Donne

Brulotti

Donne

Clément Duval

Oh, io le ho viste gagliarde, fiorenti di giovinezza, di salute e di forza, scendere dalla campagna avara alla città piovra. Rideva nei loro occhi la speranza, nella loro sana freschezza la fiducia di avere attinto la terra promessa del lavoro, della prosperità, del benessere. Le ho rivedute qualche mese di poi, dopo che pei vostri ergastoli industriali senz'aria, senza luce e senza requie avevano chiesto a dieci, a dodici, a quattordici ore di lavoro, un pane e una agiatezza che l'onesta fatica non dà, non sa dare; le ho rivedute anemizzate, stanche, fiacche, nauseate dai vostri bagni, del vostro cinismo, del loro lavoro; le ho rivedute a tarda notte per le taverne dei sobborghi, sul lastico, sul rigagnolo, chiedere al più umiliante dei mercimoni il pane ed il rifugio; le ho rivedute nella sentina della polizia, bollate e matricolate col marchio dell'infamia, le disgraziate che la vostra società ha respinto fuori del suo seno.

Finché morte...

Intempestivi

Finché morte non ci separi

Tocca all'Ilva, ad una delle più mostruose fabbriche italiane. Chiusa, di punto in bianco. Non dal suo consiglio di amministrazione a fronte di fallimenti o piani di ristrutturazione, delocalizzazioni o quant'altro, ma dallo Stato. La magistratura ha scoperto, dopo puntigliosa inchiesta dei carabinieri, che quella fabbrica avvelena ed uccide. Di giorno produce (legalmente), di notte inquina (illegalmente). Sembra una battuta di cattivo gusto, ma è la verità. L'llva, la fabbrica della morte famigerata in tutta Italia, causa del decesso di centinaia e centinaia di persone, delle patologie di migliaia d'altre, vero e proprio flagello per la città di Taranto, da decenni oggetto di innumerevoli inchieste e denunce, ha visto l'intera area a caldo dello stabilimento venire posta sotto sequestro, con tutti i suoi impianti. Agli arresti domiciliari otto suoi dirigenti, vecchi e nuovi.

Contro Gaetano Bresci

Brulotti

Contro Gaetano Bresci

Giovanni Gavilli

La sera della Domenica 29 dello stesso mese, la folla gremiva il viale del Parco di Monza; la gente aspettava il re di ritorno da non so più quale solennità ginnastica. Non v’era che uno scarso apparato di forza; là la popolazione idolatrava il suo re, che soleva farvi lunghi soggiorni. I carabinieri incaricati dell’ordine pubblico facevano fatica a fare sgombrare dalla folla il passo alla vettura del re.
Un signore vestito di nero precedeva la vettura, gridando garbatamente alla folla: «largo, largo, c’è la vettura del re!» e i cittadini si traevano in disparte rispettosi; quel signore credettero tutti un ispettore di pubblica sicurezza, ed era il Bresci.
Ma quando echeggiarono tre colpi di rivoltella, e si sparse rapidamente la voce che il re era stato ferito, e il feritore arrestato, fu un urlo d’indignazione, un coro di maledizioni, un uragano di proteste. Il Bresci fu percosso a sangue ed ebbe due denti spezzati per un colpo alla bocca. Di lui e del suo delitto fu piena l’Italia in poche ore, e dovunque tutti scagliarono la loro rampogna, il loro disprezzo sul feroce assassino, ed avevano ragione: aveva assassinato freddamente un uomo, il re, il loro re, il buon re Umberto I, che amava tanto il suo popolo, e che era così munifico soccorritore dei miseri!...

La Francia ci dà ragione?

Brulotti

La Francia ci dà ragione?

Si è fatto un gran parlare, un paio di settimane fa, dell'ipotesi presa in considerazione dal nuovo governo francese di bloccare il progetto dell'Alta Velocità. Tenuto conto delle ristrettezze in cui versano le casse dello Stato, un'opera dai costi così colossali rappresenterebbe una specie di suicidio. La notizia è stata smentita l'indomani — in un balletto di accordi internazionali, impegni presi, oneri da pagare — ma il dubbio resta. A modo suo la Francia, più seria di quest'Itaglia di nani e ballerine, ha dato ragione ai NoTav.
Rischia purtroppo di non essere nemmeno notata un'altra notizia analoga, anch'essa proveniente da oltralpe.

Gambe e memoria

Intempestivi

Gambe e memoria

«La memoria è un ingranaggio collettivo». Quante volte è stato ripetuto dopo i fatti di Genova 2001? La memoria come base di partenza, come punto di riferimento, come fonte di ispirazione, come suggerimento da raccogliere, come forza operativa. Perché «chi non ha memoria del passato, sarà costretto a riviverlo», perché «chi non ha memoria non ha futuro». E via sproloquiando.
Sproloquiando, sì, perché in realtà, al cospetto della memoria, la reazione più diffusa non è affatto quella del rispetto, dell'interesse e della curiosità. Piuttosto quella dell'archiviazione frettolosa, della sepoltura pomposa. Rendiamo omaggio alla memoria con la retorica più altisonante, ne invochiamo talvolta la sua necessità pratica, ma in cuor nostro pensiamo anche noi che un «sovrappiù di memoria può schiacciare il presente». Il passato non consiglia, appesantisce. Il ricordo non vivifica, angoscia. Ecco perché si teorizza la memoria, ma si pratica l'oblio. Per fare del movimento ci vogliono buone gambe spensierate, non brutti ricordi paralizzanti.

Chi È?

Contropelo

Chi È?

Adonide

Quando si parla di totalitarismo, il pensiero corre senza esitazioni a una forma di dominio implacabile che storicamente si è incarnata nella figura di un singolo dittatore. Hitler il Führer, Mussolini il Duce, Franco il Caudillo, Stalin il Piccolo Padre, Ceausescu il Condottiero, Mao il Grande Timoniere, Pinochet il Generalissimo: sono tutti esempi di dittatori di un passato non sempre lontano, ma comunque considerato difficilmente ripetibile. Nel corso degli ultimi anni stiamo assistendo alla fine dell’era delle dittature individuali e alla condanna quasi unanime di queste forme di potere. E se in alcune parti del mondo resistono ancora regimi guidati da uomini forti, la tendenza a sostituirli con le moderne democrazie si va affermando senza troppi contrasti. I Führer, i Duce e i loro simili hanno dovuto cedere il posto a sistemi di dominio piuttosto disincarnati, freddi, senza sorprese, da cui l’elemento umano è quasi del tutto bandito.

Ma una dittatura — un sistema totalitario — per essere così definita non abbisogna necessariamente d’essere guidata da un unico individuo, giacché si può ritenere tale qualsiasi regime ove si attui la concentrazione assoluta del potere nelle mani di un gruppo di persone, che viene così ad assumere il controllo su tutti gli aspetti dell’esistenza di ciascuno.

Soli contro tutti

Brulotti

Soli contro tutti

Il Conte B. [Enrico Arrigoni]

In questo mondo bislacco l’anarchico ha molti problemi da risolvere, individuali e sociali.
Per sé sente un bisogno possente di espansione, di vita meno bestiale, il più anarchica — umana, in una parola più chiara — possibile, e tende a strappare, con la forza o con l’astuzia (astuzia compatibile con la propria dignità e con l’intima fierezza che lo deve caratterizzare), quel tanto di benessere fisico e morale che la sua attitudine, i suoi bisogni richiedono. Per questo cozza con la società; a scardinarne i puntelli, a rovesciarne l’implacatura sagace di menzogne, di truffe mascherate, d’inganni e di ipocrisie. E là dove si sente oppresso da una ciurma d’astuti facenti coda alla madre chiesa, sa che a non ribellarsi sarebbe travolto e ammorbato nella mente dall’aria pestifera popolata d’insetti fastidiosi e micidiali.
Perché, ove le acque stagnanti della morta gora d’una vita d’indifferenza, d’ignavia, d’apatia, offrono in fondo al fango di tutti gli annichilimenti personali l’al di là di benessere e di estasi, occorre una gran forza ed un profondo ideale per rimanere in piedi nel branco innumere dei prostrati.

La Repubblica e i repubblicani

Brulotti

La Repubblica e i repubblicani

Élisée Reclus

Tutti noi che abbiamo visto, durante la nostra lunga vita, succedersi le Rivoluzioni politiche, possiamo renderci conto di questo lavoro incessante di peggioramento che subiscono le istituzioni basate sull’esercizio del potere. Vi fu un tempo in cui la parola “Repubblica” ci recava l’entusiasmo: ci sembrava che questa parola fosse composta da sillabe magiche, e che il mondo si sarebbe come rinnovellato il giorno in cui si fosse potuta finalmente pronunciare a voce alta sulle pubbliche piazze. E chi erano quelli che bruciavano di questo amore mistico per l’anniversario dell’era repubblicana, e che vedevano con noi, col cambiamento esteriore, l’inaugurazione di tutti i progressi politici e sociali? Eran quei medesimi che ora sono al Potere e che fanno gli amabili con gli ambasciatori russi e coi baroni della finanza. E veramente, non dico che in quei tempi ormai lontani quegli arrivati fossero in massa dei puri ipocriti. Ve n’erano tra essi di quelli che guardavano dove il vento tirava e orientavano la loro vela. Ma la maggior parte era senza dubbio sincera: essi credevano alla Repubblica, ed era con tutto il cuore che acclamavano la trilogia: Libertà, Eguaglianza, Fratellanza.

La grande illusione

Brulotti

La grande illusione

Jacques Ellul

Oggigiorno, il problema più grande consiste nel fatto che il cittadino si ritrova, suo malgrado, nelle grinfie del potere politico. Pensare tutta l’esistenza secondo le logiche e la metrica della politica, celare lo scorrere e il fluire della realtà usando questa parola come schermo (con gli intellettuali che prendono lo spunto da Platone e da parecchi altri filosofi), mettere tutto nelle mani dello Stato e ricorrere a esso in ogni circostanza, subordinare i problemi dell’individuo a quelli del gruppo, credere che gli affari politici riguardino in realtà tutti e tutti siano qualificati per averci a che fare; insomma, tutti questi fattori caratterizzano la politicizzazione dell’uomo moderno e, come tali, racchiudono un mito. Questo poi si rivela nelle credenze e, di conseguenza, suscita facilmente un fervore quasi religioso.

Riattizzare la fiaccola

Intempestivi

Riattizzare la fiaccola

Sono passati undici anni esatti dal G8 di Genova. Da quando ci siamo entusiasmati per le migliaia e migliaia di ribelli che hanno attaccato in massa il Capitale, e per alcuni giorni hanno fatto davvero paura, dimostrando per una volta che, anche in un appuntamento fissato dal nemico, agendo con fantasia i suoi piani potevano essere messi a soqquadro, nella città più militarizzata del mondo.
Si era in tanti in quelle strade, a passare da una carica della polizia all’esproprio di un ipermercato, dall’incendio di una banca alla distribuzione – alla gente dei quartieri più proletari – dei generi alimentari espropriati qualche ora prima, all’assalto in massa al luogo più infame per antonomasia: il carcere di Marassi. La rabbia veniva incanalata verso gli obiettivi più abietti, e lasciava spazio alla gioia della “distruzione creatrice”, l’adrenalina permetteva di superare i propri limiti. Per contro, l’omicidio di un compagno, la mattanza ritorsiva e alcuni arresti macchiavano quei giorni di entusiasmo. Un entusiasmo proseguito oltre i giorni del G8 di Genova, almeno fino a quando l’attacco alle Torri Gemelle di New York non ha spostato l’attenzione, da quei fatti e dal velo della pace sociale squarciata all’improvviso Attenzione che, però, non si voleva distogliere dai compagni arrestati in quei giorni, i quali, con roboanti dichiarazioni di principio, non si volevano lasciare soli a pagare il prezzo della rivolta generalizzata. Purtroppo i fatti hanno smentito i principî.

Trascinato dalla folla...

Brulotti

Trascinato dalla folla...

Qualche volta, osservando le folle umane che si accalcano nelle grandi città, mi capita di sentir montare una certa angoscia. Che può persino tramutarsi in un autentico senso di panico. Le persone che percepisco vengono ridotte per un istante a variazioni di una medesima massa umana che scivola come acqua agitata sul selciato; un'unica entità distante e ostile da cui sono escluso. Per descrivere meglio questa sensazione, assomiglia ad una contrazione: ci si sente storditi e compressi, ricondotti ad un isolamento, ad una fragilità. Anche se la sensazione arriva all'improvviso, potrebbe essere maturata da un bel pezzo sviluppandosi in un paesaggio alquanto smorto; le grandi vie, le piazze, i corridoi della metropoli assumono allora la forma di deserti in cui ciascuno sembra errare. Certe ore si prestano meglio di altre: l'ora mattutina ad esempio, con tutte le sue figure curve e afflitte, anchilosate nella routine. Una tale angoscia non può essere ben resa senza parlare dell'assurdità che l'accompagna.

Né legge, né sharia

Brulotti

Né legge, né sharia

Spesso coloro che si spacciano per avversari partono di fatto dalla stessa base, condividendo una medesima logica, ed è solo la facciata delle loro "soluzioni" a differenziarli. Prendiamo per esempio i politici. Tutti vogliono distinguersi gli uni dagli altri, proponendo altri "programmi". Ma tutti concordano sul fatto d'essere loro, i politici di ogni razza, i soli in grado di organizzare la convivenza sociale. Nessun politico crede alla capacità di qualsiasi essere umano di organizzare da sé la propria vita, in base ai propri desideri e bisogni, insieme ad altri.
Lo spettacolo che hanno inscenato poliziotti e militanti islamisti la scorsa settimana a Molenbeek è dello stesso genere. I poliziotti vogliono far rispettare la legge dello Stato, gli islamisti pretendono di battersi per la legge di Dio. Tutti sono d'accordo sulla sostanza: occorre una legge, in quanto le persone, gli individui, non sono capaci di – peggio, non devono in alcun caso – avere la libertà di decidere da sé la propria vita, né come relazionarsi con gli altri.

L’azione individuale

Brulotti

L’azione individuale nella lotta sociale

B. Elia

Ogni minoranza trionfante, per affermarsi ha dovuto a sua volta divenire conservatrice e reazionaria al medesimo tempo, contro quelle minoranze che osavano affermare nuovi diritti e nuovi benesseri. Di questo passo possiamo arrivare fino all’epoca contemporanea senza aver bisogno di citare tutti i fatti, però uno tipico e straordinario di questi fenomeni mi piace ricordarlo: Fu durante la grande rivoluzione francese.
Allorquando il popolo, tanto delle città, quando delle campagne, si sentì soffocato dalle orge degenerate della nobiltà e del clero francese, in uno scatto di ribellione insorse per distruggere a morte eterna il pesante dominio, subito si fece strada fra mezzo al popolo una corrente (che doveva poi essere la borghesia), con a capo Robespierre, la quale appena abbattuto il vecchio regime feudale doveva prendere le redini dei destini della Francia, e sostenere due lotte d’un sol colpo. L’una di conservazione contro il vecchio potere che minacciava di ritornarvi; l’altra di reazione contro i Danton, i Marat e tutti gli arrabbiati, che erano insoddisfatti della nuova conquista borghese, e che tendevano all’affermazione dei loro individui.

Sinistra farsa

Brulotti

Sinistra farsa

Simone Weil

Se coloro che lavorano lo sentissero, se sentissero che per il fatto di esserne le vittime ne sono anche i complici, la loro resistenza assumerebbe tutt'altro slancio rispetto a quello che può fornirgli il pensiero della loro persona e del loro diritto. Non sarebbe una rivendicazione; sarebbe una rivolta di tutto l'essere, violenta e disperata come una ragazza che si vuole mettere a forza in una casa di tolleranza; e nello stesso tempo sarebbe un grido di speranza che scaturisce dal profondo del cuore. Certo tale sentimento abita dentro di loro, ma talmente inarticolato da non poter essere percepito. I professionisti della parola sono incapaci di fornirne loro l'espressione.

In attesa

Intempestivi

In attesa

Perché negarlo? In fondo trascorriamo la nostra esistenza perennemente in attesa di qualcosa. Della felicità, della verità, della giustizia... Sì, d'accordo, lo diciamo e ripetiamo che nessuno può darci ciò che desideriamo, ma in cuor nostro continuiamo a confidare che prima o poi qualcosa di buono accada, che l'accanimento sociale cessi, che chi amministra questa società si comporti in modo più "giusto". E mentre tutto scorre come d'abitudine attorno a noi, al ritmo costante dell'atrocità distillata, ci dibattiamo senza determinazione all'interno di uno dei contenitori allestiti per noi, sempre più incapaci di diventare gli artefici del nostro destino, paghi di un qualche riconoscimento della nostra esistenza presso amici e nemici.

No, non riusciamo proprio a scrollarci di dosso la sensazione di eterna aspettativa, quella che ci spinge a denunciare la malvagità degli uomini in divisa che torturano, l'avidità degli industriali che inquinano, la corruttibilità dei politici che ingrassano, l'ipocrisia dei giornalisti che mentono, l'ingiustizia degli uomini con la toga che condannano. Una denuncia che non è premessa ad una nostra azione conseguente – luce del cervello che provoca lo scatto del braccio – ma che, con l'incedere del prosciugamento di desideri avvenuto nel corso degli anni, si manifesta come mera sollecitazione a correggere quella altrui.

Ma chi ha detto...

Contropelo

Ma chi ha detto che non c’è

Odoteo/Crisso

Non solo la morte, volgare è pure la vita «che danza senza avere sul dorso le ali di un’idea». Senza ali, per dirla con un vecchio compagno, si hanno solo rospi borghesi e rane proletarie alle prese con il loro pugilato ventristico, con le loro lotte rachitiche che sollevano fango fino a insudiciare le stelle. Per avere un esempio concreto pensiamo all’odierno discorso sovversivo e osserviamo fino a che punto il suo asse si sia spostato, passando dalla realizzazione del desiderio alla soddisfazione del bisogno. Il desiderio è l’assalto al cielo stellato. Il bisogno è lo sguazzare nel fango, è ciò che unisce rospi e rane. È il pane quotidiano, il cui sapore ha sempre un retrogusto amaro perché ottenuto con la sottomissione al lavoro. Ma l’essere umano non ha bisogno solo di riempirsi lo stomaco. Vogliamo il pane, ma anche le rose! «Le rose, dove sono le rose?», si chiedeva il solito vecchio compagno.
Già, ce lo chiediamo anche noi. Oggi, quando ci troviamo tutti con le spalle al muro e un coltello puntato alla gola, con portafogli leggeri e conti da pagare, con militari per le strade e centrali nucleari in costruzione, a chi volete che interessino le rose? Ecco perché ci si limita a parlare di bisogni. Ecco perché nessuno guarda più alle stelle.

Oružana radost

Ostrogoto [hr]

Oružana radost

Alfredo M. Bonanno

Na stranu s očekivanjima, okljevanjima, snovima o socijalni miru, malim kompromisima, naivnostima, svim tim metaforičkim dronjcima, koje nam dostavljaju prilikom brojnih prodajama kapitala. Na stranu s velikim analizama, koje sve objašnjavaju do najmanjih detalja. Knjižurine pune znanja i straha. Na stranu s buržujskom demokratskom iluzijom o dijalogu i diskusiji, o debati i skupštinama, o prosvjetiteljskim sposobnostima šefova mafije. Na stranu sa znanjem i iskustvom, koje je buržujska radna etika usadila u naša srca.

Le trou de la serrure

Ostrogoto [fr]

Le trou de la serrure

Une vie passée devant le trou de la serrure n’est-elle pas bien misérable ? Une vie à lorgner ce que les autres font, à écouter en cachette ce que les autres disent. Une vie de voyeurs, qui s’évertuent à arracher des morceaux d’autres existences, de personnes qu’ils ne sont même pas en mesure de connaître dans leur complexité, mais dont ils violent l’intimité sans aucun scrupule. Il y a ceux qui le font derrière un buisson, ceux qui le font avec l’aide d’un micro caché, ceux qui le font planqués derrière un écran. Et il n’est pas dit que les premiers soient les pires.

La stura 2.0

Brulotti

La stura 2.0

Fino a qualche anno fa, almeno in buona parte del movimento anarchico, la dissociazione da un atto individuale di rivolta era considerata esecrabile in quanto negava e condannava l'individuo e la sua libertà d'azione, il suo libero arbitrio, la sua iniziativa autonoma. Ovvero, tutto ciò che veniva maggiormente difeso. Se oggi la dissociazione è diventata un atto a malapena opinabile, evidentemente è cambiato qualcosa. Cosa? A nostro avviso che al centro dell'attenzione non ci sia più l'individuo, ma la collettività, la cui forza d'urto è obbligatorio salvaguardare e difendere. Ora, quando la dimensione collettiva prevale su quella individuale al punto d'annullarla, quando il bene comune diventa più importante delle cattive intenzioni singolari, la dissociazione dagli atti individuali di rivolta diventa una possibilità sempre più concreta. Di più, quasi una ovvietà fin troppo facile da prevedere. Più ci si ostina a ripetere che il singolo si deve piegare alle esigenze dei tanti, più è facile che i tanti mettano i singoli recalcitranti alla porta. E allora, che fare? Ciò spiega come mai da qualche anno a questa parte, in occasione di comunicati di dissociazione e condanna di alcuni atti di sabotaggio, la reazione non sia stata più di rabbia e disprezzo, ma di conveniente e accorto silenzio. Piuttosto che sputare in faccia a chi condannava il sabotaggio, si è preferito fare finta di nulla pur di continuare a tessere rapporti di amicizia politica.

Il buco della serratura

Brulotti

Il buco della serratura

Quanto è miserabile una vita trascorsa davanti al buco della serratura? Una vita a sbirciare quel che fanno altri, ad origliare quel che dicono altri. Una vita da guardoni, che si crogiolano nello strappare brandelli delle esistenze altrui, di persone che nemmeno sono in grado di conoscere nella loro complessità, ma di cui violano senza alcuno scrupolo l’intimità.
C’è chi lo fa da dietro un cespuglio, chi lo fa con l’ausilio di una microspia, chi lo fa al riparo di uno schermo. E non è detto affatto che i primi siano i peggiori. Almeno la loro passione non è esente da rischi. Per soddisfarla, mettono pur sempre a repentaglio le loro ossa.
Ma che dire degli altri, di chi deve solo premere un bottone e piazzare un’antenna per invadere in tutta sicurezza le emozioni e le sensazioni dei propri bersagli?

Il mattino del filosofo

Miraggi

Il mattino del filosofo

Jakob Van Hoddis

Proclama: «Non timidamente sulla costa
In mare aperto voglio bagnarmi –
(Che metafora ardita!):
Libero dalle catene del presente
Incederò sui sentieri cosmico-creativi» –
(Cosmico, dice proprio così).

Blanqui oder der staatliche Aufstand

Ostrogoto [de]

Blanqui oder der staatliche Aufstand

Louis Auguste Blanqui (1805-1881) hat uns höchstens einen Slogan und ein Buch hinterlassen. Ersteres, Ni Dieu, Ni Maître (Weder Gott noch Meister), wurde auch der Name einer Zeitschrift, die er im November 1880, einige Monate vor seinem Tod, gründete. Letzteres ist das faszinierende L’eternité à travers les astres, méditiations sur l’existence de mondes parallèles et le retour éternel (Die Ewigkeit durch die Sterne, Ansichten über das Bestehen von parallelen Welten und die ewige Wiederkehr).