Brulotti

Nuove edizioni

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«Non sono mai riuscito a inchinarmi davanti a un Capo scuola o a un partito, fare numero tra la maggioranza, mentire nei giornali, frustare la lasciva Collera, accarezzare l’Intrigo dalla viscida pelle, rendere omaggio alla Parzialità guercia.
Disprezzo questi intirizziti ambiziosi che tendono ambo le mani all’operaio, si pettinano, si vestono come lui e si credono obbligati a parlare il linguaggio scurrile dei mercati. Ci si ricordi, prima di tutto, che il popolo non ama i sorrisi forzati, che non li chiede, mentre al contrario si insiste nell’offrirglieli. Ancora una volta, non vi sono commedianti sinistri e cortigiani più vili, di quelli che lisciano il pelo alle masse».
Ernest Coeurderoy
 
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formato 12x17
 
G. Gavilli - E. Malatesta 
I Banditi Rossi 
pp 40, € 3,50
 
È durata solo cinque mesi l’avventura di un pugno di anarchici illegalisti francesi, costellata da rapine, sparatorie, omicidi, fughe ed arresti. Cinque mesi, tutto qui. Ma sono bastati perché passassero alla storia, grazie alla definizione di un giornalista, come “Banda Bonnot”.
All’epoca il partito dell’ordine rimase sconvolto davanti ai primi rapinatori che usavano l’automobile per compiere
i propri colpi, e li considerò immediatamente feroci criminali da sterminare. Null’altro. E gli amanti del disordine?
Gli anarchici, cosa dissero sul conto di questi loro scatenati compagni? Inutile nascondere che la maggior parte di loro rimase interdetta, e li considerò provocatori da biasimare. Null’altro. E qui in Italia? Cosa dissero all’epoca qui in Italia gli anarchici a proposito di quanto avvenuto oltre le Alpi? Solo le parole di condanna di Errico Malatesta formulate nel suo articolo «I banditi rossi», apparso su Volontà nel 1913, vengono di tanto in tanto riesumate. E tanto deve bastare.
Quello che non è stato mai riesumato è il dibattito integrale in cui era inserito quel suo testo. Sì, perché i custodi della storiografia anarchica si guardano bene dal ricordare che quell’articolo non fu affatto casuale. Fu solo il primo intervento di Malatesta in una discussione che lo vide opporsi a Giovanni Gavilli, l’anarchico fiorentino, allora redattore del giornale individualista Gli Scamiciati.
 
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René Char 
Fogli d’Ipnos 
pp 48, €3,50
 
È l’inizio del 1941, René Char (L’Isle-sur-la-Sorgue, 14 giugno 1907 - Parigi, 19 febbraio 1988) sorvegliato dalla polizia di Vichy lascia la sua città natale, L’Isle- sur-la-Sorgue, nella Val Chiusa e raggiunge fuggiasco il villaggio di Céreste in Provenza. È qui che, dopo aver stretto contatti con i maquisardi della zona, entra nella Resistenza e diviene, con il nome di battaglia di Capitain Alexandre, capo della SAP (Section Atterrissage Parachutage) nel dipartimento di Durance. Il suo gruppo, oltre alla presa in carico dei refrattari della STO2 (Service du Travail Obligatoire), ha il compito di realizzare sabotaggi, imboscate ed evasioni, liquidare spie e traditori, trovare spazi e luoghi per l’atterraggio degli aerei alleati e recuperare quanto viene paracadutato, armi, viveri, munizioni. È dal contesto della lotta di liberazione contro l’aggressione hitleriana che provengono le 237 note che compongono I fogli d’Ipnos, documento eccezionale ed esemplare di battaglia e di poesia. Non è solo la lotta di resistenza del Capitain Alexandre contro il nazismo condotta con il revolver in pugno, che trapela da queste pagine, ma anche quella di un individuo che difende intra-muros il proprio spazio vitale dall’aggressione dei demoni di ghiaccio dell’ipocrisia e della rassegnazione: «il punto d’oro della lampada a noi sconosciuta che tiene desti il coraggio e il silenzio»
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Alèssi Dell’Umbria 
R.I.P. Jacques Mesrine 
pp 44, € 3,50
 
Nessun individuo sceglie di diventare un eroe, ci diventa e basta. Nella cassetta incisa poco prima della sua morte, Mesrine dichiarò: «Alcuni vogliono farmi diventare un eroe, ma nella criminalità non esistono eroi.Non ci sono che uomini che si sono emarginati e che non accettano le leggi perchè sono fatte su misura dei ricchi e dei potenti». Nonostante tutto, Mesrine sapeva quello che faceva; man mano che la sua notorietà aumentava non perse mai la lucidità. «Sono state perdonate persone che hanno commesso crimini contro l’umanità, e tutt’ora fanno parte di alcuni governi e non si perdona un delinquente comune? Un crimine contro l’umanità è perdonabile, ma non un reato contro gli uffici della Societé Générale o della BNP? Quando qualcuno attacca il sistema, il capitale, viene dichiarato irrecuperabile...» (intervista a Libération del 3/4 gennaio del 1979). A differenza dei gangster «all’antica», che accettavano passivamente il principio della pena, conformandosi, subendo passivamente lo scorrere del tempo e assimilando la reclusione come un semplice rischio del mestiere che non avrebbe fatto altro che allungare i loro curriculum, Mesrine non riuscì mai ad interiorizzare il carcere.
 
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Alfredo M. Bonanno
Affinità e spazio
pp. 28, € 1,50
 
Il linciaggio di Carretta,
direttore del carcere romano di Regina Coeli
pp. 16,  € 1,50
 
Individui o cittadini?
pp. 24, € 1,50
 
Sante Pollastro
La rivolta nell’ergastolo di Santo Stefano
pp. 20, € 1,50
 
Res communis o res nullius?
pp. 10, € 1,50
 
La zampata della vita
pp. 16, € 1,50
 
 
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