggettivo, il popolo francese, americano, spagnolo, ecc...

Rumore di pantofole

Brulotti

Il rumore delle pantofole

Sfatiamo un luogo comune. Un dominio forte non è fondato sulla mera coercizione, bensì sull’estensione del consenso. Il rumore del passo cadenzato degli stivali sa incutere reverenza e timore, ma anche scatenare rabbia e risolutezza; il silenzioso passo strascicato delle pantofole concilia il sonno della rassegnazione. Nessuna polizia al mondo, per quanto feroce, può competere con un apparato capace di instillare giorno dopo giorno i valori dominanti. Ciò spiega come lo sviluppo recente della tecnologia e dei mezzi di comunicazione di massa abbia permesso e accompagnato la scomparsa degli ultimi regimi dittatoriali sparsi per il mondo, sostituiti da democrazie di stampo occidentale. Le parabole satellitari sui tetti degli edifici hanno preso il posto dei carri armati agli angoli delle strade. Per anni era sembrato che lo Stato moderno non avesse più bisogno di mostrare i muscoli, essendo in grado di ottenere quel che voleva con le lusinghe e con l’inganno. L’uso del manganello veniva riservato ai pochi riottosi ostili al potere, mentre per tenere a freno la maggioranza delle persone bastava quella babele del chiacchiericcio chiamata televisione.

L’amore del Prossimo

Brulotti

L’amore del Prossimo

Friedrich Nietzsche

Voi vi affollate attorno al prossimo e avete belle parole per questo vostro affollarvi. Ma io vi dico: «il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi».
Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù: ma io leggo dentro il vostro "disinteresse". 
Il tu è più antico dell'io; il tu è stato santificato, ma non ancora l’io: così l'uomo accorre ad affollarsi attorno al prossimo.

Forse che io vi consiglio l'amore del prossimo? Preferisco consigliarvi la fuga dal prossimo e l'amore per il remoto! 
Più elevato dell'amore del prossimo è l'amore del remoto e futuro; più elevato dell'amore per gli uomini è l'amore per le cose e i fantasmi...
 Il fantasma che corre via davanti a te, fratello, è più bello di te: perché non gli dai la tua carne e le tue ossa? Ma tu hai paura e fuggi presso il tuo prossimo.