More on internationalism

Ostrogoto [en]

More on internationalism

Alfredo M. Bonanno

Capital extends over whole of the planet in its many expressions at both the socio-economic level and those of repression and control. No tiny geographical corner escapes it, no action anywhere in the world can avoid putting itself in relation with situations everywhere else.
It is not only projects of repression and control that are moving beyond State-capital borders. Specific acts of resistance and attack on the class enemy and insurrectional mass movements are also springing up all over the world.

Declaration au proces

Ostrogoto [fr]

Declaration au proces

François Claudius Kœnigstein, dit Ravachol

Si je prends la parole, ce n’est pas pour me défendre des actes dont on m’accuse, car seule la société, qui par son organisation met les hommes en lutte continuelle les uns contre les autres, est responsable. En effet, ne voit-on pas aujourd’hui dans toutes les classes et dans toutes les fonctions des personnes qui désirent, je ne dirai pas la mort, parce que cela sonne mal à l’oreille, mais le malheur de leurs semblables, si cela peut leur procurer des avantages

I. S. 1958-69

Macchianera

Internazionale Situazionista 1958-69

Internazionale Situazionista 1958-69
Nautilus, Torino 1994

 

La pubblicazione di questo libro rappresenta un evento. Per la prima volta, tutti i numeri della rivista dei situazionisti sono presentati in una traduzione integrale e, dicono, perfetta. Basta con gli "specialisti" alla Mirella Bandini e con i censori opportunisti. La verità innanzitutto. Finalmente, cosa ha veramente detto l'IS è sotto gli occhi di tutti.

Solo che, una volta riconosciuto il valore di un simile sforzo, bisognerà pur entrare nel merito e chiedersi cosa diavolo fare dell'Internazionale Situazionista. Intendiamoci, non che l'IS non abbia affermato cose interessanti. II fatto è che una critica radicale, per quanto penetrante e fondata possa essere, non costituisce di per sé una teoria rivoluzionaria, meno che mai un progetto di tal fatta. E non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se non fosse che i situazionisti e i loro cultori hanno talmente promesso e garantito di aver "superato" tutto e tutti, di aver forgiato loro, e soltanto loro, le chiavi che apriranno le porte della rivoluzione – sempre lamentandosi dell'ignoranza che li circondava – che la lettura di questa antologia lascia quasi stupefatti.

Max Stirner

Brulotti

Max Stirner - Opere complete

L'unico e la sua proprietà. Nessun libro come questo ha forse meno bisogno di una introduzione. Si presenta da solo, come ogni libro maledetto che si rispetti. Ne consegue che molti, se non proprio tutti, prima di prenderlo in mano, oppure dopo averlo letto anche più volte con supponenza, credono di sapere la potenziale dirompenza contenuta nelle sue pagine. Non è così. E non è nemmeno questione di capire quello che Stirner dice, entrando fra la spesso non facile tecnica di datate discussioni filosofiche. Piuttosto si tratta di quello che uno intende fare della propria vita.
Scritti minori. Questa raccolta viene pubblicata seguendo un criterio diverso da quello che John Henry Mackay applicò nella sua seconda edizione, quella del 1914. Ciò significa che essa si presenta in modo diverso anche dalla traduzione di Angelo Treves che segue strettamente l’ordine fissato da Mackay. In effetti quest’ordine aveva delle pecche considerevoli mettendo insieme scritti di grande importanza, frutto della riflessione filosofica di Stirner, con note redazionali e piccole cronache quotidiane che fanno parte del suo lavoro giornalistico. Eppure, anche in questi “pezzi” di scarso significato e di improbabile lettura si trovano importanti spunti – sparsi qua e là – riguardanti i problemi della scuola, della censura, la questione ebraica, ecc.

Administering fear

Ostrogoto [en]

Administering fear

Among everything said and not said concerning the act of terrorism committed in Brindisi, there was the suggestion of an anarchist link. Being neither cops nor investigators, we are not hunting for the perpetrators, but we do want to firmly state that such an ethically contemptible act certainly has some other paternity. If the use of violence might be necessary for anarchists, it must always bear in mind the coherence that exists between means and ends. Slaying a symbol of power is very different from carrying out massacres of unarmed students.

Contestazione non-violenta?

Brulotti

Basta una contestazione non-violenta?

Günther Anders

Uccidere cose inanimate è sufficiente?
Tale è la disparità tecnica tra le considerevoli armi del nemico (comprese quelle altamente moderne della polizia che le protegge) e le armi utilizzate dai manifestanti per difendersi (che a malapena si possono definire «armi», si tratta per lo più di richieste d’aiuto sotto forma di oggetti), che è comprensibile il disfattismo di chi ritiene che lo scontro fisico sia semplicemente senza speranza. Di fatto, questo divario è paragonabile a quello esistente fra le armi da fuoco utilizzate dalle forze coloniali nel secolo scorso e le frecce di bambù con cui i congolesi tentarono disperatamente, ma invano, di opporre una qualche resistenza. La differenza tecnica aveva determinato l’esito del conflitto, a spese ovviamente di chi era inferiore tecnicamente. Allo stesso modo il nostro uso della violenza, rivolta esclusivamente contro oggetti inanimati, non sarebbe o non è più di un’azione simbolica a paragone con gli strumenti di cui dispone il nostro nemico e con la violenza che può esercitare.

Idee sulla rivoluzione

Brulotti

Idee antitetiche sulla rivoluzione

L'esperienza, per quanto dolorosa, è sempre maestra alle vicissitudini della vita sociale e individuale.
Quando la stessa causa dà lo stesso effetto deleterio, vien col tempo rimossa la causa, e così scansato il danno derivante.
Così nella massa proletaria oggi si comincia a vedere il gran male che deriva dall'abbondanza dei pastori dirigenti.
La massa, o la parte più sana di essa, si sta formando una coscienza di classe e sente l'impellente necessità della lotta dato che la vita di oggi è bestiale, inferiore agli schiavi ed ai servi della gleba, e su questa via della lotta di classe raccoglie le sue reclute e s'avvia all'assalto delle bastiglie incurante dei soventi richiami all'ordine da parte dei dirigenti disinteressati, a 75 mila lire all'anno.
II popolo vede il tranello, il tradimento, e comincia la salutare scissione, non tra correnti di idee, che punto l'interessa, ma tra lavoratori che hanno bisogno di agire e dirigenti traditori che hanno interesse che la rivoluzione non avvenga.

The Floodgates

Ostrogoto [en]

The Floodgates

   To open the floodgates means “to unblock, remove the cap and let the liquid flow. In the figurative sense, it means to freely give vent to words, verses, insults...” This is the impression that one gets reading the many communiqués of condemnation and of taking a distance from the attacks that have taking place in the last several weeks against the people and structures of domination. That the floodgates have been opened.

Contro il primo Maggio

Brulotti

Contro il primo Maggio

Domenico Zavattero

Scrivete pure, compagni giornalisti, pronunciate pure, compagni oratori, articoli apologetici e conferenze smaglianti sul primo Maggio. Astenetevi pure, compagni operai; astenetevi pure dal lavoro; io parlo, io scrivo contro il primo Maggio. E vorrei essere lavoratore del braccio, per non abbandonare l'officina in codesto giorno. Questa mia dichiarazione vi suonerà orribile. Voi, abituati a considerare questa data da un punto di vista tutt'affatto sentimentale — e falso — sarete tentati a considerarmi un nemico della classe operaia. Come se per esserle amico si dovesse consacrare con la nostra annuenza una festa di sbornie! Ed i miei nemici si varranno della cosa per mettermi in cattiva luce ai vostri occhi. Ma io non mi sento davvero di seguire l'andazzo comune.

Quarante

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Quarante

Il y a quarante ans, le 17 mai 1972, le commissaire Luigi Calabresi était tué devant son domicile à Milan. Le principal responsable de la mort de Giuseppe Pinelli, l’anarchiste défenestré du commissariat de Milan quelques jours après le massacre de piazza Fontana, terminera ses jours sur le trottoir de la rue Cherubini, vers 9h15 du matin. Ce n’est pas un infarctus ni un accident, mais deux projectiles qui l’ont contraint à dire adieu à sa carrière, à sa retraite et à la vieillesse. Le commissaire Fenêtre survivra en effet moins de trois années à sa victime. 


Sul sistema rappresentativo

Brulotti

Sul sistema rappresentativo

Michail Bakunin

Chi può, chi vuole comandare non è più mio fratello, è il mio padrone, e se gli obbedisco sono suo schiavo. «Ma non è a lui che obbedite, mi rispondono – è alla legge che egli rappresenta». – «E chi fa questa legge?» – «I rappresentanti del pensiero e della volontà popolare» – Ebbene, ecco ciò che precisamente nego.
Ci dicano gli uomini che hanno qualche esperienza della vita e dell’azione politica, sia per averla esercitata essi stessi, sia per averla vista esercitare dagli altri, se esiste una identità reale tra i sentimenti che animano il deputato coscienzioso, quando si trova in mezzo ai suoi elettori alla vigilia dell’elezione, quando briga per avere i suffragi e immediatamente dopo, e quelli che trova all’interno di una Assemblea rappresentativa, della quale esso è diventato membro anche dopo una o due settimane?
A questo problema, ogni uomo che aggiunga un poco di esperienza a molta coscienza, risponderà no. Più spesso, in queste condizioni, gli uomini non hanno nemmeno bisogno di due, e forse anche di una settimana per cambiare; essi si trasformano da un giorno all’altro; sono totalmente altri uomini, con una fisionomia nuova, altri sentimenti, altre idee.

La stura

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La stura

Dare la stura significa «sturare, levare il tappo e lasciare che il liquido scorra. In senso figurato significa dar libero sfogo a parole, versi, ingiurie...». È questa l'impressione che si ha alla lettura dei numerosi comunicati di condanna e di distinguo dagli attacchi, avvenuti nelle scorse settimane, contro uomini e strutture del dominio. Che sia stata data la stura. Come se fino ad ora il rifiuto di differenziarsi agli occhi della repressione, il disprezzo verso coloro che vogliono farsi passare per "bravi ragazzi", magari un po' scapigliati ma tutto sommato bonaccioni, non fosse affatto una spontanea e naturale manifestazione del proprio essere, della propria individualità, delle proprie scelte di vita, ma unicamente una imposizione ideologica a cui ci si sentiva costretti a sottostare. Una specie di precetto astratto, di ricatto morale da sopportare, spesso a denti stretti, con mal celata pazienza. E, come è noto, anche la pazienza ha un limite.

Amministrare la paura

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Amministrare la paura

Tra il detto e il non detto, per l’atto di terrorismo commesso a Brindisi si è voluta insinuare l’ipotesi, tra le altre, di una pista anarchica. Non essendo noi sbirri e inquirenti, non siamo qui a cercare i responsabili, ma ci teniamo fermamente ad affermare che un gesto così eticamente disprezzabile ha senz’altro qualche altra paternità. Se per gli anarchici il ricorso alla violenza può essere necessario, esso deve tenere sempre ben presente la continuità che esiste tra mezzi e fini. Abbattere un simbolo del potere è ben diverso dal compiere strage di studenti inermi.
Oltre a ciò, una considerazione va fatta sull’utilizzo strumentale che farà lo Stato da un simile accadimento. Una vera manna dal cielo per uno Stato ormai in crisi, con la credibilità ai minimi termini e disprezzato dalla gran maggioranza dei suoi sudditi, che sempre più lo identifica per ciò che realmente è: un manipolo di burocrati servi del Capitale mondiale, arroccati nel fortino e circondati da privilegi immensi, frutto delle vessazioni di tutto il resto della popolazione.

I Banditi Rossi

Brulotti

I Banditi Rossi

Il Reprobo [Giovanni Gavilli]

Erano essi anarchici?
«Un’automobile lanciata a tutta corsa con uomini armati di pistole automatiche che spargono il terrore e la morte lungo il cammino, è cosa più moderna certo, ma non più pittoresca di un masnadiero ornato di piume ed armato di trombone che ferma e svaligia una carovana di viandanti, o del barone vestito di ferro, su cavallo bardato che impone la taglia ai villani; e non è cosa migliore».
Così scrive nel n. 2 di "Volontà" il Malatesta, emerito fabbricatore di coscienze rivoluzionarie, per provare irrefutabilmente che nessuno ha il diritto di considerare quegli uomini o quei delinquenti — se più vi piace — quali anarchici.

Chi era Calabresi?

Papiri

Chi era Calabresi?

Il 17 maggio di quarant’anni fa, alle 9.15 a.m., due proiettili posero la parola fine alla vita del commissario Calabresi, il “commissario Finestra”, addestrato dalla CIA.
Eppure, a distanza di tanti anni, il suo cadavere continua ad emanare un tanfo sgradevole, e si tenta di riscrivere un finale. Questo tentativo passa anche attraverso un film, immondo e servile quanto il suo regista, passato di recente nelle sale cinematografiche. Un film che vorrebbe riscrivere la storia degli ultimi quarant’anni, rispolverando la teoria che dietro le bombe stragiste e la strategia della tensione ci fossero gli anarchici.
Un film che vuole presentarci un commissario Calabresi buono, amico degli anarchici che inquisiva e, soprattutto, estraneo all’omicidio di Giuseppe Pinelli, scaraventato fuori dal quarto piano della Questura di Milano il 15 dicembre 1969, dopo tre giorni di interrogatorio.

Quaranta

Intempestivi

Quaranta

Quarant'anni fa, il 17 maggio 1972, il commissario Luigi Calabresi veniva ammazzato sotto casa, a Milano. Il principale responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, l'anarchico defenestrato dalla Questura di Milano pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana, finirà i suoi giorni sul marciapiede di via Cherubini, alle 9.15 del mattino. Non un infarto, non un incidente, ma due proiettili lo costringeranno a dire addio alla carriera, alla pensione e alla vecchiaia. Il commissario Finestra sopravviverà perciò meno di tre anni alla sua vittima.

 

Quarant'anni dopo, il 7 maggio 2012, Roberto Adinolfi è stato gambizzato sotto casa a Genova. L'amministratore delegato della Ansaldo Nucleare, multinazionale generosa dispensatrice di tumori e radiottività, è crollato a terra sul selciato di via Montello, alle 8,30 del mattino. Non un infarto, non un incidente, ma una pallottola lo costringerà forse a zoppicare per il resto della vita. È probabile che egli sopravviverà assai più a lungo delle vittime provocate dal suo lavoro.

Sparse le chiome

Intempestivi

Sparse le chiome

«Si moltiplicano in tutta Italia gli attacchi contro Equitalia». Sapete chi lo ha detto? No, non è una citazione tratta da qualche periodico o sito più o meno sovversivo, più o meno incendiario. Sono le parole di apertura pronunciate pochi giorni fa dalla conduttrice di un telegiornale di regime. E cos'altro possono dire i bardi delle veline di questure e ministeri davanti a questa valanga irrefrenabile di rabbia contro gli strozzini di Stato? Molotov a Livorno, scontri a Napoli, uffici murati a Mestre, pacchi esplosivi a Roma, aggressioni fisiche a Melegnano... ed è solo la cronaca spicciola degli ultimi giorni. Si tratta di una rabbia irrefrenabile. Ma, soprattutto, essa non ha alcuna regia, alcuna organizzazione, alcuna sintesi omologante. Non vi è nessun racket politico, rosso o nero che sia, che possa pretendere di gestire, amministrare, speculare, indirizzare questo furore.
Il nemico è chiaro, manifesto, ben visibile agli occhi di chiunque. E chiunque, con i suoi modi e tempi, ragioni ed intenzioni, lo sta attaccando.

Ricordate

Brulotti

Ricordate di non dimenticare

Ci hanno educato ad obbedire all’autorità. Ci hanno indotto a temere i suoi guardiani.
Ci hanno insegnato a trascorrere una vita in ginocchio, a testa china.
Anche adesso, quando è sotto gli occhi di tutti che questo mondo è al capolinea, quando è evidente che non ci sarà nessuna futura ricompensa per la nostra passata sottomissione, anche adesso pretendono da parte nostra l’assoluto rispetto della legge. Siamo senza soldi? Non bisogna rubare! Siamo senza casa? Non bisogna occupare! Siamo alla disperazione? Non bisogna ribellarsi! E per chi è stanco di genuflettersi o di tremare, non resta che il suicidio. Togliersi di mezzo, possibilmente con discrezione, senza fare tanto rumore. La rabbia, quella no, non è permessa, non è concessa, non è legale. La rabbia, come quella che sta esplodendo in tutta Italia contro gli strozzini di Equitalia, è «terrorismo».

Contr'Uno

Contropelo

Contr'Uno

Nell’assemblea viene operata una riduzione della differenza ad una medesima identità, indipendentemente dal formalismo decisionale. Se ciò non viene percepito, è perché la consistenza quantitativa della realtà è più immediata di quella qualitativa. Lo Stato con il suo esecutivo, e per lo più anche il Partito col suo comitato centrale, possono essere facilmente distinti e riconosciuti come singole parti che pretendono di rappresentare il tutto. Viceversa l’Assemblea, che è (o dovrebbe essere) lo spazio comune aperto a tutti, viene considerata la forma per eccellenza del confronto diretto e orizzontale, garante della libertà di ciascuno. Ma le cose stanno proprio così, oppure si tratta di una delle tante arguzie della ragione? Nelle assemblee non si discute affatto tutti assieme, si ascoltano gli interventi di chi è più abile ad esporre le proprie ragioni facendole così passare per Ragione collettiva. Chi parla meglio, ovvero possiede la favella più persuasiva, controlla l’assemblea (il più delle volte è anche colui che la organizza). Chiunque abbia frequentato le assemblee ne ha ben chiaro l’andamento. Quando la composizione è più omogenea, si assiste al rimbalzo fra due/tre voci che incanalano docilmente verso la decisione sovente già presa in separata sede. Gli spettatori, in silenzio, prendono mentalmente appunti su cosa dovranno dire nel caso in cui qualcuno dovesse interrogarli circa le loro idee. Chi dovesse nutrire dubbi e perplessità si guarderà bene dall’esporli, per paura di venir confutato da una brillante risposta. Se le assemblee sono più allargate, allora è scontro fra le opposte fazioni per ottenerne l’egemonia. Amplificati dai rispettivi gruppi di sostegno, i parlatori più abili si danno battaglia. Qua i numeri possono fare la differenza, perché non è affatto detto che la parola più abile sia anche l’ultima.

La proprietà

Brulotti

Abolizione della proprietà

C'era una volta un re, e una regina dalla cui bocca ogni parola che usciva era una cosa dolce.
Ora un giorno, non so perché, la regina dovette stare quasi 24 ore senza mangiare; e, provando gli stimoli della fame, fece questo ragionamento: «Se io soffro tanto, per stare 24 ore senza mangiare, chi sa quanto devono soffrire quei che ci stanno quasi un giorno sì e un giorno no per tutta la vita!».
Allora incominciò a capire perché il popolo vuole la rivoluzione.
La regina, messa in pensiero, un giorno chiamò nel gabinetto segreto il presidente dei ministri e gli comandò di confidarle il segreto per far sparire la miseria dalla terra.

Φτωχοί

Ostrogoto (el)

Φτωχοί

Πολύ συχνά έχουμε την τάση να μη δίνουμε σημασία παρά μόνο σ’ ό,τι είναι υλικό, μετρήσιμο σε ποσότητα. Αυτό μας οδηγεί στο να αντιλαμβανόμαστε τη μιζέρια που βασιλεύει σ’ αυτή την κοινωνία μονάχα υπό τη σκοπιά της υλικής φτώχειας, ή αλλιώς, της έλλειψης χρημάτων. Αλλά ο καπιταλισμός δε μας αφαιρεί μονάχα τα υλικά μέσα για να ζήσουμε όπως καθένας μας επιθυμεί. Δε μας υποχρεώνει μονάχα να δουλεύουμε ή να σκύβουμε το κεφάλι μπροστά στα κοινωνικά ιδρύματα φιλανθρωπίας.

Arm

Ostrogoto [nl]

Arm

Vaak hebben we de neiging om slechts aandacht te schenken aan wat materieel is, aan wat in aantallen meetbaar is. Zo worden we er bijvoorbeeld toe gebracht om de ellende die in deze maatschappij welig tiert uitsluitend vanuit de hoek van materiële armoede, met andere woorden, van het gebrek aan geld, te beschouwen. Maar het kapitalisme ontneemt ons niet enkel de materiële middelen om te leven zoals wijzelf willen. Het verplicht ons niet enkel om te gaan werken of te knielen voor de instellingen van de ’sociale staat’.

Pauvres

Ostrogoto [fr]

Pauvres

Très souvent, on a tendance à ne prêter attention qu’à ce qui est matériel, mesurable en quantité. Ainsi, on serait amené à considérer la misère qui règne dans cette société uniquement sous un angle de pauvreté matérielle, autrement dit, le manque de fric. Mais le capitalisme ne nous enlève pas uniquement les moyens matériels pour vivre comme bon nous semble. Il ne nous oblige pas uniquement à aller travailler ou à s’agenouiller devant les institutions de bienfaisance sociale.

Poveri

Brulotti

Poveri

Molto spesso si tende a prestare attenzione solo a ciò che è materiale, misurabile quantitativamente. Così siamo portati a considerare la miseria che regna in questa società unicamente dal punto di vista della povertà materiale, in altre parole della mancanza di denaro. Ma il capitalismo non ci toglie soltanto i mezzi materiali per vivere come meglio ci aggrada. Non ci obbliga soltanto ad andare a lavorare o a genufletterci davanti alle istituzioni di beneficenza sociale. Non ci impone soltanto di sopravvivere in un ambiente contaminato dall'industria, intossicato dalla sua produzione di oggetti inutili e nocivi, irradiato dal suo impressionante apparato nucleare che rende tutti dipendenti dallo Stato e dai suoi specialisti di fronte ai rischi e alle catastrofi conseguenti. No, non si tratta solo di questo.

Metalli

Intempestivi

Metalli

C'è metallo e metallo. L'oro, per esempio, è un metallo nobile di color giallo, malleabile, duttile. In natura lo si trova quasi sempre sotto forma di pepite, di grani, di pagliuzze. Solo dopo una lunga lavorazione (a base d'acqua, rame, cianuro sodico...) è possibile ottenere quel bene per cui da sempre si sfrutta, si opprime, si massacra.
L'uranio invece è un metallo bianco-argenteo, denso, malleabile, presente in molti minerali, che si trova sotto forma di ossido o sale complesso. Scoperto nel 1789 da un chimico tedesco, non sembrò destare molto interesse, nemmeno quando monsieur A.H. Becquerel nel 1896 si accorse che emanava radioattività. Solo in tempi relativamente recenti, nell'era nucleare, l'uranio è diventato prezioso quanto e più dell'oro. Per esso si sfrutta, si opprime, si massacra.
L'oro è simbolo di ricchezza. L'uranio è simbolo di potenza (intesa come energia per il potere). Nulla di strano se chi adora accumulare il primo si diletta ad andare a caccia del secondo, se chi possiede il secondo lo vende in cambio del primo. Re e mercanti, politici e amministratori delegati, tutti dediti ad occuparsi di oro e di uranio. E il piombo?

Il prete

Brulotti

Il prete

Il prete è quel pezzo di birbante che dalla penombra della sacristia e del confessionale cospira contro la felicità del genere umano.
È l'inquisitore delle anime che cerca di sondare nel sacrario della famiglia per scoprire i segreti più intimi e i misteri delle alcove.
È il maiale nero che corrompe il cuori più vergini, che attenta all'onore delle fanciulle e alla fedeltà delle spose.
È l'uccellaccio di malaugurio che pronostica la fine del mondo, cher terrorizza lo spirito vacillante dei bambini con gli spauracchi dell'inferno.
È l'immonda bestiaccia che fiuta la morte, che s'aggira intorno ai moribondi ed ai cadaveri come la iena, per ghignare sinistramente in faccia al dolore, sulle disgrazie.

Davanti ai giudici

Brulotti

Davanti ai giudici

François Claudius Kœnigstein, detto Ravachol

Se prendo la parola, non è per difendermi degli atti di cui mi si accusa, poiché solo la società che, con la sua organizzazione, mette gli uomini in continua lotta gli uni contro gli altri, è responsabile. E in effetti, non vediamo in tutte le classi, in tutti gli ambienti, persone che desiderano, non dico la morte, poiché suonerebbe male all’orecchio, ma la disgrazia dei loro simili se questa può procurare loro dei vantaggi?
Esempio: un padrone non si augura di veder sparire un concorrente? Tutti i commercianti, in generale, non vorrebbero, reciprocamente, essere i soli a godere i vantaggi che possono venire dalla propria industria?
L’operaio senza impiego non sogna, per ottenere del lavoro che, per un qualsiasi motivo, colui che è occupato venga licenziato?
Ebbene, in una società dove si producono simili fatti non devono sorprendere atti come quelli che mi si rimproverano, i quali non sono altro che la logica conseguenza della lotta per l’esistenza tra gli uomini che per vivere sono obbligati ad impiegare tutti i mezzi possibili. Dal momento che ciascuno deve pensare a sé, colui che si trova nella necessità deve agire. Ebbene! Poiché così è, quando ho avuto fame non ho esitato ad impiegare i mezzi che erano a mia disposizione a rischio di fare delle vittime.

Lavoro

Brulotti

Per la critica del lavoro

Günther Anders

Per proletariato s'intendeva, cent'anni fa, quella massa di persone che dovevano vendere il loro tempo di lavoro e la loro forza di lavoro, e che non erano proprietari dei loro mezzi di produzione e della maggioranza dei loro prodotti. Oggi noi (anche quando, come salariati o stipendiati, possediamo un'automobile, un frigorifero, ecc.) siamo non proprietari in un senso molto più pauroso. Poiché non siamo proprietari dello scopo del nostro lavoro e degli effetti del nostro lavoro. Con ciò non voglio dire soltanto che, nel nostro lavoro, non vediamo davanti a noi il prodotto finito, la sua finalità e il suo impiego; ma che essi non possono e non devono interessarci in alcun modo. Che si lavori in una fabbrica di dentifrici o in campo di sterminio o in un cantiere per l'installazione di missili atomici (in Turchia, a Okinawa, in Italia o a Cuba), è sempre proibito, o passa addirittura per ridicolo chiedersi se ciò che si è prodotto sia approvabile o riprovevole, e non ci viene più nemmeno in mente di chiedercelo. Poiché la grandezza delle industrie e la divisione del lavoro fanno sì che il prodotto finito e il suo impiego non balenino più nemmeno per un istante agli occhi dei lavoratori. Questa circostanza ci toglie perfino la libertà di chiedere. Lasciamo sempre la morale nel guardaroba della fabbrica, per indossarla di nuovo nel dopo lavoro. Che cosa significa questo?